dario
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domenica 5 luglio 2015
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discontinuo
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La regia funziona, ma la sceneggiatura è povera. Non poche le incongruenze a scapito della narrazione. Altro limite è Cage, inguardabile. Bene invece Vanessa Hudgens e John Cusack, freddo e inquietante. Buona l'idea della dedica alle vittime.
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 12 ottobre 2013
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bravi attori per un piacevole thriller
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“Il cacciatore di donne” opera prima del regista neozelandese Scott Walker, conferma la regola che se un film con una trama deboluccia che si presterebbe molto più al genere horror, se interpretato da bravi attori può anche diventare un piacevole thriller che si lascia vedere, senza scene macabre o eccessivamente violente, anche se vietato ai minori di 14 anni.
Nicolas Cage (Ghost Rider, L'ultimo dei templari e tantissimi altri), John Cusack (The Raven, 2012) e Vanessa Hudgens (Viaggio nell’isola misteriosa, Beastly e Sucker Punch) sono dotati di talento e grande capacità che riescono a dare spessore al film e renderlo piacevole.
“Il cacciatore di donne” è basato su una storia vera: un serial killer (Cusack) che viene ricercato da un poliziotto (Cage) grazie all’unica ragazza che non è riuscito ad uccidere Hudgens).
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“Il cacciatore di donne” opera prima del regista neozelandese Scott Walker, conferma la regola che se un film con una trama deboluccia che si presterebbe molto più al genere horror, se interpretato da bravi attori può anche diventare un piacevole thriller che si lascia vedere, senza scene macabre o eccessivamente violente, anche se vietato ai minori di 14 anni.
Nicolas Cage (Ghost Rider, L'ultimo dei templari e tantissimi altri), John Cusack (The Raven, 2012) e Vanessa Hudgens (Viaggio nell’isola misteriosa, Beastly e Sucker Punch) sono dotati di talento e grande capacità che riescono a dare spessore al film e renderlo piacevole.
“Il cacciatore di donne” è basato su una storia vera: un serial killer (Cusack) che viene ricercato da un poliziotto (Cage) grazie all’unica ragazza che non è riuscito ad uccidere Hudgens).la trama e l’epilogo del film si consoce ancora prima di entrare in sala, leggendo il manifesto pubblicitario, quindi andiamo a vedere un film dove uno dei componenti più importanti, la trama appunto, viene a mancare.
Proprio per questo il film, non è certamente di facile visione e oltre alla bravura degli attori, aiutano a renderlo piacevole anche le scene sui bellissimi paesaggi dell’Alaska e l’analisi anche se a tratti non eccessivamente approfondita della personalità dei tre personaggi principali sui quali ruotano i 100 minuti del film.
Come detto non siamo in presenza di un film horror perché non ci sono scene macabre, anche se un po’ di violenza è indispensabile per raccontare questo film.
Uno degli aspetti che mi è piaciuto maggiormente del film è la descrizione dell’ambiente della prostituzione, per molti versi squallido ed insensibile dove le persone sono trattate alla stregua di oggetti se non peggio.
Un film per adulti che racconta uno spaccato della nostra società che ci fa apprezzare ancora di più i valori su cui le brave persone fondano la loro vita.
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(di _cobra_)
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miroforti
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giovedì 10 ottobre 2013
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il cacciatore di donne
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Opera prima dell’esordiente alla regia Scott Walker, nome pressoché sconosciuto che dirige un quasi thriller a metà tra il poliziesco e il giudiziario. Dico ‘quasi’ perché il thrilling non si fa trovare facilmente, nonostante tutti gli sforzi di Nicolas Cage. Alla ricerca si uniscono poi anche Vanessa Hudgens e John Cusack. Tutti a brancolare nel buio. Coloro che non sanno che pesci pigliare comunque si distribuiscono in modo equo su più piani, a partire dalla scelta di traduzione del titolo italiano, Il cacciatore di donne. Che il titolo originale sia The frozen ground (letteralmente ‘il suolo gelato’) non sembra interessare più di tanto.
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Opera prima dell’esordiente alla regia Scott Walker, nome pressoché sconosciuto che dirige un quasi thriller a metà tra il poliziesco e il giudiziario. Dico ‘quasi’ perché il thrilling non si fa trovare facilmente, nonostante tutti gli sforzi di Nicolas Cage. Alla ricerca si uniscono poi anche Vanessa Hudgens e John Cusack. Tutti a brancolare nel buio. Coloro che non sanno che pesci pigliare comunque si distribuiscono in modo equo su più piani, a partire dalla scelta di traduzione del titolo italiano, Il cacciatore di donne. Che il titolo originale sia The frozen ground (letteralmente ‘il suolo gelato’) non sembra interessare più di tanto. Senza commentare la scelta da un punto di vista estetico, nel film questo particolare elemento del cacciare è presentato come una sorta di rivelazione, e lo spettatore condivide – o dovrebbe condividere – lo stato di confusione e incomprensione della povera vittima che, legata per pochi minuti a un ramo, viene poi lasciata andare, libera di correre verso una salvezza illusoria. È anche ciò che avrebbe potuto rendere più interessante l’assassino, il plusvalore che lo avrebbe innalzato sopra la massa dei serial killer, invece la sua psicologia e il suo modus operandi non vengono minimamente approfondite, la stessa caccia appare ridicola: la ragazza fa sì e no quindici metri prima di essere uccisa e tanti saluti al rapporto predatore-preda, niente confronto, niente tensione. Ho visto un episodio di CSI: Miami (9x16, Hunting Ground) in cui questa dinamica era rappresentata meglio, il che è tutto dire.
Un altro tasto dolente è la sceneggiatura, infarcita di dialoghi banali e retorici in maniera imbarazzante, con qualche scelta narrativa che sfiora il ridicolo (l’incontro del protettore di Cyndy con l’omone trova-prostitute). Nel complesso le uniche due cose positive della pellicola sono la faccia di John Cusack e il frammento con l’alce per le strade del paese. Quest’ultima per l’interessante parallelo tra la situazione dell’animale e quella di Cyndy Paulsen, entrambi fuori luogo, estranei all’ambiente circostante e perciò goffi e insicuri, isolati e incompresi; un po’ come l’albatro di Baudelaire. La faccia di John Cusack perché è la faccia di John Cusack. È chiaro però che questo non basta per risollevare le sorti di un film che annoia dopo il primo quarto d’ora, salvo qualche minuto di grazia. Non costituisce inoltre un attenuante il fatto di essere ispirato a farri realmente accaduti, perché anche se tutto è già scritto nella storia c’è modo e modo di farla rivivere. Solo può dispiacere provare assoluta apatia o insofferenza davanti alle vicende delle vittime che vittime lo sono state davvero. L’elenco di nomi con relative fotografie alla fine della proiezione suggerisce la volontà del film di farsi memoriale, omaggio, ma tutto ciò che riesce a costruire Walker è un episodio di cronaca nera raccontato male. «Solo banalità», per dirla con Jack Holcombe.
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(di hollyver07)
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