mr cinefilo
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domenica 15 maggio 2011
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source code
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Una trama che aderisce alla fantascienza classica(come Moon esordio di Duncan Jones), il regista dimostra di trovarsi a suo agio e ripete il successo di Moon. Il film induce a riflettere, sulle possibilità di una vita dopo la morte, su esitenze parallele, e perchè no sulla reincarnazione. Ben recitato, nel complesso un ottimo film.
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molenga
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martedì 9 agosto 2011
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fantascienza per niente banale.
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Ciò che rimane del capitano stevens, morto in iraq salvando un suo compagno, è un frammento di memoria latente...un impulso cerebrale che, sfruttato a dovere, può riprodurre verosimilmente 8 minuti di una realtà trascorsa :il governo degli stati uniti tenta di usarla per catturare un terrorista che ha già compiuto un attentato per evitare che colpisca di nuovo e ci riesce...ma qui ( alla fine del film, com'è giusto ) s'inserisce una nuova potenzialità di quell'impulso cerebrale, il source code, non solo ricreare gli otto minuti di cui sopra ma inserire il soggetto dell'operazione in una dimensione parallela dove iniziare a vivere di nuovo.
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Ciò che rimane del capitano stevens, morto in iraq salvando un suo compagno, è un frammento di memoria latente...un impulso cerebrale che, sfruttato a dovere, può riprodurre verosimilmente 8 minuti di una realtà trascorsa :il governo degli stati uniti tenta di usarla per catturare un terrorista che ha già compiuto un attentato per evitare che colpisca di nuovo e ci riesce...ma qui ( alla fine del film, com'è giusto ) s'inserisce una nuova potenzialità di quell'impulso cerebrale, il source code, non solo ricreare gli otto minuti di cui sopra ma inserire il soggetto dell'operazione in una dimensione parallela dove iniziare a vivere di nuovo...
Film che non perde un colpo, ben recitato e diretto, uno sci-fi di grandissima qualità.
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amandagriss
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sabato 13 aprile 2013
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bella e triste favola o monito alla felicità?
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Source Code è un programma sperimentale militare che,sfruttando la fisica quantistica,la teoria della relatività e gli universi paralleli,attraverso un sofisticato processo di scambio d'identità virtuale tra due soggetti umani (un soldato-cavia ed un civile),è in grado di viaggiare indietro nel tempo e sventare attacchi terroristici neutralizzandoli all'origine.Durata dell'operazione: 8 minuti.Durante i quali il soldato-cavia,catapultato nel corpo del comune civile presente sul luogo del -di lì a poco- disastro,dovrà 'studiare il territorio',passare in rassegna ambiente e persone,riuscire ad individuare la 'mela marcia'.
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Source Code è un programma sperimentale militare che,sfruttando la fisica quantistica,la teoria della relatività e gli universi paralleli,attraverso un sofisticato processo di scambio d'identità virtuale tra due soggetti umani (un soldato-cavia ed un civile),è in grado di viaggiare indietro nel tempo e sventare attacchi terroristici neutralizzandoli all'origine.Durata dell'operazione: 8 minuti.Durante i quali il soldato-cavia,catapultato nel corpo del comune civile presente sul luogo del -di lì a poco- disastro,dovrà 'studiare il territorio',passare in rassegna ambiente e persone,riuscire ad individuare la 'mela marcia'.Compito arduo che prevede una lunga,estenuante,ma non infinita serie di viaggi/trasmigrazioni -e altrettanti ritorni alla base- ognuno dei quali avvicinerà sempre di più il nostro uomo alla verità.Opera seconda di Duncan Jones,dopo il notevole Moon,chiamato a dirigere un film (nelle sue corde) scritto da altri (Ben Ripley),che ben elabora cinema e letteratura di fantascienza creando un prodotto sì derivativo,ma comunque nuovo ed originale.Dove il fisso meccanicismo dell'azione reiterata (time loop) viene 'intaccato' dal fattore variabile umano,col risultato di riproporre una determinata situazione tutte le volte uguale e tutte le volte diversa.Ed è proprio la componente umanistica a contraddistinguere il film,permettendogli di essere qualcosa di più di un ennesimo thriller sci-fi con spettacolari effetti speciali.Profonde quanto amare riflessioni etico/esistenziali prendono sempre più piede con l'incedere della narrazione,fino a dominare per intero la scena.Cinismo esasperato e disumano nei confronti della vita,difesa ma al contempo sacrificata e lesa nella dignità.Tra le pieghe di impeccabili divise e facce inespressive riluce,tuttavia,la compassione,non del tutto estinta,ancora capace di compiere miracoli.Potrebbe lasciare perplessi una retorica sentimentale insistente (ed irritante) ed un finale all'insegna del più semplicistico buonista ottimismo,assolutamente forzato,improbabile per non dire impossibile.Ma forse questa sensazione è tale solo perché noi esseri umani conserviamo oramai ben poco della nostra umanità,siamo esposti senza filtri al Male,assuefatti alle brutture e alla ferocia della nostra realtà.Sempre più disillusi,incattiviti,disperati,sconfitti,rassegnati.Abbiamo smarrito il senso stesso della vita,fatichiamo a credere che possa attenderci un futuro diverso,migliore,magari un roseo happy end come si vede solo nei film e,forse,nemmeno più ci scomodiamo a cercarli.Siamo talmente alla deriva che ci risulta più facile credere all'esistenza del Source Code o simili sistemi che riporre fiducia in questo (possibile) epilogo,per quanto edulcorato,considerandolo utopistico,da fantascienza appunto.
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iuriv
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lunedì 28 marzo 2016
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ci sei riuscito di nuovo duncan.
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Duncan Jones ritorna con un film di fantascienza e dimostra di saperci fare, giocando con la meccanica quantistica, la teoria del multiverso, l'ambizione della scienza e l'etica.
Se in Moon Jones aveva portato le sue riflessioni all'interno di un film fondato sulle atmosfere, qui si scatena utilizzando gli stereotipi del catastrofismo hollywoodiano.
Far rivivere al protagonista gli stessi otto minuti, cambiando leggermente la situazione di volta in volta, dona alla pellicola una tensione elevatissima e solo all'apparenza superficiale. Mentre il lavoro di Jones ci mostra esplosioni e inseguimenti, lavora sottotraccia per costruire una base ben più solida che culmina in un finale forse salvifico, ma in grado di lasciare comunque spazio a molti interrogativi.
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Duncan Jones ritorna con un film di fantascienza e dimostra di saperci fare, giocando con la meccanica quantistica, la teoria del multiverso, l'ambizione della scienza e l'etica.
Se in Moon Jones aveva portato le sue riflessioni all'interno di un film fondato sulle atmosfere, qui si scatena utilizzando gli stereotipi del catastrofismo hollywoodiano.
Far rivivere al protagonista gli stessi otto minuti, cambiando leggermente la situazione di volta in volta, dona alla pellicola una tensione elevatissima e solo all'apparenza superficiale. Mentre il lavoro di Jones ci mostra esplosioni e inseguimenti, lavora sottotraccia per costruire una base ben più solida che culmina in un finale forse salvifico, ma in grado di lasciare comunque spazio a molti interrogativi.
In ciò il regista è aiutato da un Jake Gyllenhaal rintronato al punto da rendere credibile il suo personaggio e quindi tutta la vicenda che gli ruota attorno.
Certo, gli effetti digitali appaiono rozzi. Ma Source Code non ambisce a diventare una gioia per gli occhi. Piuttosto punta a far riflettere sui soliti concetti di giusto o sbagliato, fornendo una giustificazione logica a tutte le decisioni prese dai protagonisti, e a dirci qualcosa sull'ossessione che spesso abbiamo per il tempo.
Insomma anche con Source Code Duncan Jones dimostra come il buon David non fosse l'unico con il tocco magico nella famiglia Bowie.
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raysugark
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mercoledì 3 agosto 2016
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source code
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Dopo il grande successo con il film di esordio Moon, il regista Duncan Jones si è messo subito alla ricerca di un'altra pellicola per proseguire la sua carriera. La prossima pellicola di Duncan Jones è un thriller che rilascerà grandissima adrenalina, che raccoglie all'interno della sceneggiatura alcuni elementi di fantascienza e anche l'elemento clue del viaggio dietro nel tempo per prevenire un grande pericolo in un treno pendolare. Infatti Source Code è la seconda pellicola del regista che segue questi elementi principali, dove il protagonista è Jake Gyllenhaal nei panni del capitano Colter Stevens pilota di un elicottero e veterano della guerra in Afghanistan. Colter deve scoprire entro 8 minuti il responsabile che ha fatto esplodere una bomba a un treno pendolare di Chicago, attraverso una missione top secret dove lui fa parte di un esperimento governativo ovvero Source Code.
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Dopo il grande successo con il film di esordio Moon, il regista Duncan Jones si è messo subito alla ricerca di un'altra pellicola per proseguire la sua carriera. La prossima pellicola di Duncan Jones è un thriller che rilascerà grandissima adrenalina, che raccoglie all'interno della sceneggiatura alcuni elementi di fantascienza e anche l'elemento clue del viaggio dietro nel tempo per prevenire un grande pericolo in un treno pendolare. Infatti Source Code è la seconda pellicola del regista che segue questi elementi principali, dove il protagonista è Jake Gyllenhaal nei panni del capitano Colter Stevens pilota di un elicottero e veterano della guerra in Afghanistan. Colter deve scoprire entro 8 minuti il responsabile che ha fatto esplodere una bomba a un treno pendolare di Chicago, attraverso una missione top secret dove lui fa parte di un esperimento governativo ovvero Source Code. Dalla prima scena Source Code coinvolge subito il pubblico, dove man mano che si segue il ritmo della pellicola diventerà sempre più adrenalinica fino ad arrivare anche alle scene più emozionanti. Rispetto alla pellicola precedente Moon, Source Code viene girato in 3 luoghi diversi ma il luogo principale è il treno, dove man mano che Colter rivive per tante volte l'incidente scoprirà sempre di più nuovi indizi fino ad arrivare al finale inaspettatamente sorprendente. La performance di Jake Gyllenhaal da Colter Stevens riesce subito a catturare l'attenzione del pubblico, man mano che si prosegue la pellicola si scoprirà oltre gli indizi clue dell'incidente si addentrerà anche negli aspetti fondamentali sul personaggio di Gyllenhaal.
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elgatoloco
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domenica 9 luglio 2017
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source code film di grande spessore anche teorico
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Film di grande spessore teorico oltre che strettamente filmico(ma nel cinema il momento tecnico e quello"teorico"sono sempre ben fusi, quando si tratta di cinema vero), questo di Duncan Jones del 2011, in cui meccanica quantistica e la postulazione dei"Mondi paralleli"(realtà parallele, forse, meglio...)derivante dalla teoria della relatività einsteiniana e post-einsteiniana sono convergenti nella proposta di una realtà"altra", dove anche l'elmento ulteriore, quello di una"realtà costruita", indotta tecnicamente non esclude però la possibilità di una realtà sognata-coluta-desidwerata, come ci si voglia esprimere.
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Film di grande spessore teorico oltre che strettamente filmico(ma nel cinema il momento tecnico e quello"teorico"sono sempre ben fusi, quando si tratta di cinema vero), questo di Duncan Jones del 2011, in cui meccanica quantistica e la postulazione dei"Mondi paralleli"(realtà parallele, forse, meglio...)derivante dalla teoria della relatività einsteiniana e post-einsteiniana sono convergenti nella proposta di una realtà"altra", dove anche l'elmento ulteriore, quello di una"realtà costruita", indotta tecnicamente non esclude però la possibilità di una realtà sognata-coluta-desidwerata, come ci si voglia esprimere. Tra realtà e utopia(ma anche anti-utopia, fatalmente quanto certamente)Jones muove con grande acume le redini di un film non facilissimo ma neppure ai limiti dell'"incomprenisibilità"(che poi spesso è solo appaprente o melgio frutto di pregiudizi, indotti a loro volta dalla scarsa conoscenza o tout court ingnoranza del cinema, nonosante l'evoluzione tecnologica degli ultimi anni), "Source Code"si muove tra quanto è auspicato e auspicabile(la scelta dell'"utopia amorosa", nonostante negli States , pe es., Charles Fourier non sia"à la une"e ne sia arivata solo l'immagine apapannata mediata da hippies, un marcusismo mal digerito etc.)e quanto minaccia l'"umanità"nel senso della coscienza dell'umanità, della propriocezione del proprio"essere persona umana"e lo fa con una maestria altrimenti ben poco riscontrabile nel cinema attuale, con un senso della propria umanità relazionata con la tecnolgoia ma anche con realtà teriibili come guerra e terrorismo che, appunto, ha pochi uguali in un cinema quasi sempre o antipoetico e alla ricerca degli"effettacci"o invece di un poeticismo sradicato dal"corpus"vivo della realtà, dove, neppure troppo paradossalmente, i due opposti non solo rischiano di fondersi ma lo fanno di per sé. Interpretazione lodevolissima, decisamente molto apprezzabile, da parte dei due (o dei quattr,o includendo chi lavora nella"base", invero più virtuale che reale)dove l'uso del genere maschile è solo dato dalla comodità lessicale-grammaticale, ovviamente. El Gato
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antonio pagano
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lunedì 3 febbraio 2020
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la singolarità è vicina
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Il capitano Colter Stevens (Jake Gyllenhaal), elicotterista in missione in Afghanistan, si ritrova nel corpo di Sean Fentress, un insegnante, su un treno locale diretto a Chicago. Il protagonista, grazie al programma Source Code che proietta le capacità cognitive di un individuo in un altro, vive due vite contemporaneamente: la mente del pilota dovrà servirsi del corpo dell’insegnante per sventare un gravissimo attentato terroristico. In ognuna di queste vite ha come interlocutrice una donna: Colleen Goodwin (Vera Farmiga) per il pilota e Christina Warren (Michelle Monaghan) per l’insegnante. La prima è consapevole di quanto accade perché in parte lo determina mentre la seconda subisce gli avvenimenti.
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Il capitano Colter Stevens (Jake Gyllenhaal), elicotterista in missione in Afghanistan, si ritrova nel corpo di Sean Fentress, un insegnante, su un treno locale diretto a Chicago. Il protagonista, grazie al programma Source Code che proietta le capacità cognitive di un individuo in un altro, vive due vite contemporaneamente: la mente del pilota dovrà servirsi del corpo dell’insegnante per sventare un gravissimo attentato terroristico. In ognuna di queste vite ha come interlocutrice una donna: Colleen Goodwin (Vera Farmiga) per il pilota e Christina Warren (Michelle Monaghan) per l’insegnante. La prima è consapevole di quanto accade perché in parte lo determina mentre la seconda subisce gli avvenimenti. Entrambe diventeranno protagoniste, a loro volta, del finale o meglio dei due finali separati.
Source Code integra due piani di sovrapposizione narrativa nel campo della recente fantascienza di successo: l’esperienza del protagonista che si reitera sempre uguale, come un nastro che si riavvolge sempre dall’inizio in una linea temporale alternativa (Edge of tomorrow, 2014) viene qui arricchita dalla bilocazione del personaggio o meglio dello sdoppiamento del suo Io in due corpi (Avatar, 2009). In più, il protagonista, nella veste dell’insegnante, deve identificare una certa persona sul treno con indizi minimi, situazione che ritroveremo nel film “L’uomo sul treno_The Commuter” del 2018 con Liam Neeson.
Il prodotto è ottimo anche se il finale è favolistico, la vita rinasce come in Avatar … ma chissà: se diamo credito al futurologo Ray Kurzweil (La singolarità è vicina) forse la sinergia tra intelligenza umana (nel nostro caso il capitano Stevens) e quella artificiale (il programma Source Code) potrà davvero salvare l’umanità, sia nel senso collettivo che in quello relazionale.
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eugen
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venerdì 27 gennaio 2023
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interessante applicazione filmica della fisica qua
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Un' interessante "applicazione filmica", meglio di inveramento filmico degli sviluppi delle teorie quantistiche, in"SOurce Code"(Duncan Jones, scritto da Ben Ripley, 2011)dove un capitano di aeronautica sventa un attentato su un treno, dopo essere morto in Afghansitan, mentre in realta'si tratta di realt'a parallelel, eodve apparrentamene l'uomo si trova a rivivee la stessa scena, con poche variazioni, tanto che a molti passeggeri sembra essere un pof che aveva invitato al ristorante una compagna di viaggio. La verita', come sepsso accade, viene svelata alla fine del film, ma rimane, problrmaticvamente il dubbio sull'identita'del protagonista , almeno stando alle"classiche leggi"di una fisica ancora in gran parte, se non aristotelico-tolemaica, certo non ancora einsteiniana,, ma legata alla concezione del cosmo e della realta'fisica quale si trovava in Galileo e in Newton.
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Un' interessante "applicazione filmica", meglio di inveramento filmico degli sviluppi delle teorie quantistiche, in"SOurce Code"(Duncan Jones, scritto da Ben Ripley, 2011)dove un capitano di aeronautica sventa un attentato su un treno, dopo essere morto in Afghansitan, mentre in realta'si tratta di realt'a parallelel, eodve apparrentamene l'uomo si trova a rivivee la stessa scena, con poche variazioni, tanto che a molti passeggeri sembra essere un pof che aveva invitato al ristorante una compagna di viaggio. La verita', come sepsso accade, viene svelata alla fine del film, ma rimane, problrmaticvamente il dubbio sull'identita'del protagonista , almeno stando alle"classiche leggi"di una fisica ancora in gran parte, se non aristotelico-tolemaica, certo non ancora einsteiniana,, ma legata alla concezione del cosmo e della realta'fisica quale si trovava in Galileo e in Newton. Diremmo che la capacita' del regista Duncan Jones di creare un thriller"quantistico"e' notecolissima, dove la suspense non viene mai meno, non cede mai alla riflessione teorica, senza, pero', che si perda comunque la"stella polare"di un'altra concezione della"realta'". Decisamente notevole, dunque, il film come anche quanto, a livello di riflessione, puo'indurre in uno spettatore quantomeno attento alla possibilita'"di"risituarsi"in una concezione della realta'diversa da quella tuttora"corrente"perche' inq auclehe modo tuttora"imposta". Bene Jake Gylllenhaal, lontanissimo dal cliche'del supereroe((personaggio dal quale e 'comunque lontano anni luce) come anche Vera Formiga e Michelle Monaghan, sue"partrners".di viagggio in treno e di consultazione teorica. Eugen
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juzadellenuvole-
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sabato 28 maggio 2011
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8 minuti che ne durano 93, eppure l'idea riesce
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Per la sceneggiatura di questo film ci si è sicuramente trovati di fronte a grandi insidie: come rendere avvincenti 8 minuti abbastanza da trattenere gli spettatori nella sala per tutta la proiezione? bhe la soluzione al problema è stata trovata, e nel migliore dei modi, dando al protagonista ampia libertà nel ricordo del povero Sean Fentress. infatti sarebbe scorretto dire che il protagonista rivive i ricordi. Piuttosto si dovrebbe spiegare che Jake Gyllenhaal mette su un thriller in una situazione che pare normale: un treno coi suoi passeggeri e un uomo che all'improvviso (8 minuti prima dell'incidente) si rende conto che tutti stanno per morire, che deve trovare bomba e terrorista, e che sembra già sapere tutto quello che succede attorno a lui.
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Per la sceneggiatura di questo film ci si è sicuramente trovati di fronte a grandi insidie: come rendere avvincenti 8 minuti abbastanza da trattenere gli spettatori nella sala per tutta la proiezione? bhe la soluzione al problema è stata trovata, e nel migliore dei modi, dando al protagonista ampia libertà nel ricordo del povero Sean Fentress. infatti sarebbe scorretto dire che il protagonista rivive i ricordi. Piuttosto si dovrebbe spiegare che Jake Gyllenhaal mette su un thriller in una situazione che pare normale: un treno coi suoi passeggeri e un uomo che all'improvviso (8 minuti prima dell'incidente) si rende conto che tutti stanno per morire, che deve trovare bomba e terrorista, e che sembra già sapere tutto quello che succede attorno a lui.
come cornice di questa scena abbiamo la storia fantascentifica del source code, il macchinario che consente di vivere gli ultimi 8 minuti di un defunto il cui cervello è in buono stato a soldati con caratteristiche "speciali" che non rivelerò in quanto spoiler...
e così quella che poteva sembrare una banale e noiosa ripetizione di scene diviene "una sconvolgente e adrenalinica ripetizione di scene". L'idea non era delle migliori in assoluto, ma il risultato è il migliore che potesse uscire.
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jimi caos
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lunedì 19 marzo 2012
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bel film, ma la confezione non è originalissima
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Il film narra di un soldato americano che deve compiere una missione molto particolare: scoprire chi è l'attentatore che ha fatto esplodere un treno uccidendo centinaia di persone, compiendo la sua indagine... nel corpo di un altro uomo.
Senz'altro il prodotto è interessante e ben concepito, nulla da ridire su regia, recitazione, sceneggiatura e via discorrendo.
Tuttavia, la pellicola ha davvero il sapore di qualcosa di già visto.
Per puro caso, ho recentissimamente assistito alla proiezione di "The Jacket" (2005), del quale Source Code riproduce una vera a propria variazione sul tema, riproponendo in modo molto similare anche la struttura narrativa della storia.
Apprezzabile, il tema di fondo sul quale lo spettatore è invitato a riflettere ossia fino a che punto sia giusto spingersi nella direzione della prevenzione al terrorismo e alla salvaguardia dell'incolumità pubblica, andando però a pregiudicare i singoli individui che, come tutti, hanno diritti e sentimenti da non calpestare.
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Il film narra di un soldato americano che deve compiere una missione molto particolare: scoprire chi è l'attentatore che ha fatto esplodere un treno uccidendo centinaia di persone, compiendo la sua indagine... nel corpo di un altro uomo.
Senz'altro il prodotto è interessante e ben concepito, nulla da ridire su regia, recitazione, sceneggiatura e via discorrendo.
Tuttavia, la pellicola ha davvero il sapore di qualcosa di già visto.
Per puro caso, ho recentissimamente assistito alla proiezione di "The Jacket" (2005), del quale Source Code riproduce una vera a propria variazione sul tema, riproponendo in modo molto similare anche la struttura narrativa della storia.
Apprezzabile, il tema di fondo sul quale lo spettatore è invitato a riflettere ossia fino a che punto sia giusto spingersi nella direzione della prevenzione al terrorismo e alla salvaguardia dell'incolumità pubblica, andando però a pregiudicare i singoli individui che, come tutti, hanno diritti e sentimenti da non calpestare.
In conclusione, è senz'altro un buon film, ma niente di memorabile.
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[+] condivido
(di fabian t.)
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