emyliu^
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lunedì 20 ottobre 2014
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natura morta in solitudine
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"STILL LIFE" (fotograficamente: natura morta) è un rigoroso e ossianico film sulla morte in solitudine. La scena finale il solo elemento consolatorio. Realizzato con una essenziale tecnica registica da "still life", appunto, dove desolate location cimiteriali fanno da scenario ricorrente nella quotidiana esistenza di un solitario impiegato municipale, addetto alla ricerca di eventuali parenti e am[+]
"STILL LIFE" (fotograficamente: natura morta) è un rigoroso e ossianico film sulla morte in solitudine. La scena finale il solo elemento consolatorio. Realizzato con una essenziale tecnica registica da "still life", appunto, dove desolate location cimiteriali fanno da scenario ricorrente nella quotidiana esistenza di un solitario impiegato municipale, addetto alla ricerca di eventuali parenti e amici delle persone decedute in totale solitudo, in mancanza dei quali procede egli stesso all'accompagnamento funerario con relativo necrologio ritualistico, stilato con appassionato scrupolo e umana parteciazione. E la pietas non richiesta dell'esistenziale necroforo verrà premiata, dopo un ventennio di onorato servizio, con il licenziamento, tanto per aggiungere una botta di vita alla già vitale trama. Ed è proprio nella risoluzione del suo ultimo caso che accade un imponderabile colpo di scena, meraviglioso e catastrofico, che darà una decisiva svolta alla vita del protagonista, tra un'appetitosa scatoletta di tonno come pasto quotidiano e una stimolante omelia funebre. Rimane sottotraccia, sicuramente da vedere, con una mano sul cuore e l'altra sull'intimo...
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diomede917
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giovedì 26 dicembre 2013
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c'è un omino piccolo così
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C'è un omino piccolo così......che ha la faccia curiosa e stranita di.....Eddie Marsan
È uno che se fosse in Italia avrebbe la faccia aliena di Albanese nel fisico di Renato Rascel
Si chiama John May lavora per il municipio, il suo compito è cercare il parente più prossimo a chi muore da solo e non trovandolo dargli la migliore sepoltura.....
Lui non fa solo ricerche, lui li studia.....li analizza con le poche cose che lasciano di loro.....scrivendo un degno epitaffio che ogni essere umano merita.....è talmente legato al suo lavoro che colleziona in un album le foto di chi non c'è più forse perché la solitudine è il filo conduttore che li lega.
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C'è un omino piccolo così......che ha la faccia curiosa e stranita di.....Eddie Marsan
È uno che se fosse in Italia avrebbe la faccia aliena di Albanese nel fisico di Renato Rascel
Si chiama John May lavora per il municipio, il suo compito è cercare il parente più prossimo a chi muore da solo e non trovandolo dargli la migliore sepoltura.....
Lui non fa solo ricerche, lui li studia.....li analizza con le poche cose che lasciano di loro.....scrivendo un degno epitaffio che ogni essere umano merita.....è talmente legato al suo lavoro che colleziona in un album le foto di chi non c'è più forse perché la solitudine è il filo conduttore che li lega.....
Ma un bel giorno questa routine durata 22 anni si spezza, viene licenziato per una politica di riduzione dei costi e gli viene concesso di portare a termine il suo ultimo lavoro...
Inizia per lui un viaggio doppiamente introspettivo nel mondo del barbone Will Stoke che è un po' come viaggiare dentro se stesso, vaga per l'Inghilterra a incontraee chi gli è stato vicino venendo a contatto con un personaggio stravagante amato e odiato da chi si è imbattuto in lui......la conoscenza profonda di quest'uomo porta degli inevitabili cambiamenti nella sua asettica, perfetta al limite del maniacale vita.
Con Still Life Uberto Pasolini filma la piccola storia di un piccolo uomo sulle grandi domande che la vita ti pone.......salta tra Kaurismaki e Mike Leigh conservando però una sua personale prospettiva.
Perché Still life non è cinema ne metà cinema ma pura e semplice poesia filmata come dimostra il commovente finale.....
Voto 8
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saint loup
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lunedì 30 dicembre 2013
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una saker torte tra i cine-panettoni
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Tra gli scontatissimi Un fantastico via vai e Indovina chi viene a Natale, brilla la perla tutta italiana di Uberto Pasolini: Still life.
E' la storia di John May, un inpiegato comunale che ha il compito di censire e portare a onorata sepoltura i decessi delle persone morte in solitudine nel distretto territoriale di cui è funzionario, senza lasciare nulla d'intentato per rintracciare eventuali parenti e amici dei defunti.
Il lavoro è svolto con metodo e coscienzioso rigore, nel rispetto assoluto della personalità del decuius, al punto di scegliere personalmente il rito più appropriato all'orientamento religioso del defunto e di sciverne di suo pugno l'omelia funebre.
Ma l'eccessiva abnegazione che profonde nel suo lavoro e l'ossessiva ritualità che accompagnano i suoi gesti, rendono John May,vivo tra i morti, esso stesso una still life - natura morta -, al punto da rappresentare una diseconomia per il reparto amministrativo da cui dipende, motivo da cui deriverà il suo licenziamento.
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Tra gli scontatissimi Un fantastico via vai e Indovina chi viene a Natale, brilla la perla tutta italiana di Uberto Pasolini: Still life.
E' la storia di John May, un inpiegato comunale che ha il compito di censire e portare a onorata sepoltura i decessi delle persone morte in solitudine nel distretto territoriale di cui è funzionario, senza lasciare nulla d'intentato per rintracciare eventuali parenti e amici dei defunti.
Il lavoro è svolto con metodo e coscienzioso rigore, nel rispetto assoluto della personalità del decuius, al punto di scegliere personalmente il rito più appropriato all'orientamento religioso del defunto e di sciverne di suo pugno l'omelia funebre.
Ma l'eccessiva abnegazione che profonde nel suo lavoro e l'ossessiva ritualità che accompagnano i suoi gesti, rendono John May,vivo tra i morti, esso stesso una still life - natura morta -, al punto da rappresentare una diseconomia per il reparto amministrativo da cui dipende, motivo da cui deriverà il suo licenziamento. Ma non si tratterà di un licenziamento in tronco: gli sarà data l'opportunità di lavorare al suo ultimo caso,quello dell'alcolizzato Billy Stoke. Ed è qui che John May intravede,forse la prima volta,la possibilità di una vita reale, quella degli affetti legati nel bene o nel male a Billy Stoke.In particolare la tenerezza e il calore di Kelly, una delle figlie abbandonate da Billy Stoke quando questi era in vita,saranno per John May lo spiraglio per riscattare la sua vita e sottrarla al regno dei morti. Migliore regia nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 2013,il film è di una delicatezza che tocca le corde più intime, dove tutto è percorso a ritroso: si parte dai morti per andare dai vivi, per poi ritornare dai morti con quella pietas che sembra non appartenere più al mondo contemporaneo, perche è conforto autentico e consolazione vera. La ricostruzione della memoria avviene anche, soprattutto direi, attraverso il recupero dovizioso e riverenziale degli oggetti appartenuti al defunto,e in particolare delle fotografie, meticolosamente archiviate in album ad esso dedicati. E con la memoria cerca di resuscitarne un pezzo di vita, un mosaico del passato,con un meccanismo che sarebbe proustiano se non fosse che il processo di resurrezione non riguarda la propria ma la vita degli altri.
La colonna sonora è di quelle che t'inchiodano alla poltrona e ti conducono drito dritto ad un finale che commuove e scuote.
Finalmente una Saker Torte tra i Cine-Panettoni.
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laurastorm
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lunedì 30 dicembre 2013
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l'eleganza del minimalismo
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Nella melassa traboccante del Natale splende John May, natura morta che vive per raccogliere i pezzi perduti di vite scomparse di cui nessuno si è accorto. Svolge il suo lavoro con totalizzante dedizione, lui stesso è al confine di un mondo che non si accorge di lui e quando lo fa è solo per staccargli la spina negandogli la missione. Ma è proprio allora che arriva la svolta...Una vita trasgressiva illumina la mesta opacità della sua...Esce dall'ombra della smemoratezza una piccola folla di personaggi vivi e vitali, ognuno intriso di qualche antico rancore irrisolto. Ma proprio quando l'ultimo caso sta per chiudersi per sempre nel suo polveroso fascicolo, la vita di John May riesce a dare un senso a quella vita randagia: al funerale la piccola folla si riunisce inaspettatamente, ognuno con la sua storia da raccontare, a dare l'addio all'uomo morto nell'abbandono, lo stesso che inconsapevolmente ha restituito il senso alla vita di John May: la natura morta rinasce a nuova vita grazie alle anime innumerevoli riscattate dall'abbandono e dall'oblio.
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Nella melassa traboccante del Natale splende John May, natura morta che vive per raccogliere i pezzi perduti di vite scomparse di cui nessuno si è accorto. Svolge il suo lavoro con totalizzante dedizione, lui stesso è al confine di un mondo che non si accorge di lui e quando lo fa è solo per staccargli la spina negandogli la missione. Ma è proprio allora che arriva la svolta...Una vita trasgressiva illumina la mesta opacità della sua...Esce dall'ombra della smemoratezza una piccola folla di personaggi vivi e vitali, ognuno intriso di qualche antico rancore irrisolto. Ma proprio quando l'ultimo caso sta per chiudersi per sempre nel suo polveroso fascicolo, la vita di John May riesce a dare un senso a quella vita randagia: al funerale la piccola folla si riunisce inaspettatamente, ognuno con la sua storia da raccontare, a dare l'addio all'uomo morto nell'abbandono, lo stesso che inconsapevolmente ha restituito il senso alla vita di John May: la natura morta rinasce a nuova vita grazie alle anime innumerevoli riscattate dall'abbandono e dall'oblio.
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saint loup
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lunedì 30 dicembre 2013
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pietas et consolatio
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E' la storia di John May, un inpiegato comunale che ha il compito di censire e portare a onorata sepoltura i deces[+]
E' la storia di John May, un inpiegato comunale che ha il compito di censire e portare a onorata sepoltura i decessi delle persone morte in solitudine nel distretto territoriale di cui è funzionario, senza lasciare nulla d'intentato per rintracciare eventuali parenti e amici dei defunti.
Il lavoro è svolto con metodo e coscienzioso rigore, nel rispetto assoluto della personalità del decuius, al punto di scegliere personalmente il rito più appropriato all'orientamento religioso del defunto e di sciverne di suo pugno l'omelia funebre.
Ma l'eccessiva abnegazione che profonde nel suo lavoro e l'ossessiva ritualità che accompagnano i suoi gesti, rendono John May,vivo tra i morti, esso stesso una still life - natura morta -, al punto da rappresentare una diseconomia per il reparto amministrativo da cui dipende, motivo da cui deriverà il suo licenziamento. Ma non si tratterà di un licenziamento in tronco: gli sarà data l'opportunità di lavorare al suo ultimo caso,quello dell'alcolizzato Billy Stoke. Ed è qui che John May intravede,forse per la prima volta,la possibilità di una vita reale, quella degli affetti legati nel bene o nel male a Billy Stoke.In particolare la tenerezza e il calore di Kelly, una delle figlie abbandonate da Billy Stoke quando questi era in vita,saranno per John May lo spiraglio per riscattare la sua vita e sottrarla al regno dei morti. Migliore regia nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 2013,il film è di una delicatezza che tocca le corde più intime, dove tutto è percorso a ritroso: si parte dai morti per andare dai vivi, per poi ritornare dai morti con quella pietas che sembra non appartenere più al mondo contemporaneo, perche è conforto autentico e consolazione vera. La ricostruzione della memoria avviene anche, soprattutto direi, attraverso il recupero dovizioso e riverenziale degli oggetti appartenuti al defunto,e in particolare delle fotografie, meticolosamente archiviate in album ad esso dedicati. E con la memoria cerca di resuscitarne un pezzo di vita, un mosaico del passato,con un meccanismo che sarebbe proustiano se non fosse che il processo di resurrezione non riguarda la propria ma la vita degli altri.
La colonna sonora è di quelle che t'inchiodano alla poltrona e ti conducono drito dritto ad un finale che commuove e scuote.
Finalmente una Saker Torte tra i Cine-Panettoni.
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enzo70
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martedì 18 febbraio 2014
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un infinito omaggio all'uomo
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Il cinema è un’arte ed un film come Still life ne è l’emblema. Un film denso nella sua asciutta essenzialità, la solitudine redenta di un uomo il cui lavoro è fare compagnia ai morti abbandonati dai vivi. Straordinaria l’interpretazione di Eddie Marsan che trasferisce in maniera semplicemente perfetta le emozioni che vive il protagonista del film. Non è una parte semplice, anzi, è tutto un sussurro, un lunghissimo sussurro durante il quale si snoda un film che si caratterizza per la sua diversità dagli schemi. Il cinema inglese ci deve un regista come Uberto Pasolini che riesce per l’ennesima volta a stupire. Il film segue un percorso tutto suo, partendo in sordina, all’inizio è difficile capirne il senso, ma poi tutto si snoda e le scene finali sono quelle che riescono a trattenere alla fine della proiezione gli spettatori incollati alla poltrona, ma non per la moda di aspettare che scorra il nome dell’ultimo truccatore, tipo tenere i bicchieri in mano davanti ai locali notturni.
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Il cinema è un’arte ed un film come Still life ne è l’emblema. Un film denso nella sua asciutta essenzialità, la solitudine redenta di un uomo il cui lavoro è fare compagnia ai morti abbandonati dai vivi. Straordinaria l’interpretazione di Eddie Marsan che trasferisce in maniera semplicemente perfetta le emozioni che vive il protagonista del film. Non è una parte semplice, anzi, è tutto un sussurro, un lunghissimo sussurro durante il quale si snoda un film che si caratterizza per la sua diversità dagli schemi. Il cinema inglese ci deve un regista come Uberto Pasolini che riesce per l’ennesima volta a stupire. Il film segue un percorso tutto suo, partendo in sordina, all’inizio è difficile capirne il senso, ma poi tutto si snoda e le scene finali sono quelle che riescono a trattenere alla fine della proiezione gli spettatori incollati alla poltrona, ma non per la moda di aspettare che scorra il nome dell’ultimo truccatore, tipo tenere i bicchieri in mano davanti ai locali notturni. No, questo film lascia una sensazione forte, anche l’applauso che Pasolini meriterebbe non va bene perché romperebbe l’incanto di un film che è fatto di tanto silenzio e del sogno di questo straordinario animale che è l’uomo. Ai limiti del capolavoro.
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5imona
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mercoledì 19 marzo 2014
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il paradosso della vita
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Il paradosso della vita: nessuno può dirsi solo, ma ognuno sente (e teme) di esserlo
Come parlare di un argomento così delicato come il legame tra vita e morte se non come narrato da Uberto Pasolini!
Still Life è un film raccontato con il giusto equilibrio tra leggerezza e serietà, azzeccato in ogni dettaglio, dove ogni cosa, persona, luogo e dialogo non è mai di troppo.
A partire dal malinconico John May (eccezionale interpretazione di Eddie Marsan), il personaggio protagonista che ad un primo giudizio appare malinconico, sepolto nella sua routine fatta di gesti e modi sempre uguali, che si ripetono ogni giorno, come a voler esprimere la totale impotenza difronte all'inesorabile scorrere della vita.
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Il paradosso della vita: nessuno può dirsi solo, ma ognuno sente (e teme) di esserlo
Come parlare di un argomento così delicato come il legame tra vita e morte se non come narrato da Uberto Pasolini!
Still Life è un film raccontato con il giusto equilibrio tra leggerezza e serietà, azzeccato in ogni dettaglio, dove ogni cosa, persona, luogo e dialogo non è mai di troppo.
A partire dal malinconico John May (eccezionale interpretazione di Eddie Marsan), il personaggio protagonista che ad un primo giudizio appare malinconico, sepolto nella sua routine fatta di gesti e modi sempre uguali, che si ripetono ogni giorno, come a voler esprimere la totale impotenza difronte all'inesorabile scorrere della vita. In realtà May non è così grigio come appare, anzi, è pieno di amore e sentimenti che riversa nell'instancabile e meticolosa ricerca dei parenti più prossimi dei solitari defunti, per restituire loro la dignità persa in vita.
Il legame tra morte e solitudine accompagna tutto il corso del film, May è un uomo solo come i suoi defunti "amici", che riempie la sua vita solitaria con la morte, forse nella speranza di ricevere le stesse premure quando un giorno arriverà "il suo momento".
Un film che induce a porsi delle domande, su quanto la solitudine inevitabilmente ci appartenga, su quanto la vita possa essere spietata quando meno ce l'aspettiamo e con un finale che colpisce al cuore facendo emergere quelle emozioni che fino a quel momento erano rimaste latenti in ogni spettatore.
Delicatamente eccezionale!
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gabriella
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martedì 29 luglio 2014
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.... e il naufragar m'è dolce in questo mare
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John May è un impiegato comunale di Londra con il compito di cercare i parenti superstiti di gente che muore da sola, svolge il suo lavoro con meticolosità e pignoleria, i suoi gesti sono ripetitivi, maniacali, lenti, eppure dentro di lui c'è una partecipazione, un'empatia verso quelle persone, davvero insolita e commovente, si occupa personalmente della liturgia funebre, del discorso e della musica, accompagnando infine la salma alla sepoltura, conferendole la dignità di un ultimo saluto. E' un uomo tranquillo, pacato, non alza mai la voce, nemmeno quando l'ufficio decide di sollevarlo dall'incarico per tagli al personale. L'ultimo caso a lui affidato è un suo vicino di casa, certo Billy Stoke, un alcolista che non ha mai conosciuto e nel breve tempo a disposizione per archiviare il caso, May si dedica con totale partecipazione, scovando tra parenti, ex amici, anche una figlia che inizialmente sembra non voglia avere niente a che fare con il funerale del genitore.
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John May è un impiegato comunale di Londra con il compito di cercare i parenti superstiti di gente che muore da sola, svolge il suo lavoro con meticolosità e pignoleria, i suoi gesti sono ripetitivi, maniacali, lenti, eppure dentro di lui c'è una partecipazione, un'empatia verso quelle persone, davvero insolita e commovente, si occupa personalmente della liturgia funebre, del discorso e della musica, accompagnando infine la salma alla sepoltura, conferendole la dignità di un ultimo saluto. E' un uomo tranquillo, pacato, non alza mai la voce, nemmeno quando l'ufficio decide di sollevarlo dall'incarico per tagli al personale. L'ultimo caso a lui affidato è un suo vicino di casa, certo Billy Stoke, un alcolista che non ha mai conosciuto e nel breve tempo a disposizione per archiviare il caso, May si dedica con totale partecipazione, scovando tra parenti, ex amici, anche una figlia che inizialmente sembra non voglia avere niente a che fare con il funerale del genitore. John May conserva un album di fotografie di tutte le persone cui si è occupato, e dietro quegli sguardi, quei sorrisi, percepisce o cerca di immaginare la loro storia, il loro contributo nel mondo, certo che ogni persona , anche la più cinica , reca con sé un barlume di bontà e che basta un unico gesto di amore, di tenerezza, a riscattare una vita dall'oblio. Nel suo ultimo caso May compie un piccolo miracolo, il suo impegno, la sua dedizione non passa inosservata stavolta, fa breccia nel cuore indurito di quei parenti e amici che hanno conosciuto Billy Stoke e prevale la pietà sul risentimento e forse anche l'occasione di ripartire senza il peso e gli affanni di rancori sordi che avvelenano la vita. Il film di Pasolini, nella sua essenzialità, nei dialoghi scarni e nei gesti misurati in una Londra grigia e impersonale, nella sua semplicità è un piccolo gioiello di raffinatezza, un quadretto limpido di sensibilità e di autentica poesia, un film minimale eppure grandioso.
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stefano bruzzone
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lunedì 16 febbraio 2015
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una chicca
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Un piccolo capolavoro di britannica produzione ma di italiana regia. Quando si muore si muore soli, cantava Fabrizio De Andrè, è questa è la storia di un funzionario comunale londinese il quale si occupa di dare una dignitosa sepoltura alle persone che muoiono in solitudine. Rigoroso e meticoloso sino ad essere maniacale, John May si adopera nel ricercare sino all'ultima ora disponibile qualche parente che possa presenziare al funerale di turno ma quasi sempre nessuno si palesa e lui prende a cuore ogni "pratica" presenziando ed occupandosi personalmente dell'estremo saluto.A causa di un ridimensionamento degli uffici John viene licenziato ma chiede ancora qualche giorno per portare a termine l'ultima pratica, quella di un ex alcolizzato.
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Un piccolo capolavoro di britannica produzione ma di italiana regia. Quando si muore si muore soli, cantava Fabrizio De Andrè, è questa è la storia di un funzionario comunale londinese il quale si occupa di dare una dignitosa sepoltura alle persone che muoiono in solitudine. Rigoroso e meticoloso sino ad essere maniacale, John May si adopera nel ricercare sino all'ultima ora disponibile qualche parente che possa presenziare al funerale di turno ma quasi sempre nessuno si palesa e lui prende a cuore ogni "pratica" presenziando ed occupandosi personalmente dell'estremo saluto.A causa di un ridimensionamento degli uffici John viene licenziato ma chiede ancora qualche giorno per portare a termine l'ultima pratica, quella di un ex alcolizzato. Ritrovata la figlia del defunto che non vedeva da anni, nasce subito una simpatia tra i due ma il destino è in agguato. Un film tanto semplice quanto complesso da raccontare, di struggente fascino sino ad un finale commovente. Imperdibile.
Voto: 8
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daniele ciavatti
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lunedì 9 dicembre 2024
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la bellezza della vita, la necessità della morte
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Still Life racconta la storia di John May, un uomo che ha dedicato la sua vita agli altri, organizzando funerali per coloro che sono morti soli e dimenticati. In queste cerimonie, vediamo la presenza di sacerdoti appartenenti a varie religioni, ma il vero "sacerdote" che emerge è lo stesso John, rappresentante di una religione ben più universale e laica: quella della pietà umana. Il suo senso di responsabilità e il suo impegno nel dare dignità alla morte degli altri lo trasformano in una figura di rara compassione.
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Still Life racconta la storia di John May, un uomo che ha dedicato la sua vita agli altri, organizzando funerali per coloro che sono morti soli e dimenticati. In queste cerimonie, vediamo la presenza di sacerdoti appartenenti a varie religioni, ma il vero "sacerdote" che emerge è lo stesso John, rappresentante di una religione ben più universale e laica: quella della pietà umana. Il suo senso di responsabilità e il suo impegno nel dare dignità alla morte degli altri lo trasformano in una figura di rara compassione.
Una delle caratteristiche centrali di John è il suo bisogno di ordine, che riflette la sua filosofia di vita. Per lui l'ordine è essenziale affinché, quando arriva la morte, tutto abbia un senso per chi resta. In sostanza John è un uomo che ha passato la vita preparandosi alla propria morte, attraverso il suo meticoloso lavoro e la sua attenzione per i dettagli. L'ultimo caso che affronta, però, lo porta a riflettere sulla sua stessa esistenza. Questo lo mette in contatto con persone che avevano un legame reale e significativo con il defunto, invitandolo a considerare per la prima volta che una felicità in questa vita è possibile. Spinto da questa nuova consapevolezza, John inizia ad assaporare aspetti della vita che fino a quel momento aveva ignorato. Gesti apparentemente semplici, come urinare sullo pneumatico del suo capo dispotico – un atto di vendetta personale – o accettare l'invito della commessa per una cioccolata calda – un piacere fugace e terreno – acquistano per lui un nuovo significato. Ma il passo più importante arriva con Kelly, la figlia del defunto, che simboleggia la possibilità di amare ed essere amati, un sentimento che John aveva sempre tenuto a distanza.
Il film si conclude con un colpo di scena beffardo: la morte improvvisa di John. Tuttavia, anche nella sua morte si trova un senso perché questa lo trova preparato: illuminanti a tal proposito sono le inquadrature fisse del suo ufficio e della sua casa, proprio come aveva provveduto durante la sua vita. Inoltre, il suo tentativo di ricucire rapporti umani dimenticati o incrinati ha avuto pieno successo, come dimostra il fatto che tutti i defunti di cui si era occupato gli rendono omaggio. È un epilogo toccante che suggella il percorso di un uomo che, pur avendo vissuto per prepararsi alla fine, trova nella morte stessa un riconoscimento profondo e umano. Still Life è una gemma delicata di rara bellezza, impreziosita da un'interpretazione magistrale di Eddie Marsan, un'opera che richiede pazienza ma poi offre una ricompensa emotiva a chi è disposto a immergersi nel suo mondo lento e riflessivo.
Daniele Ciavatti
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