filippo catani
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lunedì 12 maggio 2014
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la tragedia della tratta di esseri umani
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Sarajevo 1999. Una giovane poliziotta americana decide di trasferirsi in Bosnia allettata dalla prospettiva di lauti guadagni e di fare indagini per conto di una società privata che lavora a fianco delle Nazioni Unite. Presto però si troverà davanti ad uno sconcertante traffico di giovani ragazze a cui prendevano parte anche membri delle forze internazionali.
Tratto da una storia vera, il film si limita solo a cambiare alcuni nominativi. Come se non fosse bastato quanto di brutto era capitato durante la guerra che sconvolse la Jugoslavia, ecco questo ulteriore capitolo nero. La pellicola oltre a gettare una luce inquietante sulla tratta di donne che, in cambio di denaro, coinvolge persino i parenti più stretti delle stesse getta una luce ancora più sinistra su queste compagnie che offrono contractors ai governi e i cui membri godono spesso dell'immunità.
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Sarajevo 1999. Una giovane poliziotta americana decide di trasferirsi in Bosnia allettata dalla prospettiva di lauti guadagni e di fare indagini per conto di una società privata che lavora a fianco delle Nazioni Unite. Presto però si troverà davanti ad uno sconcertante traffico di giovani ragazze a cui prendevano parte anche membri delle forze internazionali.
Tratto da una storia vera, il film si limita solo a cambiare alcuni nominativi. Come se non fosse bastato quanto di brutto era capitato durante la guerra che sconvolse la Jugoslavia, ecco questo ulteriore capitolo nero. La pellicola oltre a gettare una luce inquietante sulla tratta di donne che, in cambio di denaro, coinvolge persino i parenti più stretti delle stesse getta una luce ancora più sinistra su queste compagnie che offrono contractors ai governi e i cui membri godono spesso dell'immunità. Oltre alla storia, il film si giova anche di una straordinaria Weisz perfettamente a suo agio in film di denuncia come nel caso del film The Costant Gardner. Breve comparsata anche per la nostrana Bellucci.
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carloalberto
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martedì 19 ottobre 2021
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film denuncia biopic drammatico thriller politico
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Larysa Kondracki è la regista di questo film coraggioso, ispirato ad una storia vera, che si propone di gettare luce sui retroscena politici dell’odioso traffico di esseri umani avvenuto in Bosnia negli anni ‘90 al termine del conflitto. La protagonista, che per il suo carisma trasforma il film denuncia in un biopic, è una straordinaria Rachel Weisz, che, ancora una volta dopo Agora, come Ipazia, veste i panni dell’eroina solitaria che lotta impavidamente contro un mondo governato dispoticamente dagli uomini e da subito si impadronisce della scena, diventando il personaggio drammatico centrale attorno a cui ruota tutta l’azione.
E’ un esempio di quel cinema verità che sa come indorare la pillola e non scivola nel noioso reportage documentaristico rinunciando all’intrattenimento, ma anzi lo utilizza per veicolare in modo attraente informazioni di interesse sociale e politico che altrimenti risulterebbero indigeste per il grande pubblico.
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Larysa Kondracki è la regista di questo film coraggioso, ispirato ad una storia vera, che si propone di gettare luce sui retroscena politici dell’odioso traffico di esseri umani avvenuto in Bosnia negli anni ‘90 al termine del conflitto. La protagonista, che per il suo carisma trasforma il film denuncia in un biopic, è una straordinaria Rachel Weisz, che, ancora una volta dopo Agora, come Ipazia, veste i panni dell’eroina solitaria che lotta impavidamente contro un mondo governato dispoticamente dagli uomini e da subito si impadronisce della scena, diventando il personaggio drammatico centrale attorno a cui ruota tutta l’azione.
E’ un esempio di quel cinema verità che sa come indorare la pillola e non scivola nel noioso reportage documentaristico rinunciando all’intrattenimento, ma anzi lo utilizza per veicolare in modo attraente informazioni di interesse sociale e politico che altrimenti risulterebbero indigeste per il grande pubblico. La scelta del cast, di livello internazionale, in cui spicca Vanessa Redgrave, sebbene relegata in un piccolo ruolo, e la selezione narrativa, tra la congerie dei fatti realmente accaduti, di quelli che si prestano ad una certa spettacolarizzazione, come la sequenza del rapimento della ragazza, e l’inserimento di personaggi che attingono ai topoi del thriller politico come i poliziotti doppiogiochisti e i dirigenti ambigui o palesemente corrotti, rendono il prodotto fruibile dalle masse, alzando, al contempo, il velo sullo scandalo del coinvolgimento nella riduzione in schiavitù e nello sfruttamento della prostituzione di quegli stessi funzionari ONU che avrebbero dovuto assicurare il ripristino della legalità nella Bosnia Erzegovina nel dopoguerra.
Peccato che la Kondracki si lasci prendere un po’ troppo la mano arrivando a romanzare non soltanto la figura della protagonista, cui non fa mancare nulla come personaggio da moderno feuilleton, un matrimonio fallito alle spalle, la sofferenza per la conseguente separazione dalla figlia e perfino una storia d’amore con un collega, ma anche alcuni personaggi minori, come la madre della ragazza venduta agli schiavisti dalla zia, che sembra quasi la protagonista di una storia parallela e che, tuttavia, rimane allo stato embrionale.
Si ha l’impressione che la Kondracki abbia messo troppa carne a cuocere, rischiando così di depotenziare la denuncia vera e propria dei crimini commessi dai funzionari dell’ONU, che si va a collocare quasi in secondo piano rispetto alle vicende umane della protagonista, anche perché la Weisz, con la forza drammatica della sua interpretazione, esercita un’attrazione centripeta irresistibile, che, al di là dei difetti o meglio degli eccessi della sceneggiatura, mette giocoforza in ombra tutto il resto e purtroppo non soltanto l’ottimo cast maschile, la Bellucci e finanche la Redgrave, ma anche la questione, da porre in maggior in risalto, del conflitto di interessi economici e di potere negli appalti milionari, da parte degli organismi internazionali, a società private per la gestione delle crisi umanitarie.
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