agostino giovanni
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venerdì 1 marzo 2019
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peccato che sia troppo lento!
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Ottimo film. Vero cinema. Peccato che sia troppo lento, ma questa lentezza fa sì che gli 87 minuti della durata sembrino almeno due ore. Però Olmi è sempre stato così: prendere o lasciare. Aggiungo una piccola nota sul significato: il fllm espone una tesi, quella che oggi chiamiamo "buonismo". E' chiaramente una tesi manichea, per lo meno partigiana. Come tutte le tesi a senso unico può commuovere e anche convincere sul momento, ma è una convinzione di pancia, non di razionalità: gli italiani si commuovono ma poi continuano a comportarsi come hanno sempre fatto, cioè a seguire "lo particulare": sono altruisti in chiesa ma egoisti a casa.
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Ottimo film. Vero cinema. Peccato che sia troppo lento, ma questa lentezza fa sì che gli 87 minuti della durata sembrino almeno due ore. Però Olmi è sempre stato così: prendere o lasciare. Aggiungo una piccola nota sul significato: il fllm espone una tesi, quella che oggi chiamiamo "buonismo". E' chiaramente una tesi manichea, per lo meno partigiana. Come tutte le tesi a senso unico può commuovere e anche convincere sul momento, ma è una convinzione di pancia, non di razionalità: gli italiani si commuovono ma poi continuano a comportarsi come hanno sempre fatto, cioè a seguire "lo particulare": sono altruisti in chiesa ma egoisti a casa. E non è da escludere che almeno un po' di ragione ce l'abbiano.
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toty bottalla
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sabato 24 settembre 2016
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l'attualità che si rincorre!
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Un gruppo di extracomunitari si rifugia in una chiesa appena sloggiata, il vecchio parroco li accoglie e difende ma, non potrà cambiare il destino di un'umanità che sa di rassegnazione, dolore e rivalsa violenta...Il cinema d'autore alle prese con l'attualità drammatica e irrisolvibile, il maestro racconta la sua storia in chiave ipnotica lasciando parlare le immagini con pochi dialoghi, uno stile che ricorda "La Leggenda Del Santo Bevitore" del 88 film meraviglioso diretto dallo stesso Olmi con uno strepitoso Rutger Hauer qui per la verità quasi impalpabile, un film intenso a cui tuttavia Olmi non riesce a dare l'alone di magia riuscita in altre occasioni, per lo meno non del tutto, un lavoro comunque da apprezzare che stimola riflessioni! Saluti.
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Un gruppo di extracomunitari si rifugia in una chiesa appena sloggiata, il vecchio parroco li accoglie e difende ma, non potrà cambiare il destino di un'umanità che sa di rassegnazione, dolore e rivalsa violenta...Il cinema d'autore alle prese con l'attualità drammatica e irrisolvibile, il maestro racconta la sua storia in chiave ipnotica lasciando parlare le immagini con pochi dialoghi, uno stile che ricorda "La Leggenda Del Santo Bevitore" del 88 film meraviglioso diretto dallo stesso Olmi con uno strepitoso Rutger Hauer qui per la verità quasi impalpabile, un film intenso a cui tuttavia Olmi non riesce a dare l'alone di magia riuscita in altre occasioni, per lo meno non del tutto, un lavoro comunque da apprezzare che stimola riflessioni! Saluti.
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darkovic
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venerdì 23 ottobre 2015
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grazie maestro
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Purtroppo ho potuto vedere solo ora ,ottobre 2015, questa splendida opera d'arte, ed e' veramente sbalorditivo ,che quello che il nostro Maestro Olmi ha messo in scena nel 2011, con questo claustrofobico film cosi' denso di valori e significati, sia di un attualita' veramente,veramente sbalorditiva.
Visto nel 2011, avrei pensato alla gigantizzazione delle scene di violenza esagerate sui clandestini da parte delle forza dell'ordine ,ma questa settimana- 2015 - in Ungheria hanno sparato sui profughi per fermarne la fuga verso una nuova vita, o verso LA vita ,uccidendo.
Avrei pensato all'esagerazione di uno stato ,una politica, cosi contro una chiesa che dia aiuto ai profughi come continuita' alla vera parola del progenitore della religione stessa,eppure -oggi 2015-e' proprio cosi,' la politica sta andando verso lo scontro con la chiesa,cercando di fomentare gli istinti piu' beceri di una popolazione priva di cultura e ignorante.
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Purtroppo ho potuto vedere solo ora ,ottobre 2015, questa splendida opera d'arte, ed e' veramente sbalorditivo ,che quello che il nostro Maestro Olmi ha messo in scena nel 2011, con questo claustrofobico film cosi' denso di valori e significati, sia di un attualita' veramente,veramente sbalorditiva.
Visto nel 2011, avrei pensato alla gigantizzazione delle scene di violenza esagerate sui clandestini da parte delle forza dell'ordine ,ma questa settimana- 2015 - in Ungheria hanno sparato sui profughi per fermarne la fuga verso una nuova vita, o verso LA vita ,uccidendo.
Avrei pensato all'esagerazione di uno stato ,una politica, cosi contro una chiesa che dia aiuto ai profughi come continuita' alla vera parola del progenitore della religione stessa,eppure -oggi 2015-e' proprio cosi,' la politica sta andando verso lo scontro con la chiesa,cercando di fomentare gli istinti piu' beceri di una popolazione priva di cultura e ignorante.
Proprio in questo film avrei pensato alla grande provocazione del Maestro,perche nel film si entra prepotentemente nel grande dilemma di una castita'sacerdotale,e proprio in questi giorni-ottobre 2015 , si sta dibattendo proprio sulla questione della possibilita' che sia giusto o sbagliato per un sacerdote farsi o no una famiglia.
Che dire ......non si puo dire che il grande Ermanno ,non sia avanti con la mente ,la sua crativita' e che un vero artista sa guardare avanti come lui ha fatto doonandoci questo splendida opera d'arte interpretato da 3vgrandi attori quali Lonsdale,Hauer e Haber Grazie Ermanno Grande MAESTRO
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sastrugi
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mercoledì 1 aprile 2015
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un gran bel trailer
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i primi dieci minuti sono splendidi. un bellissimo soggetto, quello della chiesa da demolire e del prete solo, che parla a voce alta con se stesso. non resta altro che attendere la filosofia Olmiana...che puntualmente arriva, purtroppo. e il film finisce lì, lì dove stava sorgendo qualcosa d'interessante. lo sguardo sugli immigrati è patetico. il surrealismo fiabesco altrettanto. la sinossi potrebbe essere: "come distruggere una bellissima idea, tornando per l'ennesima volta su se stessi e sul proprio stanco modo di fare cinema". Olmi riesce perfettamente nell'intento.
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giaric21
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domenica 1 marzo 2015
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ermanno olmi e i clandestini
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visto con una mia amica devo dire che non è niente male i dialoghi pero sono un po scarsi ma la storia e lo sviluppo sono assolutamente passabili un film bello e discreto che indaga sualla xhiesa mi ha colpito molto il finale a mio riguardo da vedere
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giaric321
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sabato 17 gennaio 2015
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il film dell'anno
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luca scial�
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mercoledì 17 dicembre 2014
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la crisi della fede e dell'umanità
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Una Chiesa costruita cinquant'anni fa viene smantellata per mancanza di fedeli. Resta il suo vecchio parroco, sempre più stanco e immerso nei suoi dubbi. Nella stessa notte del trasloco un gruppo di immigrati clandestini ne prende possesso per rifugiarsi e nascondersi. Il parroco ritrova così la grinta della fede.
Ermanno Olmi torna a fare film ed occuparsi di temi di stretta attualità come i flussi migratori clandestini, ma anche la crisi della religione. Un film un pò pesante, che punta a discorsi alti sull'umanità e la storia. Finale in fondo amaro e costellato di dubbi.
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great steven
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giovedì 26 giugno 2014
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una riflessione profonda sul ruolo della chiesa.
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IL VILLAGGIO DI CARTONE (IT, 2011) diretto da ERMANNO OLMI. Interpretato da MICHAEL LONSDALE – RUTGER HAUER – ALESSANDRO HABER – MASSIMO DE FRANCOVICH – EL HADIJ IBRAHIMA FAYE § In una vecchia chiesa del Nordest privata di tutti gli arredi e definitivamente sconsacrata dai netturbini e dalla disinfestazione, sopravvive un anziano e coraggioso parroco che continua il suo mestiere a scanso di equivoci e minacce. Quando arriva alle porte della malandata cappella un gruppo sbandato di immigrati africani clandestini, li accoglie, li sfama, li protegge dalla pubblica amministrazione e dalle forze di polizia che li stanno ricercando per sbatterli in galera dopo un sommario processo.
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IL VILLAGGIO DI CARTONE (IT, 2011) diretto da ERMANNO OLMI. Interpretato da MICHAEL LONSDALE – RUTGER HAUER – ALESSANDRO HABER – MASSIMO DE FRANCOVICH – EL HADIJ IBRAHIMA FAYE § In una vecchia chiesa del Nordest privata di tutti gli arredi e definitivamente sconsacrata dai netturbini e dalla disinfestazione, sopravvive un anziano e coraggioso parroco che continua il suo mestiere a scanso di equivoci e minacce. Quando arriva alle porte della malandata cappella un gruppo sbandato di immigrati africani clandestini, li accoglie, li sfama, li protegge dalla pubblica amministrazione e dalle forze di polizia che li stanno ricercando per sbatterli in galera dopo un sommario processo. L’impresa non è certo delle più semplici, ma il vecchio prete e i suoi nuovi coinquilini pongono contro l’ignoranza, la cattiveria e la disonestà dell’ordine costituito la carità, la giustizia e la nobiltà d’animo. Girato in interni a Bari, cinepresa mai in movimento e circa due centinaia di primi e primissimi piani (fotografia di Fabio Olmi, parente del regista), l’ultimo film di Olmi è un austero e conciso apologo cristiano con scarso cattolicesimo che s’impone per la sua scrittura – a cui hanno contribuito l’apporto laico di Claudio Magris e l’aiuto dottrinale di monsignor Gianfranco Ravasi – al quale contribuisce pure il sagace montaggio di Paolo Cottignola. Il senso dato alla chiesa perduta e dismessa si traduce in una sacralità finalmente ritrovata dopo un mucchio di peripezie adulte, poco avventurose ma molto impegnative e intriganti. La chiesa si rende importante non tanto per i riti e le cerimonie eucaristiche, ma per le opere di bene a favore dei derelitti, degli sfortunati, dei miseri. L’obiettivo è cambiare un mondo fatto di cartone – come del resto lo sono il potere, gli uomini politici, l’economia, la società, la ricchezza, la giustizia che rende sempre ragione al più forte mediante la legge del taglione – attraverso il cambiamento delle persone stesse, evitando lo scioglimento del cartone medesimo che distrugge tutto quello che sembrava finora infrangibile, le sovrastrutture di marxiana memoria su cui si fondava una comunità all’apparenza solida e forte ma nel profondo dell’animo fragile e insicura, fiacca e tenebrosa. Contro il degrado socio-politico-economico, rimane soltanto la bontà di cuore per nulla ingenua ma addirittura intelligente e perspicace di chi compie opere caritatevoli e spirituali per coadiuvare chi è in situazioni di pesante difficoltà, chi annaspa, chi incespica nell’incertezza e nello sgomento e chi sa rendere indietro i favori quando capisce che ha abbrancato la possibilità di sdebitarsi. Bellissima la metafora degli arredi ecclesiastici di cui la cappella viene spogliata, contrapposti al riempimento della stessa da parte dei fuggitivi d’oltremare che portano, nonostante il loro inestinguibile sbaraglio e la loro inalterabile disgrazia, calore, sicurezza, aneliti di speranza e moniti di buona volontà. Il film, stupendo e incredibile, ha molti punti di somiglianza e raccordo con l’album La buona novella di Fabrizio De Andrè, che racconta la storia di Gesù Cristo ispirandosi ai vangeli apocrifi: in entrambe le opere, autentici capolavori, spicca il gusto di narrare vicende umane prive di una genuina sacralità e di un culto della divinità e pregne invece di un senso d’umanità enorme che evade ogni spiritualità pregressa e che anzi attinge alla verità che si trova soltanto nel cuore degli uomini, facendo appello alla loro vocazione al bene e al loro primigenio senso del dovere. Ottime le interpretazioni: il francese Lonsdale disegna con puntiglio e precisione il suo sacerdote doveroso, pacato e pur sempre combattivo; R. Hauer traccia con professionalità e abnegazione il proprietario della diocesi che vorrebbe sgomberare la chiesetta di tutte le suppellettili religiose e venderla al miglior offerente; A. Haber è un efficace capo delle guardie anti-clandestinità che si distingue per accanimento alla legge scritta che non guarda in faccia a nessuno, per insistenza nel far rispettare le norme anche a chi non è in grado di difendersi adeguatamente e per un comportamento calunnioso e moralmente imberbe verso i presunti reati compiuti da coloro che faticano ogni giorno per la sopravvivenza; M. De Francovich è infine un perfetto medico che cura il prete ammalato prestando anche orecchio alle storie che rievocano la sua gioventù idilliaca e apparentemente paradisiaca, senza tralasciare i racconti di belle ragazze e prati in fiore. La produzione è stata affidata alla Edison con Rai Cinema, e il film è stato presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2011, senza purtroppo conquistare nessun premio, anche se lo avrebbe meritato pienamente. Le musiche di Sofia Gubaidulina seguono la vicenda con magia ineffabile e sognante, mentre le scene di Giuseppe Pirrotta rendono gradevole la visione della pellicola dall’inizio artigianale e prettamente manuale fino al finale in cui il giovane clandestino nero fronteggia le automobili della polizia con la luce che gli invade la visuale.
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angelo umana
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martedì 3 settembre 2013
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citazioni sulla chiesa
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“Da domani sono stato messo a riposo anch’io”, dice il sagrestano al parroco la cui chiesa sta venendo chiusa, per esigua frequentazione di fedeli e/o spending-review ecclesiastica (prima di Papa Francesco), al parroco, cui non sembra vero che i decori, la croce e le statue della sua chiesa – dove fu ordinato cinquant’anni fa – stanno per essere portati via. Non gli resta che scrivere una supplica al vescovo per almeno poter continuare a dimorare in canonica.
“Quando ancora la domenica queste panche si riempivano di fedeli, mi capitava una sensazione di vuoto, era il dubbio dentro di me …”.
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“Da domani sono stato messo a riposo anch’io”, dice il sagrestano al parroco la cui chiesa sta venendo chiusa, per esigua frequentazione di fedeli e/o spending-review ecclesiastica (prima di Papa Francesco), al parroco, cui non sembra vero che i decori, la croce e le statue della sua chiesa – dove fu ordinato cinquant’anni fa – stanno per essere portati via. Non gli resta che scrivere una supplica al vescovo per almeno poter continuare a dimorare in canonica.
“Quando ancora la domenica queste panche si riempivano di fedeli, mi capitava una sensazione di vuoto, era il dubbio dentro di me …”. Frequentare le riunioni in parrocchia da ragazzo era “non devozione, ma rara occasione per stare con le ragazze. I miei occhi si incontrarono con quelli di lei e quegli occhi mi hanno tentato per tutta la vita … Sempre la stessa domanda, perché il creatore ci ha messo questo fuoco dentro e poi ci minaccia con il suo castigo?”. E’ il parroco che racconta al medico condotto, venuto a curare degli ospiti che si sono installati – letteralmente attendati, con lenzuola come tende e paraventi divisori di cartone – nella sua chiesa vuota, ospiti neri, “clandestini”, per i quali il sagrestano lo mette sull’avviso, “quella gente nella nostra chiesa, gente diversa che non può essere come noi” … !!!
Forse avevo un po’ di fede “in gioventù … ho pregato da bambino in un campo di sterminio. Credere, residuo d’infanzia o forse per istinto … o per non sentirsi del tutto soli”: è il medico che parla, rispondendo al prete che lo invita alla fede, al credere, ed esprime un senso della preghiera volto a qualcosa di vitale, di molto concreto, come il sopravvivere in un campo di sterminio.
“Le mura non udranno più parole di vita eterna e Cristo tace … bisogna parlare a voce alta per tenersi compagnia”: è ancora il parroco sconsolato che parla, prima ancora che i clandestini neri entrino nottetempo nella sua chiesa ormai in disarmo. Secondo il condivisibilissimo Olmi-pensiero, forse, quelle parole di vita eterna non aiutavano le persone nel loro molto prosaico quotidiano, perciò le chiese si vanno svuotando e rimangono cattedrali nei deserti.
“L’Africa può ancora ricominciare, qui può solo finire”: lo dice un ospite straniero, quando i poliziotti fanno per cacciare i “clandestini”. “Precise disposizioni di legge a carico di chiunque dà ospitalità a gente non identificata”: è il commissario Alessandro Haber che si esprime con linguaggio giudiziario-burocratico, eppure “quando la carità è un rischio, quello è il momento della carità”, questo invece lo pensa il parroco.
Il film è effettivamente pieno di citazioni del regista attorno alla religione, già parzialmente accennate in “Cento chiodi”. Una chiesa che si svuota per mancanza di devozione può servire benissimo a dare ospitalità a diseredati, disperati che sono venuti da noi in cerca di una vita un briciolo migliore, pure se tra essi vi sono malviventi o terroristi (“La nostra miseria è l’inizio della loro fine”, una ragazza terrorista lo dice). Questo sì è uno scopo sacrosanto, già in parte le chiese lo fanno (v/ “Cose dell’altro mondo”), e potrebbero servire allo scopo anche i maestosi palazzi della politica, del Colle e del Vaticano. Sarebbe un atto ecumenico concreto, di vero abbraccio a razze e religioni. La chiesa in questo film è diventata una casa per tutti, segnatamente per i “diversi” (come li definisce il sagrestano): la funzione che le autorità ecclesiastiche non vi ravvedevano più è stata trovata nei fatti. Il punto dove prima era l’altare diventa una mensa dove si divide il cibo, a cui tutti partecipano, così avviene nel film quando vengono distribuiti viveri a questi che fuggono verso altri paesi.
La chiesa vuota è un set teatrale, dove maggiormente si odono delle citazioni dall’Olmi-pensiero, come ancora: “La sapienza è stata creata dall’uomo e il segreto del mondo è la persona umana … credo a Dio e alla persona umana … per fare del bene non serve la fede. Il bene è più della fede … persino nella pietà, quanta menzogna”, ma … “forse le rondini non amano più le nostre città”.
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[+] quando la carità è un rischio, quello è il momento
(di cinefila part time)
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massimo65
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venerdì 25 gennaio 2013
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la speranza nasce nella chiesa abbandonata
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Lode ancora al maestro Olmi per questa delicata poesia di un vecchio inutile prete che dalla condivisione degli amati e difesi biscotti (unico cibo insieme al latte), inizia una nuova vita, Dalle sedie buone usate l'ultima volta per il vescovo nella visita pastorale, alla cantina, dalle panche alle candele per scaldare l'acqua in vista del parto clandestino. Da un senso di frustrazione, di depressione, il vecchio parroco si riscatta pian piano, arrivando a difensore, paladino dei clandestini. Interessante la figura del quaderno in mare (una bibbia scritta in arabo?), che dona una parola di pace a tutta la piccola comunità rifugiata in Chiesa. L'ultima scena quel quadrno prezioso vine acquistato per essere messo a bruciare.
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Lode ancora al maestro Olmi per questa delicata poesia di un vecchio inutile prete che dalla condivisione degli amati e difesi biscotti (unico cibo insieme al latte), inizia una nuova vita, Dalle sedie buone usate l'ultima volta per il vescovo nella visita pastorale, alla cantina, dalle panche alle candele per scaldare l'acqua in vista del parto clandestino. Da un senso di frustrazione, di depressione, il vecchio parroco si riscatta pian piano, arrivando a difensore, paladino dei clandestini. Interessante la figura del quaderno in mare (una bibbia scritta in arabo?), che dona una parola di pace a tutta la piccola comunità rifugiata in Chiesa. L'ultima scena quel quadrno prezioso vine acquistato per essere messo a bruciare. La sensazione è non riuscirà ad essere distrutto neppure questa volta. Una parola forte, preziosa che nè le acque del mare, ne il fuoco potranno mai distruggere.
Da vedere nella versione Home video tenendo presente sia l'inizio che la frase finale
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