melvin ii
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mercoledì 30 aprile 2014
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un amara realtà
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Il biglietto d’acquistare per “Il venditore di medicine” è: 5)Sempre
“Il venditore di medicine” è un film di Antonio Morabito, scritto da Antonio Morabito, Michele Pellegrini e Amedeo Pagani e prodotto da Amedeo Pagani per Classic Srl.(IT) e Peacock Film (CH) e distribuito da Cinecittà Luce.
Con: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito , Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino.
Chi sceglie di fare il medico decide di mettere sé stesso e le proprie conoscenze al servizio del paziente e della vita umana.
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Il biglietto d’acquistare per “Il venditore di medicine” è: 5)Sempre
“Il venditore di medicine” è un film di Antonio Morabito, scritto da Antonio Morabito, Michele Pellegrini e Amedeo Pagani e prodotto da Amedeo Pagani per Classic Srl.(IT) e Peacock Film (CH) e distribuito da Cinecittà Luce.
Con: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito , Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino.
Chi sceglie di fare il medico decide di mettere sé stesso e le proprie conoscenze al servizio del paziente e della vita umana.
Il giuramento di Ippocrate non è solo una formalità burocratica, ma un impegno d’Onore che ogni medico prende con la propria coscienza.
Quando nel 1968 Alberto Sordi con la consueta bravura e ferocia ironia mostrò i vizi e le debolezze del medico della mutua con il Dott Guido Tersilli, gli italiani risero amaro, ma risero.
Sordi anticipò come sarebbe cambiata la professione del medico e quali e quanti interessi economici avrebbe portato l’arrivo della mutua.
Era un film di denuncia travestito da commedia, ma ancora fa riflettere.
“Il venditore di medicine” è un pugno allo stomaco, racconta senza fronzoli il complesso e oscuro mondo che lega i medici alle case farmaceutiche.
Il film ci racconta la vita di Bruno(Santamaria) operatore farmaceutico di un importante azienda diviso tra lavoro e vita privata.
Fin da subito il clima del film è plumbeo, angosciante , ma cattura l’attenzione dello spettatore.
Assistiamo durante la prima scena a un riunione degli operatori riuniti dalla spietata e fredda direttrice di zona Giorgia(Ferrari) che sprona i suoi sottoposti a vendere i farmaci ai medici, nonostante un indagine in corso della magistratura su recente scandalo sulla sanità.
Bruno è un bravo operatore, privo di scrupoli, disilluso e disposto a tutto pur di far carriera.
Lo spettatore scopre il linguaggio degli operatori farmaceutici : “i topi”(gli uomini che si sottopongono per bisogno alla sperimentazione dei farmaci), “le sentinelle”(i farmacisti) “le regine”(i medici della mutua) “gli squali”(i primari degli ospedali).
Seguiamo Bruno nei suoi appuntamenti con i vari medici, quasi tutti ben felici di accettare “regalie” per diffondere medicine inutili e a volte dannosi , tranne qualche” mosca bianca” che ancora pensa al bene del paziente.
Il quadro è davvero impietoso e desolante. La figura del medico è spesso negativa.
Il protagonista, avuta la possibilità di carriera dal capo Giorgia di lavorare con uno “squalo” l’incorruttibile prof Maliverni(Travaglio), si troverà a compiere azioni discutibili per uscire dall’impasse lavorativa e anche personale con la moglie.
La sceneggiatura, seppure scarna e semplice, convince nell’intento di raccontare, denunziare e scuotere lo spettatore. Toglie un amaro e triste velo davanti agli occhi.
I dialoghi sono serrati e ben costruiti e rendono bene l’atmosfera di quel mondo.
La regia anche se risulta nel complesso di stampo televisivo, convince e riesce a dare un buon ritmo al film, perdendo solo nel finale un pò di brillantezza e incisività
Santamaria riesce con talento a dare intensità e profondità al suo personaggio oscuro e in lotta con la sua coscienza, emozionando comunque lo spettatore.
Asciutta ma di qualità la prestazione di Isabella Ferrari,sempre bella, che regala la figura di una manager spietata, ma a sua volta messa sotto torchio dai vertici.
Il resto del cast si dimostra all’altezza del compito dando ulteriore qualità alla storia
Marco Travaglio nel ruolo dello “squalo” supera la prova, risultando credibile.
Il finale è amaro e cupo, dove gli amari protagonisti sono cinismo e malinconia.
Dopo aver visto“Un venditore di medicine” lo spettatore vedrà con occhi diversi il suo medico di fiducia.
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 26 luglio 2014
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assolutamente da vedere per il tema trattato
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Opera prima del regista Antonio Morabito autore, finora, solo del film documentario “Anarchici a Carrara” del 2007, questo “Venditore di medicine” è sicuramente un ottimo film perché tratta un tema scottante come quello dell’abuso delle prescrizioni da parte di alcuni medici di base e pone l’accento su uno spaccato della società attuale ed in particolare sul business dei medicinali e del loro mondo.
Forse il film non sarà piaciuto ad alcuni medici o ai rappresentati di medicine che non ne escono affatto bene, ma il film indubbiamente mischia in maniera sapiente la crisi attuale , la necessità di avere un lavoro, il giro di affari che ruota attorno alle case farmaceutiche e i medici compiacenti.
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Opera prima del regista Antonio Morabito autore, finora, solo del film documentario “Anarchici a Carrara” del 2007, questo “Venditore di medicine” è sicuramente un ottimo film perché tratta un tema scottante come quello dell’abuso delle prescrizioni da parte di alcuni medici di base e pone l’accento su uno spaccato della società attuale ed in particolare sul business dei medicinali e del loro mondo.
Forse il film non sarà piaciuto ad alcuni medici o ai rappresentati di medicine che non ne escono affatto bene, ma il film indubbiamente mischia in maniera sapiente la crisi attuale , la necessità di avere un lavoro, il giro di affari che ruota attorno alle case farmaceutiche e i medici compiacenti.
Strepitosa l’interpretazione dell’attore principale, il 40enne romano Claudio Santamaria (Diaz, i primi della lista, gli sfiorati e tantissimi altri) che dimostra come gli attori italiani sappiano recitare e forse meglio di tanti mostri sacri di Hollywood.
La sua interpretazione è impeccabile e fatta soprattutto di mimica e di espressioni più che di parole.
Sempre serio e preoccupato riesce a rendere benissimo le ansie e le preoccupazioni di un qualsiasi lavoratore dipendente alle prese con una crisi strisciante che mette a rischio il proprio lavoro ed obbliga spesso le persone ad essere senza scrupoli.
Tra le parti di secondo piano meritano di essere segnalate l’interpretazione di Isabella Ferrari, implacabile capo del venditore di medicine e in un piccola parte ma significativa, il giornalista Marco Travaglio, semplicemente perfetto nel grande professore.
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filippo catani
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lunedì 29 dicembre 2014
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uno spaccato duro da digerire
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Un informatore farmaceutico cerca di fare di tutto per non essere licenziato e per farlo ricorre ad ogni stratagemma fin quando tutti i nodi verranno al pettine.
La pellicola getta una luce oscura sul mondo della medicina italiano e soprattutto sulle tante troppe connivenze che ci sono tra medici e aziende farmaceutiche. In cambio di prescrizioni gonfiate ecco arrivare regali di ogni tipo dal computer portatile fino a convegni che in realtà non esistono e si trasformano in occasione di vacanza e non solo. Il protagonista della vicenda è disposto a tutto pur di mantenere il posto e lo status sociale raggiunto e per questo è disposto a sacrificare tutto e tutti. Bene il cast con la Ferrari gelida e cinica con i suoi sottoposti quanto fragile davanti ai capi d'azienda a causa del suicidio di un collega.
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Un informatore farmaceutico cerca di fare di tutto per non essere licenziato e per farlo ricorre ad ogni stratagemma fin quando tutti i nodi verranno al pettine.
La pellicola getta una luce oscura sul mondo della medicina italiano e soprattutto sulle tante troppe connivenze che ci sono tra medici e aziende farmaceutiche. In cambio di prescrizioni gonfiate ecco arrivare regali di ogni tipo dal computer portatile fino a convegni che in realtà non esistono e si trasformano in occasione di vacanza e non solo. Il protagonista della vicenda è disposto a tutto pur di mantenere il posto e lo status sociale raggiunto e per questo è disposto a sacrificare tutto e tutti. Bene il cast con la Ferrari gelida e cinica con i suoi sottoposti quanto fragile davanti ai capi d'azienda a causa del suicidio di un collega. Se la cava bene Santamaria così come un inedito Travaglio. Ecco forse l'unico appunto che si potrebbe fare è forse nell'esagerazione della vicenda che può essere inserita all'interno di una voluta iperbole ma che toglie un po' di realismo alla sceneggiatura.
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rambaldomelandri
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domenica 27 dicembre 2015
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a qualunque costo
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La prima impressione dopo aver visto il film, scelto alla cieca durante le feste di Natale in uno degli ultimi videonoleggi rimasti, è stata la sorpresa per non averne saputo niente prima. Per non aver letto alcuna recensione al tempo della sua uscita, ma soprattutto per la mancanza di un dibattito sugli argomenti trattati.
Argomenti scabrosi e universali, raccontati attraverso il progressivo sfrangiarsi della vita di un uomo che va alla deriva nel suo lavoro e nel suo rapporto di coppia. "Informatore medico-scientifico" è colui che, lavorando per una casa farmaceutica, è incaricato di far conoscere i relativi prodotti al principale veicolo di promozione degli stessi: il medico di medicina generale.
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La prima impressione dopo aver visto il film, scelto alla cieca durante le feste di Natale in uno degli ultimi videonoleggi rimasti, è stata la sorpresa per non averne saputo niente prima. Per non aver letto alcuna recensione al tempo della sua uscita, ma soprattutto per la mancanza di un dibattito sugli argomenti trattati.
Argomenti scabrosi e universali, raccontati attraverso il progressivo sfrangiarsi della vita di un uomo che va alla deriva nel suo lavoro e nel suo rapporto di coppia. "Informatore medico-scientifico" è colui che, lavorando per una casa farmaceutica, è incaricato di far conoscere i relativi prodotti al principale veicolo di promozione degli stessi: il medico di medicina generale. Questo è il mestiere che il protagonista, Bruno, interpreta come un mezzo per emergere all'interno della Zafer -la sua azienda- a qualsiasi costo, coccolandosi i medici con cui è in contatto da tempo, consapevole della tariffa di ognuno. A chi regala un tablet, a chi un convegno a Phuket, a chi semplicemente offre una cena. Ma tutti si impegnano a "spingere" i suoi prodotti, e non importa che il principio attivo si trovi anche nei generici, o che esistano studi che documentano effetti collaterali pericolosi.
Il film si apre con la sua capoarea che spiega a tutti i venditori che il ritorno per l'azienda deve essere di 11 a 1. Un regalo del valore di 2.000 euro fatto a un medico deve generare da parte di questi prescrizioni per un controvalore almeno di 22.000 euro. Chi rimane sotto questa soglia viene espulso dall'azienda, come accade a un collega di Bruno, che si uccide nel parcheggio. Non un grido da parte dei colleghi che accorrono dopo lo sparo; né un cenno nelle giornate successive, fatte di continue pressioni da parte dell'azienda e visite a vari medici che accettano come assodata e ineludibile la scelta di prescrivere farmaci non necessari pur di incassare gli incentivi della Zafer. Soltanto un giovane medico, che ha ereditato 1.500 pazienti e per questo costituisce una preda altamente appetibile, resiste alle sue lusinghe, arrivando a denunciarlo per comparaggio quando Bruno supera la soglia dell'ammiccamento e del non detto per provare apertamente a corromperlo. Mentre Bruno affonda nelle sabbie mobili di scelte professionali arbitrarie, deve affrontare anche il desiderio di maternità della moglie, sempre più potente con lo scorrere delle lancette dell'orologio biologico, e non troverà altra soluzione che somministrarle di nascosto pillole anticoncezionali che le provocheranno un collasso, facendo emergere così il suo tradimento.
Non è semplice scrivere di un film di denuncia come questo, inserito in uno dei filoni storicamente più prolifici del cinema italiano, per la difficoltà di scindere il significante (il piano dell'espressione) dal significato (il piano del contenuto). Denuncia meritoria, che recensioni piccate ritengono tardiva (il comparaggio da qualche anno è diventato reato), o peggio falsa. In realtà la capacità del regista, al di là della magistrale direzione degli attori (Claudio Santamaria ed Evita Ciri su tutti), è proprio quella di rappresentare un mondo imperfetto in cui lo scivolamento verso la deriva etica lavorativa si sovrappone alla scelta di negare alla moglie una possibile maternità nel modo più scorretto. Non sono i simboli del successo a testimoniare la perdita della propria dignità, quanto le azioni di ogni giorno, che da dilemmi morali si trasformano lentamente in scelte ordinarie.
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rambaldomelandri
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lunedì 28 dicembre 2015
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a qualunque costo
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La prima impressione dopo aver visto il film, scelto alla cieca durante le feste di Natale in uno degli ultimi videonoleggi rimasti, è stata la sorpresa per non averne saputo niente prima: sia per non aver letto alcuna recensione al tempo della sua uscita, sia soprattutto per la mancanza di un dibattito sugli argomenti trattati. Argomenti scabrosi e universali, raccontati attraverso il progressivo sfrangiarsi della vita di un uomo che va alla deriva nel suo lavoro e nel suo rapporto di coppia.
"Informatore medico-scientifico" è colui che, lavorando per una casa farmaceutica, è incaricato di far conoscere i prodotti al principale veicolo di promozione degli stessi: il medico di famiglia.
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La prima impressione dopo aver visto il film, scelto alla cieca durante le feste di Natale in uno degli ultimi videonoleggi rimasti, è stata la sorpresa per non averne saputo niente prima: sia per non aver letto alcuna recensione al tempo della sua uscita, sia soprattutto per la mancanza di un dibattito sugli argomenti trattati. Argomenti scabrosi e universali, raccontati attraverso il progressivo sfrangiarsi della vita di un uomo che va alla deriva nel suo lavoro e nel suo rapporto di coppia.
"Informatore medico-scientifico" è colui che, lavorando per una casa farmaceutica, è incaricato di far conoscere i prodotti al principale veicolo di promozione degli stessi: il medico di famiglia. Questo è il mestiere che il protagonista, Bruno, interpreta come un mezzo per emergere all'interno della Zafer -la sua azienda- a qualsiasi costo, coccolandosi quotidianamente i medici che conosce da tempo, consapevole del costo della dignità di ciascuno di essi: a qualcuno regala un tablet, ad altri propone un convegno a Phuket, ad altri ancora offre solamente una cena. Ma tutti si impegnano a "spingere" i suoi prodotti, e non importa che il principio attivo si trovi anche nei generici, o che esistano studi che documentano effetti collaterali pericolosi.
Il film si apre con la scena in cui la sua capoarea spiega a tutti i venditori che il ritorno per l'azienda deve essere di 11 a 1: un regalo del valore di 2.000 euro fatto a un medico deve generare da parte di questi prescrizioni per un controvalore almeno di 22.000 euro. Chi rimane sotto questa soglia viene espulso dall'azienda, come accade a un collega di Bruno, che si uccide nel parcheggio. Non un grido da parte dei colleghi che accorrono dopo lo sparo; né un cenno nelle giornate successive, fatte di continue pressioni da parte dell'azienda e visite a vari medici che accettano come assodata e ineludibile la scelta di prescrivere farmaci non necessari pur di incassare gli incentivi della Zafer. Soltanto un giovane medico, che ha ereditato 1.500 pazienti e per questo costituisce una preda altamente appetibile, resiste alle sue lusinghe, arrivando a denunciarlo per comparaggio quando il protagonista supera la soglia dell'ammiccamento per provare apertamente a corromperlo. Mentre Bruno affonda nelle sabbie mobili di scelte professionali arbitrarie, deve affrontare anche il desiderio di maternità della moglie, sempre più potente con lo scorrere delle lancette dell'orologio biologico, e non troverà altra soluzione che somministrarle di nascosto pillole anticoncezionali che le provocheranno un collasso e faranno emergere quanto accaduto.
Non è semplice scrivere di un film di denuncia come questo, inserito in uno dei filoni storicamente più prolifici del cinema italiano, per la difficoltà di scindere il significante (il piano dell'espressione) dal significato (il piano del contenuto). Denuncia meritoria, che recensioni piccate ritengono tardiva (il comparaggio da qualche anno è diventato reato), o peggio falsa. In realtà la capacità del regista, al di là della magistrale direzione degli attori (Claudio Santamaria ed Evita Ciri su tutti) e di qualche schemtismo narrativo forse eccessivo, è proprio quella di rappresentare un mondo chiuso, autoreferenziale, in cui lo scivolamento verso la deriva etica lavorativa si sovrappone alla scelta di negare alla moglie la maternità nel modo più scorretto. Non sono i simboli del successo a testimoniare la perdita della propria dignità, quanto le azioni di ogni giorno, che da dilemmi morali si trasformano lentamente in scelte ordinarie.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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capitalismo e salute
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Bruno lavora come informatore farmaceutico per un'azienda di medicine, la Zafer. Ad alcuni clienti offre gadget e veri e propri regali, che vanno dai pranzi ai cellulari, fino a sponsorizzazioni per partecipare a congressi medici all'estero.
Pur di non perdere il posto di lavoro, Bruno, che per la pressione sta assumendo anche farmaci ansiolitici, chiede a Giovanna di affidargli un compito più impegnativo, uno "squalo", ovvero un grosso cliente che di solito tratta solo con le alte sfere della casa farmaceutica.
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Bruno lavora come informatore farmaceutico per un'azienda di medicine, la Zafer. Ad alcuni clienti offre gadget e veri e propri regali, che vanno dai pranzi ai cellulari, fino a sponsorizzazioni per partecipare a congressi medici all'estero.
Pur di non perdere il posto di lavoro, Bruno, che per la pressione sta assumendo anche farmaci ansiolitici, chiede a Giovanna di affidargli un compito più impegnativo, uno "squalo", ovvero un grosso cliente che di solito tratta solo con le alte sfere della casa farmaceutica.
Il film racconta bene l'ambiente del commercio, spietato e scorretto, che porta le persone ad agire con cinismo per sopravvivere in un ambiente competitivo. Ma l'analisi si fa ancora più allarmante in quanto si sta parlando di medicinali, dove le spietate regole del mercato non dovrebbero esistere. Il personaggio di Mastrandrea rappresenta perfettamente un uomo che ha sposato perfettamente questo cinismo, mettendo in secondo piano amore, amici e salute (prende infatti degli ansiolitici per tirare avanti).
La regia di Morabito si muove sinuosamente in un ambiente poco conosciuto e lo racconta senza fronzoli, sottolineando così la gravità di un problema perfettamente radicato e difficilmente risolvibile. Curioso il piccolo ruolo di Marco Travaglio, consigliato al regista da Isabella Ferrari, con cui il giornalista porta in giro i suoi spettacoli.
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gianleo67
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martedì 25 luglio 2017
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la doppia impossibilità di un piazzista di farmaci
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Informatore farmaceutico giovane e spregiudicato, Bruno cerca di sopravvivere in un sistema dove corruzione e illegalità uniscono a doppio filo industria, professioni e mondo accademico in un inestricabile dedalo di interessi e connivenze.
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Informatore farmaceutico giovane e spregiudicato, Bruno cerca di sopravvivere in un sistema dove corruzione e illegalità uniscono a doppio filo industria, professioni e mondo accademico in un inestricabile dedalo di interessi e connivenze. Messo sotto pressione dalla sua azienda ed assillato dal desiderio di maternità della consorte, si propone per un salto di livello che rischia di compromettere definitivamente la sua carriera.
La risposta italiana ad Insider - Dietro la verità, è un dramma didascalico dal registro thriller e dalle atmosfere cupe che innesta la discesa agli inferi di un manovale dell'intrallazzo farmaceutico nell'impietoso spaccato di un sistema corruttivo in cui l'avidità e l'interesse personale rischiano di compromettere non solo la salute di pazienti incolpevoli ma anche la natura più intima delle relazioni umane. Forte di una tradizione cinematografica che ha sempre guardato con sconsolato disincanto alle degenerazioni di un costume nazionale declinato secondo le peculiari dinamiche del settore di interesse (da Impiegati per l'ambiente dei travet a Ultimo minuto per quello del calcio secondo Pupi Avati; da Il Portaborse per la politica corsara ad Apnea per l'industria venefica sotto l'egida di Nanni Moretti), Morabito ricapitola tutti i guasti di un sistema economico che combina ricatto occupazionale e ingordigia professionale, trust industriali e baronati accademici, prestigio sociale e compromesso familiare, calcando però troppo la mano sul versante di una ricostruzione romanzesca di calcolato squallore umano (pure il medico con l'assillo onanistico) o di improbabili sussulti etici (il dottorino incorruttibile) e finendo per cacciarsi nel cul de sac di un film a tesi che è distante dalla realtà quanto può esserlo una visione del tutto opposta.
Se il meccanismo della trappola per topi in cui è ingabbiato il protagonista si avvale di una buona scrittura che non manca però di concessioni alla retorica (un Savonarola con la faccia di Travaglio e qualche sceletro nell'armadietto) e di qualche passaggio a vuoto (l'amico cavia aiutato per la coscienza), la messa in scena si riscatta meglio nelle atmosfere livide di una capitale del malaffare inquadrata tra soggettive e camere a mano e nel crescendo di una tensione che si gioca sul doppio binario dell'escalation professionale e della tenzone familiare. Insomma il farmaco come metafora di un inquinamento della vita pubblica che finisce per avvelenare perfino i più intimi rapporti coniugali, regge bene nell'impronta personale di un regista che non sarà un maestro del brivido cispadano, ma che si tiene fortunatamente lontano dalla insostenibile leggerezza della fiction nostrana. Prefinale a sorpresa con depistaggio lessicale solo per chi non sa che la corruzione è un reato diverso da quello di estorsione. Ottime tutte le caratterizzazione; bravo Santamaria come commesso venditore che finisce per barattare l'anima con le sue ambizioni e bravissima Isabella Ferrari quale ex reginetta di bellezza che si è riciclata egregiamente come quadro intermedio con i tacchi a spillo e col coltello fra i denti.
Produzione Italo-Svizzera sostenuta da contributi e finanziamenti pubblici, è stato presentato al Festival internazionale del film di Roma 2013 e premiato in Italia e in... Albania.
"Due topi in una gabbia...dentro la gabbia c'è un pezzo di formaggio dove passa la corrente elettrica
...non possono ne' mangiare, ne' non mangiare. La doppia impossibilità.
Finisce che i topi impazziscono e cercano di mangiarsi l'uno con l'altro."
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giacomosalvatori
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martedì 13 maggio 2014
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incredibilmente brutto sotto ogni punto di vista
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Nessuna recensione pare cogliere il vero punto di questo film: la sua qualità assolutamente inaccettabile. È insufficiente in tutti i campi in cui una produzione può essere carente: una sceneggiatura scombinata e poco credibile tiene le fila di un'esperienza cinematografica dell'orrore, che si apre con l'istrionica e difficile scena iniziale, concepita per dare un forte shock emotivo e catturare l'attenzione dello spettatore (proposito che soccombe istantaneamente sotto i colpi della performance completamente inadeguata di Isabella Ferrari); fino a chiudersi con l'epilogo "emozionale" ed amaro della passeggiata priva di pathos in grigi corridoi non meglio identificati. Senza ritmo, senza simmetria nelle inquadrature, senza musica, senza senso.
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Nessuna recensione pare cogliere il vero punto di questo film: la sua qualità assolutamente inaccettabile. È insufficiente in tutti i campi in cui una produzione può essere carente: una sceneggiatura scombinata e poco credibile tiene le fila di un'esperienza cinematografica dell'orrore, che si apre con l'istrionica e difficile scena iniziale, concepita per dare un forte shock emotivo e catturare l'attenzione dello spettatore (proposito che soccombe istantaneamente sotto i colpi della performance completamente inadeguata di Isabella Ferrari); fino a chiudersi con l'epilogo "emozionale" ed amaro della passeggiata priva di pathos in grigi corridoi non meglio identificati. Senza ritmo, senza simmetria nelle inquadrature, senza musica, senza senso. Il tutto è corredato da: dialoghi noiosi e scialbi, attori poco convinti, fotografia da smartphone di vecchia generazione, lunghissime scene di parcheggio, scene con fortissimi "accenti" musicali in stile thriller alternate ad altre con rumori di sottofondo, riprese con steadycam alternate ad altre intenzionalmente tremebonde (nonostante ritraggano, ad esempio, i coniugi immobili a tavola).
La presunzione del regista è palpabile in ogni momento: l'intenzione è di realizzare una sorta di capolavoro del cinema verità, in cui gli attori sono sempre al centro della scena (nonostante la loro evidente inadeguatezza che richiederebbe un minimo di dissimulazione), con soluzioni registiche pretenziosamente ricercate (inquadrature spezzate da infissi, piani sequenza che terminano all'improvviso, la già citata alternanza casuale di accenti musicali e silenzi) che però risultano in un'accozzaglia di tentativi scollegati, e finiscono per infastidire lo spettatore.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, il tentativo di affiancare al dramma professionale (permanente, senza capo né coda), ben due drammi personali (l'amico morente in seguito a sperimentazioni mediche e la moglie che, in modo piuttosto aggressivo, vuole un figlio) appare ancora una volta forzato e poco credibile.
Ciliegina sulla torta, un'apparizione a ciel sereno di Marco Travaglio che, pur risultando tutto sommato compatibile col personaggio, non riesce a nascondere la sua scarsa confidenza col grande schermo e strappa qualche risolino di troppo in sala.
In conclusione, nonostante le buone intenzioni di un progetto che sulla carta potrebbe anche avere un motivo di esistere, in quanto innova il rapporto tra cinema di denuncia e thriller, il dilettantismo dilaga in tutte le fasi della realizzazione, e trasforma una serata al cinema in un'autentica sofferenza. Sconsigliato nel modo più assoluto.
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benessere
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sabato 3 maggio 2014
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una falsa realta'
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Lontani dalla tradizione del film di denuncia, la storia narrata da Morabito ha degli elementi troppo banali e scontati.
Ricca di preconcetti e pregiudizi descrive senza conoscere nella realta' la complessita' della filiera farmaceutica che produce prodotti per la salute e il benessere di ciascuno di noi e utilizzati in scienza e coscienza da operatori sanitari che si dedicano con passione al loro lavoro quotidiano.
Molte sono le professionalita' coinvolte nella ricerca ,nella produzione e comunicazione scientifica e promozione del farmaco. il fenomeno del comparaggio e' legato a vicende
degli anni 80 (siamo un po' in ritardo nella denuncia del fenomeno).
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Lontani dalla tradizione del film di denuncia, la storia narrata da Morabito ha degli elementi troppo banali e scontati.
Ricca di preconcetti e pregiudizi descrive senza conoscere nella realta' la complessita' della filiera farmaceutica che produce prodotti per la salute e il benessere di ciascuno di noi e utilizzati in scienza e coscienza da operatori sanitari che si dedicano con passione al loro lavoro quotidiano.
Molte sono le professionalita' coinvolte nella ricerca ,nella produzione e comunicazione scientifica e promozione del farmaco. il fenomeno del comparaggio e' legato a vicende
degli anni 80 (siamo un po' in ritardo nella denuncia del fenomeno). Attualmente ci sono protocolli e parametri legislativi rinnovati e severi per chi a tutti i livelli aziendali e medici compia questi reati ,gli organismi di controllo sono statali ed europei ed e' giusto che aumentino sempre piu' i controlli con le pene e le sanzioni severeche la legge prevede.
Ma l'elemento debole e' soprattutto il disfattismo espresso contro tutto e contro tutti che non a caso nasce in questo periodo di antipolitica e di facile populismo.
Non si accenna minimamente alle difficolta' reali occupazionali di questo settore industriale ai suoi costi che non producono sufficientemente ricerca e che annullano da molti anni decine di migliaia di posti di lavoro.Inoltre le difficolta' per un giovane medico del suo ingresso nel mondo del lavoro perche' non c'e' da tempo turnover o di chi lavora con responsabilita' e impegno in ospedale come medico o infermiere senza sosta e in condizioni di carenza di personale perenne.Non serve questo malevolo disfattismo produce solo storie anacronistiche irreali e un po' grigie.Ci sono tanti spunti per scrivere in questo settore narrazioni relistiche e colorate anche se problematiche.
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[+] ma sei...
(di brian77)
[ - ] ma sei...
[+] tanti paroloni....
(di gradisca)
[ - ] tanti paroloni....
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