George Harrison: Living in the Material World |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Terry Gilliam, George Harrison, Paul McCartney, Eric Idle, Ringo Starr.
continua»
Titolo originale George Harrison: Living in the Material World.
Documentario,
durata 208 min.
- USA 2011.
- Nexo Digital
uscita giovedì 19 aprile 2012.
MYMONETRO
George Harrison: Living in the Material World
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bello, specie la prima parte.di GorodFeedback: 118 | altri commenti e recensioni di Gorod |
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venerdì 20 aprile 2012 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bello, devo dire, da appassionato dei Beatles e che ama molte cose dell'Harrison solista. Non tutto il materiale è proprio nuovo, ci sono cose viste e riviste. Però il contesto della Londra anni '60 è molto interessante, vivo; e le immagini dei dibattiti sulla religione tenuti da preti, cantanti, Harrison e giornalisti sono meravigliosamente surreali. La figura di Harrison pare ben delineata, ma risulta sfuggente nel II tempo del film, che a mio avviso si dilunga troppo ed è troppo indulgente (si parla del lato materialista di George, del suo uso di droghe, ma non ci sono mai immagini a sostegno, se non involontarie - gli occhi sballati del concerto di New York, ad esempio: tutta la parte documentata è legata alla sua parte spirituale, con un risultato a mio avviso un poco fuorviante)fino a far apparire la morte del grande George una sorta di assunzione in cielo; si nota anche, a esser maliziosi, un certo astio per la figura di Yoko, che appare proprio il minimo necessario, e di John, che viene citato davvero poco (e non solo perché defunto...). La II moglie di Harrison, Olivia, appare dal nulla, e nulla si spiega di lei. Insomma, c'è qualche lacuna nella logica cronologica, qualche vuoto lasciato qui e là (viene taciuto il dissesto finanziario derivato dalla sua casa cinematografica, la sua carriera solista ignorata nella sua parte centrale) a favore di una eccessiva profusione di santoni e Maharishi, ma le immagini sono molto belle e la figura di Harrison ci pone davvero molte domande, e molto rimpianto. Si poteva fare meglio? Forse sì. Tanto meglio? Forse no.
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