Le Bachelorette di Headland sono dense di superficialita' e riproducono fedelmente gli stereotipi legati all'emancipazione femminile, come questa viene percepita e riprodotta dall'universo hollywoodiano.
Si tratta di una commedia che fa poco ridere e non risulta nemmeno divertente seppur sono ben evidenti i propositi di esprimere una critica (negativa) sugli effetti che la (semi)totale emancipazione femminile ha portato: trentenni nevrotiche e stressate, ciniche e invidiose nonche' poco solidali tra loro; che dietro l'intraprendenza nascondono donne fragili e insicure, disorientate e incapaci di relazionarsi seriamente con gli altri.
Poteva dunque essere una commedia brillante e originale, capace sgretolare i soliti stereotipi legati all'emancipazione femminile e invece di tutto cio' risulta essere l'ennesima pellicola qualunquista e banale che riproduce situazioni grottesce e inverosimili di un gruppo di damigelle guastafeste che si fanno in quattro per distruggere, intenzionalmente o meno, il "giorno piu' bello" di Becky, la loro amica grassoccia e impacciata che prima di tutte le altre convola a nozze.
E cosi assistiamo alla storia, altamente inverosimile, di quattro amiche scoppiate sin dai tempi del liceo: Becky, Regan, Gena e Katie. Ognuna di loro e' alle prese con i classici problemi legati alla carriera e alla vita sentimentale che va a rotoli, per tutte tranne che per Becky. La prima ad annunciare alle amiche che sta per sposarsi con il fidanzato, bello e ricco.
Da quel punto scoppia una irrefrenabile invidia nei confronti dell'amica, che non tardera' a venire a galla, tra falsi sorrisi e lacrime di finta goia. Regan (Dunst) ha il compito di organizzare la festa di matrimonio e addio al celibato: alcol, droghe leggere e spolliarelista sono nel programma (del resto questo "impone" la tradizione americana...) ma Becky non ci sta, vuole una festeggiare in modo tradizionale e sotto-tono per poi andare a dormire. E quando la futura sposa va a letto, il resto delle Bachelorette si scatena in una serie di avvenimenti trash e poco credibili.
Dapprima ubriache, rompono il vestito della sposa e li' inizia la loro peripezia, tutto nel giro di poche ore, la notte prima del matrimonio. Tra nightclub, alto tasso alcolico, flirt con vecchi amori del liceo mai superati, corse in metropolitana e incontri occasionali in bagni di lussuosi hotels; le tre improbabili amiche si confrontano con se stesse, si odiano e poi si amano, si insultano ma poi diventano solidali tra loro e fanno di tutto pur di aggiustare nel miglior modo possibile il vestito della sposa.
Non mancano battute disarmanti, pungenti e ironiche, dialoghi dissacranti ma anche esagerati e inverosimili, discorsi di testimoni imbarazzanti e un susseguirsi di scene grottesche e poco credibili.
Alla fine, inmancabile il happy end...tutto finisce bene, il vestito viene magicamente riparato dalla bacchetta magica della fata turchina di turno (la madre dell'ex ragazzo di Gena) e tutti insieme appasionatamente si ritrovano a festeggiare il matrimonio dell'amica.
The Wedding Party, offre intrattenimento superficiale e frivolo, con spunti poco originali e contenuti assolutamente non innovativi: si tratta solo della trasposizione, in versione femminile, della esagerazione comunemente attribuita agli uomini, la sera prima del matrimonio (durante il bachelor party). Tutti i cliche' vengono seriviti matematicamente; imprevisti, sbronze, sesso, droghe e incontri con vecchi amici della scuola con i quali vengono ristabiliti i rapporti.
La critica sociale sull'emancipazione femminile e i suoi effetti (la solitudine e incapacita' di stabilire rapporti seri e maturi) passa in secondo piano e forse non viene nemmeno recepita da chi si concentra esclusivamente nel seguire le vicende piu' o meno 'divertenti' delle protagoniste.
Come gia' detto, non mancano i dialoghi e le battute brilllanti, c'e' azione ma il tutto fila via lisco senza rimanere impresso nello spettatore, il quale restera' anche piuttosto deluso dalla mancanza di scene veramente memorabili o divertenti.
Il matrimonio viene di nuovo visto come traguardo assoluto nella vita delle donne, per quanto emancipate e intraprendenti possano essere, la meta piu' ambita (secondo la cinematografia hollywoodiana) resta quella di convolare a nozze.
Film, dunque, banale ma scorrevole; a tratti gradevole da seguire seppur bisogna saperlo accogliere come un prodotto tipicamente commerciale e quindi non innovativo e nemmeno didascalico o controcorrente ma colmo di cliche' e stereotipi maschili letti in chiave femminile e mixati ad una buona dose di esagerazione e inverosimiglianza delle situazioni affrontate dalle protagoniste.
Tre stellette meritate grazie alle convincenti intrepretazioni delle protagoniste, per alcuni passaggi di dialoghi e battute ciniche e dissacranti, e per la valida fotografia.
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