Niente da dichiarare? |
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Un film di Dany Boon.
Con Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Julie Bernard, Karin Viard, François Damiens, Bouli Lanners.
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Titolo originale Rien à déclarer.
Commedia,
durata 108 min.
- Francia 2010.
- Medusa
uscita venerdì 23 settembre 2011.
MYMONETRO
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1993...il futuro è oggi!
di ultimoboyscoutFeedback: 89748 | altri commenti e recensioni di ultimoboyscout |
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sabato 18 agosto 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dany Boon torna all'attacco con un'altra commedia che ride dei pregiudizi. Il risultato non è lo stesso di "Giù al Nord", è molto meno esplosivo ma stavolta si rivolge a tutta Europa (unita). Boon è coadiuvato dal "collega belga" Benoit Poelvoorde, perfettamente calato nel ruolo del francofobico. Lo schema è quello già visto, giocare su diversità e stereotipi, campanilismo e culture: lo scontro è tra belgi e francesi (in Francia spopolano le barzellette sui belgi!), siamo nel 1993 quando vengono sopprese le frontiere e i due doganieri ostilmente pacifici e burroscosamente fronteggianti si troveranno costretti a collaborare. Per il poliziotto belga sarà un colpo durissimo da sopportare, lui nemico giurato dei francesi con un francese che per giunta gli insidia la bella sorella! Tra i due attori, a farsi preferire, è proprio Poelvoorde, così credibile nel mostrarsi volgare ed aspro ma pur sempre sensibile, è lui il vero protagonista del film che vede Boon nel ruolo di spalla in una parte che lo appiattisce e ne limita talento e lato comico. Il dialetto Ch'tmi parlato al Nord era stato ben più diretto e genuino ed era riuscito ad abbattere barriere e pregiudizi più dell'alleanza forzata franco-belga, ma il regista ha valutato con occhio attentissimo i caratteri ed è rimasto fedele ad una sana semplicità di fondo. La spensieratezza è davvero l'arma in più (assieme alla mimica dei due protagonisti) di una commedia fresca riuscità solo a metà, che mescola con intelligenza e leggerezza temi importanti e sempre attuali quali nazionalismo e reale unità dell'Europa unificata. E proprio per questo riesce a far pensare senza mettere in mezzo la noiosa politica o alzare il classico polverone. Bello il gioco delle parti tra Boon e Poelvoorde, la loro diversità così evidente da estremo equilibrio, senso comico e forza trascinante, mentre risultano meno riusciti i personaggi secondari che fanno solo da tappezzeria. Lieto fine ovvio e poco convincente.
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