gianleo67
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venerdì 30 gennaio 2015
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recherche de l'amour... sur le 45e parallèle
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Dario e Maria sono i giovani e aitanti coinquilini dell'indolente e improduttivo Ugo, quarantenne irsuto che ha ereditato dai genitori una bella casa, un patrimonio che ha presto scialacquato ed il gusto per l'arte e la letteratura. Mentre Dario è uno studente universitario che lavora in un bioparco e Maria gestisce insieme ad una socia un'agenzia di viaggi, Ugo passa le sue giornate cucinando,bighellonando e leggendo Leopardi senza riuscire a trovare la quadra di una vita inconcludente e avara di compagnie femmilinili. Per tutti e tre, equilibristi sul filo di un ideale parallelo delle medie latitudini, la ricerca della felicità riconduce al mistero di un sentimento amoroso diviso tra le esigenze della vità quotidiana e le segrete aspirazioni di un irriducibile idealismo.
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Dario e Maria sono i giovani e aitanti coinquilini dell'indolente e improduttivo Ugo, quarantenne irsuto che ha ereditato dai genitori una bella casa, un patrimonio che ha presto scialacquato ed il gusto per l'arte e la letteratura. Mentre Dario è uno studente universitario che lavora in un bioparco e Maria gestisce insieme ad una socia un'agenzia di viaggi, Ugo passa le sue giornate cucinando,bighellonando e leggendo Leopardi senza riuscire a trovare la quadra di una vita inconcludente e avara di compagnie femmilinili. Per tutti e tre, equilibristi sul filo di un ideale parallelo delle medie latitudini, la ricerca della felicità riconduce al mistero di un sentimento amoroso diviso tra le esigenze della vità quotidiana e le segrete aspirazioni di un irriducibile idealismo.
Dalle scenografie posticce di una Torino notturna e sognante, sul racconto fuori campo di una fantasia letteraria che traguarda orizzonti nuovi e sconosciuti e lungo le note di una colonna sonora romantica e indulgente, il buon Ferrario si cimenta in un racconto generazionale che rifugge dai soliti luoghi comuni di un giovanilismo imperante ed alla moda per ritrovare le coordinate immaginarie di un cinema che sa contaminare a suo modo uno sguardo lucido e disincantato sulla realtà (le difficoltà del lavoro come quelle dei sentimenti) con un dimensione della narrazione in cui gli stessi personaggi diventano protagonisti delle proprie fantasie cinematografiche, per restituirci il senso imponderabile e magico di una vita in cui il sogno e il desiderio irrompono prepotenti a scompaginarne i piani e la prevedibilità, a trasfigurarne le apparenze e smussarne gli angoli, a ricercare il difficile e precario equilibrio di trapezisti appesi al filo della sorte ed in balia degli eventi. Come già nel delicato e ironico 'Dopo Mezzanotte', la riproposisizione del possibile triangolo amoroso tra la bella di turno (una graziosa e conturbante Manuela Parodi) e i due improbabili pretendenti, diventa il pretesto per una divertita indagine sulle relazioni umane che mantiene la leggerezza del tocco e la profondità dell'introspezione in grado di elevare la materia trattata al di sopra della natura venale e prosaica dei sentimenti reali, per diventare racconto di un'aspirazione individuale dove lo smarrimento generazionale è motivo di crescita e di (ri)scoperta del mondo (non solo in senso geografico). Divisi tra le incombenze e le scadenze di una vita ordinaria e deludente (l'ipoteca sulla casa, gli esami universitari, la vendita di pacchetti turistici formato famiglia) e le aspirazioni ad un orizzonte geografico e sentimentale irraggiungibile e sconosciuto (la scalata di un piano inclinato, l'altrove naturalistico di una savana cittadina, la fuga d'amore con un principe azzurro che condivida la passione per i vecchi film in bianco e nero), i tre protagonisti del racconto di Ferrario vivono nella precarietà chi non sa che cosa vuole e come ottenerlo veramente. Commedia dell'inadeguatezza che accarezza la perfezione in maniera disordinata, tra citazioni leopardiane e gli amarcord del 'Grande Torino', tra la saggezza spicciola da osteria del Barbera ed il coro delle Mondine di Novi, Ferrario rivendica l'incoscienza del sogno ed il coraggio della fantasia come strumenti indispensabili di sopravvivenza alla futilità della vita: "Le cose passan via di giorno in giorno. Nuvole, libri, amanti, gloria ambita e il polverone che s'è fatto intorno si impasta con la terra inaridita. Noi siamo spore perse in spargimento. La nostra casa sta tra il nulla e il vento". Bravissimi i tre protagonisti e bellissime musiche di Fabio Barovero.
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flyanto
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mercoledì 2 aprile 2014
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il dolente trascorrere le giornate di tre individu
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Film in cui si racconta di tre giovani (due uomini ed una donna) che condividono la stessa casa trascorrendo le proprie giornate abbastanza passivamente e sempre nell'attesa che un qualcosa di eclatante cambi quanto prima loro la vita. Ma la casa che in realtà è di proprietà di uno di loro alla fine verrà ipotecata costringendo i tre protagonisti a lasciarla definitivamente ed a cercarsi una propria collocazione definitiva sia fisica che umano/esistenziale.
Quest'ultima opera di Davide Ferrario può essere interpretata un pò come un eco della sua precedente "Dopo mezzanotte", in quanto molte tematiche e l'atmosfera evanescente in generale sono le stesse, e cioè la ricerca dell'amore vero ed assoluto, la grande passione per il cinema ed il forte desiderio di dare un senso od uno scopo alla propria esistenza di essere umano, il tutto ambientato nella città di Torino, peraltro splendidamente ripresa e fotografata, che da sfondo diventa sempre di più protagonista nel corso della vicenda.
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Film in cui si racconta di tre giovani (due uomini ed una donna) che condividono la stessa casa trascorrendo le proprie giornate abbastanza passivamente e sempre nell'attesa che un qualcosa di eclatante cambi quanto prima loro la vita. Ma la casa che in realtà è di proprietà di uno di loro alla fine verrà ipotecata costringendo i tre protagonisti a lasciarla definitivamente ed a cercarsi una propria collocazione definitiva sia fisica che umano/esistenziale.
Quest'ultima opera di Davide Ferrario può essere interpretata un pò come un eco della sua precedente "Dopo mezzanotte", in quanto molte tematiche e l'atmosfera evanescente in generale sono le stesse, e cioè la ricerca dell'amore vero ed assoluto, la grande passione per il cinema ed il forte desiderio di dare un senso od uno scopo alla propria esistenza di essere umano, il tutto ambientato nella città di Torino, peraltro splendidamente ripresa e fotografata, che da sfondo diventa sempre di più protagonista nel corso della vicenda. Ma proprio perchè il regista non dice nulla di nuovo, il film purtroppo risulta altamente ripetitivo perdendo, rispetto appunto al precedente , quell'originalità e quella freschezza che ne costituivano le caratteristiche eclatanti nonchè lo stesso suo pregio. L'unica differenza rimarcabile sta nel finale: una risoluzione definitiva della vicenda, con il coronamento del sentimento amoroso tra i due protagonisti, in "Dopo Mezzanotte", una risoluzione invece in sospeso, con un anelito, forse, di speranza per il futuro, qui, ne "La Luna su Torino", quasi il regista abbia voluto rappresentare il proprio disincanto nonchè incertezza sul destino dei giovani di quest'epoca contemporanea.
Avrebbe potuto scaturirsi un'opera più riuscita: un vero peccato!
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luciano baldi
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mercoledì 2 aprile 2014
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finalmente freschezza e poesia al cinema
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Ho scoperto questo piccolo film colto, con inquadrature splendide e una sceneggiatura originale. L' indecisione dei personaggi purtroppo rispecchia quello che siamo oggi senza però rinunciare a farci ridere di gusto, ce n' è sempre bisogno! Non so se il pubblico è pronto per film di questo tipo , di sicuro non è corretto catalogarlo come drammatico, anzi ho sentito lo stesso regista definirlo una commedia e infatti dopo averlo visto posso confermare che lo è ! È un peccato che la gente che non conosce Ferrario e gli attori, tutti bravi eppure sconosciuti, vengano allontanati perché leggono che è drammatico! Musiche splendide .
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gianni quilici
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sabato 29 marzo 2014
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film inutile
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Di Davide Ferrario ho apprezzato diversi film da Tutti giù per terra a Guardami, da Dopo mezzanotte a La strada di Levi.
La luna su Torino, invece, mi ha deluso e annoiato. L’ho trovato un film inutile, perché mi ha lasciato poco.
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Di Davide Ferrario ho apprezzato diversi film da Tutti giù per terra a Guardami, da Dopo mezzanotte a La strada di Levi.
La luna su Torino, invece, mi ha deluso e annoiato. L’ho trovato un film inutile, perché mi ha lasciato poco. Mi ha lasciato, all’inizio, soltanto quella possibile magia notturna sulla Torino per l’originalità delle inquadrature, il montaggio inventivo, la musica adeguata e quella voce fuori campo su quel 45esimo parallelo, che attraversa Torino e simbolicamente la divide tra il Polo Nord e l’Equatore, e che lasciava presagire un film originale e forse magico.
Invece questa possibile magia, quel desiderio di trovare la “leggerezza calviniana” o la pensosità leopardiana, di cui il regista ha parlato, è, a mio parere, fallita.
Ed è fallita per i personaggi banali, privi di consistenza psicologica e ideologica, né profondi, ma neppure leggeri.
Si potrebbe obiettare: Ferrario non cercava la leggerezza nella profondità, come invece, per fare due esempi recenti, sono riusciti a trovare Woody Allen in Blue Jasmine o Guillaume Gallienne in Tutto sua madre, a dare, cioè, leggerezza a dei drammi.
Davide Ferrario ha creato tre personaggi, intorno a cui ruota il film. Questi vivono una precarietà esistenziale: dei sentimenti e degli stessi propositi per il futuro, a cui qualunquisticamente sfuggono. Non ci sono in loro domande, né ricerche e neppure dramma, infelicità.
Di fronte a questo universo il regista aveva una possibilità: fare cinema.
Rendere questi personaggi parodistici cinematograficamente, giocando sul ritmo che trova la gag, sulla felicità delle battute. Trovare quella felicità, che è il messaggio dichiarato del film, non dai personaggi, ma dal film stesso, dalla sua creatività.
Invece il ritmo del film è fiacco, le battute banali, le citazioni letterarie e cinematografiche fuori contesto, il riferimento metaforico di Torino senza un plausibile senso e le sequenze virano più verso la farsa che la commedia. Peccato!
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alex2044
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venerdì 28 marzo 2014
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la luna su torino : una luna piena
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Un bel film . Curioso , simpatico , intelligente e anche poetico . Girato benissimo e visivamente molto apprezzabile . Gli attori tutti bravi e credibili . Una Torino insolita ma molto bella . Ripresa, con molto amore da qualcuno che non essendoci nato ha imparato ad apprezzarla ed ha ricercare i suoi lati nascosti . Un film da vedere con l'animo sgombro da ideologie e pregiudizie come invece purtroppo ha fatto il critico di MyMovies .
P.S. Ma questi critici , ricordiamoci della la topica gigantesca nei giudizi sulla Grande bellezza , non riescono mai a liberarsi dalle loro idiosincrasie e pregiudizi .
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aliprandi
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giovedì 27 marzo 2014
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un altro capolavoro di davide ferrario!
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Visto in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma e visto anche alla Premiere di Milano all'Anteo : bello! commovente! vero! divertente! esci dalla sala sorridendo e riflettendo, amareggiato ma soddisfatto. Non vedo l'ora di rivederlo!
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