Pietà

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Un film di Kim Ki-Duk. Con Jung-Jin Lee, Jo Min-Su Titolo originale Pieta. Drammatico, durata 104 min. - Corea del sud 2012. - Good Films uscita venerdì 14 settembre 2012. - VM 14 - MYMONETRO Pietà * * * 1/2 - valutazione media: 3,73 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
barone2000 martedì 10 settembre 2013
poteva essere tutto ma è stato di tutto un po' Valutazione 2 stelle su cinque
75%
No
25%

Un giovane sudcoreano violento, satiriasico e ridicolo. Cresciuto senza la madre, cioè senza amore,  e per questo violento e satiriasico. E' uno strozzino che invalida i debitori per riscuotere i soldi dell'assicurazione e così appianare i debiti (contratti stupidamente) con un interesse pari al mille per mille. La madre di un giovane debitore suicida si fa passare per la madre dello strozzino dando il via alla scia di ripensamento e piantando il seme della citata pietà per poi distruggere la sua opera con la premeditata vandetta. Alla fine si suicidano tutti. Non riesco davvero ad unirmi alla schiera degli incensatori di questa assurdità. Davvero ho provato ad apprezzare qualcosa, e alla fine ce l'ho fatta, ma la non curanza con cui Kim Ki-Duk scivola nella banalità fa davvero perdere peso a questo esercizio di stile. [+]

[+] sono assolutamente daccordo, un opera manicheista (di miaobao)
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la druga venerdì 28 settembre 2012
il diavolo e l'espiazione Valutazione 4 stelle su cinque
56%
No
44%

E' un film duro da digerire. 
Abbiamo un giovane trentenne, spietato usuraio, che incarna il male nella sua forma più cruda e impunita; senza il minimo scrupolo chiede interessi altissimi ai poveri fabbri e operai che pur di mantenere la propria famiglia sono disposti a fare un patto col diavolo. Se però non salderanno i debiti ecco che Kang-Do, così si chiama lo strozzino, li punirà mutilandoli senza alcuna remora. Non sembra esserci nulla che possa riportare un briciolo di umanità in quell'essere così infimo e crudele, finchè nella sua vita non irrompe una donna, minuta e dallo sguardo dolce, che dice di essere sua madre. [+]

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andys80 mercoledì 28 novembre 2012
la vendetta, architettata con estrema meticolosità Valutazione 3 stelle su cinque
60%
No
40%

Un film molto duro, non solo per le scene di violenza e di sesso sgradevoli, ma soprattutto nelle ambientazioni. Tutto si svolge in una baraccopoli, con strade sporche e rifiuti ovunque, e buona parte del film in botteghe di artigiani al limite della vivibilità. La fotografia inoltre è perfettamente in sintonia con i rimanenti elementi del film. Alcune situazioni sono anche ridicole, con personaggi con comportamenti e caratteri da folli. Tutto è ben studiato nel film, i personaggi (basti pensare all'attore protagonista imberbe con un volto quasi da bambino, a voler riflettere la sua mancata infanzia che sta alla base dei suoi squilibri), i caratteri, la scenografia, la fotografia, la recitazione: la protagonista è estremamente brava. [+]

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zoom e controzoom mercoledì 3 ottobre 2012
un altro mondo Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Per apprezzare il senso di un film realizzato da un regista orientale, si dovrebbe poter conoscere profondamente quella cultura : troppo distanti da noi, ne raccogliamo solo aspetti marginali senza saper ricreare le connessioni.
Il mio parere da occidentale non può non prescindere da questa consapevolezza.
Tutto il film è saturo di un grigio che fa miseria, ma la miseria orientale, rassegnata e consapevole, è disposta ad accettare la violenza che inesorabilmente accompagna le vite dei miserabili. Pare che i guizzi di colore rosso inseriti come lame, siano annuncio della violenza dirompente che in un modo o nell'altro avverrà.
Il racconto si svolge in spazi angusti - spazi di lavoro e spazi di vita - oppure in spazi ampi, all'aperto, ma è in quei luoghi dove il rapporto uomo spazio si fa inversamente proporzionale, che si consumano i drammi più violenti e la scena finale, troppo forte per noi per essere accettata. [+]

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marco capraro venerdì 19 ottobre 2012
il ritorno di kim ki duk Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
50%

"Pietà" segna il ritorno sulla scena cinematografica di Kim Ki Duk, scomparso per tre anni in seguito all'incidente sul set di "Draem".

Quelle di Kim Ki Duk non sono semplici pellicole, e "Pietà" colpisce senz'altro per il suo significato più intimo. E' una metafora a schiaffo nei confronti del denaro, metafora che intende rivelarne la doppia faccia, attraverso il dramma di un usuraio che, dopo trent'anni, incontra la sua "presunta" madre, tornata chiedendo perdono. Cos'è in realtà il perdono? Kim Ki Duk fa della pietà non un semplice sentimento di concessione e comprensione, quanto un percorso di redenzione. [+]

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howlingfantod martedì 30 ottobre 2012
due, tre, mille storie zen Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
50%

Una storia zen: “guarda che carino, un amico che si è ricordato di te” (dice la madre sulla tomba del figlio morto e ucciso proprio dal visitatore sconosciuto che era venuto pensandolo vivo per estorcergli i soldi o amputarlo). Seconda storia zen: la sedicente madre dice al presunto figlio: “piantami un albero e quando sarò morta seppelliscimi accanto a un pino in riva al mare”. Al figlio alla fine del dolore, del travaglio della catarsi non rimane che annaffiare un pino in riva al mare che crescerà ugualmente e osservare a noi spettatori, osservare un incerta alba sfocata in una camera blu come tutto il film del resto (stupenda la fotografia) mentre le auto stanno attraversando un ponte. [+]

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jacopo b98 giovedì 2 maggio 2013
kim ki-duk ci regala un duro film sulla vendettà Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

 Gang Do (Jung.jin) fa il riscossore per un usuraio in Corea. Quelli che non restituiscono i soldi con un interesse del 1000% vengono stuprati e mutilati. Un giorno una donna (Min-soo) che dice di essere sua madre gli si para davanti e gli chiede perdono per averlo abbandonato. Inizia e finisce con un suicidio il film scritto e diretto dal regista coreano più conosciuto nel mondo. Premetto che è un film difficile e complesso da giudicare, nella prima ora di violenza ai limiti della sopportazione, e piuttosto anomalo nella carriera di Kim Ki-duk. È un allucinato e allucinante ritratto della Corea, della sua povertà e della sua disperazione. Ma è anche una terribile storia d’amore che inizia con uno stupro e finisce con un altro suicidio, nonché di una donna che per il protagonista è madre e famiglia e che lo fa crescere e maturare come un bambino, e di cui lui ha bisogno, come le dice, “Non andartene, non posso vivere senza di te”. [+]

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pietro viola sabato 3 settembre 2016
il diavolo, probabilmente Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
0%

Forse non è il miglior film di kim ki duk. Forse non era da leone d'oro. Manierismo e autocompiacimento a volte stupiscono lo spettatore che ha visto la disarmante crudele purezza di "primavera, estate.." o "ferro 3". Tuttavia: la storia di questa redenzione sacrificale (il figlio) attraverso la rigida attuazione di un piano di vendetta (la madre) è una delle denunce più forti del cinema contemporaneo contro il potere corruttore del denaro e della conseguente riduzione di ogni cosa a merce, emblema globale dei nostri tempi. C'è bisogno di recuperare la misericordia, sembra quasi urlare il regista alla fine, perché riemerga il coraggio di muoversi verso il pudore, la semplicità, la gratuità delle cose e dei sentimenti. [+]

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luca scialo lunedì 28 dicembre 2020
la legge del contrappasso Valutazione 3 stelle su cinque
0%
No
0%

Kang-do è un giovane solitario che come lavoro fa l'estorsore per conto di uno strozzino. Utilizza però dei metodi eccessivamente violenti, spingendo i debitori ad auto-infliggersi delle menomazioni per incassare i premi delle assicurazioni contro gli infortuni e così poter ripagare i debiti. Si tratta principalmente di operai, persone che vivono già una vita modesta. E diventare invalidi non fa che complicargli l'esistenza.
Un giorno come tanti, di ordinaria e fredda violenza, si presenta al suo cospetto una donna. Che dice di essere sua madre. Dopo la diffidenza iniziale e vari respingimenti, comincia a crederci davvero. Ma la verità è ben altra.
Il cinema sudcoreano è in grande ascesa e sempre molto interessante per la prospettiva diversa con la quale esamina la realtà. [+]

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flyanto mercoledì 26 settembre 2012
quando la vendetta prevale su tutto Valutazione 3 stelle su cinque
40%
No
60%

 Ultima opera del regista coreano Kim Ki Duk, vincitore quest'anno del Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia, in cui viene narrata la vendetta portata avanti da una donna nei confronti di un crudele, ma solitario, strozzino. Senza dubbio è un film crudo ed in certi momenti anche provvisto di scene raccapriccianti ma a mio modesto parere Kim Ki Duk qui, riprendendo un pò il tema già espresso dal regista suo connazionale Chan-wook Park  in "Old Boy" e "Lady Vendetta", non risulta affatto originale. I temi sono quelli sempre a lui cari della solitudine, della vendetta e della morte, ma qui il tutto mi sembra portato  all'esasperazione ed all' 'assurdità estrema e pertanto forzato. [+]

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