tacito64
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lunedì 23 novembre 2009
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evviva coppola libero dai debiti
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Evviva la libertà di creazione.
Pellicola molto personale. Girato in uno scintillante bianco e nero , di impianto quasi teatrale ,narra l'intrigo di relazioni familiari all'interno di una famiglia di artisti dalla quale il protagonista Tetro , interpretato da un bravissimo Vincent Gallo , si è allontanato molti anni prima. Quando il fratello minore decide di andare a trovarlo laddove si è rifugiato , nella Boca di Buenos Aires , inizia a scoprire tragici eventi familiari che gettano luce su una famiglia dominata da un padre ,Klaus Maria Brandauer , grande direttore di orchestra , divoratore dei suoi figli e di affetti. La narrazione si avvale di bellissimi flash back a colori e di inserti di balletto ed opera.
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Evviva la libertà di creazione.
Pellicola molto personale. Girato in uno scintillante bianco e nero , di impianto quasi teatrale ,narra l'intrigo di relazioni familiari all'interno di una famiglia di artisti dalla quale il protagonista Tetro , interpretato da un bravissimo Vincent Gallo , si è allontanato molti anni prima. Quando il fratello minore decide di andare a trovarlo laddove si è rifugiato , nella Boca di Buenos Aires , inizia a scoprire tragici eventi familiari che gettano luce su una famiglia dominata da un padre ,Klaus Maria Brandauer , grande direttore di orchestra , divoratore dei suoi figli e di affetti. La narrazione si avvale di bellissimi flash back a colori e di inserti di balletto ed opera. Il film ci prende per mano nell'esplorazione delle ossessioni di Tetro , " colpevole " di essere sopravvissuto ad un incidente nel quale muore sua madre , e commuove , fa ridere , induce a riflettere sul rapporto fra arte e critica (memorabile il personaggio della temutissima critica Alone interpretata da una ironica Carmen Maura )ma soprattutto fra arte e vita " reale " : la famiglia Tetrocini ed in particolare i 2 fratelli sono legati a filo doppio dall' amore per l'arte e ciò risulterà fin troppo chiaro nel finale della storia che non voglio svelare.
A tratti commovente , elegante , barocco - memorabile la scena del funerale del padre - forse dispersivo in certe sue parti , è un film diretto con assoluta libertà da un regista immerso nella musica , il teatro , la letteratura e naturalmente il cinema. Per fortuna Coppola fa i soldi con il vino , così non è interessato a farli con il cinema e può regalarci pellicole opere come questa.
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sofia due
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domenica 22 novembre 2009
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inutile
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Si stenta a capire quale sia il senso di questo film e la sua ragion d'essere. Anzi viene da chiedersi: Ma che, è un film questo? O solo il risultato di un affannoso montaggio di frasi banali e virtuosismi inutili?
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(di edward teach)
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[+] io
(di sofia due)
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lillibeccaria
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domenica 22 novembre 2009
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molto personale , forse troppo
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Talmente personale da escludere lo spettatore. In verità in grande regista fa un film molto noioso fin dall'inizio, improvviso crash che ti svegliano dal sonno in cui sei piombato in attesa che finisca. gli attori tutti molto bravi, meno lo sfortunato protagonista, Tetro, di nome e di fatto, poco credibile in tutto ciò che fa e che dice. peccato perchè la storia ci sarebbe stata, ha fatto del tutto per renderla insopportabile. un consiglio, evitatelo, non vi divertirete ed imparerete molto poco. Come dire:anche i ricchi piangono-
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marcomag
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sabato 21 novembre 2009
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difficile da giudicare
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Primo tempo decisamente lento, ed insipido.
Secondo tempo più coinvolgente e si riscatta.
Perchè la scelta del b/n con flash-back a colori?
[+] mah!
(di sofia due)
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[+] insensato
(di paola di giuseppe)
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fabio galassi
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sabato 21 novembre 2009
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incompiuto
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In estrema sintesi: incompiuto, anche se la maestria di Coppola spesso fa capolino. Ma sembra che manchi l'ispirazione giusta, la sceneggiatura è in alcuni punti confusa, il finale è un delirio, i dialoghi poco interessanti.
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fabrizio dividi
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venerdì 20 novembre 2009
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tetro e i suoi specchi
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Tetro è insieme intimo ed eccessivo, realistico e barocco, in apparenza un film sulla ricerca dei legami familiari, in realtà una solida struttura di temi cari al regista supportata da un cast semplicemente perfetto e da una sceneggiatura aperta a più piani di lettura.
Coppola rispolvera per questo film un suo vecchio soggetto e racconta la storia di due fratelli e del loro difficile rapporto con un padre, celebre diretore d’orchestra, e fagocitante ogni membro della sua famiglia. Tetro è il fratello maggiore, autore teatrale incompiuto che non riesce a trovare un finale alle sue storie e che scrive in un leonardesco alfabeto speculare che solo il fratello riuscirà a tradurre, sfidandone l’autorità e consentendo ad entrambi di recuperare un legame perduto.
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Tetro è insieme intimo ed eccessivo, realistico e barocco, in apparenza un film sulla ricerca dei legami familiari, in realtà una solida struttura di temi cari al regista supportata da un cast semplicemente perfetto e da una sceneggiatura aperta a più piani di lettura.
Coppola rispolvera per questo film un suo vecchio soggetto e racconta la storia di due fratelli e del loro difficile rapporto con un padre, celebre diretore d’orchestra, e fagocitante ogni membro della sua famiglia. Tetro è il fratello maggiore, autore teatrale incompiuto che non riesce a trovare un finale alle sue storie e che scrive in un leonardesco alfabeto speculare che solo il fratello riuscirà a tradurre, sfidandone l’autorità e consentendo ad entrambi di recuperare un legame perduto.
Trama a parte, complessa e ricca di sfumature, il regista è come al solito attratto da una solida struttura narrativa e da un gusto tipicamente melo. La funzione funebre finale ad esempio rimanda magniloquenti visioni gotiche de “Il Padrino” (figlie delle frequentazioni giovanili del suo maestro Roger Corman), oscura e sopra le righe almeno quanto l’orgia di “Eyes wide shut” ed alcune rappresentazioni sceniche della scrittura tearale, infarcite da misurati elementi digitali, ricordano la messa in scena di “Dracula” e le esplorazioni (all’epoca mal digerite) di “Un sogno lungo un giorno”.
Attraverso il millenario tema della ricerca del padre, qui rivisto come processo complesso e a tratti simbolico, che coinvolge tutti i protagonisti impegnati in un personale percorso di crescita e che porta necessariamente alla sua psicanalitica uccisione, Coppola si cita, si evolve e non manca di emozionare il pubblico con sequenze da ricordare: tra tutte un incidente d’auto da cinture di sicurezza in sala e un magnifico scorcio onirico di un ghiacciaio della Patagonia durante il viaggio che porta i protagonisti ad un festival teatrale. Il premio, neanche a dirlo, si chiama Parricida e la rappresentazione della piece dei due fratelli chiuderà il metafilmico viaggio interiore dei protagonisti.
Con omaggi colti a Powell e Pressburger, girato a Buenos Aires in bianco nero con inserti a colori che rappresentano i vividi ricordi del protagonista, Tetro è un film di personaggi replicati (un immenso Klaus Maria Brandauer interpreta due fratelli) e sul concetto stesso di doppio (Coppola gioca con specchi e coazioni) che delizia i cinefili e non può che appagare gli amanti del cinema. Fabrizio Dividi
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