Film preciso, ironico e ricco di sentimento, il sentimento disincantato del sud che permea tutta la pellicola e che porta i personaggi ad avere un aura tragica e a tratti comica. Interpretazione magistrale della Cucinotta che in questo film a mio avviso rivaleggia con la mitica Laura Antonelli di Malizia in quanto a carica erotica, anche se non è l'erotismo alla base della pellicola.
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La moglie del sarto (2013) film di Massimo Scaglione conMaria Grazia Cucinotta, Marta Gastini, Ninni Bruschetta, Alessio Vassallo, Claudio Batosso, Ernesto Mahieux, Anna Prete, Aurora Quattrocchi, Tony Sperandeo ed altri
Bel film su un tema sempre attuale anche in località impensabili perfino ai nostri tempi. In questo caso si tratta delle angherie subìte dalla donna sola, non protetta dalla presenza di una figura maschile istituzionale (il marito, il padre, un fratello) che ne marchi la proprietà e l’intoccabilità davanti all’universo maschile che quindi ritiene di potersi permettere di infierire vigliaccamente al fine di raggiungere volgari scopi economici.
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La moglie del sarto (2013) film di Massimo Scaglione conMaria Grazia Cucinotta, Marta Gastini, Ninni Bruschetta, Alessio Vassallo, Claudio Batosso, Ernesto Mahieux, Anna Prete, Aurora Quattrocchi, Tony Sperandeo ed altri
Bel film su un tema sempre attuale anche in località impensabili perfino ai nostri tempi. In questo caso si tratta delle angherie subìte dalla donna sola, non protetta dalla presenza di una figura maschile istituzionale (il marito, il padre, un fratello) che ne marchi la proprietà e l’intoccabilità davanti all’universo maschile che quindi ritiene di potersi permettere di infierire vigliaccamente al fine di raggiungere volgari scopi economici. Non è una questione geografica, non siamo in Marocco o in altro paese di cultura araba, siamo in un paese siciliano negli anni sessanta dove una bella donna, molto efficacemente interpretata da Maria Grazia Cucinotta, rimane vedova di un amatissimo sarto, con una graziosa e dolce figlia adolescente, che insieme a lei eredita una sartoria ben avviata e sita in una posizione turisticamente apprezzabile che fa scaturire desideri di diverse pianificazioni nella mente di alcuni personaggi con ambizioni finanziare senza scrupolo: l’assessore del posto, un ingegnere venuto dal nord e una combriccola di piccoli collaboratori facilmente manipolati da loro per il raggiungimento dello scopo. Il gruppo di malavitosi che include anche le guardie comunali, le tenta tutte per convincere Rosetta a vendere l’edificio, prima con promesse di lauti guadagni e prospettive di impiego al comune per la figlia Sofia, poi con l’arma logorante della calunnia e della diffamazione a carico loro ed ancora, a carico del giovane genero, la cui presenza istituzionale rischia di far saltare il piano ben congegnato. Ma “a mali estremi, estremi rimedi”… e così la determinazione, sostenuta dalla statura morale delle due donne, riesce a fare barriera, pur ricorrendo ad un espediente inaspettato e difficilmente condivisibile, suggerito da un’anziana amica. Bravissima, non solo la Cucinotta, ma anche tutto il gruppo degli odiosi cattivi (Ninni Bruschetta, Claudio Batosso, Ernesto Mahieux). Film interessante e incoraggiante per tutti i deboli di cui mezzi uomini, investiti ingiustamente di potere, tentano di approfittare. Educativo! [-]
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Intingete una pellicola nello squallore. Aggiungete un tonnellata di stereotipi, un canile di attori e l’imprevedibilità di un sasso. Mescolate il tutto e avrete: La Moglie del Sarto.
In un cinema popolato solamente da quattro anime sbadiglianti, ci siamo sorbiti un polpettone melenso di rara bruttezza. La storia sta in piedi come un ubriaco sui pattini. Non ci credete? Allora eccola qui.
Paese del Sud Italia (ragazzi in coppola, nonne sedute ad annusare frutta, uomini che giocano a carte). Il sarto del villaggio muore. La vedova, assieme alla figlia, eredita il negozio. Ma il cattivo assessore, spalleggiato da un losco imprenditore settentrionale, vuole impossessarsi dell’immobile per trasformarlo in un albergo.
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Intingete una pellicola nello squallore. Aggiungete un tonnellata di stereotipi, un canile di attori e l’imprevedibilità di un sasso. Mescolate il tutto e avrete: La Moglie del Sarto.
In un cinema popolato solamente da quattro anime sbadiglianti, ci siamo sorbiti un polpettone melenso di rara bruttezza. La storia sta in piedi come un ubriaco sui pattini. Non ci credete? Allora eccola qui.
Paese del Sud Italia (ragazzi in coppola, nonne sedute ad annusare frutta, uomini che giocano a carte). Il sarto del villaggio muore. La vedova, assieme alla figlia, eredita il negozio. Ma il cattivo assessore, spalleggiato da un losco imprenditore settentrionale, vuole impossessarsi dell’immobile per trasformarlo in un albergo. Poi arriva un burattinaio che si innamora della figlia della nostra vedova. I due si sposano, ma i compaesani, che vivono di pane e cazzi degli altri, mettono loro i bastoni tra le ruote. Tra colpi di scena come starnuti, colpi di tosse e inquadrature degne di un filmino sulle vacanze a Foggia di una famiglia di Latina, giungiamo al finale. Il burattinaio e la figlia della vedova non riescono ad avere un figlio, ma poiché la nostra eroina in lutto si concede al ragazzo, avremo infine un pargoletto da spacciare come figlio della giovane coppia. L’assessore e l’imprenditore verranno arrestati e linciati dalla folla. E, otto anni dopo, scopriremo che se si prendono a pallonate i negozi si viene assaliti dal villaggio.
La regia: inesistente, quando non nociva. Il regista si addormenta davanti a paesaggi da cartolina sbiadita, occhi pieni di gavettoni di lacrime, primi piani intensi come un bicchiere d’acqua. Il ritmo è talmente incalzante che si vive l’intero film nella fase REM. La musica sembra partorita dall’orchestra di suicidi seriali, sponsorizzata dalla Prozac. A questo va aggiunta sicuramente la scelta geniale del cast, tra cui spiccano una segretaria sciapa, un poliziotto talmente sopra le righe da rasentare la schizofrenia e una specie di maga Magò fissata con Dio e il trucco pesante.
Vorremmo stringere calorosamente la mano allo sceneggiatore. C’è del talento nella sua capacità di rendere noiosi anche i saluti. E nella sua ossessione di ricordarci che siamo nel Sud Italia: minchia!
La ragazza del botteghino ci porge i biglietti con gli occhi sgranati: non ci crede neanche lei. Anzi, ci schernisce dicendoci chiaramente che nessuno ha chiesto di vedere questo capolavoro. Lo stesso computer si rifiuta di certificare l’acquisto dei ticket.
Usciamo dalla sala frastornati come un criceto nella lavatrice. Gli altri due presenti, un vecchio assieme alla badante, guadagnano barcollando l’uscita. Lui non arriverà al giorno dopo. Noi invece arriviamo alla macchina, e sfrecciamo via.
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Salve sapesse quanti film non trovano ne distribuzione ne tantomeno sale disposte a proiettarli. In alcune multisale la stessa pellicola viene proiettata alle 16, alle 16,30 e alle 17 piuttosto che dare una sala a un film minore. La Cucinotta ha conoscenze nell'ambiente. Evidentemente il film è scarso o mediocre. Se poi legge un commento si renderà ben conto che si tratta di un documentario turistico e non di un film. Ah dimenticavo andate a vedere FIUMEFREDDO forse andrete a vedere il film.
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Salve sapesse quanti film non trovano ne distribuzione ne tantomeno sale disposte a proiettarli. In alcune multisale la stessa pellicola viene proiettata alle 16, alle 16,30 e alle 17 piuttosto che dare una sala a un film minore. La Cucinotta ha conoscenze nell'ambiente. Evidentemente il film è scarso o mediocre. Se poi legge un commento si renderà ben conto che si tratta di un documentario turistico e non di un film. Ah dimenticavo andate a vedere FIUMEFREDDO forse andrete a vedere il film.
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Cast di peso - Maria G. Cucinotta, Ernesto Mahieux - ma non decolla a causa di una sceneggiatura scadente, banale, pregnante di luoghi comuni, brutta. Fiumefreddo Bruzio, Scalea, Praja sono stati traditi da una regia scadente.
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Salve, vorrei sapere perchè anche questo film come già Marina la settimana scorsa non è presente nelle sale centrali di Milano come cinema Eliseo, Colosseo,Apollo,Gloria ecc. e perchè in un successivo momento viene distribuito solo per uno o due giorni in cinema abbastanza decentrati. Ai signori distributori dico: date la possibilità a TUTTI di poter vedere un film in sala! Grazie e cordiali saluti.
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ottimo film,buona interpretazione, immagini spettacolari, paesaggi favolosi. Consiglio una visita al paese dove sono state girate la maggior parte delle scene perché ha un centro storico bellissimo, con annessa piazzetta (detta la Torretta) da cui si possono osservare dei tramonti da favola così come ben messi in evidenza anche nel film. Dimenticavo il paese si chiama FIUMEFREDDO BRUZIO.
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