killbillvol2
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venerdì 14 giugno 2013
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the perks of being a wallflower
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Dopo tredici anni dall'uscita nelle librerie del libro di Chbosky, lo stesso ha deciso di sceneggiare e portare sullo schermo le sue parole. La cosa poteva risultare sfavorevole, come ci ha dimostrato il triste adattamento televisivo di Shining scritto dallo stesso King, ma per fortuna non è stato così. Anzi. E' facile catalogare questo film come un semplice teen-movie, perché non lo è. E' molto di più. Affronta tematiche disparate (il primo amore, l'omofobia, traumi infantili) dando ad ognuna di esse i giusto spazio in un ora e mezzo di film. Il risultato? Guardando le recenti commedie che popolano le nostre sale, questa è di gran lunga la migliore.
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Dopo tredici anni dall'uscita nelle librerie del libro di Chbosky, lo stesso ha deciso di sceneggiare e portare sullo schermo le sue parole. La cosa poteva risultare sfavorevole, come ci ha dimostrato il triste adattamento televisivo di Shining scritto dallo stesso King, ma per fortuna non è stato così. Anzi. E' facile catalogare questo film come un semplice teen-movie, perché non lo è. E' molto di più. Affronta tematiche disparate (il primo amore, l'omofobia, traumi infantili) dando ad ognuna di esse i giusto spazio in un ora e mezzo di film. Il risultato? Guardando le recenti commedie che popolano le nostre sale, questa è di gran lunga la migliore. Superiore anche a quel Lato Positivo che ha tanto spopolato all'estero. Non è migliore del film di Russel sul piano tecnico e registico, ma sono quasi certo che negli anni futuri sarà questo Ragazzo da Parete a rimanerci nel cuore. Chbosky ci immerge nell'inizio degli anni Novanta, facendoci (ri)scoprire vecchi brani (si va dagli Smiths a David Bowie), con un poco di nostalgia...quel che basta. Tra il trio protagonista spicca Ezra Miller, visto recentemente in We Need to Talk About Kevin, che riesce a esprimere tutte le sfaccettature di un personaggio che al primo impatto risulta semplice, ma (come dimostra la seconda parte) semplice non è. Emma Watson, bella e brava, abbandona una volta per tutte i panni della studentessa modello Hermione Granger, per diventare una ragazza spossata che ha bisogno di una matricola per passare i test d'ingresso dell'Università. Mentre il ventenne Logan Lerman è "ringiovanito" di sei anni per interpretare il personaggio di Charlie, tanto impacciato quanto tormentato e simpatico. L'unica pecca è la regia che, a parte il finale dell'esaurimento nervoso del protagonista, non ha lampi di genio o inquadrature studiate. E' una regia normale, secondo i canoni, Chbosky si limita a raccontare la storia, la sua storia, senza sgarrare. E' un piccolo film divertente, che scalda il cuore e mette di buon umore. Un plauso va fatto (per una volta è così) ai traduttori italiani: il titolo originale (I vantaggi di essere un fiore da parete - il protagonista viene definito Ragazzo da Parete) risulta inferiore a quello italiano che è anche più azzeccato e coerente col tono dell'intero film.
VOTO REALE: 3 E MEZZO SU CINQUE.
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alessia95
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lunedì 10 giugno 2013
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emozione indescrivibile.
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Non so voi, ma io quando sono uscita dalla sala cinematografica non ho fatto altro che piangere. Non so se per felicità, visto che Charlie (Logan Lerman) aveva rivisto i suoi due amici, o per tristezza, per quanto riguarda la cruda storia e il problema che affigge Charlie. Forse un misto...
Per gli animi sensibili credo che che questo film lasci un sacco di emozioni dentro... indescrivibili...
Tristezza; Solitudine; Timidezza; Amicizia; Felicità; Amore..... Queste sono tutte emozioni che ci rendono: infinito.
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zummone
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mercoledì 29 maggio 2013
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tenerezza adolescenziale e profondità
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Vale la pena, qualche volta, andare al cinema per concedersi un piccolo film, che ci riconcilia con noi stessi. E' il caso di "Noi siamo infinito", pellicola diretta da Stephen Chbosky, che l'ha sceneggiata da un suo romanzo. Nei primi anni '90, a Pittsburgh, Charlie è un adolescente timido e impacciato, che legge molto e parla poco: comincia, con molte ansie, il primo anno di liceo, sperando di farsi degli amici.
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Vale la pena, qualche volta, andare al cinema per concedersi un piccolo film, che ci riconcilia con noi stessi. E' il caso di "Noi siamo infinito", pellicola diretta da Stephen Chbosky, che l'ha sceneggiata da un suo romanzo. Nei primi anni '90, a Pittsburgh, Charlie è un adolescente timido e impacciato, che legge molto e parla poco: comincia, con molte ansie, il primo anno di liceo, sperando di farsi degli amici. Alle spalle una famiglia un po' distratta, un trauma recente (il suicidio del suo migliore amico) e un ricordo ossessivo: la zia, morta che lui era piccolo, e il loro rapporto speciale.
Charlie, inquieto e sognatore, intelligente e malinconico, si lega ai fratellastri Patrick e Sam, all'ultimo anno di scuola: lui, omosessuale un po' dandy, un po' sornione; lei bella e tormentata. I tre, nell'affrontare le gioie e i dolori, nella propria spinta vitalistica e appassionata (la scena conclusiva, che dà il titolo italiano al film, è la metafora della storia) verso la vita, sono il ritratto di una generazione passata, ma non troppo lontana. Con leloro audiocassette e la musica anni '70 (bellissima la colonna sonora), con le contraddizioni tipiche di chi ha meno di vent'anni ed è spaventato dal futuro, con le frustrazioni e le speranze sentimentali, proprie di quell'età."Accettiamo l'amore che pensiamo di meritare" è la bella battuta che dice il professore di letteratura (Paul Rudd, bravo e sotto le righe), al giovane Charlie, che gli chiede dell'amore non corrisposto o, ai nostri occhi, ingiusto.
Ora tenero, ora malinconico, con un'ironia sottile e priva di volgarità (imperdibile l'omaggio a "The Rocky horror picture show"), con un terzetto di giovani interpreti notevole, "Noi siamo infinito" è un film che merita di essere visto. Per il gusto della nostalgia e il fascino senza tempo dell'adolescenza. E pazienza i premi e i tappeti rossi, di stanotte a Hollywood. Anche senza gli Oscar, si può raccontare una storia bella.
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cenox
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martedì 21 maggio 2013
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adolescenza problematica e bullismo
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Charlie (Lerman), è un ragazzo che inizia le scuole superiori, fra mille paure e tensioni, perchè non ha amici al suo fianco, e sicuramente essere piuttosto introverso, non lo aiuta nell'inserirsi o a rendersi simpatico davanti agli altri. Fortunatamente farà la conoscenza di due fratellastri all'ultimo anno di scuola prima del diploma: Patrick e Sam. Saranno fondamentali nella sua crescita e per riuscire finalmente a vivere senza troppe apprensioni e in maniera felice, riuscendo a contrastare la sua malattia, che lo porta ad avere allucinazioni e momenti di puro black out mentale. Charlie arriverà alla fine dell'anno con tante speranze ed almeno una sicurezza: avere trovato finalmente due veri amici con la M maiuscola.
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Charlie (Lerman), è un ragazzo che inizia le scuole superiori, fra mille paure e tensioni, perchè non ha amici al suo fianco, e sicuramente essere piuttosto introverso, non lo aiuta nell'inserirsi o a rendersi simpatico davanti agli altri. Fortunatamente farà la conoscenza di due fratellastri all'ultimo anno di scuola prima del diploma: Patrick e Sam. Saranno fondamentali nella sua crescita e per riuscire finalmente a vivere senza troppe apprensioni e in maniera felice, riuscendo a contrastare la sua malattia, che lo porta ad avere allucinazioni e momenti di puro black out mentale. Charlie arriverà alla fine dell'anno con tante speranze ed almeno una sicurezza: avere trovato finalmente due veri amici con la M maiuscola.
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miawallace93
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lunedì 29 aprile 2013
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scontato
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astromelia
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venerdì 22 marzo 2013
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on the road and c.
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sul filone adolescenziale ennesima pellicola under 18,l'ho trovato tedioso e soporifero,lento e aggrovigliato su se stesso.
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dani fede
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mercoledì 20 marzo 2013
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ognuno ha l'amore che si merita
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l'adolescenza il periodo più bello e nello stesso tempo più brutto, che viene vissuto..gli anni 90, la musica che ha segnato la storia,la ricerca di se stessi. questi sono gli ingredienti che rendono un film davvero da gustare e condividere!!
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johnny1988
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mercoledì 20 marzo 2013
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il vantaggio di essere un fiore da parete
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Noi Siamo Infinito è uno di quei rarissimi titoli tradotti da chi il mestiere lo sa fare, proprio perché Perks of Being a Wallflower rispecchia l'isolamento di un adolescente in cui ogni giovane o ogni adulto può riconoscere una fase della propria vita. Charlie è un sedicenne timido e molto sensibile che vorrebbe costruirsi delle amicizie a scuola e riesce, con sua sorpresa, a conquistare la simpatia di una coppia nello stesso istituto. Il ragazzo è così carico di un desiderio di riscatto che come un fiore dipinto fra tanti su una carta da parati riesce a scollarsi dal muro. L'effetto è un salto quasi eroico, soprattutto per il peso di un trauma che il giovane si trascina dietro. “Eroici” sono anche i nuovi amici del liceo che, come in una fiaba che si rispetti, offrono a Charlie un'inattesa possibilità di rivincita.
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Noi Siamo Infinito è uno di quei rarissimi titoli tradotti da chi il mestiere lo sa fare, proprio perché Perks of Being a Wallflower rispecchia l'isolamento di un adolescente in cui ogni giovane o ogni adulto può riconoscere una fase della propria vita. Charlie è un sedicenne timido e molto sensibile che vorrebbe costruirsi delle amicizie a scuola e riesce, con sua sorpresa, a conquistare la simpatia di una coppia nello stesso istituto. Il ragazzo è così carico di un desiderio di riscatto che come un fiore dipinto fra tanti su una carta da parati riesce a scollarsi dal muro. L'effetto è un salto quasi eroico, soprattutto per il peso di un trauma che il giovane si trascina dietro. “Eroici” sono anche i nuovi amici del liceo che, come in una fiaba che si rispetti, offrono a Charlie un'inattesa possibilità di rivincita. Gran terzetto di interpreti, fra cui spiccano un Logan Lerman in stato di grazia e un'Emma Watson che smette la casacca di Hogwarts per indossare la stoffa della vera attrice. Malgrado la confezione sia più diretta a chi il cinema lo guarda più per diletto che per passione e Stephen Chbosky sia più un autore da romanzo epistolare (suo è il bestseller omonimo uscito 13 anni fa) che un autore di cinema, non c'è la presunzione ruffiana tipica del prodotto televisivo di conquistarsi solo lo spettatore, c'è invece una forte aderenza ai personaggi e una sensibilità narrativa che si fa vera attraverso i pensieri, le musiche (dagli Smiths ai New Order), i mitici anni '90 e le lettere di Chris. “Perks of Being a Wallfower” è un segno di affetto e di comprensione verso una fascia giovanile instabile, ma forte, e “Noi siamo Infinito” è la cosiddetta, luce che si intravede fuori dal tunnel. “Heroes” di David Bowie vale tutto il film.
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falabba
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martedì 19 marzo 2013
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film per persone sensibili
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Un film secondo me bello per chi ha una buona sensibilità d' animo e per chi ha o ha avuto una timidezza durante la sua crescita d'indivuduo.
Per gli altri sarà visto come un banale e stupido film di 14N.
Educativo secondo me pure dal punto di vista dei genitori,
io lo consiglio quindi .. anche se i miei amici che hanno visto il fil insieme a me mi hanno preso in giro tutto il tempo dicendo che mai deciderò io la scelta della pellicola :-(
vedere per dare ragione a me od a lòro.
Andrea
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catcarlo
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martedì 19 marzo 2013
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noi siamo infinito
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Per un adulto e visto da fuori, ‘Noi siamo infinito’ è un lavoro da prendere con le molle. I film sui liceali sono sempre a rischio di scatenare l'orticaria, basta vedere quelli che ammannisce Italia 1, e il fatto che alla regia ci sia Chbosky che, praticamente all'esordio, segue la sua sceneggiatura tratta da un suo libro, può solo acuire i sospetti. Beh, non è necessario attendere la conclusione dei cento minuti di durata per rendersi conto che, questa volta, i pre-giudizi sono del tutto infondati: la storia dell'introverso Charlie e della sua amicizia con i fratellastri Sam(antha) e Patrick conquista da subito grazie al disegno preciso e delicato dei personaggi e a un ritmo che non viene mai meno pur raccontando un'evoluzione psicologica che si sviluppa attraverso i piccoli fatti di ogni giorno.
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Per un adulto e visto da fuori, ‘Noi siamo infinito’ è un lavoro da prendere con le molle. I film sui liceali sono sempre a rischio di scatenare l'orticaria, basta vedere quelli che ammannisce Italia 1, e il fatto che alla regia ci sia Chbosky che, praticamente all'esordio, segue la sua sceneggiatura tratta da un suo libro, può solo acuire i sospetti. Beh, non è necessario attendere la conclusione dei cento minuti di durata per rendersi conto che, questa volta, i pre-giudizi sono del tutto infondati: la storia dell'introverso Charlie e della sua amicizia con i fratellastri Sam(antha) e Patrick conquista da subito grazie al disegno preciso e delicato dei personaggi e a un ritmo che non viene mai meno pur raccontando un'evoluzione psicologica che si sviluppa attraverso i piccoli fatti di ogni giorno. Tra lezioni, feste da ballo e azzardate reinterpretazioni del ‘Rocky horror picture show’, Chbosky segue con affetto i suoi personaggi che, per un modo o per l'altro, sono figure ai margini del loro piccolo liceo di provincia: per questo, appena arrivato, Charlie si trova subito in sintonia con Sam, che ha fama di ragazza facile con la tendenza a mettersi con l'uomo sbagliato, e Patrick, omosessuale innamorato di uno dei giocatori della squadra di football, che sono invece all'ultimo anno (uno dei pochi difetti del film è che la differenza d'età non si nota e, infatti, Lerman e Miller sono quasi coetanei) e insieme cercano di darsi una mano a superare i rispettivi problemi. Oltre alla naturale ritrosia e a una passione per i libri alimentata dal professor Anderson (immancabile ‘Il giovane Holden’), il protagonista si porta a spasso anche un trauma infantile: il rapporto con la zia Helen è un po' pretestuoso in verità, tanto che la sua assenza avrebbe reso più omogeneo il racconto, ma viene utilizzato come catalizzatore della crisi che, dopo lo spavento, aiuta tutti quanti a crescere, adulti (forse) compresi. Con tali premesse, è quasi superfluo sottolineare come tutto il film sia permeato di una diffusa tristezza, che è del resto una caratteristica costante nelle migliori opere legate all'adolescenza: risulta perciò assai azzeccato che la prima svolta nel racconto sia legata ad ‘Asleep’ degli Smiths, le cui splendide perle pop sono immancabilmente immerse nella malinconia che evoca gli ‘anni importanti’ della crescita. Del resto, tutta la colonna sonora è molto ben curata, inanellando una serie di brani per la maggior parte di provenienza ‘indie’ come quelli che i ragazzi si scambiano con insistenza su cassetta (l'ambientazione è all'inizio degli anni Novanta): ci sono la contagiosa ‘Come on Eileen’, gli Xtc – in principio sorge un sospetto di anglofilia poi dissipato – i Pavement, i Cracker e altri che elencare sarebbe troppo lungo, ma tra i quali trova posto persino Joey Ramone alle prese con la spectoriana ‘Christmas (Baby please come home)’. Si riesce così anche ad accettare che, in quel periodo, dei diciottenni appassionati di musica non conoscessero ‘Heroes’ di David Bowie, canzone che, da parte sua, conferma ancora una volta la fascinosa cinematograficità nelle belle scene del tunnel. Queste ultime sono le uniche costruite allo scopo di aggiungere pathos al momento, mentre il resto del film si mantiene allineato alla semplicità delle situazioni in modo ammirevole, caratteristica che, assieme a una fotografia che predilige i toni caldi, amplifica l'empatia dello spettatore: il resto lo fanno gli interpreti, con i maschietti che forse si fanno preferire trascinati dal faccino pulito del bravo Lerman e al più problematico Patrick di Miller, ma anche con una Emma Watson capace di regalare a Sam le giuste sfumature a testimonianza che forse c’è vita oltre Hermione Granger.
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