liuk!
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venerdì 30 novembre 2012
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particolare
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Non un film originale nè avvincente ma sicuramente d'autore. Lento, noioso e a volte banale, Womb lascia però il segno, è difficile da dimenticare ed entra nello spettatore attraverso gli sguardi fissi di una Eva Green superlativa.
Da vedere.
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doni64
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giovedì 8 novembre 2012
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mmmmm-..ma che razza di film mi avete consigliato?
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Film lento,cupo,opaco,triste,inutile.ecc.ecc.ma come fate a dire che e' un film bellissimo??...non ho parole ma ne sono rimasto deluso..voto?? 5
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ashtray_bliss
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lunedì 29 ottobre 2012
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quando amore fa rima con solitudine.
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Womb significa letteralmente grembo materno. Lo stesso grembo in cui Rebecca, tragica protagonista di questa meravigliosa pellicola, si fara impiantare un clone di Tommy, suo amato, morto in un fatale incidente stradale.
Fin da subito dunque, il film ci pone davanti a un dilemma, ad una questione tanto delicata quanto scottante: cosa accadrebbe se fosse legale e possibile la clonazione umana?
Questa e' la tematica attorno alla quale ruota Womb. Ma partiamo dal principio: Il film e' ambientato in una fredda e nebbiosa provincia marittima dell'Inghilterra di un futuro prossimo, ma molto simile al nostro presente, e segue esclusivamente la vita di Rebecca e Tommy.
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Womb significa letteralmente grembo materno. Lo stesso grembo in cui Rebecca, tragica protagonista di questa meravigliosa pellicola, si fara impiantare un clone di Tommy, suo amato, morto in un fatale incidente stradale.
Fin da subito dunque, il film ci pone davanti a un dilemma, ad una questione tanto delicata quanto scottante: cosa accadrebbe se fosse legale e possibile la clonazione umana?
Questa e' la tematica attorno alla quale ruota Womb. Ma partiamo dal principio: Il film e' ambientato in una fredda e nebbiosa provincia marittima dell'Inghilterra di un futuro prossimo, ma molto simile al nostro presente, e segue esclusivamente la vita di Rebecca e Tommy. Prima incentrandosi sulla loro amicizia che nel tempo diventera' sempre piu' solida anche se verra' messa alla prova da una lunga permanenza di Rebecca in Giappone, lontano dalla sua citta' natale e da Tommy. Gli anni passano e quando Rebecca tornera' in quella desolata cittadina capira che con Tommy la lega un sentimento forte, che non e' piu' amicizia ma amore. Ma per la giovane coppia non sara' per sempre rosa e viole e la loro storia appena iniziata e' gia destinata a finire; perche' Tommy presto' avra' un terribile incidente mortale. E da questo episodio in poi, nulla sara' come prima per la protagonista. In questo evento tanto drammatico quanto cruciale, Rebecca prendera' una decisione coraggiosa ma disperata e folle contemporaneamente. Perche' Rebecca non vuole arrendersi al dolore e al lutto, non vuole elaborarlo e nemmeno cercare un modo di superarlo. Lei vuole soltanto soffocarlo e anestetizzarlo e cosi, accecata dalla rabbia (per la perdita) e dal egoismo smisurato, Rebecca non si arrende alla realta' dei fatti ma cerca rifugio e consolazione in un'illusione, un utopia: quella che un giorno avrebbe potuto ritrovare l'amante perduto, e ricominciare a vivere la sua storia d'amore.
Ma presto realizzera' che da sola si e' scavata un futuro e presente colmo di solitudine e delusione. La solitudine che man mano avvolge Rebecca e' evidenziata in primis, dal fatto che i genitori naturali di Tommy abbandonano la cittadina ma anche la stessa Rebecca, non approvando la sua decisione. In un secondo tempo sara' la piccola comunita' in cui vive ad escludere ed emarginare suo figlio Tommy, perche' e' una "copia" quindi un essere inferiore agli altri umani. Ed infine, sara' proprio Rebecca ad allontanarsi dal mondo, vivendo con suo figlio in una casetta sul mare, isolati dal resto della gente e dei loro giudizi.
Ma se per anni, Rebecca riesce a nascondere al figlio la sua vera identita' e vivere dei momenti di felicita' e spensieratezza, arriva il momento in cui la Verita' piu' furiosa che mai esplode.
Dopo anni, Rebecca ormai si arrende alla piu' completa e totale solitudine che viene ulteriormente accentuata da fatto che Tommy, il figlio, porti a casa la sua fidanzata con la quale convive. E la madre si deve arrendere alla constatazione che ha sacrificato la sua intera vita per correre dietro ad un utopia. L'uomo che amava, Tommy l'amante non sarebbe mai piu' tornato in dietro e lei deve fare i conti col figlio che ha messo al mondo: che nonostante sia esteriormente uguale a Tommy, e' una personalita' diversa. A questo punto il film mette in contrapposizione le due realta' relazionali e sociali differenti : madre-figlio vs donna-uomo. Rebecca sperava di riportare indietro l'oggetto sessuale del suo amore, mentre ora deve accettare una nuova realta': la relazione tra lei e' Tommy non puo' piu' essere una relazione amorosa/sessuale. I ruoli si sono totalmente invertiti, sia psicologicamente che socialmente: Lei e' la madre, Tommy e' suo figlio. Null'altro puo' esistere al di fuori di questa concretezza.
Infine, quando Tommy scorprira' la verita' non puo' far altro che abbandonare definitivamente sua madre e il luogo dove ha vissuto. Spogliato ormai di qualsiasi identita' sociale e morale, si lascia tutto alle spalle cercando un nuovo inizio. Cosi facendo condanna definitivamente Rebecca, a vivere nel totale isolamento e solitudine per il resto della sua vita.
Cosi Womb, film dalla narrazione lenta, si impone come un macigno nella mente dello spettatore. Lo trascina in un vortice che non puo' lascare indifferenti, perche' le questioni poste dal film sono sociali ma anche etiche. Cosa potrebbe provocare lo smisurato avanzamento scientifico e tecnologico? Quali sistemi sociali potrebbe sconvolgere una tale pratica? (sopratutto in riferimento alle tradizionali relazioni inter-sociali). Fin quando bisogna confondere un atto di amore con uno di egoismo ?
Perche' la protagonista agisce solo apparentemente per amore, in realta' e' spinta da un sentimento di forte egoismo.
Ritengo che questa pellicola sia una piccola perla tra i film indipendenti. Supportata da una regia sempre attenta ai particolari e dalle ottime interpretazioni dei principali protagonisti, Green e Smith, e' un film potente, toccante che riesce a far riflettere.
Bellissima anche la fotografia del panorama naturale: grigia, fredda e cupa; esattamente come il contesto che circonda i protagonisti della storia.
In conclusione, Womb e' un film minimale che viene narratto lentamente ma cio' poco o nulla toglie alla sua bellezza e particolarita'. Ovviamente, anche se la clonazione umana sta al centro della storia, e' un film totalmente diverso dal recente (e anch' esso bellissimo) "Never let me go" dove i cloni sono visti come donatori di organi.
Womb si concentra sulla psiche e sulle emozioni dei protagonisti : l'amore, la rabbia, la solitudine. E' un film che parla di sentimenti e colpisce dritto al cuore di ogni spettatore, facendolo riflettere.
Consigliatissimo.
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osteriacinematografo
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giovedì 20 settembre 2012
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"io non so più chi sono"
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“Womb” è un film del regista magiaro Benedek Fliegauf,che ha scelto di trattare il tema della clonazione dal punto di vista della sua potenziale applicabilità alla quotidianità,dell’abuso in cui si potrebbe incorrere nel caso di libera fruibilità di un simile strumento.
Il film narra la storia di due ragazzini che s’incontrano in riva al Mare del Nord.Tommy e Rebecca si piacciono nel modo in cui capita ai bambini,e creano d’impulso una sinergia fatta di idee e osservazioni comuni;si scrutano con garbo,trascorrendo assieme un tempo dolce e intorpidito,nell’armonia di un rapporto che si alimenta con grazia e spontaneità.Ma d’un tratto Rebecca deve partire,costretta a raggiungere la madre al settantaduesimo piano di un palazzone di Tokyo:sono così tanti quei piani nelle fantasie di Tommy,da costituire la reale distanza incolmabile fra lui e la sua giovane amica,quanto e più del Giappone stesso.
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“Womb” è un film del regista magiaro Benedek Fliegauf,che ha scelto di trattare il tema della clonazione dal punto di vista della sua potenziale applicabilità alla quotidianità,dell’abuso in cui si potrebbe incorrere nel caso di libera fruibilità di un simile strumento.
Il film narra la storia di due ragazzini che s’incontrano in riva al Mare del Nord.Tommy e Rebecca si piacciono nel modo in cui capita ai bambini,e creano d’impulso una sinergia fatta di idee e osservazioni comuni;si scrutano con garbo,trascorrendo assieme un tempo dolce e intorpidito,nell’armonia di un rapporto che si alimenta con grazia e spontaneità.Ma d’un tratto Rebecca deve partire,costretta a raggiungere la madre al settantaduesimo piano di un palazzone di Tokyo:sono così tanti quei piani nelle fantasie di Tommy,da costituire la reale distanza incolmabile fra lui e la sua giovane amica,quanto e più del Giappone stesso.
Il tempo,che il regista manipola come una fisarmonica,si assottiglia,e Rebecca torna,e cerca Tommy,e lo trova,e subito i due ragazzi si riconoscono,e si sfiorano,e ricominciano la lenta danza del corteggiamento,come se la prolungata lontananza non fosse altro che un’insulsa e inconsistente parentesi.
Ma improvvisamente Tommy muore,travolto da un’auto in corsa.Rebecca sembra impassibile dinanzi al dramma,ma in realtà accarezza un’idea che rasenta la follia,spinta forse dal dolore,o dal senso di colpa,ma è così ferma e risoluta nel suo proposito di riprodurre l’amore perduto,l’unico amore possibile,da farsi impiantare in grembo il clone di Tommy.
Rebecca partorisce(il cesareo è un indizio più che un dettaglio),allatta e cresce un nuovo Tommy,lo protegge in ogni modo,allontanandolo dalla comunità nel momento in cui trapela il segreto sulla natura del bimbo:la scena si trasferisce così in una cadente e grigia palafitta,dove i due individui vivono serenamente finchè Tommy diviene adulto e Rebecca non pare più in grado di rispettare il suo status di madre.
La vita dei due inizia così a correre su un doppio binario,finchè sopraggiunge un’inevitabile e doppia crisi d’identità,in cui Tommy mostra segnali sempre più evidenti di disorientamento e Rebecca osserva nel dolore e nel silenzio quel ragazzo che cresce e amoreggia con una coetanea,finchè in lei prende corpo una forma ossessiva e impronunciabile di gelosia,fino alla consapevolezza di un amore impossibile,che l’ha spinta forse a sacrificare la vita stessa in luogo di una ripetizione che va contro il tempo e contro natura,che produce un duplicato di colui che amava,ma non dell’epoca e del contesto in cui il loro amore si era collocato.
I protagonisti smarriscono se stessi,fino alla rivelazione che cancella ogni ruolo,ogni identità(“Non so più chi sono io, e non so più chi sei tu”),e l’unica soluzione possibile è la fuga,l’ennesima separazione che ribadisca quanto la morte aveva sancito in passato.
Il linguaggio cinematografico utilizzato da Fliegauf concede poco alle parole e molto all’espressività istintiva e silenziosa degli interpreti, ed Eva Green, così splendidamente distante dai modelli classici e usuali d’attrice, se la cava in modo egregio, riempiendo ogni angolo dell’opera di sguardi intensi e pregni di significato, tanto da rimanere impressa negli occhi dello spettatore.
“Grazie”- dice infine Edipo a una maliziosa Giocasta,prima di andarsene per sempre,e una luce illumina l’imbrunire,nella fredda e scheletrica sagoma di una catapecchia sul mare.
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nuno's
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giovedì 13 settembre 2012
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drammatico: complesso di edipo
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"Ho paura...ora mamma, non so chi sei, e non so nemmeno chi sono io. Chi sei, mamma?"
Riflessioni: Non si può negare che un film del genere provoca forti emozioni a tutti quelli che possiedono un minimo di sensibilità. La questione morale e non della clonazione spunta a galla, e mette a dura prova i sentimenti e la razionalità. Era ovvio che, razionalmente, Tommy fosse morto e non ci sarebbe stata più la possibilità di rivederlo. Ciò che fa una persona unica è il fatto che lo è per essenza, condividere lo stesso DNA non costituisce affatto garanzia di identità.
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"Ho paura...ora mamma, non so chi sei, e non so nemmeno chi sono io. Chi sei, mamma?"
Riflessioni: Non si può negare che un film del genere provoca forti emozioni a tutti quelli che possiedono un minimo di sensibilità. La questione morale e non della clonazione spunta a galla, e mette a dura prova i sentimenti e la razionalità. Era ovvio che, razionalmente, Tommy fosse morto e non ci sarebbe stata più la possibilità di rivederlo. Ciò che fa una persona unica è il fatto che lo è per essenza, condividere lo stesso DNA non costituisce affatto garanzia di identità. Però Rebecca, spinta da un delirio che viene sin dal profondo del suo cuore, decide di far nascere e crescere il clone del suo unico vero amore. Follia pura, non c'è altro da dire. In cima alla lista abbiamo Rebecca che distrugge ogni barriera razionale e morale. In seconda posizione troviamo un complessato Tommy che, dopo aver saputo la verità, non fa altro che fare l'unica cosa che nessuno si sarebbe potuto aspettare. In terza ed ultima posizione troviamo le madri degl'altri bambini che, razziste e deviate come la società, discriminano le "copie" ossia i cloni, come se non fossero vere persone. Infatti il problema di fondo in questo film morale è che i cloni vengono trattati come se fossero oggetti, schifi in vitro. Ovviamente i cloni invece sono delle persone vere e proprie, con delle coscienze ed una propria ed unica storia e realtà. Impossible portare i morti in vita anche quì.
Inoltre, già dall'incidente e dalla morte del primo Tommy si intravede follia negli occhi di Rebecca che, reagendo in maniera molto strana di fronte alla morte del suo amore, trova subito modo di non elaborare il lutto.
Scena migliore: Beh, la scena del sale è sicuramente a mio parere la più epica di tutto il lungometraggio: divertente, contorta e inquietante allo stesso momento. Vien da ridere, però poi si realizza che non è proprio il caso.
Scena peggiore: Il finale. Non sono stato in grado di capire il "grazie, Rebecca" a fondo e inoltre, nonostante sia un film che deve finire così, mi aspettavo una sorpresa che non è venuta.
Regia: veramente perfetta, grandi inquadrature e scelta dei particolari. Le inquadrature sono praticamente sempre fisse (non ricordo di averne vista una mobile).
Grafica, colori, sceneggiatura e scenografia: I colori sono molto coerenti con i paesaggi nordici e freddi e con la trama del film, quindi colori spenti, freddi e drammatici, la grafica è basilare ,giusta e coerente, la sceneggiatura ha dei lievi problemi in qualche scena ma nel complesso buona, mentre la scenografia è sublime.
Giudizio finale: Gran bel film, da vedere assolutamente, ricco di emozioni. Consigliato ad un pubblico maturo sia per la pesantezza della trama, che quindi la rende noiosa e poco appetibile per gli immaturi, sia perchè alcuni possono restarci leggermente scossi psicologicamente (sono temi molto difficili per i deboli di cuore).
Quattro stelle perchè tre è troppo poco a mio parere, i problemi principali che gli impediscono di accedere alle cinque stelle sono: la sceneggiatura non perfetta, alcuni personaggi un pò legnosi e disumani (pensare alle madri razziste, come preferisco chiamarle io: disumano!) e il poco interesse che riesce a fornire alle masse (si, bisogna tenere conto anche di come il film viene accolto dal pubblico: se è per pochi, può essere anche perfetto, ma ha l'imperfezione di non essere accessibile a tutti).
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astromelia
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domenica 9 settembre 2012
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decisamente un filmone
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assolutamente sui generis,intensissimo e coinvolgente,tanto che nella scena clou ti viene voglia di gridare NO, peccato che si vedano con qualche anno di distanza dalla presentazione,ma sicuramente nulla toglie al quasi capolavoro,piccolo neo la green che non diventa mai vecchia,bella la fotografia e gli aspetti psicologici su ciò che potrebbe accadere se la clonazione umana avvenisse.da rivedere
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kiarasko
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sabato 25 agosto 2012
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togli la morte e non sarà più amore.
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Fin da bambina, Rebecca ama, riamata, Tommy, il quale muore in un incidente stradale.
La perdita di Rebecca, però, non è irrimediabile, e così, l'amore -ormai privo del suo oggetto- può concedersi un'altra occasione.
Rebecca decide infatti di impiantarsi in utero un clone di Tommy e partorirlo.
"Womb" non è già più un film sulla clonazione, perchè il regista sceglie di usare questa tematica come mero strumento di indagine sulle implicazioni psicologiche che comporta tale traguardo scientifico - nel film considerato acquisito.
Allo stesso modo, il tempo della storia - e la sua ambientazione - non è il futuro, perché se la clonazione è data per scontata allora l'unico tempo possibile che può narrare questa vicenda, è il presente, che si fa assoluto.
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Fin da bambina, Rebecca ama, riamata, Tommy, il quale muore in un incidente stradale.
La perdita di Rebecca, però, non è irrimediabile, e così, l'amore -ormai privo del suo oggetto- può concedersi un'altra occasione.
Rebecca decide infatti di impiantarsi in utero un clone di Tommy e partorirlo.
"Womb" non è già più un film sulla clonazione, perchè il regista sceglie di usare questa tematica come mero strumento di indagine sulle implicazioni psicologiche che comporta tale traguardo scientifico - nel film considerato acquisito.
Allo stesso modo, il tempo della storia - e la sua ambientazione - non è il futuro, perché se la clonazione è data per scontata allora l'unico tempo possibile che può narrare questa vicenda, è il presente, che si fa assoluto.
Se quindi non c'è sviluppo, non può esserci che reiterazione,
in termini psicologici detta coazione a ripetere, che non è altro che una perversione.
Rimanendo fedele alla logica di questo ragionamento, il regista Benedek Fliegauf costruisce tutto il suo corollario, logorando e ribaltando i significati di dettagli apparentemente positivi.
E' sempre giorno nel film, ma non fa mai caldo.
La lama sul pancione è un'immagine che dà spavento.
Il bacio della madre al figlio è ripugnante.
Rebecca non invecchia, ma la sua bellezza si fa tragica.
"Cosa vuoi di più?"
chiede la donna al figlio, madre del proprio sposo, in un momento di forte carica erotica, massima tensione psicologica e chiaro simbolismo mitologico.
38 anni, ungherese, Benedek Fliegaus applica la lezione dello stile del gelo, proprio della sua connazionale scrittrice Agota Kristof:
riduce la sceneggiatura in dialoghi scarni e significativi, ed affida alla fotografia il compito di precipitare lo spettatore in una bellezza desolata, sterile e solitaria, priva di ogni altro suono che non sia quello del vento che batte o della pioggia che percuote.
Col pretesto della clonazione ci ricorda che siamo fatti d'amore e morte, e che la natura della vita non contempla un'esclusione di una delle due parti.
Rebecca ci prova ad eternizzare l'amore ed eludere la morte.
Alla fine resta il gelo, come sul fondo dell'inferno dantesco.
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donni romani
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domenica 8 luglio 2012
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l'amore è una scelta estrema
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Il titolo del film, Womb - grembo - ha già in sè tutti gli elementi che compongono la trama, perchè la maternità e tutte le sue complesse implicazioni psicologiche sono al centro di un racconto che si svolge nel futuro, ma un futuro davvero molto vicino a noi, che il regista Fliegauf non enfatizza con gadget tecnologici o altre amenità tipiche delle pellicole che vogliono farci capire che cosa ci aspetta, ma svela con timidi accenni a poche essenziali variazioni, come ad esempio la ormai accertata, ma non ancora del tutto accettata, pratica della clonazione umana.
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Il titolo del film, Womb - grembo - ha già in sè tutti gli elementi che compongono la trama, perchè la maternità e tutte le sue complesse implicazioni psicologiche sono al centro di un racconto che si svolge nel futuro, ma un futuro davvero molto vicino a noi, che il regista Fliegauf non enfatizza con gadget tecnologici o altre amenità tipiche delle pellicole che vogliono farci capire che cosa ci aspetta, ma svela con timidi accenni a poche essenziali variazioni, come ad esempio la ormai accertata, ma non ancora del tutto accettata, pratica della clonazione umana. Due bambini, Rebecca e Tommy, alle soglie dell'adolescenza si conoscono sulle spiagge spazzate dal vento del Mare del Nord, diventano complici e compagni di giochi e pochi mesi dopo si scambiano un imbarazzato bacio prima della partenza di lei per il Giappone dove si trasferirà con la madre. Anni dopo Rebecca torna su quelle stesse spiagge, con una laurea in matematica e si stabilisce a vivere nella casa del nonno ormai morto, e naturalmente la prima cosa che fa è andare a cercare Tommy, che fa il biologo e alleva scarafaggi da liberare durante una manifestazione del gruppo di ambientalisti cui appartiene contro la costruzione di un immenso centro benessere là dove c'erano meravigliose spiagge incontaminate. L'amore tra i due nasce, o meglio rinasce, come se fosse la cosa più naturale, come se quello fosse il loro destino, quasi che non ci fosse spazio per niente e nessuno - e infatti la ragazza che si trova a casa di Tommy quando Rebecca arriva toglie il disturbo dopo pochi minuti, consapevole di essere di troppo in mezzo a quegli sguardi ritrovati. La felicità dura poco però, pochissimo, perchè un incidente stradale spezza la vita di Tommy, e di conseguenza anche quella di Rebecca. Che però non si rassegna a perdere l'uomo che ha amato e decide di farsi impiantare in utero un clone di Tommy. La scelta successiva è isolarsi dal mondo, crescere quel bambino in una casa sulla spiaggia, parlando con pochissime persone e creando un rapporto viscerale, intimo e pericoloso con quel figlio che crescendo assomiglia sempre più al ragazzo di cui si è innamorata tanti anni prima. Inevitabilmente ci sarà una rivelazione dolorosa e i rapporti non potranno più essere gli stessi, e altrettanto inevitabilmente quel figlio-marito non darà a Rebecca la gioia che credeva di poter ritrovare, ma resta di fondo un legame unico e inscindibile fra due esseri umani che hanno attraversato il confine emotivo conosciuto e che ne saranno per sempre segnati. Intensi gli interpreti, con visi espressivi e anticonvenzionali, lontanissimi dalle perfette e vuote bellezze holywoodiane, su tutti la giovane Eva Green, già piccola musa di Bertolucci e Matt Smith, visto in "Christopher and his kind", superbe le locations che con il vento, le onde, gli acquazzoni e il freddo accentuano il senso di ruvido, di faticoso, di incombente che accompagna l'intera esistenza di Rebecca, una donna che non si rassegna, e che paga il prezzo delle proprie scelte in silenzio, senza cercare comprensione, perchè la solitudine che ha scelto è la stessa solitudine di tutti coloro che non hanno paura di sfidare il mondo per amore, e di perdere tutto, anche se stessi.
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dario81
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giovedì 12 agosto 2010
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film intenso e ben costruito
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Ho avuto la fortuna di vdeere WOmb al festival di Locarno, anche se la trama non prometteva particolarmente. A sorpresa invece ho scoperto un film notevole, sia tecnicamente che a livello di recitazione.
Lo spunto di riflessione sulla clonazione è decisamente interessante e non viene banalizzato in alcun momento, non ci sono scene superflue e i 107 minuti di durata volano nonostante non si aun film dal ritmo elevato.
La progressiva presa di coscienza della protagonista sulle conseguenze delle proprie scelte è interpretata in modo fantastico da Eva Green, tanto da creare una forte empatia con il pubblico.
Il festival ha indubbiamente apprezzato la proiezione, che potrebbe aspirare a qualche premio.
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Ho avuto la fortuna di vdeere WOmb al festival di Locarno, anche se la trama non prometteva particolarmente. A sorpresa invece ho scoperto un film notevole, sia tecnicamente che a livello di recitazione.
Lo spunto di riflessione sulla clonazione è decisamente interessante e non viene banalizzato in alcun momento, non ci sono scene superflue e i 107 minuti di durata volano nonostante non si aun film dal ritmo elevato.
La progressiva presa di coscienza della protagonista sulle conseguenze delle proprie scelte è interpretata in modo fantastico da Eva Green, tanto da creare una forte empatia con il pubblico.
Il festival ha indubbiamente apprezzato la proiezione, che potrebbe aspirare a qualche premio.
DEcisamente consigliato a chi vuol vedere un film non banale e intenso!
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