sg1975
|
giovedì 23 settembre 2010
|
per chi non si impressiona, un bel film
|
|
|
|
Certo, adesso non può non venire alla mente Kill Bill vol1. Ma più che altro, qui si capisce da quale tradizione Tarantino abbia attinto. E questo film perfeziona questa tradizione, proponendo un prodotto veramente interessante, mai noioso e tecnicamente molto bello. La violenza qui, però, è vera. I personaggi non sono cartoni animati, come in Tarantino. Le atrmosfere sono a volte lugubri e certe riprese (due, nella prima parte) si rifanno anche all'horror giapponese. Per questo il film non è adatto a chi non vuole essere "colpito" in pancia. Non per il sangue in se, che pure, a dire il vero, è proprio tanto. Secondo me, questo film riporta alle giuste gerarchie: i samurai ai giapponesi.
[+]
Certo, adesso non può non venire alla mente Kill Bill vol1. Ma più che altro, qui si capisce da quale tradizione Tarantino abbia attinto. E questo film perfeziona questa tradizione, proponendo un prodotto veramente interessante, mai noioso e tecnicamente molto bello. La violenza qui, però, è vera. I personaggi non sono cartoni animati, come in Tarantino. Le atrmosfere sono a volte lugubri e certe riprese (due, nella prima parte) si rifanno anche all'horror giapponese. Per questo il film non è adatto a chi non vuole essere "colpito" in pancia. Non per il sangue in se, che pure, a dire il vero, è proprio tanto. Secondo me, questo film riporta alle giuste gerarchie: i samurai ai giapponesi. Tra l'altro, anche le ambientazioni sono molto belle e curate. Ultima cosa: in questo film l'umorismo abbonda, ma è umorismo alla giapponese. Io lo trovo un po' naif, ma sempre meglio di quello, ultimamente sempre e solo volgare, all'italiana. Ma questa è una questione di gusti.
[-]
[+] pienamente concorde sull'umorismo
(di hollyver07)
[ - ] pienamente concorde sull'umorismo
|
|
[+] lascia un commento a sg1975 »
[ - ] lascia un commento a sg1975 »
|
|
d'accordo? |
|
hidalgo
|
lunedì 27 giugno 2011
|
i 13 eroi di takashi miike
|
|
|
|
Dopo essersi trastullato con Miss Dronio in Yattaman, Takashi Miike, regista imprevedibile ed estremo ma molto dotato (quando vuole), con 13 Assassini firma il suo personale kolossal nonchè probabilmente il suo miglior film in assoluto. Sconsigliato ai deboli di stomaco per la crudezza di alcune scene, l'opera di Miike ha le stigmate del (quasi) capolavoro; inquadrature mirate e studiate, scenografia notevole, personaggi perfetti e una spettacolare e sanguinosissima battaglia finale che - manco a dirlo - è il pezzo forte del film. La pellicola si divide in due parti, la prima è dedicata al reclutamento e al successivo addestramento dei 13 eroi.
[+]
Dopo essersi trastullato con Miss Dronio in Yattaman, Takashi Miike, regista imprevedibile ed estremo ma molto dotato (quando vuole), con 13 Assassini firma il suo personale kolossal nonchè probabilmente il suo miglior film in assoluto. Sconsigliato ai deboli di stomaco per la crudezza di alcune scene, l'opera di Miike ha le stigmate del (quasi) capolavoro; inquadrature mirate e studiate, scenografia notevole, personaggi perfetti e una spettacolare e sanguinosissima battaglia finale che - manco a dirlo - è il pezzo forte del film. La pellicola si divide in due parti, la prima è dedicata al reclutamento e al successivo addestramento dei 13 eroi. 12 sono samurai scelti, l'ultimo ad aggregarsi (casualmente) al gruppo è un...trovatello tutto matto che aggiunge un pizzico di leggerezza e demenziale ironia che non guasta. I moderni samurai incarnano alla perfezione ideali particolarmente cari ai giapponesi, come l'onore, il coraggio, la lealtà e il senso della giustizia. La seconda parte invece è all'insegna dell'azione senza respiro in una superba battaglia davvero ben costruita e ricca di trovate geniali; su tutte, i bufali incendiari (erano bufali?) lanciati all'impazzata contro il nemico e la scena in cui l'impavido samurai (non ricordo il nome e comunque non saprei scriverlo) si scaglia da solo contro i suoi antagonisti utilizzando una ventina di spade appositamente predisposte per il vigoroso assalto. Per chi ama il genere- ma non solo - è un film da non perdere.
[-]
[+] in merito ai bufali...
(di hollyver07)
[ - ] in merito ai bufali...
|
|
[+] lascia un commento a hidalgo »
[ - ] lascia un commento a hidalgo »
|
|
d'accordo? |
|
scrabble
|
lunedì 27 giugno 2011
|
takashi miike non è kitano
|
|
|
|
Indiscutibilmente è un film contraddistinto da rari momenti di pausa che consente allo spettatore di tenere sempre alto il livello di concentrazione ma, d 'altra parte, non offre nuovi spunti nè sembra che il regista azzardi nuove tematiche. I personaggi sono stereotipati, intrappolati troppo spesso nei loro luoghi comuni di samurai indefessi e legati indissolubilmente al loro destino, con la consapevolezza di essere sempre pronti ad affrontare qualsiasi pericolo per la salvezza della patria. I dialoghi sono molto deboli ma l' attenzione dello spettatore viene catturata dal continuo susseguirsi di combattimenti culminanti nello scontro finale; perciò il film di Takashi Miike rientra nella tradizione dei film giapponesi ma non ragginge il livello, sia per la durezza che per la stereotipicizzazione, qust 'ultima fortemente voluta, di Takeshi Kitano.
[+]
Indiscutibilmente è un film contraddistinto da rari momenti di pausa che consente allo spettatore di tenere sempre alto il livello di concentrazione ma, d 'altra parte, non offre nuovi spunti nè sembra che il regista azzardi nuove tematiche. I personaggi sono stereotipati, intrappolati troppo spesso nei loro luoghi comuni di samurai indefessi e legati indissolubilmente al loro destino, con la consapevolezza di essere sempre pronti ad affrontare qualsiasi pericolo per la salvezza della patria. I dialoghi sono molto deboli ma l' attenzione dello spettatore viene catturata dal continuo susseguirsi di combattimenti culminanti nello scontro finale; perciò il film di Takashi Miike rientra nella tradizione dei film giapponesi ma non ragginge il livello, sia per la durezza che per la stereotipicizzazione, qust 'ultima fortemente voluta, di Takeshi Kitano.
[-]
[+] mah..
(di saintjust)
[ - ] mah..
[+] non è kitano, è meglio
(di hermeneutix)
[ - ] non è kitano, è meglio
[+] è vero ma...
(di molenga)
[ - ] è vero ma...
|
|
[+] lascia un commento a scrabble »
[ - ] lascia un commento a scrabble »
|
|
d'accordo? |
|
august
|
venerdì 24 giugno 2011
|
molto bello forza giappone
|
|
|
|
Il film di Takashi Miike 13 assassini è molto bello e fonde tanto del cinema giapponese classico di autori come Akira Kurosawas (il villaggio montagnoso sembra la versione piú moderna di quello dei sette samurai) e di Masaki Kobayashi con alcuni dei piú moderni horror giapponesi. La vicenda è ambientata nel 1844 poco prima che le lunghe navi nere (la marina degli uSA)costringessero il Giappone ad aprasi. Bravissimi tutti i protagonisti Naritsugu Matsudaira che è interpretato in maniera stupenda da Gorô Inagaki al samurai tutto d’un pezzo Shinzaemon Shimada un bravissimo e carismatico Kôji Yakusho. L’età dei samurai è descritta in tutta la sua brutalità e violenza con il montaggio imprecabile di Kenji Yamashita e la fotografia a tratti belli e molto cupi claustrofobi nella prima parte per poi ricopiare e rimodernare la lezione dell’ultimo kuroswa di Nobuyasu Kita.
[+]
Il film di Takashi Miike 13 assassini è molto bello e fonde tanto del cinema giapponese classico di autori come Akira Kurosawas (il villaggio montagnoso sembra la versione piú moderna di quello dei sette samurai) e di Masaki Kobayashi con alcuni dei piú moderni horror giapponesi. La vicenda è ambientata nel 1844 poco prima che le lunghe navi nere (la marina degli uSA)costringessero il Giappone ad aprasi. Bravissimi tutti i protagonisti Naritsugu Matsudaira che è interpretato in maniera stupenda da Gorô Inagaki al samurai tutto d’un pezzo Shinzaemon Shimada un bravissimo e carismatico Kôji Yakusho. L’età dei samurai è descritta in tutta la sua brutalità e violenza con il montaggio imprecabile di Kenji Yamashita e la fotografia a tratti belli e molto cupi claustrofobi nella prima parte per poi ricopiare e rimodernare la lezione dell’ultimo kuroswa di Nobuyasu Kita. L’estetica del samurai la perfezione ino gni istante ma anche l’estremo individualismo e la devozione fanatiche al signore sono rese benissimo. Molto bravi due interpreti che si segnalano in questa’opera corale Yusuke Iseya nella aprte del fool molto simile a Toshiro Mifune ma vero e proprio puck (guardate Sogno di un a notte di mezza estate di Max Reinhardt
) armato di pietre e albrir e il giovane samuraj scapestrato SHIMADA Shinrokurō , che diviene nell’interpretazione di Takayuki Yamada)Che diviene un eroe quasi esistenzialista . Un film da non perdere e che spero faccia il successo dovuto. Sarebbe bello un film simile sui condottieri italiani del rinascimento
Robert Fogelberg Rota
[-]
|
|
[+] lascia un commento a august »
[ - ] lascia un commento a august »
|
|
d'accordo? |
|
giacomogabrielli
|
domenica 3 luglio 2011
|
il west di miike. *****
|
|
|
|
Questo perfetto film moderno sui samurai non è solo un esempio di stile, grandezza e perfezione, ma anche un messaggio che ci dice che il cinema fatto come una volta, con le sue straordinarie scenografie, centinaia di comparse e atmosfere indimenticabili esiste ancora. Il maestro Miike torna più carico che mai dirigendo un film epico e indelebile. Un vero e proprio western asiatico perfetto in ogni sua sfumatura. Dalla sceneggiatura alla regia, dai costumi alla scenografia, tutto è magnificamente grande, puro e piacevole. Naturalmente Miike non risparmia crude scene di violenza efferata come solo lui sa fare. Indimenticabili le sequenze finali, straordinari i protagonisti e il loro sviluppo nella storia.
[+]
Questo perfetto film moderno sui samurai non è solo un esempio di stile, grandezza e perfezione, ma anche un messaggio che ci dice che il cinema fatto come una volta, con le sue straordinarie scenografie, centinaia di comparse e atmosfere indimenticabili esiste ancora. Il maestro Miike torna più carico che mai dirigendo un film epico e indelebile. Un vero e proprio western asiatico perfetto in ogni sua sfumatura. Dalla sceneggiatura alla regia, dai costumi alla scenografia, tutto è magnificamente grande, puro e piacevole. Naturalmente Miike non risparmia crude scene di violenza efferata come solo lui sa fare. Indimenticabili le sequenze finali, straordinari i protagonisti e il loro sviluppo nella storia. Dunque un'opera memorabile che esalterà appassionati e non. IL WEST DI MIIKE *****
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giacomogabrielli »
[ - ] lascia un commento a giacomogabrielli »
|
|
d'accordo? |
|
carlo vecchiarelli
|
domenica 6 aprile 2014
|
l'epica orientale rivisitata
|
|
|
|
La tradizione samurai viene celebrata in maniera definitiva, e non è un caso che ciò avvenga agli inizi del terzo millennio, decifrata all'ombra della disgregazione dell'ultimo Giappone feudale, ancorato al servilismo e la prostrazione del popolo e dei sudditi nei confronti della classe aristocratica, intoccabile. Takeshi Miike rielabora "13 assassini" di Eiichi Kudo (1963) traendo ispirazione dall'ancor più datato "I 7 samurai" di Akira Kurosawa, dando vita ad un remake che vuole sintetizzare il "western orientale" per eccellenza, in una perfetta convergenza tra la visione dinamica e moderna della rappresentazione e lo stile tradizionale e impeccabile del rappresentato.
[+]
La tradizione samurai viene celebrata in maniera definitiva, e non è un caso che ciò avvenga agli inizi del terzo millennio, decifrata all'ombra della disgregazione dell'ultimo Giappone feudale, ancorato al servilismo e la prostrazione del popolo e dei sudditi nei confronti della classe aristocratica, intoccabile. Takeshi Miike rielabora "13 assassini" di Eiichi Kudo (1963) traendo ispirazione dall'ancor più datato "I 7 samurai" di Akira Kurosawa, dando vita ad un remake che vuole sintetizzare il "western orientale" per eccellenza, in una perfetta convergenza tra la visione dinamica e moderna della rappresentazione e lo stile tradizionale e impeccabile del rappresentato.
Attraverso scenografie raffinate e inquadrature curate sotto ogni dettaglio, le immagini scandiscono la lotta universale dell'uomo contro l'ingiustizia, il cui archetipo è sintetizzato da Naritsugu, fratello dello shogun, la cui violenza gratuita ricorda le atmosfere più horror dei film del regista, tra il brutale sadismo delle mutilazioni di "Audition" e il cinismo dei personaggi di "Hichi the killer". Gli eccessi e i deliri di onnipotenza del giovane protetto sono così empi da incrinare le gerarchie, e in gran segreto alcuni grandi capi della regione tramano per la sua uccisione. Per evitare guerre fratricide, il delicato compito viene affidato a 12 dei migliori samurai del Giappone, la cui guida carismatica è Shinzaemon Shimada (Kôji Yakusho), un maestro della katana in là con gli anni e oramai ritiratosi dagli incarichi ufficiali. Sarà lui a rappresentare l'altissima integrità morale della società guerriera giapponese, potente e temuta ma che non esita al sacrificio più estremo per mantenere alta la propria onorabilità di fronte alla comunità: è proprio con un raggelante "suppuku" , il suicidio samurai, che si apre il film. Il reclutamento porterà a conoscere differenti visioni della dignità e del rigore samurai, fino al reclutamento fortuito di un abitante delle foreste attraversate durante il viaggio, che ricorda tanto la pazzia ironica e triste del Toshiro Mifune di Kurosawa, un outsider che rifiuta le rigide concezioni dei ronin, a partire dall'utilizzo della spada e che trova l'unico appoggio nel più ribelle dei samurai, Shimada Shinrokurō, al quale la sanguinosa impresa proporrà una catarsi esistenziale.
Miike disegna una sfida leggendaria, talmente paradossale da somigliare ad una provocazione: 13 ronin contro l' esercito personale di Naritsugu: oltre 200 uomini. Dall'alto della sua esperienza guerriera, Shimada progetta con pazienza una trappola perfetta nel cuore di uno sperduto villaggio contadino, tra ponti sospesi, barriere scorrevoli, esplosivi, katane sparse in ogni anfratto, bufali impazziti dal fuoco e ovviamente l'arte della spada. In un turbinio di violenza ed eroismo, il massacro avrà luogo, il sangue colerà a fiumi, in una lotta dove nessuno potrà uscire davvero vincitore, conseguente epilogo di una visione crepuscolare della realtà nipponica di metà '800, oramai pronta ad una trasformazione della propria società, anche a costo di stravolgere la propria tradizione basata sull'onore e il rispetto, valori che il Takeshi Miike del terzo millennio sembra rimpiangere a tal punto da volerli scolpire nella memoria dello spettatore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carlo vecchiarelli »
[ - ] lascia un commento a carlo vecchiarelli »
|
|
d'accordo? |
|
rum42coah
|
venerdì 5 agosto 2011
|
il numero non fa la differenza
|
|
|
|
Questo film con una durata estenuante(più di due ore) si è rilevato essere una piacevole sorpresa che avrebbe potuto avere un voto superiore se non fosse stato per una prima parte terribile(donne senza lingua e torturate),sanguinosa ed alquanto intricata dal punto di visto della trama.Di sicuro il primo aggettivo che mi viene in mente per questo film è violenza allo stato puro,ma non come i film americani alla Drive Angry dove la finzione è tangibile,in quanto nel film di samurai abbiamo dei corpi trucidati,malmenati e uccisi molto verosimili e d”effetto.Il film è ovviamente giapponese e tratta di una sanguinosa lotta tra samurai,solo che la sfida parte in disparità:13 contro 200.
[+]
Questo film con una durata estenuante(più di due ore) si è rilevato essere una piacevole sorpresa che avrebbe potuto avere un voto superiore se non fosse stato per una prima parte terribile(donne senza lingua e torturate),sanguinosa ed alquanto intricata dal punto di visto della trama.Di sicuro il primo aggettivo che mi viene in mente per questo film è violenza allo stato puro,ma non come i film americani alla Drive Angry dove la finzione è tangibile,in quanto nel film di samurai abbiamo dei corpi trucidati,malmenati e uccisi molto verosimili e d”effetto.Il film è ovviamente giapponese e tratta di una sanguinosa lotta tra samurai,solo che la sfida parte in disparità:13 contro 200.Tuttavia alla fine,si scoprirà come il numero non fa sempre la differenza,specie se i 13 samurai sono i migliori del Giappone.Le scene di guerra sono ottime e la battaglia molto lunga(per me un po’ ripetitiva ad un certo punto)ma con tanti colpi di scena.La fine è prevedibile e come tanti altri film,benché accettabile.In definitiva un film che sarà un culto per gli amanti del samurai e della vecchia scuola giapponese,ma per gli altri che non amano il genere,lo troveranno al quanto pesante e ripetitivo.A me,personalmente non è dispiaciuto,se pur non entusiamandomi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rum42coah »
[ - ] lascia un commento a rum42coah »
|
|
d'accordo? |
|
renato volpone
|
venerdì 8 luglio 2011
|
crudeltà, sofferenza e lotta
|
|
|
|
La scena si svolge in Giappone a metà dell'ottocento quando il nipote dello Shogun semina morte e dolore per puro piacere sadico. Il gran ciambellano incarica un vecchio Samurai di fermare il "mostro", questi raccoglie altri dodici valorosi e affronterà una dura battaglia. Il film è doloroso, pieno di buoni valori, si vedono alcune scene macabre già fin dall'inizio, e molta battaglia. Purtroppo tende ad esagerare: I soldati dello shogun sono 240, ma nella lotta ne cadono molti di più, molti ricompaioono a tratti freschi come rose....insomma, un grande ricamo, ma solo quello, la tempestica non c'è, la scena si perde per dare spettacolo. Le inquadrature sono inutilmente lunghe per un risultato "MORTALMENTE" noioso.
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
|