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kyotrix
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giovedì 10 gennaio 2013
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positivo ma noioso
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Come qualità e tematica e' sicuramente un buon film, però non mi ha affascinato, commosso, catturato, insomma, abbastanza noioso. Alla fine risulta abbastanza lento e piatto.
[+] lento
(di kimkiduk)
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marziol
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sabato 5 gennaio 2013
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sufficiente, nulla più
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Un film che si lascia vedere, ma senza troppo succo. Racconta una storia, in maniera piuttosto semplice e lineare, e la mia impressione è che non abbia grosse tesi da difendere, nè che voglia farlo. Punto di forza è la simpatia che suscita il protagonista, ma potrebbe non essere sufficiente per farvi arrivare alla fine.
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maria f.
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lunedì 12 novembre 2012
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evviva i buoni film!
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Per essere un buon insegnante non è necessario avere curricula pieni di titoli.
La base necessaria è sapere osservare e ascoltare con interesse e amore.
Bachir Lazhar è un ristoratore algerino che a causa di un attentato in cui, moglie e figli sono stati uccisi, si trasferisce in Canada chiedendo asilo politico.
Per sopravvivere, si propone - esibendo fasulli titoli professionali - come sostituto di un’insegnante morta suicida. È accettato.
Ha inizio così il lavoro in una classe mista di ragazzi di 11/12 anni i quali devono metabolizzare o elaborare la perdita della loro amatissima prof.
Falso docente e alunni – a dispetto di preside, colleghi, psicologa e genitori - si aiuteranno analizzando insieme il concetto di morte che, provoca dolore e angoscia solo se non c’è nessuno accanto pronto e disponibile all’attenta osservazione e all’ascolto della sofferenza.
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Per essere un buon insegnante non è necessario avere curricula pieni di titoli.
La base necessaria è sapere osservare e ascoltare con interesse e amore.
Bachir Lazhar è un ristoratore algerino che a causa di un attentato in cui, moglie e figli sono stati uccisi, si trasferisce in Canada chiedendo asilo politico.
Per sopravvivere, si propone - esibendo fasulli titoli professionali - come sostituto di un’insegnante morta suicida. È accettato.
Ha inizio così il lavoro in una classe mista di ragazzi di 11/12 anni i quali devono metabolizzare o elaborare la perdita della loro amatissima prof.
Falso docente e alunni – a dispetto di preside, colleghi, psicologa e genitori - si aiuteranno analizzando insieme il concetto di morte che, provoca dolore e angoscia solo se non c’è nessuno accanto pronto e disponibile all’attenta osservazione e all’ascolto della sofferenza.
Approfondendo con delicatezza e sobrietà i sentimenti che un tale dolore provoca, Bachir riesce a trasmettere alla classe e a noi, che dalla lacerazione di un’esperienza così crudele ci si può salvare se si dà spazio al coraggio di affrontare la vita e quindi al germogliare di nuove consapevolezze, proprio come accade alla crisalide che per diventare farfalla deve abbandonare le proprie sembianze, il proprio guscio.
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archipic
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lunedì 5 novembre 2012
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stesso mondo, stesso dolore
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Davvero ottimo questo film canadese; leggero nella sua realizzazione ma profondo nei significati e nella narrazione. Ho molto apprezzato la descrizione dell'incontro tra il mondo degli adulti e quello dei bambini che avviene non sulla sponda del benessere ma su quella del malessere, del dolore. Ed è proprio il dolore per una perdita che accomuna il protagonista e i suoi alunni che insieme, consciamente ed incomsciamente, si aiutano l'uno con gli altri per andare avanti e superare, ognugno di loro, le cicatrici che gli evebnti della vita lasciano in ognuno di noi. Apprezzabilissima la recitazione di Fellag, molto garbata e sempre intonata al tipo di personaggio, e di almeno 2 giovani alunni, Sophie Nélisse e Émilien Néron, davvero bravi e molto espressivi.
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Davvero ottimo questo film canadese; leggero nella sua realizzazione ma profondo nei significati e nella narrazione. Ho molto apprezzato la descrizione dell'incontro tra il mondo degli adulti e quello dei bambini che avviene non sulla sponda del benessere ma su quella del malessere, del dolore. Ed è proprio il dolore per una perdita che accomuna il protagonista e i suoi alunni che insieme, consciamente ed incomsciamente, si aiutano l'uno con gli altri per andare avanti e superare, ognugno di loro, le cicatrici che gli evebnti della vita lasciano in ognuno di noi. Apprezzabilissima la recitazione di Fellag, molto garbata e sempre intonata al tipo di personaggio, e di almeno 2 giovani alunni, Sophie Nélisse e Émilien Néron, davvero bravi e molto espressivi. In conclusione, un film che "ovviamente" è passato quasi inosservato ma che merita, senz'altro, di essere visto. E meno male che il mio cineclub ha iniziato la nuova stagione proprio con Monsieur Lazhar.
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no_data
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martedì 30 ottobre 2012
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studiando con bashir
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Film ricco e denso Monsieur Lazhar, che mi è piaciuto moltissimo e senza ombre di dubbi. Mi è piaciuto per vari motivi, perché la storia o meglio le storie narrate pur essendo tremende sono state trattate con molta delicatezza, senza sentimentalismi e anche con una certa allegria che nulla ha tolto del loro spessore drammatico ma anzi le ha rese ancor più reali. Perché Monsieur Lazhard passa un messaggio rigenerante attraverso il confronto con il dramma e non mediante la sua negazione pur negando a se stesso (e agli altri) il disvelamento del suo dolore. Perché Bashir Lazhard non rielabora il lutto ma assume su di sé l'identità della moglie per riscoprirne i gesti e probabilmente i significati profondi (delicatissima la scena in cui usa i timbri della moglie per "colorare" i compiti), e attraverso tutto questo assume un ruolo catartico possibile solo a chi è realmente esule, esule dalla vita in sé e da quella del paese che ora lo ospita con le sue assurde norme igeniche che rendono osceni anche i gesti più innocui.
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Film ricco e denso Monsieur Lazhar, che mi è piaciuto moltissimo e senza ombre di dubbi. Mi è piaciuto per vari motivi, perché la storia o meglio le storie narrate pur essendo tremende sono state trattate con molta delicatezza, senza sentimentalismi e anche con una certa allegria che nulla ha tolto del loro spessore drammatico ma anzi le ha rese ancor più reali. Perché Monsieur Lazhard passa un messaggio rigenerante attraverso il confronto con il dramma e non mediante la sua negazione pur negando a se stesso (e agli altri) il disvelamento del suo dolore. Perché Bashir Lazhard non rielabora il lutto ma assume su di sé l'identità della moglie per riscoprirne i gesti e probabilmente i significati profondi (delicatissima la scena in cui usa i timbri della moglie per "colorare" i compiti), e attraverso tutto questo assume un ruolo catartico possibile solo a chi è realmente esule, esule dalla vita in sé e da quella del paese che ora lo ospita con le sue assurde norme igeniche che rendono osceni anche i gesti più innocui. Va da sé che mi sono piaciute molto anche la recitazione e la regia. Davvero un bel film.
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barone di firenze
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domenica 14 ottobre 2012
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delicato
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Nulla a che ridire, film bello, attori sconosciuti, ragazzini che recitano splendidamente, buona la fotografia, eccellente l'assenza di qualsiasi tipo di effetto speciale, storia commevente, solo dialogo e gestualità, un film da vedere e da godere.
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babagi
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giovedì 11 ottobre 2012
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fragili bozzoli
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Cosa può passare per la testa di un bambino non ancora adolescente che un giorno arrivando in classe si ritrova a diretto contatto con la morte, vedendo il corpo senza vita della sua insegnante appeso al soffitto?A cercare di tirar fuori emozioni soffocate ci penserà Monsieur Lazhar, algerino scappato dal suo Paese a seguito di una tragedia che ha coinvolto e distrutto la sua famiglia. Senza alcun diploma, ma con l’indispensabile bagaglio della sua esperienza di vita, saprà con estrema delicatezza e grande compostezza maneggiare “fragili bozzoli”. Intimato dai genitori e dalla direttrice della scuola a limitarsi all’insegnamento evitando qualunque coinvolgimento e contatto, non gli resta che insegnare , ma insegnare per davvero.
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Cosa può passare per la testa di un bambino non ancora adolescente che un giorno arrivando in classe si ritrova a diretto contatto con la morte, vedendo il corpo senza vita della sua insegnante appeso al soffitto?A cercare di tirar fuori emozioni soffocate ci penserà Monsieur Lazhar, algerino scappato dal suo Paese a seguito di una tragedia che ha coinvolto e distrutto la sua famiglia. Senza alcun diploma, ma con l’indispensabile bagaglio della sua esperienza di vita, saprà con estrema delicatezza e grande compostezza maneggiare “fragili bozzoli”. Intimato dai genitori e dalla direttrice della scuola a limitarsi all’insegnamento evitando qualunque coinvolgimento e contatto, non gli resta che insegnare , ma insegnare per davvero. Mai insicuro, Bachir dimostra di essere nel posto giusto al momento giusto. Mostrandosi all’altezza anche nella didattica della lingua, impartisce lezioni di francese e dettati presi dai romanzi di Balzac, ma anche temi che hanno come argomento la violenza per poter capire fino in fondo quanto quell’episodio che irrimediabilmente ha segnato per sempre le loro vite li ha toccati nel profondo. Allora vediamo uno dei bambini spiegare agli altri la sua ricerca sulla violenza, lui la vede nei graffiti sparsi per la città, che possono essere anche arte ma che in qualche modo, che forse non sa neanche lui, lo feriscono. E poi c’è Alice, la bambina che entra più di tutti in sintonia con il nuovo professore che consapevole forse troppo delle sue emozioni, le rivela ai compagni leggendo il suo tema ad alta voce. E poi c’è soprattutto Simon, il bambino che più di tutti è coinvolto nella tragedia e vive con il peso di quel senso di colpa censurato che giorno dopo giorno gli toglie la spensieratezza della sua età e finirà per manifestarsi con tutta la sua forza in una scena che non sarà facile dimenticare. Perché il dolore va affrontato, va tirato fuori e anche se, come ripeterà più volte il professore, non si può trovare un senso alla morte, bisogna riuscire ad affrontarla e ad elaborala perché solo così si cresce. È davvero incredibile come questo personaggio riesca ad entrare nel cuore dello spettatore pur non svelandosi completamente, ma mantenendo un certo alone di mistero per tutto il film. Si avverte proprio la sensazione che non ci possa essere un “maestro di vita” migliore per quei bambini cresciuti troppo in fretta e che questo signore piuttosto riservato possa sbirciare nei loro sottobanchi e capire cosa sia davvero meglio per loro per farli tornare a sorridere come nella significativa scena dove tutti in posa davanti al fotografo per la foto di classe pronunciano il suo nome. Arrivati alla fine ci si chiede se è davvero possibile insegnare astenendosi dall’educare e la scena conclusiva sembra dirci che le due cose non sono scindibili.
Film semplice e adatto a tutti che sa coinvolgere con dolcezza senza sfruttare facili meccanismi emozionali, in cui il tema del lutto e della perdita appare come un pretesto per aprire tematiche molto critiche al metodo moderno dell’insegnamento e al rapporto triangolare genitori – insegnanti - alunni. Si perché Bachir dimostra di aver capito una cosa molto semplice(forse solo all’apparenza) che prima di tutto bisogna saper ascoltare.
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maddalena_cova
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giovedì 4 ottobre 2012
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un dramma semplice
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Un dramma raccontato in modo semplice e raffinato, non pietistico, non moraleggiante, con una grande eleganza nella descrizione dei sentimenti.
I temi trattati sono importanti: i rifugiati, l’immigrazione, il sistema educativo e la sua evoluzione, ma anche la scoperta delle storie personali che si nascondono dietro ai ruoli e soprattutto l’elaborazione del dolore e della perdita.
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Un dramma raccontato in modo semplice e raffinato, non pietistico, non moraleggiante, con una grande eleganza nella descrizione dei sentimenti.
I temi trattati sono importanti: i rifugiati, l’immigrazione, il sistema educativo e la sua evoluzione, ma anche la scoperta delle storie personali che si nascondono dietro ai ruoli e soprattutto l’elaborazione del dolore e della perdita. Ed è proprio monsieur Lazhar, così estraneo al luogo e al tempo, ad insegnare a se stesso e ai bambini a non scappare dalla morte. Emozionante.
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zoom e controzoom
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mercoledì 3 ottobre 2012
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troppa carne al fuoco
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Grande interpretazione di ragazzini neppure adolescenti. Troppi argomenti delicati ed importanti da trattare in poco spazio. Questa sintesi del film lo mette tra i lavori da considerare incompiuti perchè non danno sufficienti risposte ne alle tematiche emergenti, ne a quelle sempiapparenti, ne alla struttura del racconto che manca di risposte elementari.
Troppa leggerezza e droppo peso sembra contraddistinguano questo film che sfiora appena tematiche come il rapporto tra genitori e insegnanti, come il rapporto affettivo corretto e non tra insegnanti e allievi, come il rapporto di competizione e sostegno tra compagni di classe, come il rapporto tra maschi e femmine nell'età in cui sono ancora nell'amicizia senza malizie.
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Grande interpretazione di ragazzini neppure adolescenti. Troppi argomenti delicati ed importanti da trattare in poco spazio. Questa sintesi del film lo mette tra i lavori da considerare incompiuti perchè non danno sufficienti risposte ne alle tematiche emergenti, ne a quelle sempiapparenti, ne alla struttura del racconto che manca di risposte elementari.
Troppa leggerezza e droppo peso sembra contraddistinguano questo film che sfiora appena tematiche come il rapporto tra genitori e insegnanti, come il rapporto affettivo corretto e non tra insegnanti e allievi, come il rapporto di competizione e sostegno tra compagni di classe, come il rapporto tra maschi e femmine nell'età in cui sono ancora nell'amicizia senza malizie. In tutto questo, viene catapultato un professore che professore non è. Troppo in quanto poi la regia non riesce a fare pulizia con un minimo ordine di priorità. Peccato perchè la tematica scottante della morta che pare sia la prima affrontata, poi scompare nei meandri senza avere una risoluzione interpretativa o in fatti o in eventi.
Molto ben tracciate le figure dei ragazzini nelle loro qualità e difetti. Fotografia parca che non eccede in compiacenze, ambientazioni grigie che creano una sorta di tristezza perenne al di là dei fatti drammatici che avvolgono ogni realtà.
Davanti al dramma che devono affrontare i ragazzini, il dramma personale del professore rimane in disparte, quasi inascoltato e questo pesa ancora di più sull'atmosfera malinconica del film.
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[+] idee diverse
(di kimkiduk)
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fiora78
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martedì 2 ottobre 2012
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grandi domande senza retorica ne fuga
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Delicato e commovente affronta grandi domande senza pretendere di dare una risposta. Semplice e non artificioso
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