kamaglione
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lunedì 20 giugno 2011
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in viaggio con khan
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Star del cinema bollywoodiano si cimentano in un cinema senza canti e balli, che svetta sulla monotonia indiana e apre la strada per la filmografia moderna in un paese in rapida ascesa. Khan, indiano di religione musulmana, è affetto dalla sindrome di Asperger, ma l'affettuosa madre lo crescerà così bene che il ragazzo saprà mostrare le sue qualità senza difficoltà. Problemi razziali a seguito del crollo delle torri gemelli interromperanno i rapporti d'amore fra Rizvan Khan e sua moglie Mandira, una solare e apprezzata parrucchiera di San Francisco. Il figlio di quest'ultima sarà pestato a morte da un gruppo di bulli xenofobi americani.
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Star del cinema bollywoodiano si cimentano in un cinema senza canti e balli, che svetta sulla monotonia indiana e apre la strada per la filmografia moderna in un paese in rapida ascesa. Khan, indiano di religione musulmana, è affetto dalla sindrome di Asperger, ma l'affettuosa madre lo crescerà così bene che il ragazzo saprà mostrare le sue qualità senza difficoltà. Problemi razziali a seguito del crollo delle torri gemelli interromperanno i rapporti d'amore fra Rizvan Khan e sua moglie Mandira, una solare e apprezzata parrucchiera di San Francisco. Il figlio di quest'ultima sarà pestato a morte da un gruppo di bulli xenofobi americani. Le strade dei due si divideranno: Khan attraverso numerose peripezie per raggungere il presidente e dirgli che il suo nome è Khan e non è un terrorista, mentre Mandira rincorrerà la giustizia per scoprire gli assasini del figlio Samyr. Film straniero zeppo di "indianate" che apre la mente ad un cinema diverso e ad una visiona più ampia della religione, in particolare quella musulmana.
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angelo umana
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giovedì 16 giugno 2011
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mia madre mi accettò senza chiedersi perché
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Un primo tempo commedia, con i colori e i suoni dell’India di “Monsoon Wedding”, un secondo tempo tragedia con molto mélo, da risultare quasi indigesto. Ci sono tanti argomenti interessanti, soprattutto con quale “pancia” gli americani abbiano affrontato i musulmani e in genere gli immigrati asiatici dopo l’11 settembre 2001 (avrebbero sparato a qualsiasi turbante che si muovesse) e come erano le cose dal punto di vista di questi ultimi, quelli che nulla avevano a spartire col terrorismo. C’è l’autismo di Khan, con la particolare sindrome di Asperger: comunicare meglio, principalmente i sentimenti, in forma scritta che oralmente e non riuscire a considerare le reazioni/esigenze altrui. C’è l’integrazione – sempre in divenire - in una grande società multietnica come quella americana; ci sono anche le insensate dispute tra religioni.
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Un primo tempo commedia, con i colori e i suoni dell’India di “Monsoon Wedding”, un secondo tempo tragedia con molto mélo, da risultare quasi indigesto. Ci sono tanti argomenti interessanti, soprattutto con quale “pancia” gli americani abbiano affrontato i musulmani e in genere gli immigrati asiatici dopo l’11 settembre 2001 (avrebbero sparato a qualsiasi turbante che si muovesse) e come erano le cose dal punto di vista di questi ultimi, quelli che nulla avevano a spartire col terrorismo. C’è l’autismo di Khan, con la particolare sindrome di Asperger: comunicare meglio, principalmente i sentimenti, in forma scritta che oralmente e non riuscire a considerare le reazioni/esigenze altrui. C’è l’integrazione – sempre in divenire - in una grande società multietnica come quella americana; ci sono anche le insensate dispute tra religioni. Giancarlo Zappoli su myMovies scrive: “Riuscire a produrre e girare dei film che coniughino la spettacolarità sotto forma di grande mélo con la volontà di affrontare importanti temi della contemporaneità non è sempre impresa facile” … in questo caso non sarebbe stata nemmeno consigliabile. Questo stile può far parte dell’arte cinematografica di Bollywood – ricorda il cinema italiano dei tempi di Amedeo Nazzari - ci si vuole metter dentro tutto, un’opera omnia di vita, morte, lavoro, temi sociali, innamoramento, abbandono, buoni sentimenti e cattivi. Questo per quanto riguarda il gene indiano; il gene americano invece ci serve l’immancabile eroe mediatico.
Un particolare: il ritardo nella marcia del novello “Forrest Gump”, Rizvan Khan, fa sì che egli possa dire la frase che si prefigge, “Il mio nome è Khan (pronuncia epiglottidea!) e non sono un terrorista”, solo al nuovo presidente Obama e non a Bush, che nella realtà meritò infatti lo spregiativo lancio di scarpe. Altro annotazione: Khan che all’inizio del film gira compulsivamente dei sassi in mano e sembra recitare delle preghiere richiama alla mente le orazioni dei terroristi prima di imbarcarsi sullo “United 93”. Simpatia per il protagonista e scorrevolezza dei 165 minuti. Archiviato.
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ipno74
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sabato 4 giugno 2011
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io non sono un terrorista
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Ho appena finito di vedere la storia d'amore più bella degli ultimi dieci anni :D
Il film è bellissimo, divertente, dolce, commovente, musiche stupende, sceneggiatura originale, attori eccezionali, a tratti storico, parla di amcizia, d'amore di tutto ciò che un cuore può amare o soffrire...insomma da oscar.
Non te lo consiglio ...lo devi assolutamente vedere...STUPENDOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono questi i film che mi fanno svegliare bene la mattina.
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vittorio
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venerdì 3 giugno 2011
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da far vedere alle scuole....
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Splendido film....
Un insegnamento totale....contro l'odio razziale, riesce a regalare speranza allo spettatore....
Commovente, divertente, romantico, tragico....un film assolutamente da non perdere!!
Ci sono solo due categorie di persone...i buoni e i cattivi....
Grandioso!!
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dano25
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lunedì 21 marzo 2011
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film di punta del cinema indiano
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Prendendo qua e là idee di hollywood, bollywood sforna un film capolavoro sul razzismo e terrorismo.
Rizvan Khan è un bambino affetto dalla Sindrome di Asperger, intelligente ma spaventato dai rumori forti, da giallo e dai posti che non conosce. Lavorando in un officina col padre, impara a riparare tutto ma la scomparsa del genitore lo catapulta in un mondo difficile dove la medre gli fa da campana e filtro verso il mondo. Crescendo e con l'aiuto del fratello minore diventato uomo d'affari in america, Rizvan riesce a farsi una vita e a conoscere l'amore con Mandira Rathore, madre single di un bambino. La vita scorre serena fino all'attentato alle Torri gemelle di New York dell'11 Settembre; da questa data la vita dei non americani d'america cambia radicalmente e ci si trova a fare i conti con il razzismo allo stato più brado tanto da portare all'uccisione del figlio adolescente di Mandira da parte di alcuni bulli.
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Prendendo qua e là idee di hollywood, bollywood sforna un film capolavoro sul razzismo e terrorismo.
Rizvan Khan è un bambino affetto dalla Sindrome di Asperger, intelligente ma spaventato dai rumori forti, da giallo e dai posti che non conosce. Lavorando in un officina col padre, impara a riparare tutto ma la scomparsa del genitore lo catapulta in un mondo difficile dove la medre gli fa da campana e filtro verso il mondo. Crescendo e con l'aiuto del fratello minore diventato uomo d'affari in america, Rizvan riesce a farsi una vita e a conoscere l'amore con Mandira Rathore, madre single di un bambino. La vita scorre serena fino all'attentato alle Torri gemelle di New York dell'11 Settembre; da questa data la vita dei non americani d'america cambia radicalmente e ci si trova a fare i conti con il razzismo allo stato più brado tanto da portare all'uccisione del figlio adolescente di Mandira da parte di alcuni bulli. Le cose precipitano e nella sua innocenza, Khan decide di incontrare il Presidente per rivolgrgli solo una frase: "Il mio cognome è Khan ma non sono un terrorista".
Il film vive di momenti di pura drammaticità purtroppo reale negli scontri razziali e nelle difficoltà degli altri popoli a vivere con dignità in un paese che non è il loro. La frase più bella del film è anche la più semplice: esistono due categorie di persone, quelle buone e quelle cattive. Il bene e il male esiste in ogni paese, in ogni religione, in ogni cultura.
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nino.cinema
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martedì 22 febbraio 2011
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a tinte forti...
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ammetto che non è facile criticare negativamente un film che ha il merito di trattare temi così forti, primo fra tutti la condizione, generale, di tutti i musulmani dopo l'11 settembr; e seconda quella particolare dell'autismo. penso che questi temi, seppur caldi, siano stati trattati con eccessiva enfasi, non voglio dire violenza. ma le coincidenze fatali, la bella innamorata che si "innamora" di un ragazzo con evidenti problemi, mi sono sembrate un'eccessiva combinazione di eventi eccezzionali presi a pretesto per raccontare una storia che doveva colpire a tutti i costi. quello che credo è che, erano talmente interessanti i temi attenzionati nella stesura generale del film, che la scrittura specifica avrebbe potuto affrontarli anche in maniera più elegante senza chiamare la lacrima a tutti i costi.
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ammetto che non è facile criticare negativamente un film che ha il merito di trattare temi così forti, primo fra tutti la condizione, generale, di tutti i musulmani dopo l'11 settembr; e seconda quella particolare dell'autismo. penso che questi temi, seppur caldi, siano stati trattati con eccessiva enfasi, non voglio dire violenza. ma le coincidenze fatali, la bella innamorata che si "innamora" di un ragazzo con evidenti problemi, mi sono sembrate un'eccessiva combinazione di eventi eccezzionali presi a pretesto per raccontare una storia che doveva colpire a tutti i costi. quello che credo è che, erano talmente interessanti i temi attenzionati nella stesura generale del film, che la scrittura specifica avrebbe potuto affrontarli anche in maniera più elegante senza chiamare la lacrima a tutti i costi. i costumi, la scenografia, la fotografia, hanno aiutato a rendere anche concretamente il film a tinte forti. (am)
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astromelia
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domenica 6 febbraio 2011
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splendido, da oscar
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RARAMENTE UN FILM è coinvolgente come questa pellicola toccante e dai molti temi intrinsechi, bellissima la fotografia che già dalla prima inquadratura fa presagirne la buona riuscita complessiva, l'attore protagonista è superlativo anche se torna alla mente dustin hoffmann di rain man,non capisco il motivo per il quale certi film vengano ignorati per le candidature agli oscar,questo sicuramente le meritava...
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annamaria bossini
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martedì 25 gennaio 2011
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spero mi piaccia
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devo vederlo questa sera!
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artnico
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mercoledì 15 dicembre 2010
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il nuovo forrest gump
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Nonostante alcune ingenuità di regia e sceneggiatura e l'inevitabile accostamento, nel genere, a Forrest Gump, è un film che lascia il segno grazie anche all'interpretazione magistrale dell'attore protagonista.
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domenico a
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mercoledì 15 dicembre 2010
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ultima fermata holliwwod: bollywood
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Un film originale ( coniuga lo stile di Bollyvood con quello di Hollywood ), ‘ strano ‘, anche piacevole. In cui c’è un po’ di tutto, la diversità, l’ottimismo americano di poter diventare qualsiasi cosa, l’amore, l’odio, le differenze religiose, la tolleranza e l’intolleranza, la vita, la morte, il rapporto adulti e bambini, i rapporti di coppia. Il tutto è raccontato in modo fluido ma con dei cambiamenti continui di stile: si passa con ‘ leggerezza ‘ dal realismo alla commedia, dal dramma al melodramma fino al videoclip. Noi che siamo dei vecchi cinefili, con un po’ di cultura cinematografica, e non siamo indifferenti alle ‘ novità ‘, troviamo il tutto una simpatica insalata con un po’ di tutto dentro.
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Un film originale ( coniuga lo stile di Bollyvood con quello di Hollywood ), ‘ strano ‘, anche piacevole. In cui c’è un po’ di tutto, la diversità, l’ottimismo americano di poter diventare qualsiasi cosa, l’amore, l’odio, le differenze religiose, la tolleranza e l’intolleranza, la vita, la morte, il rapporto adulti e bambini, i rapporti di coppia. Il tutto è raccontato in modo fluido ma con dei cambiamenti continui di stile: si passa con ‘ leggerezza ‘ dal realismo alla commedia, dal dramma al melodramma fino al videoclip. Noi che siamo dei vecchi cinefili, con un po’ di cultura cinematografica, e non siamo indifferenti alle ‘ novità ‘, troviamo il tutto una simpatica insalata con un po’ di tutto dentro. Un post-post moderno in salsa indiana. Concludendo è una specie di Forrest Gump senza effetti speciali, ma con la stessa idea di colossal storico.
Rizvan Khan è un indiano con la classica camminata delle persone autistiche, si muove per un aeroporto americano, sta per imbarcarsi su un aereo per Washington; ma viene fermato, portato in un ufficio, perquisito e prima di essere rilasciato dice ai poliziotti: devo andare dal presidente Bush, il mio nome è Khan e non sono un terrorista. Tutti ridono e lui che ha perso l’aereo, e ha pochi soldi, decide di andare a prendere un pulmann. Si torna indietro, al tempo in cui Rizvan era un bambino e viveva in India con sua madre e un fratello più piccolo – la parte forse più divertente – piccoli frammenti di vita indiana per un bambino mussulmano autistico con la sindrome di Asperger. Ritroviamo Khan emigrato a San Francisco, vive adesso con il fratello e la cognata in una bella casa borghese. Lavora come venditore di profumi a negozi di parrucchiere, e in uno di questi negozi conosce e s’innamora di Mandira, una giovane indiana, ragazza madre, di religione induista. Nonostante le difficoltà, si sposano. I due sono innamorati e felici ma arriva l'11 settembre e l’attentato alle Torri Gemelle. Tutto cambia rapidamente e anche il comportamento degli americani nei loro confronti. Mandira perde il lavoro, il figlio viene perseguitato dai suoi coetanei di scuola, Khan sembra l’unico a soffrire di meno di questi cambiamenti. Ma succede una tragedia in famiglia e Mandira sconvolta caccia Rizvan di casa; forse lui potrà tornare da lei solo dopo che avrà parlato col Presidente degli Stati Uniti e gli avrà detto di non essere un terrorista. Confuso e strampalato, Khan comincia un viaggio lungo quasi un anno attraverso l'America ostile alla ricerca del Presidente e se non riuscirà a parlare con Bush riuscirà a farlo con Obama.
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[+] superficiale.
(di lelloconte)
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