lupoautarchico
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sabato 20 luglio 2013
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refn ci riporta alla violenza
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Thailandia.Infine la storia narrata prende forma in un altrove che si distanzia dai luoghi che la pellicola ci ha insegnato
ad immaginare,malamente.Interni ed esterni respirano,i colori e le linee di ogni angolo giungono ad una propria e autonoma
vita,dall'ovattata morbidezza dei locali alle luci ad incandescenza fredde che offendono gli occhi nelle non sempre splendide
strade della metropoli asiatica.
Bangkok e lo spettatore stanno insieme,si tengono per mano.Ma non si tratta di fiducia,è un inganno.Refn ritorna,a parlare
della violenza.Lo fa come sa farlo,come lo sente,come crede sia meglio.Non ci illudiamo e non speriamo,come suoi complici, che
lo faccia altrimenti.
Due fazioni,come in ogni contesa in cui si è almeno protagonisti o testimoni attenti.
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Thailandia.Infine la storia narrata prende forma in un altrove che si distanzia dai luoghi che la pellicola ci ha insegnato
ad immaginare,malamente.Interni ed esterni respirano,i colori e le linee di ogni angolo giungono ad una propria e autonoma
vita,dall'ovattata morbidezza dei locali alle luci ad incandescenza fredde che offendono gli occhi nelle non sempre splendide
strade della metropoli asiatica.
Bangkok e lo spettatore stanno insieme,si tengono per mano.Ma non si tratta di fiducia,è un inganno.Refn ritorna,a parlare
della violenza.Lo fa come sa farlo,come lo sente,come crede sia meglio.Non ci illudiamo e non speriamo,come suoi complici, che
lo faccia altrimenti.
Due fazioni,come in ogni contesa in cui si è almeno protagonisti o testimoni attenti.Da un lato un uomo ucciso e un fratello
ed una madre che cercano vendetta.Dall'altro un giustiziere che per coincidenza è anche poliziotto.Porta equilibrio il
piedipiatti,lo fa con la lama,con la muay thai.Applica la legge del contrappasso.
Ma le cose si complicano,abbiamo un pò di luce anche dove si penserebbe solo il buio.Julian (Ryan Gosling) ha per madre Jenna
(Kristin Scott Thomas), ma è una genitrice deviata,ha instillato il peccato,ha condotto nell'anima dei figli il dolore,la pulsione che sentone di reprimere o di scatenare nella violenza insensata.
Julian scorge in sè il Male,ma si lascia la possibilità del Bene,o almeno del suo Onore.
Cosa deriverà da questo scontro interno ed esterno, tra personaggi e dentro i personaggi, va lasciato scoprire a chi deciderà
di inoltrarsi nell'opera.Con un consiglio da chi scrive: domandatevi se solo Dio perdona.
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michael di renzo
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sabato 20 luglio 2013
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di film c'è ben poco
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Se credevate che dopo Drive, Refn; riuscisse a creare un qualcosa di molto più appassionante, non guardate questo film. Solo dio perdona è l'apoteosi del nulla, è un finto richiamo ad una violenza già ben esplorata in successi maggiori, oserei dire in successi ben più coerenti. Trasporta in un mondo contorto, in una storia che serve solo da background, sostituendo la città a questo sporco lavoro. Di Bangkok c'è solo qualche immagine. Refn richiama nel'80% del film lo stile di Kubrik giocando con miliardi di colori senz'altro ben scelti, ma di poco valore all'interno di una pellicola che non ci lascia assaporare nulla. Non c'è logica nelle immagini, il film (se si può definirlo tale) sprofonda nel nulla.
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Se credevate che dopo Drive, Refn; riuscisse a creare un qualcosa di molto più appassionante, non guardate questo film. Solo dio perdona è l'apoteosi del nulla, è un finto richiamo ad una violenza già ben esplorata in successi maggiori, oserei dire in successi ben più coerenti. Trasporta in un mondo contorto, in una storia che serve solo da background, sostituendo la città a questo sporco lavoro. Di Bangkok c'è solo qualche immagine. Refn richiama nel'80% del film lo stile di Kubrik giocando con miliardi di colori senz'altro ben scelti, ma di poco valore all'interno di una pellicola che non ci lascia assaporare nulla. Non c'è logica nelle immagini, il film (se si può definirlo tale) sprofonda nel nulla. Amo sottilearlo, il nulla. Mischia mille concetti che non vengono mai realmente affrontati, moralismo, dolore, scelte e senza ombra di dubbio una strizzata d'occhio al pluripremiato Tarantino. Dialoghi fuori luogo, scelta di stile impeccabile, ma più che Pulp, qui parliamo di una fusione di Noir. Fotografia di alto livello, che funge solo da cornice ad un opera imperfetta che non lascia niente, se non l'amarezza di aver speso dei soldi per un film che infondo non volevamo vedere. Frame volutamente rallentati, certo può essere un qualcosa di nuovo, ma servono a rendere emblematica una scena che di emblematico non ha nulla. Un'escalation di uccisioni che ricadono nella teoria del topo mangia topo, ma signori miei, mi chiedo; questo è cinema? Allora possiamo catalogare Solo dio perdona non come film, ma come esperimento di coniugazione dei vari stili fotografici. Storia non c'è ne. Non esiste in questo film, sembra come se il regista avesse fatto un film di 300 minuti e avesse eliminato tutto quello che avesse un senso, per lasciare un opera confusa e priva di alcun senso fino all'ultima immagine. Mi chiedo infine perchè Refn abbia scritto questa "cosa".
M.
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luposilvestro
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venerdì 19 luglio 2013
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ottimo film nonostante gosling
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Non voglio essere frainteso ma Gosling mi ricorda, con la sua unica espressione, Stallone. E con questo non voglio denigrarlo perchè, anche per me, Stallone rimane un'icona del cinema. E per di più Gosling sta azzeccando tutti i film che fa, compreso questo. E' un film volutamente anni '80 style, le atmosfere mi hanno ricordato il Carpenter di quel periodo. E' lento ma non troppo con le giuste esplosioni di violenza ed i personaggi funzionano tutti, soprattutto l'antagonista, un poliziotto che reprime la violenza con maggiore violenza. Comunque rimane innegabile che Refn ha raggiunto un suo stile registico che lo rende riconoscibile anche quando si cimenta col cinema volutamente di "serie b".
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Non voglio essere frainteso ma Gosling mi ricorda, con la sua unica espressione, Stallone. E con questo non voglio denigrarlo perchè, anche per me, Stallone rimane un'icona del cinema. E per di più Gosling sta azzeccando tutti i film che fa, compreso questo. E' un film volutamente anni '80 style, le atmosfere mi hanno ricordato il Carpenter di quel periodo. E' lento ma non troppo con le giuste esplosioni di violenza ed i personaggi funzionano tutti, soprattutto l'antagonista, un poliziotto che reprime la violenza con maggiore violenza. Comunque rimane innegabile che Refn ha raggiunto un suo stile registico che lo rende riconoscibile anche quando si cimenta col cinema volutamente di "serie b".
Un consiglio per chi volesse veder recitare Gosling: provate con Blue Valantine.
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babis
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sabato 22 giugno 2013
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la vendetta
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Il fratello di Julian, che gestisce un club di thai boxe per coprire il traffico di droga, viene ucciso, dopo avere picchiato a morte una prostituta; Julian, incapace di reagire, riceve l'incarico dalla madre di vendicare il fratello e di scontrarsi con un poliziotto, che rappresenta il vendicatore degli oppressi.
Il film ci propone una inedita Kristin Scott Thomas, nella parte del boss del traffico di droga e di super cattiva (splendida la scena della cena tra lei, Julian e la sua "fidanzata"), ed atmosfere cupe ed angoscianti in una Bangkok dove la vita non conta nulla.
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ale_xia
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sabato 15 giugno 2013
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confusa
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Personalmente questo film mi ha deluso molto. troppo lento, dialoghi inutili, una fastidiosa luce rossa e un Ryan Gosling deludente (io sono una fan di questo attore e ho guardato tutti i suoi film).
Tuttavia riconosco che le inquadrature, le luci ecc sono molto belle, alcune scenografie sembravano una fotografia. Nonostante ciò sono uscita dalla sala delusa e arrabbiata di aver speso dei soldi per vedere un film che non mi è affatto piaciuto . Ho avuto la stessa impressione per gli altri presenti nella sala, che sono usciti non appena il primo titolo di coda è apparso sul grande schermo.
Ripeto , non mi intendo di cinema, quindi potrei non aver colto il significato del film .
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Personalmente questo film mi ha deluso molto. troppo lento, dialoghi inutili, una fastidiosa luce rossa e un Ryan Gosling deludente (io sono una fan di questo attore e ho guardato tutti i suoi film).
Tuttavia riconosco che le inquadrature, le luci ecc sono molto belle, alcune scenografie sembravano una fotografia. Nonostante ciò sono uscita dalla sala delusa e arrabbiata di aver speso dei soldi per vedere un film che non mi è affatto piaciuto . Ho avuto la stessa impressione per gli altri presenti nella sala, che sono usciti non appena il primo titolo di coda è apparso sul grande schermo.
Ripeto , non mi intendo di cinema, quindi potrei non aver colto il significato del film . QUindi son ben accette eventuali critiche al mio commento.
ciao Alex
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icardi22
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giovedì 13 giugno 2013
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unico.
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Premetto di essere un fan di Nicolas Winding Refn, conosciuto da Drive poi da tutti gli altri suoi film che ho guardato con molta ammirazione. Guardando Solo Dio Perdona, ho rivissuto le stesse sensazioni ed emozioni che suscita Valhalla Rising: ansia, ipnotizzazione. Nessun film quanto quelli di Refn sono in grado di tenerti incollato allo schermo per tutto quel tempo immedesimandoti in ciò che il film recita, aspettando che accada qualcosa da un momento all'altro, il poco dialogo riesce ad aumentare quell'ipnotizzazione che ti tiene lo sguardo fisso sulla scena. Trama ridotta all'osso ma comunque interessante, ambientazione spettacolare e unica a dir poco, esattamente come la colonna sonora.
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Premetto di essere un fan di Nicolas Winding Refn, conosciuto da Drive poi da tutti gli altri suoi film che ho guardato con molta ammirazione. Guardando Solo Dio Perdona, ho rivissuto le stesse sensazioni ed emozioni che suscita Valhalla Rising: ansia, ipnotizzazione. Nessun film quanto quelli di Refn sono in grado di tenerti incollato allo schermo per tutto quel tempo immedesimandoti in ciò che il film recita, aspettando che accada qualcosa da un momento all'altro, il poco dialogo riesce ad aumentare quell'ipnotizzazione che ti tiene lo sguardo fisso sulla scena. Trama ridotta all'osso ma comunque interessante, ambientazione spettacolare e unica a dir poco, esattamente come la colonna sonora. Non voto 5 stelle perchè a parere mio il film era tagliato troppo a spezzoni, le scene potevano essere approfondite e dilungate un poco di più. Estetica della violenza curata come sempre al dettaglio, Ryan Gosling come sempre fenomenale. SE AMATE REFN, AMATE SOLO DIO PERDONA.
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adidah
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mercoledì 12 giugno 2013
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deludente e lento
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pensierocivile
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mercoledì 12 giugno 2013
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chi prendere a pugni?
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All'inizio compaiono delle mani che si serrano in pugni, alla fine quelle stesse mani si consegnano “forse” al loro destino, nel mezzo molte braccia vengono martoriate, amputate, eppure restano il fulcro del racconto, l'espressione di un protagonista che non ha null'altro, “unica” propaggine sessuale capace di soddisfare la sua “donna”. E poi il confronto con dio, lo scontro corpo a corpo, “a mani nude” con dio, la resa. Basterebbe questo a rendere SOLO DIO PERDONA un film al di sopra della media, ma c'è dell'altro, c'è una famiglia malata, rapporti morbosi, un protagonista “servo”, succube, “innamorato” di sua madre, un ambiente oppressivo che è stato mentale, incroci di vite senza possibilità di redenzione.
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All'inizio compaiono delle mani che si serrano in pugni, alla fine quelle stesse mani si consegnano “forse” al loro destino, nel mezzo molte braccia vengono martoriate, amputate, eppure restano il fulcro del racconto, l'espressione di un protagonista che non ha null'altro, “unica” propaggine sessuale capace di soddisfare la sua “donna”. E poi il confronto con dio, lo scontro corpo a corpo, “a mani nude” con dio, la resa. Basterebbe questo a rendere SOLO DIO PERDONA un film al di sopra della media, ma c'è dell'altro, c'è una famiglia malata, rapporti morbosi, un protagonista “servo”, succube, “innamorato” di sua madre, un ambiente oppressivo che è stato mentale, incroci di vite senza possibilità di redenzione. Non è semplice entrare in sintonia con questa opera di Refn, come non lo era con VALHALLA RISING, a cui assomiglia “mortalmente”, ma è ridicolo stupirsi della cura, dell'attenzione maniacale che il regista infligge al “proprio” sguardo, quando è la sua filmografia l'atto di fede al quale far riferimento; da sempre, o meglio, è dal termine della trilogia di PUSHER che Refn ha intrapreso la strada della perfezione formale, della rappresentazione astratta e asettica e SOLO DIO PERDONA non è altro che il risultato più simile all'astrazione assoluta. Pochissime espressioni e dialoghi, movimenti lenti e “definitivi”. L'azzardo di questa operazione è coraggioso e senza confini, spesso si va fuori giri (pessima la scena della cena a tre, pessimo il turbine che colpisce la regia prima della lotta corpo a corpo fra i protagonisti), i dialoghi lasciano un po' perplessi, Ryan Gosling non sempre si concede al meglio, ma SOLO DIO PERDONA resta negli occhi, come il piacere di un canto, come l'incubo di un ritorno al principio della vita, nel ventre di una madre.
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danylt
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martedì 11 giugno 2013
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maestoso refn!
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La violenza come istinto primordiale…è questa la tematica che risalta subito all’occhio di chi si ritrova a guardare l’ultimo film di Nicolas Winding Refn. La violenza sembrava essere anche la prima e unica critica fatta sia quando è stato presentato a Cannes che tra le persone e amici che dopo averlo visto mi hanno consigliato di non andare a vedere perché “non vale la pena”. La violenza in effetti viene descritta come intrinseca in ogni personaggio, è da essa che scaturisce tutto quando il fratello di Julian (un Ryan Gosling un po’ sottotono ma comunque efficace) violenta ed uccide una minorenne in un quartiere di Bangkok dove i due fratelli gestiscono una palestra di thai boxe che nasconde la loro illecita attività di spaccio di droga.
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La violenza come istinto primordiale…è questa la tematica che risalta subito all’occhio di chi si ritrova a guardare l’ultimo film di Nicolas Winding Refn. La violenza sembrava essere anche la prima e unica critica fatta sia quando è stato presentato a Cannes che tra le persone e amici che dopo averlo visto mi hanno consigliato di non andare a vedere perché “non vale la pena”. La violenza in effetti viene descritta come intrinseca in ogni personaggio, è da essa che scaturisce tutto quando il fratello di Julian (un Ryan Gosling un po’ sottotono ma comunque efficace) violenta ed uccide una minorenne in un quartiere di Bangkok dove i due fratelli gestiscono una palestra di thai boxe che nasconde la loro illecita attività di spaccio di droga. La violenza scatena altra violenza e da qui scaturisce la vendetta. Una vendetta che Julian è costretto a consumare da una madre vessatrice e maligna (una Kristin Scott Thomas in forma e convincente) che lo umilia e con cui ha un rapporto allo stesso tempo ambiguo e morboso che porta Julian a seguire e acconsentire a tutto quello che gli viene chiesto. Ed è proprio nel labirinto delle frustrazioni, paure, violenze e tentazioni di Julian che veniamo trasportati attraverso i suoi passi lenti e incerti stanze illuminate e tinte di rosso, dove ogni mossa e pensiero vengono accompagnati da una musica tetra e ridondante che ti lascia affascinato. Ma c’è una figura che viene vista come qualcosa di mistico e da sconfiggere allo stesso tempo, l’angelo della morte che ha il volto impassibile e agghiacciante di Vithaya Pansringarm, è lui che tira veramente le redini del film, perché è lui che decide chi e come deve morire e lo fa nascondendo la sua vera natura di giustiziere dietro il lavoro di poliziotto, seguito dai suoi scagnozzi come se fossero completamente asserviti al suo comando. Poche le parole, tanti gli sguardi e le mosse che riescono comunque a riempire un film lento ma che riesce a farti uscire dalla sala con un vuoto dentro che piano piano colmi rispondendo da solo a tutte le domande che il film ti lascia, non solo fini al film, ma anche personalmente. Ti cattura Refn e lo fa usando una regia non perfetta ma raccontando una storia piena di simboli e di significato. Usa una simbologia che forse alla prima visione non viene completamente notata e capita, ma che prima o poi riesce a catturare e a farti assaporare l’essenza di un film che assolutamente “vale la pena” vedere.
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lollo-brigida
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martedì 11 giugno 2013
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difficile da apprezzare, ma bello
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Posso capire i commenti negativi, ma non li condivido. La questione è che in molti si aspettavano un thriller, ma un thriller non è. È un film orientale, con i ritmi orientali, ovvero ritmi lenti, pochi dialoghi e suspance. La trama è veramente banale: il protagonista deve vendicarsi di chi ha ucciso il fratello. Ma ad una trama banale si affianca una messa in scena davvero ipnotica e suggestiva, grazie alla stupenda fotografia ed alle scenografie molto accurate, nonché alla musica.
Molte persone sono uscite dalla sala, durante il primo tempo; è la prima volta che mi capita di vedere una cosa simile. Segno della delusione e delle aspettative che questo film ha disatteso.
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Posso capire i commenti negativi, ma non li condivido. La questione è che in molti si aspettavano un thriller, ma un thriller non è. È un film orientale, con i ritmi orientali, ovvero ritmi lenti, pochi dialoghi e suspance. La trama è veramente banale: il protagonista deve vendicarsi di chi ha ucciso il fratello. Ma ad una trama banale si affianca una messa in scena davvero ipnotica e suggestiva, grazie alla stupenda fotografia ed alle scenografie molto accurate, nonché alla musica.
Molte persone sono uscite dalla sala, durante il primo tempo; è la prima volta che mi capita di vedere una cosa simile. Segno della delusione e delle aspettative che questo film ha disatteso. Ma nonostante ciò, mi ripeto, il film è bello. Forse con meno sangue e più trama, avrebbe centrato appieno il suo obiettivo.
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