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filippo catani
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martedì 11 febbraio 2014
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la banalità del male
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Questo documentario mette in luce un momento drammatico della storia indonesiana e cioè quando nel 1965 centinaia di migliaia di comunisti vennero sommariamente uccisi e i loro carnefici vivono tranquillamente.
Alla fine di questo documentario candidato (giustamente) agli Oscar lo mspettatore si ritrova letteralmente disorientato dopo aver visto dei pluricriminali esaltare le loro gesta (e lasciamo perdere lo pseudo pentimento di uno di questi personaggi alla fine della pellicola). Questi personaggi non cercano di nascondere le loro nefandezze, come succede spesso in occasioni del genere, anzi cercano di produrre un film per fare in modo che specialmente i giovani indonesiani possano conoscere la loro storia ed esserne orgogliosi.
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Questo documentario mette in luce un momento drammatico della storia indonesiana e cioè quando nel 1965 centinaia di migliaia di comunisti vennero sommariamente uccisi e i loro carnefici vivono tranquillamente.
Alla fine di questo documentario candidato (giustamente) agli Oscar lo mspettatore si ritrova letteralmente disorientato dopo aver visto dei pluricriminali esaltare le loro gesta (e lasciamo perdere lo pseudo pentimento di uno di questi personaggi alla fine della pellicola). Questi personaggi non cercano di nascondere le loro nefandezze, come succede spesso in occasioni del genere, anzi cercano di produrre un film per fare in modo che specialmente i giovani indonesiani possano conoscere la loro storia ed esserne orgogliosi. Nessuna corte internazionale li ha mai cercati o giudicati (uno di loro addirittura si sentirebbe eccitato dalla convocazione e si recherebbe con piacere presso L'Aja) e sicuramente nel '65 hanno goduto della protezione del governo nazionale e non solo. Come se niente fosse attraverso le riprese del film che stanno girando o tramite interviste, vengono ricostruite le torture, le esecuzioni di massa, i metodi preferiti di uccisione (su tutti quello con il filo di ferro intorno alla gola) e si riproduce addirittura l'assalto ad un villaggio che venne letteralmente raso al suolo. Insomma un campionario del peggio di cui l'essere umano possa compiere quando perde ogni ragione e addirittura, unico in natura, prova piacere nell'infliggere dolori e sofferenze ai suoi simili. Alla luce di tutto ciò non si capisce come almeno a livello internazionale non si possa istruire un processo per crimini contro l'umanità (terrificante come uno dei killeconsideri futili i diritti umani e pure la Convenzione di Ginevra perchè sono solo norme dettate dai vincitori e quindi presto ci potrebbe essere una Convenzione di Giakarta). Insomma quando il buio della ragione sfocia in quello che la Arendt indicava come la Banalità del Male.
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iankenobi
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domenica 27 ottobre 2013
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agghiacciante
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Whats'next?un film con protagonisti mengele,goehring e priebke che ci mostrano come torturavano gli ebrei nei campi di concentramento,con il sorriso sulle labbra.
In indonesia negli anni 60.la dittatura si servi' di un corpo paramilitare per uccidere,meglio sterminare,i comunisti.
Vediamo quindi ricostruiti e verbalmente e fisicamente,le torture,le minaccie,le sevizie e gli omicidi da parte di coloro che li fecero effettivamente.
Ognuna di queste ricostruzioni,viene fatta con il sorriso sulle labbra,non posso dimenticare frasi come,per i massacri indossavo i jeans,uccidevamo felici o loro non volevano morire,ho pensato di essere sinceramente in un mondo parallelo e che lo fossero anche la mia e la loro morale.
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Whats'next?un film con protagonisti mengele,goehring e priebke che ci mostrano come torturavano gli ebrei nei campi di concentramento,con il sorriso sulle labbra.
In indonesia negli anni 60.la dittatura si servi' di un corpo paramilitare per uccidere,meglio sterminare,i comunisti.
Vediamo quindi ricostruiti e verbalmente e fisicamente,le torture,le minaccie,le sevizie e gli omicidi da parte di coloro che li fecero effettivamente.
Ognuna di queste ricostruzioni,viene fatta con il sorriso sulle labbra,non posso dimenticare frasi come,per i massacri indossavo i jeans,uccidevamo felici o loro non volevano morire,ho pensato di essere sinceramente in un mondo parallelo e che lo fossero anche la mia e la loro morale.
La cosa che stupisce e' perche' sono liberi,possibile che l'indonesia abbia dimenticato tutto questo e con loro tutta la comunita' internazionale?
Perche' poi accettare di esporsi in un film del genere?volevano forse l'approvazione del mondo per orrori del genere? o sentirsi meno colpevoli?non sembra si sentano tali se non in quel piccolo tardivo pianto finale.
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angela
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lunedì 16 settembre 2013
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ottimo
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decasia
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lunedì 16 settembre 2013
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un gioco sorprendente ed inquietante
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Una storia tristemente sorprendente, persone/personaggi che rivivono, con una certa dose di protagonismo, le loro storie di carnefici.
Ma, come un cane che si morde la coda, rivivono anche le loro paure e le loro inquietudini.
Vittime e carnefici si mescolano in un gioco di ruoli paradossale.
I carnefici giocano a fare le vittime, vittime di loro stessi e di una realtà, che dopo 40 anni, non da cenni di cambiamento.
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