edoardo belli
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lunedì 26 marzo 2012
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piovono mucche
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Esistono storie inventate che sembrano vere e storie vere che sembrano inventate. Proprio come quelle che Roberto (Riccardo Darin) ama collezionare dai ritagli di giornale. Episodi di vita surreali, tragici, ma allo stesso tempo ridicoli, capaci -secondo lo sguardo disincantato del protagonista- di racchiuderne e di esprimerne l’assurdità. Di fronte a questa beffa continua, quindi, niente vale la pena di essere vissuto veramente, né l’amicizia di Leonel (Ivan Romanelli), né l’amore della dolce Mari (Muriel Santa Ana). L’unica risposta che Roberto è i grado di dare, infatti, è solamente quella di rinchiudersi in una vita solitaria, dentro un volontario esilio fatto di rancori e di ricordi,cristallizzati nella forma di una rigida routine .
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Esistono storie inventate che sembrano vere e storie vere che sembrano inventate. Proprio come quelle che Roberto (Riccardo Darin) ama collezionare dai ritagli di giornale. Episodi di vita surreali, tragici, ma allo stesso tempo ridicoli, capaci -secondo lo sguardo disincantato del protagonista- di racchiuderne e di esprimerne l’assurdità. Di fronte a questa beffa continua, quindi, niente vale la pena di essere vissuto veramente, né l’amicizia di Leonel (Ivan Romanelli), né l’amore della dolce Mari (Muriel Santa Ana). L’unica risposta che Roberto è i grado di dare, infatti, è solamente quella di rinchiudersi in una vita solitaria, dentro un volontario esilio fatto di rancori e di ricordi,cristallizzati nella forma di una rigida routine . Finché un giorno da un taxi -o forse sarebbe proprio il caso di dire dal cielo- piove un cinese, anche lui solo, spiantato e bisognoso d’aiuto. Come in una fiaba moderna, allora, il protagonista è costretto ad uscire dal suo “guscio” per aiutare lo sfortunato forestiero a ritrovare lo zio. Così, dopo aver superato numerose resistenze e anche dopo qualche “passaggio a vuoto”, il protagonista comincia finalmente ad aprirsi all’ altro. Una vera e propria terapia d’urto che gli consente di abbandonare lentamente il suo nichilismo radicale, fino a scoprire che lo sconosciuto piombato all’ improvviso, in qualche modo non era mai stato un vero e proprio estraneo.
Ormai al suo terzo lungometraggio, Sebastian Borensztein, ci regala un delicato“affresco” di vita dal sapore dolceamaro. Attraverso la parabola di Roberto, interpretato magistralmente da un ottimo Ricardo Darin, il film offre una brillante riflessione sul ruolo fondamentale dell’ “altro” all’ interno del processo di crescita individuale. Il tutto poi, viene condito con una giusta dose di un’ironia straniata, quasi surreale, che conferisce incisività e freschezza ad una trama altrimenti troppo scontata.
Osannato in patria e vincitore del Premio Marco Aurelio nell’ edizione 2012 del Festival del cinema di Roma, Cosa piove dal cielo, è il degno rappresentate di un cinema argentino emergente in forte ascesa, in grado di primeggiare nello stesso anno anche a Locarno, con Abrir puertas Y ventanas di Milagros Mumenthaler. Se queste sono le premesse, siamo certi che altre gradite sorprese non tarderanno ad arrivare,anzi a “piovere dal cielo”.
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fabrizio dividi
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domenica 25 marzo 2012
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anche le mucche possono volare
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Roberto -Ricardo Darin- trascorre una vita monotona tra le mura della sua ferramenta e le sue nevrosi quotidiane fatte di riti, airspotting e letture di quotidiani di mezzo mondo dai quali ritaglia le notizie delle morti più bizzarre e fantasiose: ecco, la vita di Roberto è tutta qui, tra cinismo poche frequentazioni e molti brontolii.
Poi l'inaspettato incontro con un giovane cinese che per alterne vicende si trasferisce a casa sua in attesa che ritrovi un parente mette in moto situazioni e sentimenti remoti che nella più classica delle fiabe rimettono a posto la vita di entrambi.
Una trama semplice, spesso appesa ad un filo per coerenza e verosimiglianza, riesce comunque a trasferire emozioni ed interesse ad un film che proprio dalla sua semplicità trae una forza non scontata.
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Roberto -Ricardo Darin- trascorre una vita monotona tra le mura della sua ferramenta e le sue nevrosi quotidiane fatte di riti, airspotting e letture di quotidiani di mezzo mondo dai quali ritaglia le notizie delle morti più bizzarre e fantasiose: ecco, la vita di Roberto è tutta qui, tra cinismo poche frequentazioni e molti brontolii.
Poi l'inaspettato incontro con un giovane cinese che per alterne vicende si trasferisce a casa sua in attesa che ritrovi un parente mette in moto situazioni e sentimenti remoti che nella più classica delle fiabe rimettono a posto la vita di entrambi.
Una trama semplice, spesso appesa ad un filo per coerenza e verosimiglianza, riesce comunque a trasferire emozioni ed interesse ad un film che proprio dalla sua semplicità trae una forza non scontata. Fra le pieghe di un intreccio lineare e a tratti ripetitivo, infatti, si toccano temi sociali come immigrazione, incomunicabilità e solidarietà.
Un film contro le parole inutili e la burocrazia, dove non sempre il potere fatto di consoli e poliziotti rema a favore dell'individuo e in cui i legami amicali e famigliari sono l'unica via di salvezza. Dove la Storia ha il suo peso e le sue conseguenze e un buon patriota argentino non può accettare di vendere punte da trapano indistruttibili ma di fabbricazione inglese. Dove il destino di una mucca che cade dal cielo aprendo il film con una tragico incidente può anche essere motivo per un finale poetico e inaspettato.
Non sappiamo se senza la presenza autorevole di Darin avremmo apprezzato un film forse non memorabile, ma è grazie a lui e alla sua spalla-Pierrot che un "piccolo "film merita senz'altro di essere visto. Fabrizio Dividi
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writer58
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sabato 31 marzo 2012
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la strana coppia
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Prendete una persona che ha vissuto un trauma nella sua giovinezza e che, alle soglie dei 50 anni, si trincera dietro una routine rigida e ossessiva: va a dormire alle 11 in punto, si reca con una puntualità svizzera nel suo negozio di ferramenta, mangia da solo, legge il giornale alla ricerca di notizie "impossibili" che ritaglia e ordina con precisione in un quaderno, guida una preistorica Fiat 1500, conta le viti che ha richiesto al suo fornitore una per una, si protegge con la solitudine dai rischi di un coinvolgimento affettivo e avrete un ritratto fedele del protagonista, Roberto, di questo film del regista argentino Borensztein.
Su di lui- un efficacissimo e godibile Ricardo Darin- "piove" un giovane cinese che si è trasferito a Buenos Aires alla ricerca di suo zio, dopo una tragedia che ha segnato la sua esistenza.
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Prendete una persona che ha vissuto un trauma nella sua giovinezza e che, alle soglie dei 50 anni, si trincera dietro una routine rigida e ossessiva: va a dormire alle 11 in punto, si reca con una puntualità svizzera nel suo negozio di ferramenta, mangia da solo, legge il giornale alla ricerca di notizie "impossibili" che ritaglia e ordina con precisione in un quaderno, guida una preistorica Fiat 1500, conta le viti che ha richiesto al suo fornitore una per una, si protegge con la solitudine dai rischi di un coinvolgimento affettivo e avrete un ritratto fedele del protagonista, Roberto, di questo film del regista argentino Borensztein.
Su di lui- un efficacissimo e godibile Ricardo Darin- "piove" un giovane cinese che si è trasferito a Buenos Aires alla ricerca di suo zio, dopo una tragedia che ha segnato la sua esistenza. Non parla una parola di Spagnolo,è alla deriva in una città a lui totalmente sconosciuta, si aggrappa a Roberto come un naufrago a un salvagente. Roberto lo considera una calamità che minaccia di stavolgere la sua esistenza monotona e ripetitiva, ma finirà per accoglierlo e si metterà alla ricerca dei suoi parenti, dopo aver coinvolto l'ambasciata e tentato di raccogliere informazioni nel quartiere cinese della capitale argentina.
"Cosa piove dal cielo" -brutta traduzione del titolo originale "Un cuento chino"- sviluppa in chiave surreale il tema un po' abusato della "strana coppia" e degli effetti che provoca sull'universo chiuso e clustrofobico del protagonista. Lo fa con ironia, regalando qualche momento di divertimento, grazie all'eccellente caratterizzazione di Darin che, un po' per volta, abbandona il suo atteggiamento di misantropo amareggiato, in lotta con il mondo, per accedere a una dimensione più vitale e aperta alle relazioni.
Più che il "Canto di Natale" di Dickens, questo film mi ha fatto venire in mente il recente "Quasi amici": in entrambi l'incontro casuale tra due personaggi molto diversi tra di loro produce percorsi di riscatto personale e genera connessioni di senso nel quotidiano. Il lavoro di Borensztein è meno incisivo e trascinante del film francese, ma rimane comunque, a mio avviso, una proposta dignitosa e fruibile positivamente dal pubblico.
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olgadik
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martedì 8 maggio 2012
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cosa non ti combina il caso!
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Da un’idillica scena, tipo lacca cinese, due innamorati a bordo di una barca sull’acqua di un placido fiume, all’improvviso dramma provocato da una mucca caduta dal cielo. L’innamorato si ritrova d’un colpo privato della sua bella, cui stava consegnando il classico anello, e dell’imbarcazione. Scorre sullo schermo il rapido tempo di un fotogramma e ci troviamo da tutt’altra parte, precisamente in una strada di Buenos Aires, davanti a un vecchio negozio di ferramenta, stinto e grigio come il suo scostante proprietario Roberto De Cesare ( Ricardo Darin). Costui è un abitudinario quasi ossessivo, che sembra quello che non è o perlomeno è solo in parte. E il caso sta per dimostrarlo a lui stesso e a noi, giacché la casualità, a cui vuole opporre barriere rifugiandosi nell’anonimato, nei gesti sempre uguali, nel rifiuto delle relazioni amorose o amichevoli, in realtà governa spesso le nostre vite.
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Da un’idillica scena, tipo lacca cinese, due innamorati a bordo di una barca sull’acqua di un placido fiume, all’improvviso dramma provocato da una mucca caduta dal cielo. L’innamorato si ritrova d’un colpo privato della sua bella, cui stava consegnando il classico anello, e dell’imbarcazione. Scorre sullo schermo il rapido tempo di un fotogramma e ci troviamo da tutt’altra parte, precisamente in una strada di Buenos Aires, davanti a un vecchio negozio di ferramenta, stinto e grigio come il suo scostante proprietario Roberto De Cesare ( Ricardo Darin). Costui è un abitudinario quasi ossessivo, che sembra quello che non è o perlomeno è solo in parte. E il caso sta per dimostrarlo a lui stesso e a noi, giacché la casualità, a cui vuole opporre barriere rifugiandosi nell’anonimato, nei gesti sempre uguali, nel rifiuto delle relazioni amorose o amichevoli, in realtà governa spesso le nostre vite. In più, essa non sempre è priva di senso perché costringe talvolta a sperimentare che alla fine tutto ha una logica e il paradosso surreale è solo un’altra modo di presentarsi della realtà. E già! Perché dopo un breve antipasto delle modalità di vita o non-vita di Roberto, noi ritroviamo il cinese dell’inizio, Jun (Ignacio Huang), giunto in modo un po’ brusco, scaraventato giù da un taxi, davanti al negozio di quello che diventerà l’altro polo di una strana coppia. Il giovane è arrivato in Argentina alla ricerca di uno zio che lo dovrebbe accogliere e dal quale spera di avere aiuto per dimenticare il passato e ricominciate una nuova vita. Dopo una serie di contrattempi e per un combinarsi di spassose circostanze, inizierà una difficile e delicata convivenza fatta di silenzi (i due non conoscono la lingua dell’altro) e di gestualità quotidiana, ravvivata dalla mimica convincente dei due protagonisti. Iun invaderà con discrezione e dolcezza gli spazi dell’argentino, in parte italiano, legato al culto di una madre morta nel darlo alla luce, collezionista di ritagli di giornali riguardanti gli eventi più strani accaduti nel mondo. A movimentare un film dal ritmo volutamente un po’ lento ma non noioso, le visite di un terzo personaggio, Mari, la donna che ama da sempre non riamata lo scorbutico negoziante. Con lei qualche altra figura secondaria (genere Jeunet e la sua Amélie) con i quali Roberto non riesce ad andare d’accordo nonostante siano parte della sua già scarsa clientela. Tra il malinconico e l’esilarante, il racconto, splendidamente interpretato da Darin, s’avvia a un lieto fine nel quale scopriremo che il protagonista è davvero “scontroso, silenzioso, buono, generoso e coraggioso”, come da ritratto della sua innamorata. In conclusione la mucca, il racconto cinese, l’amore, l’incontro tra diversi, tutto troverà il suo ordine e scioglimento, mentre il Caso sorride dall’alto sulle nostre storie.
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adelio
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lunedì 19 novembre 2012
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tra casualità e determinismo
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Bellissima fiaba che prende spunto da fatti veri. Una grande lezione, un bel modo per dirci che la vita è fatta di Casualità e Determinismo, due elementi che sembrano contrapposti ma che sono in realtà indissolubilmente legati.
La Casualità è una serie di eventi, circostanze imprevedibili in grado di determinare fortuna o sfortuna.
Il Determinismo è una linea di pensiero filosofica secondo la quale quel che accade è conseguenza di una concatenazione di eventi, il tutto governato dalla "causalità" da distinguersi appunto dalla casualità. Ogni volta che fissi un obiettivo devi confrontarti con casualità e determinismo: nel percorso verso la tua meta, dovrai mettere in campo una serie di azioni per produrre determinati effetti (determinismo), e allo stesso tempo dovrai affrontare una serie di eventi imprevisti che accelereranno, ma soprattutto, rallenteranno la corsa verso i tuoi obiettivi (casualità).
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Bellissima fiaba che prende spunto da fatti veri. Una grande lezione, un bel modo per dirci che la vita è fatta di Casualità e Determinismo, due elementi che sembrano contrapposti ma che sono in realtà indissolubilmente legati.
La Casualità è una serie di eventi, circostanze imprevedibili in grado di determinare fortuna o sfortuna.
Il Determinismo è una linea di pensiero filosofica secondo la quale quel che accade è conseguenza di una concatenazione di eventi, il tutto governato dalla "causalità" da distinguersi appunto dalla casualità. Ogni volta che fissi un obiettivo devi confrontarti con casualità e determinismo: nel percorso verso la tua meta, dovrai mettere in campo una serie di azioni per produrre determinati effetti (determinismo), e allo stesso tempo dovrai affrontare una serie di eventi imprevisti che accelereranno, ma soprattutto, rallenteranno la corsa verso i tuoi obiettivi (casualità).
Tutto il film si dipana su questa concatenazione, con due uomini, le cui vite non presentano il giusto bilanciamento tra i due aspetti e che dal loro incontro scaturisce il cammino verso l'equilibrio.
Roberto tutto determinismo e niente casualità (quest'ultima compensata solo attraverso il ritaglio dai giornali di notizie assurde e incredibili), il giovane Cinese tutto intriso di casualità in cammino con determinazione verso un pratico determinismo. Sono 2 estremi in avvicinamento (lo Zenit e il Nadir che si ricongiungono idealmente anche geograficamente Argentina/Cina) Il cinese sceglie..... dopo la "venuta dal cielo di una mucca" non si dispera...reagisce! Dove molti vedono un problema pochi colgono un'opportunità. Roberto dopo la disgrazia della guerra, del padre, del caso avverso non reagisce si chiude in se stesso e diventa una "macchina" dai ritmi ossessivi.
La frequentazione e la vita passata assieme riequilibra i due uomini protagonisti del film...il loro modo di affrontare la vita diventa più armonioso e premierà entrambi.
La determinazione del Cinese lo porterà dallo Zio tanto cercato, la pazienza e la consapevolezza delle cose del mondo porterà Roberto finalmente a ritrovare l'amore per Mari.
I personaggi raggiungono il loro obiettivo perchè non si fissano sul "come" che rende "rigidi" nella vita .... bensì sembrano affidarsi al "perchè" che rende "flessibili" e tolleranti nella vita.
Se i perché sono abbastanza forti, quando si presenterà un imprevisto, troverai il come!!........Affronta la tua mucca che cade dal cielo!!
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zoom e controzoom
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martedì 15 maggio 2012
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una semplice sorpresa di qualità
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E' uno di quei film che senza avere pregi altisonanti nel proprio contesto e che già di partenza sceglie una tematica non eclatante, raggiuge ottimi livelli qualitativi. Tutto svolto nella solitudine palpabile del protagonista Roberto, segue le modalità ovattate dell'allontanarsi dalle possibilità coinvolgeti che creano le altre persone: il protagonista conosce i suoi limiti di sopportazione dei suoi stessi sentimenti, per cui adotta un preciso modo per difendere la sua fragilità. Pare che l'introduzione al film, la mucca che piove dal cielo nella terra d' Oriente, sia infinitamente lontana da una possibile storia che inizia subito dopo con la presenza di Roberto.
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E' uno di quei film che senza avere pregi altisonanti nel proprio contesto e che già di partenza sceglie una tematica non eclatante, raggiuge ottimi livelli qualitativi. Tutto svolto nella solitudine palpabile del protagonista Roberto, segue le modalità ovattate dell'allontanarsi dalle possibilità coinvolgeti che creano le altre persone: il protagonista conosce i suoi limiti di sopportazione dei suoi stessi sentimenti, per cui adotta un preciso modo per difendere la sua fragilità. Pare che l'introduzione al film, la mucca che piove dal cielo nella terra d' Oriente, sia infinitamente lontana da una possibile storia che inizia subito dopo con la presenza di Roberto. Non è la ricerca della sensazione che caratterizza questo film, ma è l'assurdità delle possibilità e tanto sono più assurde, in quanto avvengono in un contesto assolutamente normale. Si possono riconoscere i comportamente e situazioni reali, inconcepibili, anche se per gli spettatori seduti davanti allo schermo appaiono come ovvietà risolvibili. Ma la realtà non è quella dello spettatore che la sta a guardare, ma quella dell'assurdità quotidiana. La colorazione densa mentenuta dal regista, crea un contatto fisico con la problematica del protagonista, tanto da far percepire i suoi stessi sentimenti sia nella solitudine casalinga sia dietro al banco di lavoro - la grande e liberatoria soddisfazione nel cacciare dal negozio il cliente insopportabile - facendo scattare immediatamente l'identificarsi con lui. Nessuna ricerca stilistica che predomini, ma è questo equilibrio che dà uno spessore umano accettabile e comprensibile con un ritmo lento che è quello di chi vive solo. Un lavoro di pittura progressiva che si struttura con quadri successivi, pian piano contribuisce a creare moduli sugli stessi personaggi, per cui si aspetta l'azione e non è tanto importante scoprire ogni volta l'ambiente dove si svolge l'azione.
Ciò che è scontato non avviene; a conferma di ciò, l'immagine, la pittura finale, l'inquadratura che alla fine del film si aspettava come conlusione lievemente annunciata, trattandosi del possibile saluto di ringraziamento fatto da un cinese che amava le matite. Un piccolo colpo di genio, spiazzante per il suo essere al di fuori dell'immaginario : una mucca con naso enorme legata ad un linguaggio contemporaneo, quello fumettistico, che fino a quel momento era stato solo appannaggio del raccontare, degli aneddoti di cronaca rigorosamente collezionati dal padre del protagonista e da chiunque immaginabili in modo caricaturale.Una mucca accativante che sorprende in un silenzioso film di qualità.
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archipic
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sabato 23 giugno 2012
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le crepe dell'animo
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Davvero ottimo questo film, passato inosservato ma che merita di essere visto. Sullo spunto di una storia paradossale e incredibile (la mucca che cade dal cielo e schianta una giovane vita) la storia ci narra della vita di un burbero argentino figlio di emigranti italiani (interpretato da uno strepitoso Ricardo Darìn) che vive nell'imperituro ricordo della madre defunta e che vede invadere la sua ordinata e apparente sicura solitudine (tutta casa e negozio di ferramenta) da un ragazzo cinese (scampato miracolosamente al volo della mucca) che giorno dopo giorno gli "incasina" l'esistenza e riesce ad aprire nell'animo del protagonista delle piccole crepe che man mano scalfiscono la sua scorza dura e impenetrabile (anche all'amore) finendo per aprire il varco decisivo per il ritorno alla vita.
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Davvero ottimo questo film, passato inosservato ma che merita di essere visto. Sullo spunto di una storia paradossale e incredibile (la mucca che cade dal cielo e schianta una giovane vita) la storia ci narra della vita di un burbero argentino figlio di emigranti italiani (interpretato da uno strepitoso Ricardo Darìn) che vive nell'imperituro ricordo della madre defunta e che vede invadere la sua ordinata e apparente sicura solitudine (tutta casa e negozio di ferramenta) da un ragazzo cinese (scampato miracolosamente al volo della mucca) che giorno dopo giorno gli "incasina" l'esistenza e riesce ad aprire nell'animo del protagonista delle piccole crepe che man mano scalfiscono la sua scorza dura e impenetrabile (anche all'amore) finendo per aprire il varco decisivo per il ritorno alla vita. Le storie sono, all'insaputa dei protagonisti, intrecciate da uno strano destino che alla fine unisce il tutto e fa si che ognuno insegna qualcosa di importante all'altro, che si rivela, poi, necessario per trovare uno scopo per continuare a vivere. Film dal ritmo compassato ma mai noioso è tutto imperniato sulla caratterizzazione dei personaggi principali, ottimamente interpretati e sapientemente diretti. Non si può non partecipare empaticamente ai risvolti tragici ma anche un pò comici della vicenda e domandarsi come avremmo agito noi se ci fossimo trovati nella stessa situazione. Insomma, un film all'apparenza leggero ma che sotto la sua superficie nasconde un significato più profondo che spazia dai rapporti umani alla solidarietà, dall'indifferenza all'amore, il tutto in un ottimo mix di interpretazione, regia e sceneggiatura che confezionano un prodotto secondo me assai di pregio.
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archipic
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sabato 23 giugno 2012
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le crepe dell'animo
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Davvero ottimo questo film, passato inosservato ma che merita di essere visto. Sullo spunto di una storia paradossale e incredibile (la mucca che cade dal cielo e schianta una giovane vita) la storia ci narra della vita di un burbero argentino figlio di emigranti italiani (interpretato da uno strepitoso Ricardo Darìn) che vive nell'imperituro ricordo della madre defunta e che vede invadere la sua ordinata e apparente sicura solitudine (tutta casa e negozio di ferramenta) da un ragazzo cinese (scampato miracolosamente al volo della mucca) che giorno dopo giorno gli "incasina" l'esistenza e riesce ad aprire nell'animo del protagonista delle piccole crepe che man mano scalfiscono la sua scorza dura e impenetrabile (anche all'amore) finendo per aprire il varco decisivo per il ritorno alla vita.
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Davvero ottimo questo film, passato inosservato ma che merita di essere visto. Sullo spunto di una storia paradossale e incredibile (la mucca che cade dal cielo e schianta una giovane vita) la storia ci narra della vita di un burbero argentino figlio di emigranti italiani (interpretato da uno strepitoso Ricardo Darìn) che vive nell'imperituro ricordo della madre defunta e che vede invadere la sua ordinata e apparente sicura solitudine (tutta casa e negozio di ferramenta) da un ragazzo cinese (scampato miracolosamente al volo della mucca) che giorno dopo giorno gli "incasina" l'esistenza e riesce ad aprire nell'animo del protagonista delle piccole crepe che man mano scalfiscono la sua scorza dura e impenetrabile (anche all'amore) finendo per aprire il varco decisivo per il ritorno alla vita. Le storie sono, all'insaputa dei protagonisti, intrecciate da uno strano destino che alla fine unisce il tutto e fa si che ognuno insegna qualcosa di importante all'altro, che si rivela, poi, necessario per trovare uno scopo per continuare a vivere. Film dal ritmo compassato ma mai noioso è tutto imperniato sulla caratterizzazione dei personaggi principali, ottimamente interpretati e sapientemente diretti. Non si può non partecipare empaticamente ai risvolti tragici ma anche un pò comici della vicenda e domandarsi come avremmo agito noi se ci fossimo trovati nella stessa situazione. Insomma, un film all'apparenza leggero ma che sotto la sua superficie nasconde un significato più profondo che spazia dai rapporti umani alla solidarietà, dall'indifferenza all'amore, il tutto in un ottimo mix di interpretazione, regia e sceneggiatura che confezionano un prodotto secondo me assai di pregio.
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g.trama
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sabato 21 luglio 2012
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un film sulla tenue speranza della comunicabilità.
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“Un cuento chino” (questo è il titolo originale facilmente comprensibile anche ad uno spettatore italofono) è una commedia dai toni grigi, chiusa in se stessa e anomala perchè apparentemente monotono, la quale esplode in un finale pieno di colori: un atto volto ad esorcizzare la morte. La morte accidentale provocata da una vacca che, da un aereo, si schianta fortuitamente contro la barca di due fidanzati prossimi al matrimonio e che provoca la morte della donna: il fatto è tratto da una storia vera, ma poco importa. La vacca la ritroviamo nel finale con una triplice funzione: come richiamo al passato e simbolo di morte, come rappresentazione di essa e sua conseguente esorcizzazione, infine, come superamento della stessa ed inno alla vita, perchè fonte di vita stessa, invito all’erotismo, segno d’opulenza.
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“Un cuento chino” (questo è il titolo originale facilmente comprensibile anche ad uno spettatore italofono) è una commedia dai toni grigi, chiusa in se stessa e anomala perchè apparentemente monotono, la quale esplode in un finale pieno di colori: un atto volto ad esorcizzare la morte. La morte accidentale provocata da una vacca che, da un aereo, si schianta fortuitamente contro la barca di due fidanzati prossimi al matrimonio e che provoca la morte della donna: il fatto è tratto da una storia vera, ma poco importa. La vacca la ritroviamo nel finale con una triplice funzione: come richiamo al passato e simbolo di morte, come rappresentazione di essa e sua conseguente esorcizzazione, infine, come superamento della stessa ed inno alla vita, perchè fonte di vita stessa, invito all’erotismo, segno d’opulenza. La donna (Mari), da sempre innamorata del protagonista Roberto, dal seno prosperoso e contraddistinta da un atteggiamento positivo e sempre giulivo nei confronti delle opportunità del caso, è intenta a mungere una vacca: il richiamo alla vita agreste e alla dea madre, nonchè alla terra, è evidente. Roberto deve tagliare col passato e con la sue folli collezioni datate e inutili in modo tale da immergersi nella vita stessa, nel presente. L’incontro con la povera vittima superstite dell’incidente della vacca, l’immigrante o “fuggitivo” cinese (Jun), che arriva in Argentina disarmato nei confronti della lingua spagnola e disarmante per la sua purezza d’animo, è fondamentale e emblematico: il disegno della vacca sul muro in cortile, che lui stesso dedica a Roberto per esorcizzare la morte e la fatalità, serve a dare una svolta all’esistenza di Roberto perchè di essa possa farne una vera e propria opera d’arte. Il finale esplosivo dai toni cromatici accesi e silente, perchè senza dialoghi, ma dolcemente musicato, testimonia la parte sana della vita in ognuno di noi: il sogno e l’arte, il mondo agreste e la felicità, l’esssenza di ogni cosa. “Un cuento chino” è, in ultima analisi, un film sulla tenue speranza della comunicabilità ancora presente nella società e sull’enorme potenzialità che possono avere all’interno di essa poche individualità (Roberto, Jun e Mari) messe assieme al fine di prendere le proprie decisioni a discapito della, a volte inevitabile, tragicità degli eventi e del fato.
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