barone di firenze
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domenica 21 ottobre 2012
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crampi allo stomaco
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Film molto drammatico, ben recitato Marion Coutillard che caratterizza in maniera perfetta il suo personaggio riesce ad essere sexy anche senza gambe, Il ruolo di Matthias Schonearts è bravo l'attore ma il personaggio è sopra le righe poiché da esperto di pugilato posso dire che combattimenti a mani nude di quel tipo non se ne può fare molti, inoltre combattere con le mani fratturate è quasi impossibile anche su di un ring con le regole. Tutto sommato non ho letto il romanzo ma sicuramente il film non gli rende giustizia in quanto la parte pugilistica è sicuramente inverosimile come è inverosimile che si possa rompere a pugni una lastra di ghiaccio di qualche centimetro, come è inverosimile che un bambino possa sopravvivere alcuni munuti nell'acqua gelida, l'ipotermia è quasi immediata, figurarsi tirarlo fuori perdere altro tempo (quanto?) per arrivare in ospedale, nemmeno un ragazzino bionico ce l'avrebbe potuta fare.
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Film molto drammatico, ben recitato Marion Coutillard che caratterizza in maniera perfetta il suo personaggio riesce ad essere sexy anche senza gambe, Il ruolo di Matthias Schonearts è bravo l'attore ma il personaggio è sopra le righe poiché da esperto di pugilato posso dire che combattimenti a mani nude di quel tipo non se ne può fare molti, inoltre combattere con le mani fratturate è quasi impossibile anche su di un ring con le regole. Tutto sommato non ho letto il romanzo ma sicuramente il film non gli rende giustizia in quanto la parte pugilistica è sicuramente inverosimile come è inverosimile che si possa rompere a pugni una lastra di ghiaccio di qualche centimetro, come è inverosimile che un bambino possa sopravvivere alcuni munuti nell'acqua gelida, l'ipotermia è quasi immediata, figurarsi tirarlo fuori perdere altro tempo (quanto?) per arrivare in ospedale, nemmeno un ragazzino bionico ce l'avrebbe potuta fare. Insomma si può vedere, da ultimo è molto commovente, ma non da stracciarsi le vesti.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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la storia c'è, gli attori pure, ma non coinvolge
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L’addestratrice di orche Stephanìe (Cotillard) perde le gambe in un incidente durante un numero con gli animali, dall’altra Alain (Schoenaerts) fa lavoretti in giro e arrotonda con combattimenti clandestini. Tra i due nasce qualcosa che è amore per lei, qualcosa di indefinito per lui. Audiard, a tre anni dal pluripremiato Il profeta, torna al cinema con quello che è stato definito melò, ma che non lo è poi così tanto. Il regista, anche sceneggiatore, ha tratto dai racconti Rust and Bone di Craig Davidson un complesso film sulla Francia povera che non conosciamo così bene: Alain è ignorante ed è il tipico uomo che durante il film si redime e passa dalla povertà e dalla violenza all’amore.
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L’addestratrice di orche Stephanìe (Cotillard) perde le gambe in un incidente durante un numero con gli animali, dall’altra Alain (Schoenaerts) fa lavoretti in giro e arrotonda con combattimenti clandestini. Tra i due nasce qualcosa che è amore per lei, qualcosa di indefinito per lui. Audiard, a tre anni dal pluripremiato Il profeta, torna al cinema con quello che è stato definito melò, ma che non lo è poi così tanto. Il regista, anche sceneggiatore, ha tratto dai racconti Rust and Bone di Craig Davidson un complesso film sulla Francia povera che non conosciamo così bene: Alain è ignorante ed è il tipico uomo che durante il film si redime e passa dalla povertà e dalla violenza all’amore. Audiard racconta la sua storia nel modo che aveva funzionato meglio per il film precedente, ma sembra non rendersi conto che Un sapore di ruggine e ossa non è Il profeta, e quindi esagera un po’, mettendo nel film elementi da thriller poco convincenti. Comunque è innegabile la passione con cui il regista mette in scena il suo dramma, anche se lo spettatore fa fatica ad essere coinvolto. È un film di recitazione più che di regia, con due bravi protagonisti, specie la Cotillard (nominata anche al Golden Globe). In concorso a Cannes 2012 quando trionfò Amour di Haneke.
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kategunzinger
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domenica 25 ottobre 2015
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il capolavoro? nel titolo
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Ruggine e ossa. Due vocaboli ostili, impossibili da associare l'uno all'altro. Tanto aspri e non decodificabili d'impatto, da riuscire ad incuriosire. E'nel titolo il capolavoro di questo film insolito disseminato però da parecchie furbizie. Il percorso narrativo non racconta niente di nuovo nell'essenza: due persone danneggiate fortemente dalla vita s'incontrano e si aiutano, pur tra inciampi e tragedie sfiorate. Genialità espressive, da parte del regista, non se ne rilevano. I dialoghi, pochi e lenti, languono nella loro prevedibilità. Avrebbero dovuto essere incisivi e intelligenti così da avallare le ambizioni intellettuali del prodotto. Consola il finale dal pianto ininterrotto. Bravi i due interpreti, non supportati da una fotografia che imprima un sigillo distintivo al film.
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Ruggine e ossa. Due vocaboli ostili, impossibili da associare l'uno all'altro. Tanto aspri e non decodificabili d'impatto, da riuscire ad incuriosire. E'nel titolo il capolavoro di questo film insolito disseminato però da parecchie furbizie. Il percorso narrativo non racconta niente di nuovo nell'essenza: due persone danneggiate fortemente dalla vita s'incontrano e si aiutano, pur tra inciampi e tragedie sfiorate. Genialità espressive, da parte del regista, non se ne rilevano. I dialoghi, pochi e lenti, languono nella loro prevedibilità. Avrebbero dovuto essere incisivi e intelligenti così da avallare le ambizioni intellettuali del prodotto. Consola il finale dal pianto ininterrotto. Bravi i due interpreti, non supportati da una fotografia che imprima un sigillo distintivo al film.
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stefano capasso
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lunedì 4 luglio 2016
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le ferite del corpo e dell'anima
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Ali va a stabilirsi dalla sorella, nel nord della Francia, con suo figlio di 5 anni. E’ un giovane uomo che fa della forza fisica la sua ragione di vita. In un locale dove lavora come addetto alla sicurezza conosce Stephane, istruttrice di animali marini, una donna che ama mostrare la sua bellezza. Una serie di eventi drammatici porta i due a riconsiderare le loro vite.
Film intenso questo di Jacques Audiard, in cui temi molto forti vengono descritti con rigore, con un linguaggio essenziale che non cade nella retorica. Il corpo con le sue ferite e le sue capacità espressive è sempre in primo piano con la sua necessità di integrarsi con i bisogni dell’anima.
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Ali va a stabilirsi dalla sorella, nel nord della Francia, con suo figlio di 5 anni. E’ un giovane uomo che fa della forza fisica la sua ragione di vita. In un locale dove lavora come addetto alla sicurezza conosce Stephane, istruttrice di animali marini, una donna che ama mostrare la sua bellezza. Una serie di eventi drammatici porta i due a riconsiderare le loro vite.
Film intenso questo di Jacques Audiard, in cui temi molto forti vengono descritti con rigore, con un linguaggio essenziale che non cade nella retorica. Il corpo con le sue ferite e le sue capacità espressive è sempre in primo piano con la sua necessità di integrarsi con i bisogni dell’anima. I due protagonisti, combattente lui, insegnante lei, riusciranno nell’intento quando saranno chiamati ad usare le loro peculiarità per riuscire nella cosa più importante della loro vita: salvare se stessi. Un film molto bello, imprevedibile che mi ha coinvolto sempre più durante il suo sviluppo.
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lunedì 3 settembre 2018
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quanta tenerezza
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La povera Marion stavolta è nei panni di un'addestratrice di orche assassine che ha la sua solita crisi nervosa solo dopo che una di queste adorabili bestie le mangia le gambe durante un incidente nello show. Alì è il tunisino coi tratti più caucasici che conosca: tratta tutti male, tranne suo figlio e lei, Marion, concedendosi qualche scopata nel frattempo, che la Nostra mal sopporta e gli fa notare, con conseguente arrapamento di lui. Come potrà mai finire questo film? Fate vobis. In sostanza, il film è girato bene, la regia è attenta ed efficace, molte inquadrature sono ben fatte e cercano di porre lo spettatore su un piano differente rispetto al solito: ma da questo piano, che ci tocca vedere? Una storia scialbetta in cui l'handicappata non sopporta che glielo si faccia notare e che gode a essere trattata male, ma non troppo.
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La povera Marion stavolta è nei panni di un'addestratrice di orche assassine che ha la sua solita crisi nervosa solo dopo che una di queste adorabili bestie le mangia le gambe durante un incidente nello show. Alì è il tunisino coi tratti più caucasici che conosca: tratta tutti male, tranne suo figlio e lei, Marion, concedendosi qualche scopata nel frattempo, che la Nostra mal sopporta e gli fa notare, con conseguente arrapamento di lui. Come potrà mai finire questo film? Fate vobis. In sostanza, il film è girato bene, la regia è attenta ed efficace, molte inquadrature sono ben fatte e cercano di porre lo spettatore su un piano differente rispetto al solito: ma da questo piano, che ci tocca vedere? Una storia scialbetta in cui l'handicappata non sopporta che glielo si faccia notare e che gode a essere trattata male, ma non troppo. Alla fine anche il nostro eroe, rude e senza sentimenti apparenti, avrà la sua redenzione affianco alla sempremenostabilementalmente Marion. Mi ricorda un altro film francese, vediamo se indovinate quale (facile, dai). Consigliato a chi vuole saperne di più sul mondo delle lotte clandestine a pugni nudi nelle banlieue.
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maria antonietta tomassetti
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domenica 25 ottobre 2015
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anche quando tutto sembra perduto...
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è possibile ritornare a sentire e quindi a vivere con pienezza la propria vita: è questo secondo me il messaggio del film, messaggio che ci viene dato senza cadere nel melodramma e nello scontato. Due vite a confronto, segnate profondamente dagli eventi, che riescono a trarre forza l'uno dall'altra e a vincere le menomazioni che portano nel corpo e nell'anima riuscendo infine ad amarsi. Toccante il personaggio di Alì che nel suo essere apparentemente rude tratta Stephanie come fosse perfettamente "normale" rispondendo così a quello che è il suo reale bisogno, altrettanto quello di Stephanie che riesce a conquistare la piena fiducia di Alì: due anime affini che si incontrano e riescono a soddisfare i reciproci bisogni così da consentire loro di ritornare alla vita con una maggiore consapevolezza di sè.
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zoom e controzoom
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lunedì 8 ottobre 2012
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peccato una "sinossi" non adeguata
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Decisamente molto più sostanzioso di come venga presentato sulle locandine, il film racconta di quei luoghi e di quella vita, di chi nasce: ne ricco, ne fortunato, ne con prospettive ottimistiche realizzabili per crearsi uno status-quo. Non si può parlare di miseria del tipo bassifondi dipinti poeticamente di toni di grigio, ma di strati sociali con un destino difficile sì. Costruito con una buona fotografia con pennellate di luce e scorci che senza essere estremi, introducono nell'animo e nell'attimo dell'accadente, ed un buon montaggio che accusa solo qualche attimo di incompletezza in alcuni primi piani eccessivamente stretti da diventare non sufficienti, il film si snoda con chiarezza approfondendo sui personaggi, tutt'altro che irreali.
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Decisamente molto più sostanzioso di come venga presentato sulle locandine, il film racconta di quei luoghi e di quella vita, di chi nasce: ne ricco, ne fortunato, ne con prospettive ottimistiche realizzabili per crearsi uno status-quo. Non si può parlare di miseria del tipo bassifondi dipinti poeticamente di toni di grigio, ma di strati sociali con un destino difficile sì. Costruito con una buona fotografia con pennellate di luce e scorci che senza essere estremi, introducono nell'animo e nell'attimo dell'accadente, ed un buon montaggio che accusa solo qualche attimo di incompletezza in alcuni primi piani eccessivamente stretti da diventare non sufficienti, il film si snoda con chiarezza approfondendo sui personaggi, tutt'altro che irreali. Sam è di una razionalità e una "semplicità" mentale che rasenta la grettezza, la stupidità, ma il suo è un mondo senza alternative dove si prende quel che si prende perchè in quel momento c'è. E basta. Senza farsi domande, senza pensare ad alcun poi. La limitatezza affettiva che ha nel rapportarsi con il figlio, piccolissimo e solo davanti al mondo, è giustificata da quanto viene raccontato di lui, poco ma quanto basta per capire che il suo non è stato un desiderio di peternità. Poche fantasie sull'amore paterno, sull'istinto genitoriale innato, e deve essere proprio così almeno finchè non ci si trova davanti alla possibilità di perdere quella piccola "cosa" così pesante da gestire e da proteggere. Dura è la vita e il mondo di Sam, ma se meno difficile appare il mondo di Stephanie, quel che le accade riporta immediatamente alla realtà che è molto più imprevedibile di quanto si possa pensare. Molto valida l'elissi parallela tra ciò che accade a Stephanie e quel che sta facendo Sam : perdita ed uso del medesimo mezzo che ne determinerà poi lo scorrere dei futuri giorni. Film molto ben costruito nel succedersi delle situazioni con un dialogo estremamente realistico. Unica piccola pecca nel finale : appena prevedibile l'evento catartico e un po' tirato per i capelli - come lunghezza della scena - probabilmente nel senso dell'alzare il pathos per la risoluzione della scena stessa.Decisamente prolungati i tempi in eccesso perchè sia così realmente possibile il lieto fine. Molto buona la colonna sonora.
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(di zoom e controzoom)
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luanaa
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venerdì 9 novembre 2012
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troppo costruito
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Troppo lungo,ripetitivo (negli spezzoni dedicati alla box del protagonista maschile)e lento nel dipanarsi di una quotidianità spesso stagnante.Manca un respiro che vada oltre. Troppo spazio inoltre è dato al protagonista maschile rispetto alla Cotillard, bravissima in quanto "sa raccontare" col proprio volto. La parte iniziale ha qualcosa di splendido: il riaffacciarsi alla vita raccontato con le immagini dell'acqua del mare del sole e del vento.E buona tutta la parte in cui appare la Cotillard,sola coi suoi ricordi; col suo mimare il passato lavoro di trainer e col suo tornare dall'orca dietro un vetro.Una bella figura femminile.. protesa nel chiedere e poi soprattutto nel dare.. grata dell'accettazione istintiva del protagonista.
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Troppo lungo,ripetitivo (negli spezzoni dedicati alla box del protagonista maschile)e lento nel dipanarsi di una quotidianità spesso stagnante.Manca un respiro che vada oltre. Troppo spazio inoltre è dato al protagonista maschile rispetto alla Cotillard, bravissima in quanto "sa raccontare" col proprio volto. La parte iniziale ha qualcosa di splendido: il riaffacciarsi alla vita raccontato con le immagini dell'acqua del mare del sole e del vento.E buona tutta la parte in cui appare la Cotillard,sola coi suoi ricordi; col suo mimare il passato lavoro di trainer e col suo tornare dall'orca dietro un vetro.Una bella figura femminile.. protesa nel chiedere e poi soprattutto nel dare.. grata dell'accettazione istintiva del protagonista. Audiard è sempre originale nel narrare rapporti non scontati in una coppia e dove l'estremità delle situazioni prende una piega di naturalezza, di "normalità" ma soprattutto di trasformazione. Ma qui il film mi è sembrato troppo finalizzato verso un vitalismo piuttosto che ad una vitalità.Non ci sono intoppi ma solo "scene madri". La figura del bimbo quasi non esiste.Alla fine tutto risulta un po' troppo scontato e improbabile. Lei che sostituisce il manager delle scommesse.Insomma un film in cui la chiusura del cerchio avviene in modo "magico". Salvo la buona cinematografia che parla con immagini e senza troppe parole. Ma emotivamente è frettoloso e quasi piatto.
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kimkiduk
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martedì 29 gennaio 2013
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film slegato
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Sono rimasto deluso da questo film. Da Audiard mi aspettavo di più. Avevo letto appena l'inizio della trama e sinceramente ho assistito ad un altro film. Pensavo la protagonista fosse Stephanie invece no. Il film si regge sulla storia del "rugginoso" Alì. Sinceramente non ho capito nè il legame tra di loro nè che legame volesse dare il regista a questa storia. La sceneggiatura era molto interessante, la storia poteva e doveva avere contenuti e sviluppi diversi. A parte un doppiaggio orrendo per Alì, nessuna delle due figure riesce a mutare un film che scorre sulla storia di due persone senza amicizie (strano per Stephanie che non è una emarginata) e che non fa capire perchè un fidanzato non si vede più, gli amici sfuggono, i colleghi anche e una che a volte (ma con poche frasi senza impegno) chiede amore o dolcezza si leghi poi a chi dolcezza non sa darla e non sa nemmeno che cosa sia.
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Sono rimasto deluso da questo film. Da Audiard mi aspettavo di più. Avevo letto appena l'inizio della trama e sinceramente ho assistito ad un altro film. Pensavo la protagonista fosse Stephanie invece no. Il film si regge sulla storia del "rugginoso" Alì. Sinceramente non ho capito nè il legame tra di loro nè che legame volesse dare il regista a questa storia. La sceneggiatura era molto interessante, la storia poteva e doveva avere contenuti e sviluppi diversi. A parte un doppiaggio orrendo per Alì, nessuna delle due figure riesce a mutare un film che scorre sulla storia di due persone senza amicizie (strano per Stephanie che non è una emarginata) e che non fa capire perchè un fidanzato non si vede più, gli amici sfuggono, i colleghi anche e una che a volte (ma con poche frasi senza impegno) chiede amore o dolcezza si leghi poi a chi dolcezza non sa darla e non sa nemmeno che cosa sia. Uniche frasi che dice Alì è come stai e sono opé. Si addormenta anche mentre nuota la prima volta sapendo che poteva anche non farcela. Persona descritta e volutamente disegnata "rugginosa" (anche se la definirei mentalmente inutile) e per questo va bene, ma non puoi dargli un lampo di pianto in fondo e poi riparlare di frattura della mano dolorosa per un finale quasi ridicolo. Vabbè forse non l'ho capito io il film, ma a me è sembrato un film sulla solitudine interna e mentale e anche per Stephanie una ricerca di un niente. Interpretazioni normali, scenografie mediocri. Film deludente.
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[+] hai visto un altro film
(di vaalee)
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