luca scial�
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sabato 30 giugno 2012
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il becero razzismo tra ironia e drammaticità
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Jackson, Mississippi. Inizio degli Anni Sessanta. Skeeter si è appena laureata e come primo impiego riesce ad ottenere un contratto per un giornale locale, dove cura una banale rubrica sull'economia domestica. E' circondata però dal becero razzismo dell'epoca, aggravato dall'ipocrisia dei benpensanti. Così decide di scrivere un libro che raccolga le testimonianze delle cameriere nere maltrattate dalle proprie padroni. La missione certo non è facile, ma mantenendo il loro anonimato, riesce ad ottenere man mano la loro fiducia, la quale accresce in loro assieme alla rabbia per i torti subiti.
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Jackson, Mississippi. Inizio degli Anni Sessanta. Skeeter si è appena laureata e come primo impiego riesce ad ottenere un contratto per un giornale locale, dove cura una banale rubrica sull'economia domestica. E' circondata però dal becero razzismo dell'epoca, aggravato dall'ipocrisia dei benpensanti. Così decide di scrivere un libro che raccolga le testimonianze delle cameriere nere maltrattate dalle proprie padroni. La missione certo non è facile, ma mantenendo il loro anonimato, riesce ad ottenere man mano la loro fiducia, la quale accresce in loro assieme alla rabbia per i torti subiti.
Se è vero che il tema del razzismo e dell'apertheid è stato spesso trattato dal Cinema, questo lungometraggio di Tate Taylor dimostra che margini per parlarne con una certa originalità ci sono ancora. Il regista mixa sapientemente ironia e drammaticità, con tanto di riscatto finale per chi è stato trattato peggio di una bestia solo perché ha il colore della pelle diverso.
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molenga
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lunedì 4 marzo 2013
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lo hanno ucciso
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Mississippi, seconda metà degli anni '60: una ragazza torna laureata dall'università con l'ambizione di lavorare come giornalista e scrittrice e trova un impiego in un giornale locale per rispondere alle domande di problemi domestici delle casalinghe. Decide di farsi aiutare dalla domestica nera di una delle sue amiche; così viene a contatto con un mondo che conosce ma dal quale si è distaccata, quello delle "ladies" degli stati segregazionisti che lasciano crescere i propri figli dalle "mami" di colore ma con loro non vogliono nemmeno condividere il bagno e decide di scrivere qualcosa di più interessante, parlando con la voce delle donne stesse in un libro che verrà pubblicato a new york.
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Mississippi, seconda metà degli anni '60: una ragazza torna laureata dall'università con l'ambizione di lavorare come giornalista e scrittrice e trova un impiego in un giornale locale per rispondere alle domande di problemi domestici delle casalinghe. Decide di farsi aiutare dalla domestica nera di una delle sue amiche; così viene a contatto con un mondo che conosce ma dal quale si è distaccata, quello delle "ladies" degli stati segregazionisti che lasciano crescere i propri figli dalle "mami" di colore ma con loro non vogliono nemmeno condividere il bagno e decide di scrivere qualcosa di più interessante, parlando con la voce delle donne stesse in un libro che verrà pubblicato a new york..
Che bravura nel cast! e che bella storia, interessante e coinvolgente. oscar meritatissimo per ltutte, direi. grande colonna sonora
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edwood87
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giovedì 29 marzo 2012
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chiedo l'aiuto del cinema.
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Ci troviamo nel 1962, in un paesino del sud America, dove Skeeter, una ragazza ventiduenne appena laureata, decide di raccontare la verità sul trattamento riservato alle domestiche di colore da parte delle loro padrone bianche. Già, siamo nel '62, ancora bianchi contro neri penserete!
Perché continuano, in America, a sfornare film su questa tematica?
La rivista Cinematografo ha letteralmente distrutto l'opera del giovane Tate Taylor perché ritenuta una sorta di "deja vu" e poco inerente ai giorni nostri. Abbiamo visto Il colore viola, Malcom X, Glory, A spasso con Daisy e tante altre pellicole riguardo al razzismo.
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Ci troviamo nel 1962, in un paesino del sud America, dove Skeeter, una ragazza ventiduenne appena laureata, decide di raccontare la verità sul trattamento riservato alle domestiche di colore da parte delle loro padrone bianche. Già, siamo nel '62, ancora bianchi contro neri penserete!
Perché continuano, in America, a sfornare film su questa tematica?
La rivista Cinematografo ha letteralmente distrutto l'opera del giovane Tate Taylor perché ritenuta una sorta di "deja vu" e poco inerente ai giorni nostri. Abbiamo visto Il colore viola, Malcom X, Glory, A spasso con Daisy e tante altre pellicole riguardo al razzismo. A mio avviso, questo film si discosta dalle tante opere che hanno trattato la tematica in questione, in quanto, questa volta, sotto i riflettori non vi sono i soliti eroi neri o i tanti fatti di cronaca sentiti e risentiti. Questa volta la luce è puntata su un "semplice" libro. Sì, perché il film non si limita esclusivamente a mostrare le atrocità fatte a queste domestiche, piuttosto scava a fondo e fa emergere il personaggio di Skeeter che, legata alla sua ex domestica, si avvicina alle donne nere stanche di subire logoranti umiliazioni e cercherà di comprendere la verità a riguardo, per poi smascherare i colpevoli. Il film, di conseguenza, non è esclusivamente incentrato sul razzismo, non può essere posto come un'opera passata e sul passato, bisognerebbe piuttosto soffermarsi a riflettere sull'impatto che un romanzo (il film è tratto dal best seller di Kathryn Stockett intitolato proprio "The Help") può riscontrare con il mondo intero. Le storie di Minny e di Aibileen (i nomi delle domestiche con i ruoli di spicco) varcheranno i confini e saranno lette in un primo momento da chi ha osato umiliarle, per poi arrivare davanti ai nostri stessi occhi.
Alla luce di quanto si è discusso, consiglio un film che non solo espone tematiche interessanti e non completamente superate, ma risulta interessante soprattutto perché, come io stesso sto facendo, scrivendo possiamo "aiutarci" a comprendere quanto un libro possa avere un'importanza rilevante oggi.
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julianne
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sabato 7 luglio 2012
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un film allegro e intenso, fresco e profondo
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Nell'America degli anni '60 si snodano le vicende di tre donne dal carattere deciso e dal grande cuore: l'aspirante scrittrice Skeeter (la giovane Emma Stone), e due donne di colore che prestano servizio presso famiglie abbienti e razziste: Aibileen (l'intensa Viola Davis) e Minny (la carismatica Octavia Spencer). In questo clima di sfruttamento e umiliazione per le donne di colore, le intrepide protagoniste decidono di denunciare - in forma anonima - tutte le angherie e i soprusi a cui sono sottoposte. Il vento del cambiamento è ormai giunto e molte altre donne sono disposte a raccontare le loro esperienze, che verranno infine raccolte in un libro impertinentemente veritiero.
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Nell'America degli anni '60 si snodano le vicende di tre donne dal carattere deciso e dal grande cuore: l'aspirante scrittrice Skeeter (la giovane Emma Stone), e due donne di colore che prestano servizio presso famiglie abbienti e razziste: Aibileen (l'intensa Viola Davis) e Minny (la carismatica Octavia Spencer). In questo clima di sfruttamento e umiliazione per le donne di colore, le intrepide protagoniste decidono di denunciare - in forma anonima - tutte le angherie e i soprusi a cui sono sottoposte. Il vento del cambiamento è ormai giunto e molte altre donne sono disposte a raccontare le loro esperienze, che verranno infine raccolte in un libro impertinentemente veritiero.
Un film perfetto in ogni suo dettaglio, in primis la recitazione delle eccezionali protagoniste - da citare ,oltre alle suddette, la giovane Bryce Dallas Howard (figlia di Ron, nda) nei panni di un'insulsa reginetta viziata e razzista, e la simpaticissima, ingenua ed esuberante Jessica Chastain. Ed è sia grazie alle interpreti sia alla sapiente regia di Tate Taylor che l'omonimo romanzo di Kathryn Stockett viene riportato sul grande schermo in tutta la sua efficacia, alternando abilmente momenti di inesprimibile sofferenza a esilaranti scene comiche, senza mai scadere nella demenzialità. A completare il quadro vi sono la la colonna sonora, azzeccatissima, che sembra scandire le vicende del film, i costumi e la fotografia, che ci offrono un'opera frizzante, profonda, irriverente e innovativa, che merita appieno tutti i riconoscimenti ricevuti.
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gabriella
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mercoledì 4 aprile 2012
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grido di libertà
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Mai piangersi addosso, dice Abileen alla piccola Mae mentre cerca di confortarla
e non si piange addosso il regista Tate Taylor che sceglie la strada dell’ironia, così come aveva fatto prima di lui Mialehanu ne “Il concerto” per raccontare scorci di vita drammatici, umilianti,
storie di gente oppressa , paralizzata dal giogo del pregiudizio e dell’ipocrisia, una voce silenziosa sprofondata nel dolore della disuguaglianza. Siamo a Jakson nel Mississippi negli anni 60, cameriere e tate di colore si prendono cura delle belle e ricche case delle ladies bianche, cucinano, lavano, senza però avere il diritto di usare il bagno di casa, allevano con amore i loro figli senza permettersi il lusso di piangere la morte del proprio figlio , o di coltivare il sogno di mandare almeno uno dei loro figli al college.
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Mai piangersi addosso, dice Abileen alla piccola Mae mentre cerca di confortarla
e non si piange addosso il regista Tate Taylor che sceglie la strada dell’ironia, così come aveva fatto prima di lui Mialehanu ne “Il concerto” per raccontare scorci di vita drammatici, umilianti,
storie di gente oppressa , paralizzata dal giogo del pregiudizio e dell’ipocrisia, una voce silenziosa sprofondata nel dolore della disuguaglianza. Siamo a Jakson nel Mississippi negli anni 60, cameriere e tate di colore si prendono cura delle belle e ricche case delle ladies bianche, cucinano, lavano, senza però avere il diritto di usare il bagno di casa, allevano con amore i loro figli senza permettersi il lusso di piangere la morte del proprio figlio , o di coltivare il sogno di mandare almeno uno dei loro figli al college. Skeeter, giovane ragazza bianca tenta di realizzarsi con il lavoro, al contrario delle sue amiche sposate, impegnate in inutili partite a bridge, in circoli femminili di beneficienza, nei loro abiti vaporosi, i capelli stile beehive, i pantaloni dal taglio slim e un grande vuoto interiore. La ragazza è consapevole del turbine del cambiamento in atto, iniziano i movimenti studenteschi, la campagna di Martin Luther King per i diritti civili sta avanzando “ I have a dream” potrebbe veramente trovare radici nella speranza di un domani migliore, così decide di scrivere un libro raccontando le storie della gente nera, far emergere i loro pensieri, troppo a lungo tenuti chiusi a chiave in fondo a un’anima ferita; dapprima con riluttanza, poi con entusiasmo, cominciando da Abileen che farà da apripista si uniranno molte altre donne desiderose di essere sé stesse, di diventare “eredi”di quei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità, sanciti dalla costituzione americana.
Anche Celia, svampita e frizzante con i vistosi capelli ossigenati e le sue aderenti minigonne, ( una magnifica Jessica Chastain, già ammirata con gli occhi straziati della signora O Brien, diretta da Malik), ha abbattuto le barriere razziali, o forse per lei non ci sono mai state, infatti si siede con naturalezza a tavola con Minnie e le medica le ferite causate dalle botte del marito.
Forse come qualcuno ha detto è una storia semplice, più volte trattata dal cinema, però bisogna riconoscere che quando si parla di stupidità e intolleranza umana non si è detto mai abbastanza, infatti, cinquant’anni dopo la gente nera non ha ancora incassato il suo assegno a garantire libertà e giustizia.
Ottima la prova delle attrici, un coro di donne una più brava dell’altra, gradito il cameo di Maggie Smith, ce la ricordiamo ancora ne “Il colore viola”, nella parte della capricciosa miss Millie che prende lezioni di guida da Sophie.
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cenox
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lunedì 23 luglio 2012
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l'inizio della caduta del razzismo
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E' sicuramente vero che ci troviamo di fronte ad un film che fa riflettere, che commuove, che è ben recitato e che dovrebbe essere visto da molte persone, specie quelle che non hanno eliminato, per un motivo o per un altro il razzismo dalla propria mentalità, però è anche vero che questo film specie nella prima metà (lunga ben un'ora e dieci!!) è decisamente troppo lento!! Il film, ambientato in Mississippi negli anni '60, racconta la storia di due cameriere tuttofare di colore, che a quel tempo erano un'indispensabile "oggetto" per tenere pulita la casa, avere qualcosa di cucinato e per crescere i propri figli, poichè l'etichetta dell'alta società ti teneva "impegnato" tutta la giornata.
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E' sicuramente vero che ci troviamo di fronte ad un film che fa riflettere, che commuove, che è ben recitato e che dovrebbe essere visto da molte persone, specie quelle che non hanno eliminato, per un motivo o per un altro il razzismo dalla propria mentalità, però è anche vero che questo film specie nella prima metà (lunga ben un'ora e dieci!!) è decisamente troppo lento!! Il film, ambientato in Mississippi negli anni '60, racconta la storia di due cameriere tuttofare di colore, che a quel tempo erano un'indispensabile "oggetto" per tenere pulita la casa, avere qualcosa di cucinato e per crescere i propri figli, poichè l'etichetta dell'alta società ti teneva "impegnato" tutta la giornata. Ma una giovane giornalista in erba deciderà di raccogliere per la prima volta delle testimonianze anonime di queste persone per capire come poteva essere la vita dal loro punto di vista e riuscire una volta per tutte a distruggere quel cumulo di ipocrisia che a quel tempo era legge.
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paolp78
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martedì 3 maggio 2022
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film di denuncia al femminile
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Seguendo uno schema affermatosi negli ultimi tempi, la pellicola affronta lodevoli tematiche di importante impegno sociale, ricorrendo però ad una narrazione piena di retorica e ad una critica feroce di alcuni aspetti della società del passato, che riproposti oggi e totalmente decontestualizzati appaiono effettivamente intollerabili.
La già vista narrazione della società maschilista e razzista che c’era nel Mississippi negli anni ’60, viene lodevolmente accompagnata in questo caso dalla riuscita descrizione delle dinamiche interne alla benestante comunità bianca, soprattutto quella femminile composta da giovani e meno giovani signore con tanto tempo libero.
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Seguendo uno schema affermatosi negli ultimi tempi, la pellicola affronta lodevoli tematiche di importante impegno sociale, ricorrendo però ad una narrazione piena di retorica e ad una critica feroce di alcuni aspetti della società del passato, che riproposti oggi e totalmente decontestualizzati appaiono effettivamente intollerabili.
La già vista narrazione della società maschilista e razzista che c’era nel Mississippi negli anni ’60, viene lodevolmente accompagnata in questo caso dalla riuscita descrizione delle dinamiche interne alla benestante comunità bianca, soprattutto quella femminile composta da giovani e meno giovani signore con tanto tempo libero. Il perbenismo ipocrita che governava questi ambienti viene attaccato in modo impietoso; molto credibile e ficcante la denuncia di come taluni comportamenti fossero pretesi da coloro che facevano parte di queste congregazioni, pena l’emarginazione sociale. Ciò che non funziona è la narrazione eccessivamente schierata e manichea, che paga un tributo al perbenismo moderno del così detto politically correct, anch’esso incapace di ammettere comportamenti dissonanti o narrazioni che escano minimamente dal seminato.
Un ulteriore aspetto che colpisce efficacemente è quello di aver posto al centro della storia il mondo femminile, con in primo piano la sua arcinota perfidia, che nella storia si manifesta sia in modo insopportabilmente antipatico che irresistibilmente ironico.
L’opera propone una riuscita alternanza di sequenze leggere e divertenti con altre ben più toccanti.
Pulita la regia di Tate Taylor, autore anche dell’ottima sceneggiatura, ricavata da un bestseller di appena due anni prima.
La narrazione è piacevole e si mantiene sempre molto interessante, lasciandosi ben seguire fino in fondo.
Il cast corale al femminile propone in primo piano Emma Stone, Viola Davis e Octavia Spencer, tutte e tre bravissime, particolarmente la Spencer che infatti venne premiata con l’Oscar nella categoria della migliore attrice non protagonista. Da ricordare anche la convincente performance della sempre brava Jessica Chastain; l’ottima Bryce Dallas Howard, nella parte della cattiva; ed infine le meno giovani della compagnia, Allison Janney, brava come al solito, e Sissy Spacek che seppure è effettivamente la più anziana della comitiva (dieci anni in più della Janney) viene ulteriormente invecchiata dai truccatori.
Il film è tratto.
Una curiosità: il regista Taylor è originario di Jackson, la cittadina del Mississippi dove è ambientata la storia.
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ennio
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lunedì 25 dicembre 2017
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polpettone fuori tempo massimo
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"La calda notte dell'ispettore Tibbs" fu un ottimo film datato 1967, da me rivisto più volte, anch'esso ambientato nel Mississippi, anch'esso incentrato sul tema del razzismo. Ma eravamo nel 1967 e l'argomento era caldo, si erano appena varate in America le ultime, definitive leggi contro le discriminazioni razziali nel Sud. Si percepiva l'intensità del tema, nobiltata da grandi interpretazioni.
"Mississippi burning" è del 1988, è una storia diversa ma tratta dello stesso argomento, 20 anni dopo, ed è un film abbastanza riuscito.
"The help" invece, del 2012, è un buco nell'acqua, a 50 anni di distanza dalla fine di ogni discriminazione razziale in America risulta più una commedia di costume, che riprende in ogni suo carattere luoghi comuni cristallizzati nel tempo sul bianco-razzista e il nero-buono e saggio.
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"La calda notte dell'ispettore Tibbs" fu un ottimo film datato 1967, da me rivisto più volte, anch'esso ambientato nel Mississippi, anch'esso incentrato sul tema del razzismo. Ma eravamo nel 1967 e l'argomento era caldo, si erano appena varate in America le ultime, definitive leggi contro le discriminazioni razziali nel Sud. Si percepiva l'intensità del tema, nobiltata da grandi interpretazioni.
"Mississippi burning" è del 1988, è una storia diversa ma tratta dello stesso argomento, 20 anni dopo, ed è un film abbastanza riuscito.
"The help" invece, del 2012, è un buco nell'acqua, a 50 anni di distanza dalla fine di ogni discriminazione razziale in America risulta più una commedia di costume, che riprende in ogni suo carattere luoghi comuni cristallizzati nel tempo sul bianco-razzista e il nero-buono e saggio. Non diversamente da come facevano, apparentemente al contrario ma in realtà allo stesso modo, i film western anteguerra alla John Wayne, nobilitanti il ruolo dei bianchi colonizzatori contro i malvagi e barbari indiani. La mia speranza è che la fine dell'era Obama porti via con sè anche questi tardi revanscismi, che distorcono la complessa realtà del Sud americano del secolo scorso, in modo schematico ed ideologizzato.
Detto ciò, il film offre ottime interpretazioni individuali, in primis Octavia Spencer e la svampita Chastain, ma nel complesso è ben recitato anche dagli altri protagonisti.
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