elgatoloco
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venerdì 3 giugno 2016
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interessante, non propriamente un"thriller"
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"The Calling", di Jason Stone, da un libro di notevole spessore, presenta vari elementi di interesse: A)UN'interpretazione curiosa, pur se in qualche modo inserita tangenzialmente, nonché sostanzialmente negata, nel libro e nel film, dei Vangeli detti"canonici"; B)un'ambientazione"altra", particolare, che rimanda a molto, a molto altro, in una sorta di "no-man's -land"o quasi, in cui è possibile anche un'altra"realtà", almeno potenzialmente; C)a differenza dei"gialli"classici(sempre precisando che si tratta di un TV-movie, elemento anche tecnicamente non da poco, nonostante una certa assimilazione, ormai, tra film"only movie"e "TV-movie")la figura del"responsabile"dei delitti si vede(intravvede, volendo, ma certo di più)già a metà film, circa, dove scopriamo che forse il"nocciolo"della questione non è solo, appunto, nellla ricerca del colpevole, ma altrove; D)interpreti di grande spessore, da Susan Sarandon a Ellen Burstyn, al grande attore canadese Donald Sutherland, mai abbastanza ricordato come tale, che qui non è"protagonista", ma certo ha un ruolo cruciale, sempre che si sappia ben vedere.
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"The Calling", di Jason Stone, da un libro di notevole spessore, presenta vari elementi di interesse: A)UN'interpretazione curiosa, pur se in qualche modo inserita tangenzialmente, nonché sostanzialmente negata, nel libro e nel film, dei Vangeli detti"canonici"; B)un'ambientazione"altra", particolare, che rimanda a molto, a molto altro, in una sorta di "no-man's -land"o quasi, in cui è possibile anche un'altra"realtà", almeno potenzialmente; C)a differenza dei"gialli"classici(sempre precisando che si tratta di un TV-movie, elemento anche tecnicamente non da poco, nonostante una certa assimilazione, ormai, tra film"only movie"e "TV-movie")la figura del"responsabile"dei delitti si vede(intravvede, volendo, ma certo di più)già a metà film, circa, dove scopriamo che forse il"nocciolo"della questione non è solo, appunto, nellla ricerca del colpevole, ma altrove; D)interpreti di grande spessore, da Susan Sarandon a Ellen Burstyn, al grande attore canadese Donald Sutherland, mai abbastanza ricordato come tale, che qui non è"protagonista", ma certo ha un ruolo cruciale, sempre che si sappia ben vedere...UN film che "vive"anche di e nelle pause, contro la tendenza dominante alla spettacolarità e alla spettacolarizzazione. El Gato
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elgatoloco
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mercoledì 21 settembre 2016
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da apprezzare, magari con il tempo
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Tempo fa avevo visto il film senza riuscire a coglierne l'"essenza", causa rumori esterni, interruzioni etc.Ora, rivedendolo, mi sembra di poter dire che, senza essere un"capolavoro"(lemma che meriterebbe di essere discusso e riconsiderato, comunque")"The Calling"sia un film interessante: già la figura della detective semi-alcolizzata e "disperata", ben impersonata dalla Sarandon, collocata in una realtà iper-provinciale e innevata, vuol dire qualcosa: oltre a tutto si colloca in un contesto decisamente difficile, quello appunto di una realtà"ai confini dell'IMpero", con una bassa percentuale di omicidi, il che sarebbe positivo di per sé, ma annoia una stazione di polizia-in specie quando i suoi rappresentanti(non solo la detective-responsabile)sono in crisi; poi l'irrompere di un serial-killer, che però presenta fin da subito caratteri anomali, particolari.
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Tempo fa avevo visto il film senza riuscire a coglierne l'"essenza", causa rumori esterni, interruzioni etc.Ora, rivedendolo, mi sembra di poter dire che, senza essere un"capolavoro"(lemma che meriterebbe di essere discusso e riconsiderato, comunque")"The Calling"sia un film interessante: già la figura della detective semi-alcolizzata e "disperata", ben impersonata dalla Sarandon, collocata in una realtà iper-provinciale e innevata, vuol dire qualcosa: oltre a tutto si colloca in un contesto decisamente difficile, quello appunto di una realtà"ai confini dell'IMpero", con una bassa percentuale di omicidi, il che sarebbe positivo di per sé, ma annoia una stazione di polizia-in specie quando i suoi rappresentanti(non solo la detective-responsabile)sono in crisi; poi l'irrompere di un serial-killer, che però presenta fin da subito caratteri anomali, particolari. Tutto così, con l'arrivo inaspettato di un agente "da altrove", ossia trasferito per motivi personali(il suo compagno deceduto), ma poi, appunto... Volendo, la tesi del film potrebbe avere elementi contraddittori, con risvolti blasfemi o invece particolarmente di curiosa "illuminazione"(non conosco il romanzo da cui il film è tratto), dato che il tema è quello(senza anticipare troppo a chi voglia vedere il film, possibilmente"gustando"gli effetti-sorpresa)del fanatismo religioso, cristiano nella fattispecie(oggi, costretti dalla cronaca, parliamo di fanatismo islamista, ma quello cristiano e segnatamente cattolico, l'abbiamo forse dimenticato?), da cui inizialmente alcuni dell'equipe di polizia prendono le distanze(il"capo"dice:"Non ho mai pregato altro Dio che Frank Sinatra", per ex.), ma che poi, anche per "immergersi"più profondamente in quanto avviene, tutti/e in qualche modo prendono in considerazione, in maniera più o meno serio. Pause, dissolvenze, stacchi: il film è in qualche modo "franto"anche per corrispondere alla curiosa atmosfera di quanto avviene, tra omicidi e una"guarigione"(altro tratto ambiguamente"misticheggiante"del film), dove il tutto è decisamente sulle spalle di interpreti classici come la citata Susan Sarandon, Ellen Bustyn, uno straordinario e intensissimo Donald Sutherland... El Gato
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