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lore64
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giovedì 8 dicembre 2011
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un capolavoro... di arte degenerata
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Solenne e inguardabile troiaio, vuoto quanto pretenzioso. Un vero gioiellino di cinematografia trendy ovvero à la page, ditelo come volete. Gli riconosco due attenuanti: una bella fotografia ed una certa carica di originalità. Per il resto è un perfetto esempio di come si possa fare una film che, non dicendo assolutamente nulla, grazie anche a qualche superficiale simbolismo disseminato qua e là, mette in testa alla critica degenerata ed a spettatori intellettualoidi e salottieri l’idea di nascondere chissà quali indefinite (in realtà indefinibili) profondità.
Mi sono andato a leggere un buon numero di recensioni, sia del pubblico che della critica, e non ne ho trovata una che suggerisse in chiari termini quali sarebbero gli abissi dottrinari soggiacenti a due ore di noia ed irritazione, nell’assenza totale di una trama.
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Solenne e inguardabile troiaio, vuoto quanto pretenzioso. Un vero gioiellino di cinematografia trendy ovvero à la page, ditelo come volete. Gli riconosco due attenuanti: una bella fotografia ed una certa carica di originalità. Per il resto è un perfetto esempio di come si possa fare una film che, non dicendo assolutamente nulla, grazie anche a qualche superficiale simbolismo disseminato qua e là, mette in testa alla critica degenerata ed a spettatori intellettualoidi e salottieri l’idea di nascondere chissà quali indefinite (in realtà indefinibili) profondità.
Mi sono andato a leggere un buon numero di recensioni, sia del pubblico che della critica, e non ne ho trovata una che suggerisse in chiari termini quali sarebbero gli abissi dottrinari soggiacenti a due ore di noia ed irritazione, nell’assenza totale di una trama. Il film rimane talmente vago ed in-significante che ciascun recensore assegna il suo rudimentale simbolismo ad una sfera diversa, senza specificare oltre: gli uni lo leggono in chiave religiosa, gli altri esistenziale, altri ancora antropologica, e c’è infine chi a ragione lo considera una riuscitissima metafora dell’assenza di senso della realtà.
Nel commento all’edizione inglese il regista dice a un certo punto che apprezzare questo film è come fare meditazione o guardare le stelle: un processo di alienazione magico-visuale che dapprima richiede sforzo e tedio, poi conquista chi sa farsi conquistare. Altrimenti lo spettatore finisce nella frustrazione totale. Se amate passare la notte su un prato a guardare le stelle, e alla fine riuscite a convincervi di aver esperito per questa via una profonda esperienza mistica o teosofica o psicologica o altro, può darsi che il film vi piaccia. Io da un film esigo che mi dica qualcosa. Se voglio il nulla autocostruito in finte profondità mi faccio un allucinogeno.
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[+] dolcemente vero
(di maggiordomo)
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lamascheradiscimmia
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lunedì 10 ottobre 2011
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refn
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lamascheradiscimmia
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lunedì 10 ottobre 2011
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refn
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E' triste leggere "Valhalla Rising- consigliato: nì" .
[+] infatti
(di opidum)
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oblivion7is
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domenica 9 ottobre 2011
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tecnicamente superbo e visivamente affascinante.
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Era da tanto tempo che non vedevo un film che mi lasciasse dentro così poco e così tanto allo stesso tempo. Più o meno come "2001: Odissea nello Spazio", qui ci ritroviamo a vedere cose misteriose, oscure e affascinanti che accadono abbastanza lentamente, cose che noi vediamo succedere e capiamo il come ma non il perché ed il "cosa significa", e a quel punto lo dobbiamo trovare da noi. Ma i paragoni si sprecano, poiché se "2001: Odissea nello Spazio" è un vero e proprio capolavoro in tutto (partorito, per non farlo dimenticare a nessuno, da Kubrick, il mio regista preferito in assoluto), allora questo "Valhalla RIsing", avvincente e impossibile da non amare almeno per fotografia, regia e scenografia (c'è chi dice anche recitazione, ma a me pare che One-Eye fosse anche One-Expression), risulta una specie di incompleto esercizio di stile.
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Era da tanto tempo che non vedevo un film che mi lasciasse dentro così poco e così tanto allo stesso tempo. Più o meno come "2001: Odissea nello Spazio", qui ci ritroviamo a vedere cose misteriose, oscure e affascinanti che accadono abbastanza lentamente, cose che noi vediamo succedere e capiamo il come ma non il perché ed il "cosa significa", e a quel punto lo dobbiamo trovare da noi. Ma i paragoni si sprecano, poiché se "2001: Odissea nello Spazio" è un vero e proprio capolavoro in tutto (partorito, per non farlo dimenticare a nessuno, da Kubrick, il mio regista preferito in assoluto), allora questo "Valhalla RIsing", avvincente e impossibile da non amare almeno per fotografia, regia e scenografia (c'è chi dice anche recitazione, ma a me pare che One-Eye fosse anche One-Expression), risulta una specie di incompleto esercizio di stile. Notevole ed affascinante, ma incompleto e dai molteplici significati che si autocontraddicono a vicenda. Nicolas Winding Refn, regista, è una promettente realtà spuntata fuori dall'underground abbastanza recente e che sfrutta qualsiasi occasione per inserire un po' di violenza che qui, come nel successivo e probabilmente superiore "Drive", non stona ma intona, lasciando comunque un po' alienati se la si paragona con la potenza delle altre scene. One-Eye è un guerriero muto e guercio dal passato misterioso che si libera da dei vichinghi che l'avevano imprigionato per poi essere portato da dei vichinghi cristiani in un misterioso Nuovo Mondo mentre loro erano alla ricerca della Terra Sacra per le crociate. Il Nuovo Mondo però è anche l'Inferno, dal quale si dice che One-Eye provenga. Quindi per il protagonista è un ritorno alle sue origini, una scoperta scioccante, un confronto con sè stesso oppure la morte, direttamente? Il destino inesorabile dei protagonisti è quasi ovvio dall'inizio, e l'apparente mitizzazione della violenza in realtà è solamente illustrativa (a differenza che in "300", film spesso paragonato a questo, erroneamente poiché paragonare "Valhalla Rising" ad una qualsiasi altra pellicola sarebbe sempre un eccesso, nel bene e nel male). Non mancano i momenti splatter come non mancano i momenti noiosi, ma nemmenoi momenti affascinanti e suggestivi in cui le colline del Nuovo Mondo, in realtà Scozia, circondano i protagonisti in modo minaccioso, quasi a dire che religione, violenza e natura non possono convivere senza spargimenti di sangue. Quindi in linea di massima è un film misterioso e probabilmente consigliato, ma assolutamente non per tutti. Un indizio per una specie di comprensione della pellicola: notare l'aura del tipo che ha perso i figli quando è sulla collina verso la fine e poi guardare il bambino biondo nelle ultimissime inquadrature. Buona visione, anche se è difficile l'apprezzamento (ma non impossibile).
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surf casting
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sabato 1 ottobre 2011
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povere creature
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quando un film esce un minimo dagli schemi appare subito incomprensibile. questo è un gran film, fotografia superba, teatralità quasi shakespeariana sorretta da un ottima regia, profondità tematica ben sottolineata dal commento musicale che rimanda ad ancestrali saghe nordiche. un film che in epoche culturalmente più propizie ( anni 70 / 80 ) sarebbe stato osannato a capolavoro, oggi giustamente viene ignorato. se Kubrick fosse giovane oggi, probabilmente farebbe i caroselli.
[+] se fosse un film anni '70...
(di kronos)
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surf casting
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venerdì 30 settembre 2011
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bel film
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un gran bel film, vero cinema che negli anni 70/ 80 sarebbe divenuto mito, mentre per le menti semplici di oggi risulta incomprrensibile. non è che i Kubrick non nascono più, è che non sono compresi ! certo quando si critica T. Malick....
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fiffner
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martedì 30 agosto 2011
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zzzzzzzzzzzzzzzz
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Se qualcuno come me, guardando “Hero” con Jet Li, ha pensato ‘ecco come una regia lenta può essere lo strumento per fare della vera poesia’, guardando “Valhalla Rising” vedrà miseramente crollare tutte le proprie aspettative. L’aggettivo ‘STATICO’ esprime appieno il vano tentativo del regista – che, per inciso, se avesse intrapreso la carriera di fotografo forse avrebbe avuto qualche chance – di creare qualcosa di profondo. In realtà il tedio crescente che lentamente assale lo spettatore, pur speranzoso fino alla fine che magari bè un qualche tipo di trama dovrà pur esserci, trova solo qualche sporadico sprazzo di ripresa cerebrale in occasione delle rare scene forti – tipo lo ‘sbuzzamento’ o la sodomizzazione – unica festosa variante all’inevitabile sopore.
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Se qualcuno come me, guardando “Hero” con Jet Li, ha pensato ‘ecco come una regia lenta può essere lo strumento per fare della vera poesia’, guardando “Valhalla Rising” vedrà miseramente crollare tutte le proprie aspettative. L’aggettivo ‘STATICO’ esprime appieno il vano tentativo del regista – che, per inciso, se avesse intrapreso la carriera di fotografo forse avrebbe avuto qualche chance – di creare qualcosa di profondo. In realtà il tedio crescente che lentamente assale lo spettatore, pur speranzoso fino alla fine che magari bè un qualche tipo di trama dovrà pur esserci, trova solo qualche sporadico sprazzo di ripresa cerebrale in occasione delle rare scene forti – tipo lo ‘sbuzzamento’ o la sodomizzazione – unica festosa variante all’inevitabile sopore. Se nonostante tutto siete ancora curiosi di vederlo, consiglio prima una buona notte di sonno e qualche tazza di caffè nero.
Lato positivo: dura poco.
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pietro viola
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mercoledì 23 marzo 2011
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irritante e presuntuoso
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Che dire. Ho visto questo film incuriosito dall'aura di culto che lo circonda in rete. E invece....davvero un pessimo film, vuoto e inconcludente, irritante e supponente, sul cui giudizio negativo pesano anche, quale aggravante, le splendide locations e l'ottima fotografia. Che spreco, ragazzi!!!
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aksel07
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martedì 12 ottobre 2010
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imbarazzante
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Pessima sceneggiatura, si salvano solo delle stupende immagini. Un gran peccato che questo regista che aveva iniziato con il piede giusto( Il primo capitolo di Pusher è di una straordinaria intensità e drammaticità, trilogia considerata timidamente in Italia solo negli ultimi anni, un gran peccato considerando che risale al 96'!!!) non sia riuscito ad ridistinguersi con grandi film.
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manu101
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lunedì 2 agosto 2010
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da vedere
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Personalmente lo trovo un bel film. superiore a 300 perchè privo di retorica e più realistico nei combattimenti. I paesaggi sono stupendi e la trama è interessante soprattutto se si considera la similitudine tra il guerriero One Eye e il dio Odino che in mitologia viene rappresentato con un occhio solo. Le chiavi di lettura in questo senso sono molteplici soprattutto considerato il finale che non svelo.
Sia chiaro non è un film che entrerà tra i migliori film di sempre ma è comunque da vedere.
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