paperinik
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giovedì 25 ottobre 2012
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non pefetto ma notevole
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Un film che ha una marea di limiti e difetti (già evidenziati da altri), nonchè il solito approccio didascalico yankee che presume di trovarsi di fronte a spettatori decerebrati da dover indottrinare.
Resta però un ottimo montaggio e delle scelte stilistiche davvero interessanti: molto molto intrigante il pestaggio; un po' enfatici ma interessanti le scelte registiche sugli omicidi. Merita d'essere visto. Al cinema.
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ruspa machete
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mercoledì 24 ottobre 2012
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sottovalutato.
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Un bellissimo film che per la sua trattazione più da festival che da box office sta ricevendo dei voti bassi, come al solito la massa non riesce a farsi andare bene qualcosa di leggermente più impegnato...neanche fossimo di fronte a Kubrick...
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zoom e controzoom
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mercoledì 24 ottobre 2012
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peccato: noioso
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Non si può non pensare già dalle prime immagini, che questo sia un film d’azione “atipico”, in quanto pare di capire che noi stiamo, anzi “siano” l’animo sensibile dei killer, dei malvagi insomma, ai quali il film è dedicato. Potrebbe essere un punto di vista interessante per scoprire quella parte dell’animo umano che potrebbe farceli scoprire identici a noi attraverso debolezze e sensibilità che condividiamo, ma alla fine, di questa opinione rimane solo una sottile sensazione di presa in giro, non abbastanza ironicamente trattata per rappresentare il carattere del film, ma abbastanza fastidiosa da capire che è uno di quei film che alla fine ti spiega la morale scettica del più cattivo che c’è, che poi è la morale del grande “tutto” del sistema.
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Non si può non pensare già dalle prime immagini, che questo sia un film d’azione “atipico”, in quanto pare di capire che noi stiamo, anzi “siano” l’animo sensibile dei killer, dei malvagi insomma, ai quali il film è dedicato. Potrebbe essere un punto di vista interessante per scoprire quella parte dell’animo umano che potrebbe farceli scoprire identici a noi attraverso debolezze e sensibilità che condividiamo, ma alla fine, di questa opinione rimane solo una sottile sensazione di presa in giro, non abbastanza ironicamente trattata per rappresentare il carattere del film, ma abbastanza fastidiosa da capire che è uno di quei film che alla fine ti spiega la morale scettica del più cattivo che c’è, che poi è la morale del grande “tutto” del sistema.
Poco coerentemente trattato nella scelta degli effetti nel creare l’atmosfera che potrebbe allontanare dalla violenza reale dei pestaggi e delle intenzioni – entrando magicamente nel soft più soft dell’anima -, ha il suo momento topico nella scena con ripetizioni multiple ad hoc, resa con un rallenty tra il magico e lo spot, che però affascina per la possibilità di godere di quei particolari che la velocità dell’azione il cinema ci nega inevitabilmente.
Purtroppo la cosa non ha grande seguito se non in una similripetizione sostanzialmente diversa, ma sempre in soft-soft-soft, nella partecipazione allo sballo di Russel, partecipazione nella quale ci si trova letteralmente a sguazzare nella lattiginosità delle scene tra il nebuloso e il grafismo sperimentale.
Oltre questo, nulla di originale per inquadrare i personaggi, ne come linguaggio parlato, ne scenico, ne ritmico.
Un film stranamente anonimo che non lascia alcun segno.
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fabris piermaria
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mercoledì 24 ottobre 2012
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cogan, tarantino wannabe
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Ambientato nella Lousiana post-Bush, che si appresta all'avvento di Obama, due piccoli e sgangherati malviventi decidono di rapinare una partita di poker clandestina, facendo ricadere la colpa sul gestore, reo di aver già compiuto tale crimine. La mafia, quindi, si affida a Jackie Cogan, killer glaciale, per cercare di riordinare i pezzi del puzzle.
Il film è di una lentezza disarmante, sebbene la sua durata piuttosto breve. I dialoghi fanno pensare subito a Quentin Tarantino, ma mancano di quel seme di genialità tipico del regista di Knoxville, poichè sono pregni solamente di volgarità gratuita ed ironia spicciola. Dominik oltre che strizzare l'occhio al già citato Tarantino, si sofferma, in modo a tratti fastidioso, su lunghi effetti speciali slow motion che potrebbero essere definiti al limite del sadico e che offrono allo spettatore un senso di incompiutezza.
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Ambientato nella Lousiana post-Bush, che si appresta all'avvento di Obama, due piccoli e sgangherati malviventi decidono di rapinare una partita di poker clandestina, facendo ricadere la colpa sul gestore, reo di aver già compiuto tale crimine. La mafia, quindi, si affida a Jackie Cogan, killer glaciale, per cercare di riordinare i pezzi del puzzle.
Il film è di una lentezza disarmante, sebbene la sua durata piuttosto breve. I dialoghi fanno pensare subito a Quentin Tarantino, ma mancano di quel seme di genialità tipico del regista di Knoxville, poichè sono pregni solamente di volgarità gratuita ed ironia spicciola. Dominik oltre che strizzare l'occhio al già citato Tarantino, si sofferma, in modo a tratti fastidioso, su lunghi effetti speciali slow motion che potrebbero essere definiti al limite del sadico e che offrono allo spettatore un senso di incompiutezza. In realtà tutto il film lascia questa sensazione, accarezza solamente determinate tematiche ma non ce le fa assaporare fino in fondo. Gli stessi personaggi, tranne un Brad Pitt a mio parere nella parte, vengono gettati nella mischia e non contestualizzati a dovere (James Gandolfini su tutti). Anche il messaggio politico che il regista vuole lanciare, rimane, furbescamente, troppo in sottofondo.
Un'opera davvero trascurabile.
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samurai77
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martedì 23 ottobre 2012
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ad essere uccisi sono gli spettarori...
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Un vero peccato. Tanta attesa per questo film che purtroppo mi ha decisamente deluso.
Le premesse ottime, il cast di primissimo livello e decisamente azzeccato.
Ma il solo Brad Pitt non può mandare avanti da solo la baracca.
Un film ha bisogno di inchiodare lo spettatore alla poltroncina, ma non ucciderlo dolcemente con un film di una imbarazzante noia.
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gabriele.vertullo
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lunedì 22 ottobre 2012
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rovesciato il mito del criminale-eroe
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Case sverniciate e abbandonate in una New Orleans che potrebbe essere una delle tante città semi-fantasma dell’America. Ogni speranza è soffocata, i volti della gente sono gravi o indifferenti, in uno scenario percettibilmente instabile e vacillante: i mass-media che continuamente intossicano l’aria con la cruda realtà di una costante e irrimediabile regressione economica, la totale incertezza della campagna elettorale tra Barack Obama e John McCain al termine della presidenza Bush. Queste sono le (non) fondamenta di Cogan-Killing Them Softly, un’assenza totale di punti di riferimento politici, economici e sociali.
Frankie è un giovane spiantato, Russell un tipo schizoide, i due sono gli esecutori di una rapina ai danni dei maggiori esponenti della criminalità, durante una partita segreta di poker organizzata da Markie Trattman (Ray Liotta).
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Case sverniciate e abbandonate in una New Orleans che potrebbe essere una delle tante città semi-fantasma dell’America. Ogni speranza è soffocata, i volti della gente sono gravi o indifferenti, in uno scenario percettibilmente instabile e vacillante: i mass-media che continuamente intossicano l’aria con la cruda realtà di una costante e irrimediabile regressione economica, la totale incertezza della campagna elettorale tra Barack Obama e John McCain al termine della presidenza Bush. Queste sono le (non) fondamenta di Cogan-Killing Them Softly, un’assenza totale di punti di riferimento politici, economici e sociali.
Frankie è un giovane spiantato, Russell un tipo schizoide, i due sono gli esecutori di una rapina ai danni dei maggiori esponenti della criminalità, durante una partita segreta di poker organizzata da Markie Trattman (Ray Liotta). Per ottenere vendetta e rispetto, ecco che viene assoldato Cogan (Brad Pitt), killer professionista gelido e spietato. Da questo momento appare palese la contrapposizione tra i modi distaccati e funzionali del personaggio di Pitt, e le azioni inesperte e affannose dei giovani principianti.
Non aspettatevi né adrenalina né scene d’azione travolgenti, Cogan è un film estremamente ed essenzialmente statico e dialogante. La scena è occupata principalmente da una coppia di personaggi, seduti in macchina, in salotto o al bar, che discutono sia di questioni “professionali”, ma aperti anche a confessioni intime e personali. Attenta e analitica è la ricostruzione fisica e psicologica di alcuni personaggi e le parole che essi pronunciano (con un taglio beffardo latente, ma presente); ma il regista Andrew Dominik non rinuncia ad alcune scene di voluta ricercatezza visiva.
Una delle figure più amate della storia del cinema, il criminale-eroe, viene qui completamente rovesciata e digradata ad un piano decisamente più realistico e umano. I criminali di Cogan piangono, gemono, implorano pietà; sono individui comuni, presi da crisi interiori, che rispecchiano la precarietà del tempo presente. Emblematico e paradossale è il personaggio Mickey (James Gandolfini), uno dei sicari più quotati d’America che si rivela invece un inetto alcolizzato e depravato, che rischia il carcere per il possesso illecito di un fucile per andare a caccia.
Risolutive sono le parole finali pronunciate da Cogan in risposta al discorso del neo-eletto Obama e al concetto di unità nazionale: “In America siamo tutti soli”; per un film in cui le distanze sono presenti, ma soprattutto una realtà in cui è vietato sbagliare (anche una sola volta).
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marco6969
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lunedì 22 ottobre 2012
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un film brutto
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film vuoto , pessimo , pieno solo di parolacce . Non che non abbia intravisto il "retroracconto" sulla grave crisi economica che ha gravitato sugli stati uniti ed oggi inonda la nostra europa, i quartieri degradati e abbandonati figli di un falso mercato immobiliare... lo scarso valore della vita e invece il solo rispetto per il danaro; ho visto tutto: ma il film è Brutto.
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mammut
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lunedì 22 ottobre 2012
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difficile da commentare
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Ero indeciso tra due e tre stelle, non mi e' dispiaciuto il film ma manca qualcosa. Ho avuto difficolta' anche nell'accostarlo ad altri come esempio se andarlo a vedere o meno, e' particolare in effetti. Grandissimo brad pitt. Il ritmo e' quello giusto, sullo sfondo la politica come esempio della crisi, il finale con la frase celebra d'oggi , pagami, tutt'ok, ma manca qualcosa che mi sfugge, non m'ha lasciato quel senso d'appagamento
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agnes_ma
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lunedì 22 ottobre 2012
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pretenzioso e inconcludente!
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Inizio pessimo e di una lentezza estrema,caratteristica che manterrà per tutti i suoi "lunghissimi" 100 minuti,il film si sviluppa in un alternarsi di scene crude a dialoghi noiosi a contenuto pressochè nullo.
Trama essenzialmente banale e priva di spunti originali.
Unico filo conduttore,nonchè a mio avviso scopo principe del film,lo scontro elettorale tra Bush e Obama presentato in sottofondo dalle voci alla radio o dalle immagini televisive presenti in un numero copioso di scene,il tutto per preparare il terreno al discorso finale di Pitt sull'America e sulla crisi,su quanto un uomo in America sia solo e gli Stati Uniti non siano affatto una comunità(così come sostenuto da Obama).
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Inizio pessimo e di una lentezza estrema,caratteristica che manterrà per tutti i suoi "lunghissimi" 100 minuti,il film si sviluppa in un alternarsi di scene crude a dialoghi noiosi a contenuto pressochè nullo.
Trama essenzialmente banale e priva di spunti originali.
Unico filo conduttore,nonchè a mio avviso scopo principe del film,lo scontro elettorale tra Bush e Obama presentato in sottofondo dalle voci alla radio o dalle immagini televisive presenti in un numero copioso di scene,il tutto per preparare il terreno al discorso finale di Pitt sull'America e sulla crisi,su quanto un uomo in America sia solo e gli Stati Uniti non siano affatto una comunità(così come sostenuto da Obama).
Nulla di nuovo! Nessun messaggio particolarmente profondo o degno di 99 minuti di attesa in cui la tentazione più grande è quella di abbandonare la sala!
Assolutamente sconsigliato! Pretenzioso e inconcludente.
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tigrovskij
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domenica 21 ottobre 2012
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uccidili tutti, cogan.
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"Io li uccido dolcemente": parola di Brad Pitt - Cogan.
Non una "morte" così soave invece, quella che ha colto i primi spettatori della proiezione alla quale ho assistito: lesti a fuggire dopo solo un quarto d'ora di Killing Them Softly, il nuovo lavoro del neozelandese Dominik.
Pensavano molto probabilmente di trovarsi un action movie davanti, con Pitt impegnato in frenetiche derapate stile Fast & Furious e sparatorie degne di Jason Bourne.
Invece il noir-pulp del regista de L'Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford richiede pazienza, e una certa disponibilità all'ascolto.
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"Io li uccido dolcemente": parola di Brad Pitt - Cogan.
Non una "morte" così soave invece, quella che ha colto i primi spettatori della proiezione alla quale ho assistito: lesti a fuggire dopo solo un quarto d'ora di Killing Them Softly, il nuovo lavoro del neozelandese Dominik.
Pensavano molto probabilmente di trovarsi un action movie davanti, con Pitt impegnato in frenetiche derapate stile Fast & Furious e sparatorie degne di Jason Bourne.
Invece il noir-pulp del regista de L'Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford richiede pazienza, e una certa disponibilità all'ascolto.
Fulminante l'esordio, in una contrapposizione di ombra-luce e tagli di suono. Su tutto giganteggia l'America di Bush in procinto di diventare obamiana.
Voci radiofoniche che urlano la crisi economica, figure alla deriva e due sconfitti che cercano di risollevare le proprie sorti con una rapina ad un tavolo da gioco.
E' film che picchia duro, Killing Them Softly. Gronda sangue e crani bucati, storie di solitudini infarcite di prostitute e alcool, killer vecchia maniera precipitati nel labirinto della solitudine.
L'America non è mai stata così sola ed egoisticamente allo sbando, come ricorda Cogan nel monologo finale.
Bello, cattivo e ingiustamente spernacchiato dai soloni nostrani: andatelo a vedere, c'è Johnny Cash che vi aspetta con un fucile fumante in mano.
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