mikka
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lunedì 26 aprile 2010
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indignato mi domando il perche'
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Mi piacerebbe scrivere un commento ad uno dei miglior film dell'anno.
Purtroppo per qualche bizzarra e incomprensibile regola di programmazione, il film a Milano e provincia
è programmato solo in un sala e in orario pomeridiano....
Incredibile! Per vederlo dovrò prendere un treno.
Complimenti ai distributori e hai gestori delle programmazioni nelle sale (di solito sono le stesse persone)...
Via tutti i cinema dal centro ... meglio megastore e negozi per Giapponesi...
Via dalle sale molti film Italiani e molti capolavori stranieri...ma va bene così in fondo Milano avrà il suo Expo
e questo è quello che conta, soprattutto per i costruttori edili che poi sono della stessa famiglia dei distributori.
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Mi piacerebbe scrivere un commento ad uno dei miglior film dell'anno.
Purtroppo per qualche bizzarra e incomprensibile regola di programmazione, il film a Milano e provincia
è programmato solo in un sala e in orario pomeridiano....
Incredibile! Per vederlo dovrò prendere un treno.
Complimenti ai distributori e hai gestori delle programmazioni nelle sale (di solito sono le stesse persone)...
Via tutti i cinema dal centro ... meglio megastore e negozi per Giapponesi...
Via dalle sale molti film Italiani e molti capolavori stranieri...ma va bene così in fondo Milano avrà il suo Expo
e questo è quello che conta, soprattutto per i costruttori edili che poi sono della stessa famiglia dei distributori...
Mikka
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paolorol
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lunedì 26 aprile 2010
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film di guerra senza guerra
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Film di guerra senza guerra combattuta, senza spettacolari scene di combattimento, senza effetti speciali. Ma estremamente efficace nel porsi come condanna irrevocabile di tutte le guerre, ed in particolare delle più pretestuose e sporche, dove povera carne da macello viene immolata, lasciandosi dietro il dolore dei famigliari e degli amici che si sentono bussare alla porta da "agenti notificatori" latori di pessime novelle, come i due protagonisti del film. Entrambi perfetti nella parte, come gli altri interpreti, fra i quali spicca Buscemi, in una parte secondaria ma niente affatto marginale. Sceneggiatura impeccabile, ottima regia per uno dei film più interessanti girati sulla guerra negli ultimi anni.
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Film di guerra senza guerra combattuta, senza spettacolari scene di combattimento, senza effetti speciali. Ma estremamente efficace nel porsi come condanna irrevocabile di tutte le guerre, ed in particolare delle più pretestuose e sporche, dove povera carne da macello viene immolata, lasciandosi dietro il dolore dei famigliari e degli amici che si sentono bussare alla porta da "agenti notificatori" latori di pessime novelle, come i due protagonisti del film. Entrambi perfetti nella parte, come gli altri interpreti, fra i quali spicca Buscemi, in una parte secondaria ma niente affatto marginale. Sceneggiatura impeccabile, ottima regia per uno dei film più interessanti girati sulla guerra negli ultimi anni. Il ritmo è sostenuto e coinvolgente e riesce a mantenere elevate tensione ed interesse nonostante l'apparente monotonia della trama, basata in gran parte sulle toccanti tappe dei protagonisti in presa diretta col dolore. Da vedere.
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m.d.c
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giovedì 22 aprile 2010
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di questo non si parla...oltre le regole
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Risveglio del cinema americano, quello vivo, pulsante e sotterraneo, lontano dagli stereotipi del dolore di hollywood (alla 7 anime per intenderci) che offre allo spettatore, per ora solo pochi fortunati, il dolente e allusivo spaccato di Oltre le regole- the messenger.Il compito dei due militari protagonisti, il giovane reduce Ben Foster, segnato nel fiisco e nella psiche, e il veterano Woody Harrelson, incaricati di comunicare alle famiglie dei caduti in Iraq la perdita dei loro congiunti assume una valenza simbolica e inquietante viste anche le modalità con cui il compito deve essere svolto. I tempi infatti sono strettissimi, le procedure da seguire così rigide da risultare parossistiche: comunicare la notizia ed evitare ogni contatto con i familiari delle vittime per escludere coinvolgimenti; ennesima stortura della logica militare,o precetto per liberarsi al più presto di una imbarazzante ed equivoca dimostrazione di umanità? Ecco quindi alternarsi sullo schermo le diverse facce del dolore: dalla madre di colore che urla disperta la sua rabbia, al padre borghese, un intenso Steve Buscemi, sopreso con guanti e cesoie nel giardino di casa che reagisce provocando fisicamente i due militari che si sforzano di restare impassibili, per arrivare alla vedova Samantha Morton, l'unica a non avere una reazione scomposta ma addirittura a ringraziare la rigida coppia.
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Risveglio del cinema americano, quello vivo, pulsante e sotterraneo, lontano dagli stereotipi del dolore di hollywood (alla 7 anime per intenderci) che offre allo spettatore, per ora solo pochi fortunati, il dolente e allusivo spaccato di Oltre le regole- the messenger.Il compito dei due militari protagonisti, il giovane reduce Ben Foster, segnato nel fiisco e nella psiche, e il veterano Woody Harrelson, incaricati di comunicare alle famiglie dei caduti in Iraq la perdita dei loro congiunti assume una valenza simbolica e inquietante viste anche le modalità con cui il compito deve essere svolto. I tempi infatti sono strettissimi, le procedure da seguire così rigide da risultare parossistiche: comunicare la notizia ed evitare ogni contatto con i familiari delle vittime per escludere coinvolgimenti; ennesima stortura della logica militare,o precetto per liberarsi al più presto di una imbarazzante ed equivoca dimostrazione di umanità? Ecco quindi alternarsi sullo schermo le diverse facce del dolore: dalla madre di colore che urla disperta la sua rabbia, al padre borghese, un intenso Steve Buscemi, sopreso con guanti e cesoie nel giardino di casa che reagisce provocando fisicamente i due militari che si sforzano di restare impassibili, per arrivare alla vedova Samantha Morton, l'unica a non avere una reazione scomposta ma addirittura a ringraziare la rigida coppia. Ed è quest'ultima ad impressionare di più il giovane sergente che si avvicina timidamente alla donna sforzandosi di stabilire con lei un contatto, forse senza nessuno sbocco. A metà fra il dramma privato e quello pubblico, Oltre le regole rinnova il ritratto di un'America ripiegata su stessa, costretta a guardarsi allo specchio per riflettere sulle sue contraddizioni sociali, mostrando con sapienza differenze di classe e solitudini irrimediabili, come quella del giovane sergente appena abbandonato dalla fidanzata Jena Malone, in procinto di sposare un altro. Lo sguardo trasversale che la storia propone sulla guerra (le vittime non sono solo i militari ma anche i loro cari), immergendosi senza avere il timore delle sfida in una materia così dolente è tale da riscattare anche qualche sterotipo o semplicistica approssimazione (il ritratto dell'ufficiale beone, interpretato da Harrelson,che in fondo ha un cuore piagendo al racconto del collega).
Tutto comunque in Oltre le ragole sembra lontano anni luce dalla finzione macchinosa e immedicabile che l'industria cinematografia americana, con i suoi ingranaggi, tenta di sovraporre alla realtà, in un tentativo di rimozione che assomiglia a quello di chi si sforza di nascondere affannosamente la sporcizia sotto il tappeto.
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matteobaldan
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martedì 20 aprile 2010
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l'elaborazione del lutto nell’età dei media
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La tecnologia, sin dal mito di Prometeo, è potere sottratto agli dei. Conseguenza del progresso tecnico-scientifico è quindi l’eclissi del sacro, da cui la rimozione della morte e del morire. Scrive Ferdinando Camon, padre di Alessandro, cosceneggiatore di The Messenger insieme a Oren Moverman, che un tempo “la morte aveva le sue ragioni, era accettabile e accettata, c’erano dei valori per cui morire; ora non ci sono più”.
Il sergente Will Montgomery (Ben Foster), fortunosamente sopravissuto ad un’azione di guerra in Iraq nel corso della quale hanno perso la vita alcuni suoi compagni, insignito della medaglia all’onore militare è rimpatriato anzitempo negli Stati Uniti dove viene incaricato di affiancare il più anziano capitano Tony Stone (Woody Harrelson) nel notificare le vittime di guerra.
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La tecnologia, sin dal mito di Prometeo, è potere sottratto agli dei. Conseguenza del progresso tecnico-scientifico è quindi l’eclissi del sacro, da cui la rimozione della morte e del morire. Scrive Ferdinando Camon, padre di Alessandro, cosceneggiatore di The Messenger insieme a Oren Moverman, che un tempo “la morte aveva le sue ragioni, era accettabile e accettata, c’erano dei valori per cui morire; ora non ci sono più”.
Il sergente Will Montgomery (Ben Foster), fortunosamente sopravissuto ad un’azione di guerra in Iraq nel corso della quale hanno perso la vita alcuni suoi compagni, insignito della medaglia all’onore militare è rimpatriato anzitempo negli Stati Uniti dove viene incaricato di affiancare il più anziano capitano Tony Stone (Woody Harrelson) nel notificare le vittime di guerra. Portare le conseguenze della guerra dentro le famiglie è un compito impossibile, orribile ma necessario; reso ancor più complicato da quel processo di virtualizzazione del reale che porta ad escludere la morte dagli esiti dei conflitti.
L’attrazione di Will per una giovane vedova accelera in lui il lavoro del lutto per la perdita dei propri compagni in guerra. Mentre i parenti notificati reagiscono negando, non accettando l’evento, come normalmente avviene nella prima fase dell’elaborazione del lutto, il comportamenti di Will e dell’ufficiale capo Stone è sintomatico dello shock della presa di coscienza del lutto; lutto che per Tony è lutto della nazione e della sua famiglia: l’esercito degli USA. Sono infatti riconducibili alla presa di coscienza del lutto sintomi a livello somatico come il sonno perturbato di Will, l’insonnia e la fuga nel sesso di Tony e il rischio alcolismo, l’iperattivismo e la violenza repressa in entrambi. Sul piano affettivo Will e Tony covano dentro di sé un senso di colpa che sfocia rispettivamente nell’autocolpevolizzazione e nella ritualizzazione di una seria di atti compiuti in modo compulsivo.
Scriveva Reiner Maria Rilke che: “Amore e Morte sono dei grandi doni che ci sono stati concessi; per lo più scompaiono prima ancora di essere stati aperti”. Will trova nel suo ufficiale capo e nella vedova a cui comunica la notifica, Olivia, la forza per scartare i regali. Dentro c’è l’accettazione del lutto e del cambiamento radicale che esso comporta. Accettazione propria dell’ultima fase di elaborazione del lutto in cui una nuova motivazione esistenziale rende possibili nuovi legami affettivi, come quello tra Will e Olivia, e nuovi obblighi professionali, come la decisione di proseguire la carriera nell’esercito.
The Messenger è un film intenso che nasce da un soggetto forte e inedito. Ben diretto da Moverman all’esordio dietro la macchina da presa, indugia un po’ troppo tra scegliere se raccontare la storia d’amore “tabù” tra Will e Olivia o approfondire la relazione tra i due ufficiali. La decisione finale di percorrere la seconda strada lascia un po’ di amaro in bocca.
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martalari
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giovedì 8 aprile 2010
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se amate l'attore lo seguirete
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Visto "oltre le regole" con Woody Harrelson...se amate l'attore lo seguirete nel suo ultimo film drammatico e grottesco...che potrebbe avere come titolo six feet war...nel primo commento troverete cosa penso del film...
Six feet war...
Un altro Oscar meritato e non assegnato. Una cosa e' certa. Per "darsi un tono" l'Academy ha voluto premiare la tecnica e non il pubblico.
Se Avatar e' rimasto fuori dalle grandi candidature (e si puo' capire) molte altre grandi interpretazioni non sono state attentamente notate e votate. Come il Freeman di Invictus ma soprattutto il Capitano interpretato da Woody Harrelson in "oltre le regole" un cinismo senza precedenti che pero' "diverte"(a denti stretti) lo spettatore proiettato in una storia apparentemente piccola: quella di un sergente eroe di guerra (un po'edward norton un po' eminem) pluri decorato che viene assegnato al "servizio notifiche dei militari scomparsi in guerra" al fianco del capitano "tutto cinismo e stellette".
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Visto "oltre le regole" con Woody Harrelson...se amate l'attore lo seguirete nel suo ultimo film drammatico e grottesco...che potrebbe avere come titolo six feet war...nel primo commento troverete cosa penso del film...
Six feet war...
Un altro Oscar meritato e non assegnato. Una cosa e' certa. Per "darsi un tono" l'Academy ha voluto premiare la tecnica e non il pubblico.
Se Avatar e' rimasto fuori dalle grandi candidature (e si puo' capire) molte altre grandi interpretazioni non sono state attentamente notate e votate. Come il Freeman di Invictus ma soprattutto il Capitano interpretato da Woody Harrelson in "oltre le regole" un cinismo senza precedenti che pero' "diverte"(a denti stretti) lo spettatore proiettato in una storia apparentemente piccola: quella di un sergente eroe di guerra (un po'edward norton un po' eminem) pluri decorato che viene assegnato al "servizio notifiche dei militari scomparsi in guerra" al fianco del capitano "tutto cinismo e stellette".
Come accade in sex feet under quello che sembra nero alla fine diventa grottesco, come la scoperta di un codice di notifica al quale attenersi...(Sapevate che nel modulo la prima cosa che un soldato inserisce e' la persona a cui notificare il suo decesso? E solo a quella persona puo' esser notificato).
Anche se il finale e' un po' strano (anche l'uomo nell'ombra interessante purtroppo ha un finale affrettato) e' comunque un film che rimarra' per sempre per la grandissima interpretazione di woody harrelson (non sappiamo pero' se oltre al gruppo di cinefili diciamo incalliti ,potra' esser visto anche da altri...non e' un film per tutti ma per chi ama mr. Harrelson assolutamente si).
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C'e' anche una tempistica nella notifica...26 minuti il tempo per portare a buon fine la missione a casa altrui...8 muniti per gestire le emozioni..6 per gestire le ostilita' altre 10 per eventuale assistenza e' tutto scritto nei moduli dati ai soldati..c'e' anche scritto non toccare mai il familiare ..resta con loro.quanto necessario ma lascia l'abitazione in maniera professionale il prima possibile...
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