joeblack
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mercoledì 21 ottobre 2009
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“lo spazio bianco”: ritratto di un cinema vitale
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Il cinema italiano di alto livello non è scomparso.
Esistono ancora registi ed attori capaci di misurarsi col modello cinematografico d’oltre oceano e reggere magnificamente il confronto; “Baarìa”, il quale si allinea a certi stilemi tipici del mondo hollywoodiano sul piano tecnico, è l’esempio lampante. “Lo spazio bianco”, la riprova.
Il film della Comencini merita tuttavia un’attenzione particolare, poiché rappresenta un prodotto di grandissimo spessore pur non mutuando alcuna impostazione formale di stampo internazionale e conservando, invece, le caratteristiche tipiche della nostra cinematografia, nelle forme e nei contenuti. Ritornano le caratterizzazioni di personaggi e l’ambientazione di provincia (quella napoletana), una sceneggiatura dall’inflessione linguistica dialettale piuttosto marcata, la fotografia e la regia abituali del cinema nostrano (ciò che varia in Tornatore).
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Il cinema italiano di alto livello non è scomparso.
Esistono ancora registi ed attori capaci di misurarsi col modello cinematografico d’oltre oceano e reggere magnificamente il confronto; “Baarìa”, il quale si allinea a certi stilemi tipici del mondo hollywoodiano sul piano tecnico, è l’esempio lampante. “Lo spazio bianco”, la riprova.
Il film della Comencini merita tuttavia un’attenzione particolare, poiché rappresenta un prodotto di grandissimo spessore pur non mutuando alcuna impostazione formale di stampo internazionale e conservando, invece, le caratteristiche tipiche della nostra cinematografia, nelle forme e nei contenuti. Ritornano le caratterizzazioni di personaggi e l’ambientazione di provincia (quella napoletana), una sceneggiatura dall’inflessione linguistica dialettale piuttosto marcata, la fotografia e la regia abituali del cinema nostrano (ciò che varia in Tornatore).
La differenza rispetto ad altri film italiani non sta dunque nella diversità, bensì nell’eccellenza della messa in atto degli stessi elementi costitutivi.
Tratta dall’omonimo romanzo di Valeria Parrella, la pellicola racconta la storia di Maria (Margherita Buy), un’insegnante di italiano presso una scuola serale, con un divorzio alle spalle, che intrattiene una breve relazione con un giovane conosciuto durante uno dei suoi pomeriggi cinematografici e resta incinta. La donna si trova a dover gestire da sola questa difficile situazione, per di più esasperata da un parto prematuro: la bambina nasce, infatti, al sesto mese di gravidanza e deve essere posta in un’incubatrice per consentirne lo sviluppo e la maturazione.
Lo spazio bianco del titolo, dunque, è propriamente l’area monocromatica in cui l’apparecchiatura medica viene disposta ma si configura anche – e soprattutto – come lo spazio emotivo che si crea nell’animo di Maria, in cui alberga un sentimento a metà strada fra la paura e la forza nato dalla voglia di farcela e proseguire serenamente nella propria esistenza.
In un gioco che difficilmente perde di equilibrio, la Comencini riesce a calibrare ogni situazione proposta in modo delicatissimo, accostando alla caratterizzazione di una donna forte e solitaria, in costante contatto con personalità della piccola provincia partenopea, la dolcezza di un momento particolarissimo, in bilico fra emozioni contrastanti di impazienza ed attesa, senza mai scadere nel melanconico, nel “già visto” o nel drammatico vero e proprio. Si tratta cioè di una narrazione che sa alternare momenti di empatia e commozione ad altri più sereni e quasi divertenti, senza mai attraversare il confine né in un senso né nell’altro.
Ovviamente la parte della mattatrice la fa Margherita Buy, che dimostra una volta di più di essere fra le attrici migliori(se non la migliore in assoluto) che il nostro cinema abbia conosciuto negli ultimi anni. La naturalezza, la misura, l’umanità (in una parola, lo straordinario TALENTO) di cui è dotata le permettono di rendere sullo schermo un’interpretazione davvero emozionante e composta.
La regia articolata e varia - nella dinamica temporale scomposta (secondo un gusto che va imponendosi sempre di più anche da noi) come nel linguaggio narrativo (con echi vagamente onirici che fanno capolino da una struttura rigidamente realistica) – e una colonna sonora e una fotografia altrettanto ricercate fanno il resto, dando vita ad un prodotto capace di colpire contemporaneamente gli occhi ed il cuore dello spettatore.
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sassolino
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mercoledì 21 ottobre 2009
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un piccolo grande vuoto
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La serata è fredda a Firenze, in cartellone danno la Comencini al Fiorella; decido di vivere la mia broadway notturna di un lunedi' periferico precipitandomi nel parapiglia dell'anteprima.
Le anteprime (è una delle prime della mia vita randagia) sono quelle squisite occasioni in cui il regista prende forma a pochi passi da te; arriva quasi sempre vestito un po distratto, al massimo una sciarpa, bianca per le signore, turchese per gli uomini, appena a sottolineare il suo status leggermente superiore al tuo, quel tocco creativo che appena lo noti sorridi e cominci a esaminarlo, sarà davvero un regista? o è la sosia della comencini? non è possibile, è davvero Lei! piuttosto anonima, con la permanente crollata al primo semaforo inizia a presentarsi.
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La serata è fredda a Firenze, in cartellone danno la Comencini al Fiorella; decido di vivere la mia broadway notturna di un lunedi' periferico precipitandomi nel parapiglia dell'anteprima.
Le anteprime (è una delle prime della mia vita randagia) sono quelle squisite occasioni in cui il regista prende forma a pochi passi da te; arriva quasi sempre vestito un po distratto, al massimo una sciarpa, bianca per le signore, turchese per gli uomini, appena a sottolineare il suo status leggermente superiore al tuo, quel tocco creativo che appena lo noti sorridi e cominci a esaminarlo, sarà davvero un regista? o è la sosia della comencini? non è possibile, è davvero Lei! piuttosto anonima, con la permanente crollata al primo semaforo inizia a presentarsi.
Dice che il film le è venuto come una folgorazione, che quando si leggono certi libri, questi ti cambiano la vita e non puoi non farne un film, non puoi non ripensare ai tuoi 40 anni.
Io 40 anni ancora li guardo con una certa soggezione e forse è per questo che il film mi emoziona; subito i grandi occhi verdi di Margherita Buy, la sua faccia dalle rotondità perfette, la bocca continuamente jn movimento a sottolinearne la continua nevrosi, la fronte che si corruga quando arrivano le bollette da pagare, le delusioni di notti fugaci, la solitudine incipiente di una Napoli di Soldiniana memoria, artistica e sventrata, bellissima e asettica.
Una donna nel pieno della sua vitalità, con uno spazio bianco ancora da riempire, quello stesso spazio che lasciamo alle incertezze, alle frasi da terminare che non riusciamo a capire del tutto.
Una sorta di vuoto personale che ognuno di noi avverte e che come lo spazio bianco non sa spiegare: che sia lo stordimento di una società priva di dolcezza, lo sradicamento del moderno individualismo.
Ognuno ha la sua matrice, come diceva Primo Levi "ogni uomo è un isola" e qui la storia si incentra su una vicenda personale, trattata con pudore e intimismo, alla maniera della Comencini, senza negare un sorriso, un breve accenno all'arte tutta napoletana di tirare a campà, giusto per far sorridere un po'.
Del resto anche nei film di eastwood c'e' questo; il dramma della solitudine e il riscatto di un domani diverso. Ho detto eastwood tanto per strizzare l'occhio a uno che mi sta simpatico ma potevo dire che in ognuno di noi c'e' quest'ambivalenza, ultimamente cosi' presente nei nostri film da non lasciarci più scampo.
La dote della regista sta nel'affidare tutto nelle mani dell'ottima Margherita, fin troppo brava per questa parte, che forse avrebbe potuto esser resa più ordinariamente, magari avessimo la compostezza della Buy quando ci comunicano di un figlio che potrebbe nascere anormale, magari fossimo tutti cosi' splendidamente enrgici e isterici!
Il finale vagamente visionario, la scelta di attori che appena sfiorano il copione e ancora una volta la dimensione spttrale di un'insolita Napoli lo rendono un film affascinante, a tratti sinceramente emozionante.
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joshuam
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martedì 20 ottobre 2009
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che delusione
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Cerchero' di nn farmi coinvolgere dal fatto che questo film mi ha deluso molto personalmente e per questo provero' ad essere inparziale.Sono rimasto deluso quando ho capito che per la voglia di presentare il film al festival di Venezia(a.p.avrei voluto vedere se dopo la strage dei militari italiani confermavano il premio del leone d'oro a due film uno iraniano e uno israeliano. cmq)hanno solo affrettato i tempi rendento il film caotico e senza una sequenza logica.(Comencini non è kubrik).Hanno tagliato i legami con storie secondarie innalzando il personaggio di margherita buy come per bredd pitt in troy. ma come è possibile che in tutto il film la telecamera non stacca le riprese su Margherita.
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Cerchero' di nn farmi coinvolgere dal fatto che questo film mi ha deluso molto personalmente e per questo provero' ad essere inparziale.Sono rimasto deluso quando ho capito che per la voglia di presentare il film al festival di Venezia(a.p.avrei voluto vedere se dopo la strage dei militari italiani confermavano il premio del leone d'oro a due film uno iraniano e uno israeliano. cmq)hanno solo affrettato i tempi rendento il film caotico e senza una sequenza logica.(Comencini non è kubrik).Hanno tagliato i legami con storie secondarie innalzando il personaggio di margherita buy come per bredd pitt in troy. ma come è possibile che in tutto il film la telecamera non stacca le riprese su Margherita.la notte del film me la sono sognata venire in auto e a casa.Voto 5 , persecuzione. Vabbe che una madre dopo aver rinunciato a una storia per paura e insicurezza si pente e cerca di rifarsi sco....si uno sconosciuto trovato in un cinema con un bambino di 6 mesi sulle spalle che mette incinta Margherita e poi scappa come lei aveva fatto.(usiamolo sto preservativo.voto 4 Arretrati)addirittura nn contenta dopo ci stà anke con il medico di turno, sembrava un film di Alvaro vitali tipo la donna del plotone. molto trash.voto 6. Le riprese sono belle e la genialata della frittata di maccheroni merita il costo del biglietto.voto 7. P.s.Spero ci metta un po' piu' di passione e meno tragicità nel prossimo film.
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fabrizio cirnigliaro
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lunedì 19 ottobre 2009
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un attesa lunga 3 mesi
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Nella vita di tutte le mamme, dei genitori in generale, che aspettano un figlio, l'attesa durante la gravidanza è uno spazio superato il quale si va accapo, iniziando una nuova riga, una nuova vita. Per le mamme come Maria, che vivono gli ultimi mesi della gravidanza con il figlio non nella loro pancia, ma dentro un incubatrice l'attesa e le preoccupazioni si moltiplicano all'ennesima potenza. Lo spazio Bianco e’ il film meno politico della regista di A Casa nostra, il più intimista, se si esclude il documentario Carlo Giuliani Ragazzo.
Un ottimo cast ruota intorno a Margherita Buy, che si mette a nudo, in tutti i sensi. Niente crisi isteriche, a parte lo sfogo conto il dottore, che hanno caratterizzato i personaggi interpretati precedentemente dall’attrice romana
La colonna sonora è strepitosa, ne prende parte anche Margherita Buy cantando Senza Fine a cappella, ma soprattutto c’è anche la voce di Nina Simone, con la canzone I wish I knew it would feel to be free, il cui testo parla di libertà.
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Nella vita di tutte le mamme, dei genitori in generale, che aspettano un figlio, l'attesa durante la gravidanza è uno spazio superato il quale si va accapo, iniziando una nuova riga, una nuova vita. Per le mamme come Maria, che vivono gli ultimi mesi della gravidanza con il figlio non nella loro pancia, ma dentro un incubatrice l'attesa e le preoccupazioni si moltiplicano all'ennesima potenza. Lo spazio Bianco e’ il film meno politico della regista di A Casa nostra, il più intimista, se si esclude il documentario Carlo Giuliani Ragazzo.
Un ottimo cast ruota intorno a Margherita Buy, che si mette a nudo, in tutti i sensi. Niente crisi isteriche, a parte lo sfogo conto il dottore, che hanno caratterizzato i personaggi interpretati precedentemente dall’attrice romana
La colonna sonora è strepitosa, ne prende parte anche Margherita Buy cantando Senza Fine a cappella, ma soprattutto c’è anche la voce di Nina Simone, con la canzone I wish I knew it would feel to be free, il cui testo parla di libertà.
Diversa è la liberta a cui si riferisca Gaetano (interpretato magistralmente da Salvatore Cantalupo) nel tema che compone per l’esame, descrivendo il suo stato d’animo dopo aver perso 3 dita della mano destra in un incidente a lavoro “anche se scrivo con la sinistra, io però alla mano destra ho sempre 3 dita in meno. Che sono la mia libertà, perché la mia normalità di prima era una pietra”
Maria riesce a riconoscere se stessa in queste parole, lei donna indipendente che da un giorno all’altro si ritrova ad aspettare tutto il giorno un segnale dai monitor che vigilano sulle condizione della figlia, rinchiusa in un limbo in cui non si vede un’uscita. Una lunga attesa, uno spazio bianco che appare infinito, soprattutto per chi come la protagonista della pellicola, non sa aspettare.
Maria inizialmente si chiude in se stessa, non sa aspettare, e spera che accada qualcosa, qualsiasi cosa. Lei non ritiene di essere stata fortunata, come Mina, perché “le altre mamme si sono dovute accontentare dell’ecografia: noi stiamo vedendo tutto dal viva.” La Comencini dimostra di aver amato il romanzo di Parrella, anche se non resta fedele alla trama, inserisce nel film i dialoghi e le scene più belle.
Ad esempio il disagio che provano Mina e Maria facendo shopping alla Prenatal, dove non trovano dei body adatti ai loro figli (troppo piccoli), o il dialogo fra Fabrizio e Maria sull’utilità o meno di far leggere Manzoni a degli adulti che hanno serie difficoltà a parlare l’italiano.
Una pellicola intimista, che affronta senza cadere nella retorica un argomento delicato, senza fare demagogia, e riuscendo a mantenere alta la tensione per tutti i 98 minuti. Un film emozionante e mai banale, da guardare tutto d’un fiato e che visto dal divano di casa non permetterebbe la totale partecipazione emotiva dello spettatore, perché non sono concesse distrazioni.
Forse avrebbe meritato la candidatura all’Oscar, ma le leggi del mercato si sa, favoriscono le pellicole che hanno una grande casa produttrice alle spalle, almeno qui in Italia. Molti davano anche per scontata l’assegnazione della coppa Volpi a Margherita Buy per la grande interpretazione in questa pellicola, cosa che però non è avvenuta. Forse lo spazio bianco alla voce "Premi ricevuti" sarà riempita dai David di Donatello, ma per scoprirlo è ancora troppo presto, bisognerà aspettare.
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cinemaleo
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lunedì 19 ottobre 2009
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grande margherita in un film intenso e profondo
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A merito di Francesca Comencini l’aver realizzato un potente dramma talmente asciutto e privo di fronzoli da accomunare il suo lavoro più alla cinematografia francese che a quella italiana, un’opera secca e assolutamente priva di quei patetismi e stereotipi che la trama poteva facilmente far nascere.
Ne "Lo spazio bianco" tutto funziona perfettamente: dall’ambientazione (una suggestiva e insolita Napoli fredda e piovosa) alla colonna sonora (funzionale al massimo), dalla sceneggiatura (solida e ben scritta) al ritratto attento e preciso dei vari personaggi (ognuno umanamente ricco e dotato di una sua personalità degna di attenzione), dalla fotografia preziosa ed elegante alla regia (dolce delicata realistica surreale equilibrata al contempo).
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A merito di Francesca Comencini l’aver realizzato un potente dramma talmente asciutto e privo di fronzoli da accomunare il suo lavoro più alla cinematografia francese che a quella italiana, un’opera secca e assolutamente priva di quei patetismi e stereotipi che la trama poteva facilmente far nascere.
Ne "Lo spazio bianco" tutto funziona perfettamente: dall’ambientazione (una suggestiva e insolita Napoli fredda e piovosa) alla colonna sonora (funzionale al massimo), dalla sceneggiatura (solida e ben scritta) al ritratto attento e preciso dei vari personaggi (ognuno umanamente ricco e dotato di una sua personalità degna di attenzione), dalla fotografia preziosa ed elegante alla regia (dolce delicata realistica surreale equilibrata al contempo).
Campeggia la performance di Margherita Buy, qui veramente degna del titolo di “regina del cinema italiano” attribuitole da Gian Luigi Rondi. Un vero e proprio tour de force che la vede continuamente in primo piano in ogni singola scena con una misura, una bravura, una naturalezza, una spontaneità che il ruolo di Maria (il film è tratto dall’omonimo romanzo di Valeria Parrella) sembra essere stato concepito appositamente per lei. Margherita è Maria, Maria è Margherita. Intensa, convinta e convincente come mai, Margerita Buy disegna alla perfezione un personaggio non facile e dalle mille sfaccettature, un personaggio pieno di sfumature di dubbi di incertezze di determinazioni (nelle quali molti di noi potranno riconoscersi), un personaggio che non sarà facile dimenticare e che fa onore alla nostra cinematografia avere delineato in maniera così compiuta e sincera.
Un film avvincente come pochi, essenziale e conciso (non una scena di troppo), che coinvolge totalmente lo spettatore nella mente e nel cuore, rendendolo attento e partecipe come raramente accade. Un film da vedere, intelligente e sensibile, inconsueto nel nostro panorama cinematografico e che riconcilia col grande schermo (le cui delusioni sono ahimè all’ordine del giorno).
p.s.
Margherita Buy ha vinto il Premio Pasinetti (il Premio è assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani), uno vero e proprio furto non averle dato la Coppa Volpi (il massimo riconoscimento).
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chiarav
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domenica 18 ottobre 2009
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solo presunzione e recitazione finta
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Brutto film. Solo presunzione. La Buy non ha nemmeno provato di interpretare il ruolo. Non c'é stata neanche una volta. Forse perché mamma, sarebbe stato troppo doloroso per lei. Ma allora perché fa questo mestiere? Sono d'accordo con quelli di prima, non ci affezioniamo né alla madre, né alla bambina. Non ci importa nulla se quella vive o muore siccome non veniamo mai a sapere che cosa significa per la madre avere questa bamina! Perché l'attrice non ci ha trasmesso nulla delle sue emozioni o paure. Non vediamo neanche, come la nascita o la morte della bambina potesse cambiare la vita di questa donna... Solo superficie e soldi buttati via. Tanti. Peccato che dopo aver raggiunto un nome, si smette di lavorare e si fa solo finta.
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olivellospinoso
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sabato 17 ottobre 2009
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l'attesa
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Un film al di sotto delle aspettative, che si regge quasi esclusivamente sull'intensa interpretazione della Buy, mai sopra le righe, con un ruolo femminile degno di nota.
La regia pero' non è all'altezza: frammentaria e dispersiva anche se un po' meglio nella seconda parte del film, dove si raggiugono momenti toccanti.
Belli gli scorci di una Napoli classica e contemporanea allo stesso tempo.
Un'occasione mancata.
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frost
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sabato 17 ottobre 2009
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la comencini ha distrutto il libro della parrella.
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Pessima direzione della Comencini, chi ha letto il romanzo rimarrà deluso, la regista ha trasformato il romanzo della Parrella in un film per lesbiche maschione, la Buy nuda è una visione terribile. Un film inutile come il 90% dei film italiani attuali. Altro film che sembra una fiction TV e lascia nulla.
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il conformista
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martedì 22 settembre 2009
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la donna deve evitare il sentimento, è come l'uomo
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Non si riesce a provare nessuna emozione dopo aver visto questo "film". Questo tipo di donne regista ce lo fanno evitare in tutti i modi per non cadere nello stereotipo donna uguale sentimento. Non si prova simpatia nè compassione per la protgonista di questa pellicola. Non c'è coraggio. Francesca Comencini ci mette le sue idee politiche, ma i sentimenti vanno evitati. E pazienza. Ma il peccato maggiore è che ci si dimentica della "storia". Ci mettiamo a casaccio una donna magistrato, una vista ad una mostra contemporanea, ma tutto ciò a che serve? Non succede niente, non ci si appassiona per la protagonista, per la classe, per il bambino, per i suoi uomini. Si ha la sensazione di vedere una serie di sofisticate immagini appiccicate assieme.
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Non si riesce a provare nessuna emozione dopo aver visto questo "film". Questo tipo di donne regista ce lo fanno evitare in tutti i modi per non cadere nello stereotipo donna uguale sentimento. Non si prova simpatia nè compassione per la protgonista di questa pellicola. Non c'è coraggio. Francesca Comencini ci mette le sue idee politiche, ma i sentimenti vanno evitati. E pazienza. Ma il peccato maggiore è che ci si dimentica della "storia". Ci mettiamo a casaccio una donna magistrato, una vista ad una mostra contemporanea, ma tutto ciò a che serve? Non succede niente, non ci si appassiona per la protagonista, per la classe, per il bambino, per i suoi uomini. Si ha la sensazione di vedere una serie di sofisticate immagini appiccicate assieme. Quante volte si vede la Buy sulla funicolare o sul tetto mentre fuma? Un Napoli vuota, nuda, senza persone, tranne durante la scena del mercato del pesce mentre "il popolo" spinge per entrare nell'inquadratura, guarda nella macchina da presa come in un reality, come se fosse davanti ad una telecamera della DeFilippi. Che brutta sensazione. La regista vuol fare un film "documentarista", ma ogni inquadratura è precisissima con la bella fotografia di Luca Bigazzi e inserisce scene oniriche piuttosto scontate. Per non parlare della colonna sonora che non ha niente di minimalista è terribilmente invadente. Il film è frutto di autocompiacimento, fatto esclusivamente per una nicchia ristretta di critici che ha applaudito al capolavoro, dimenticandosi di rispettare lo spettatore e la giuria internazionale del festival di Venezia che ha ignorato il film e la sua protagonista.
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paolorol
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domenica 13 settembre 2009
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la solita buy, la solita fiction
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Tutti concordano nel sostenere la superiorità della trasposizione filmica rispetto al romanzo di Valeria Parrella "Lo Spazio Bianco".(Ok,mi guarderò bene dal leggere l'originale allora!)Il film zoppica, avrebbe bisogno di molte sforbiciate ed avrebbe avuto bisogno di un'interprete meno monolitica ed insopportabilmente noiosa. La Buy aveva proprio bisogno di spogliarsi in questo film? Mah, le solite gratuite mosse pubblicitarie, ormai controproducenti e stantie."Il primo nudo integrale della Buy!" Per la serie "Chissenefrega".
Avrebbe invece avuto bisogno di essere diretta in modo un pò più creativo e forse saremmo riusciti a digerirla. Invece è antipatica, indisponente, testarda, isterica e non suscita nessuna empatia.
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Tutti concordano nel sostenere la superiorità della trasposizione filmica rispetto al romanzo di Valeria Parrella "Lo Spazio Bianco".(Ok,mi guarderò bene dal leggere l'originale allora!)Il film zoppica, avrebbe bisogno di molte sforbiciate ed avrebbe avuto bisogno di un'interprete meno monolitica ed insopportabilmente noiosa. La Buy aveva proprio bisogno di spogliarsi in questo film? Mah, le solite gratuite mosse pubblicitarie, ormai controproducenti e stantie."Il primo nudo integrale della Buy!" Per la serie "Chissenefrega".
Avrebbe invece avuto bisogno di essere diretta in modo un pò più creativo e forse saremmo riusciti a digerirla. Invece è antipatica, indisponente, testarda, isterica e non suscita nessuna empatia.
Si dirà che la parte prevedeva esattamente quel tipo di interpretazione, perchè il personaggio è quello: un'isterica che, come tutte le isteriche, non è in grado di stabilire rapporti profondi e duraturi con nessuno e si ritrova, sull'orlo della menopausa ,ad aggrapparsi disperatamente a quella povera creatura chiusa nell'incubatrice/acquario.
Sì,sì.., facciamo finta di crederci.
Per intanto non ha abboccato la Giuria della Mostra di Venezia, che giustamente non ha premiato la Buy, alle prese coll'unico carattere che sa interpretare, fotocopia di tante altre sue interpretazioni: sempre arida, antipatica,mai in grado di sorridere neppure per sbaglio o ridere se solleticata!
Una noiosa storia tutta al femminile, scritta, diretta ed interpretata da donne.Persino la colonna sonora è tutta femmina.
Non so alle donne, ma è piaciuta alla Chiesa, che non ha perso l'occasione per uno dei suoi scontati pistolotti sul "valore della vita", chiudendo un occhio sul fatto che l'eroina è una peccatrice.Non è sposata,come la mettiamo? La perdoniamo?Massì!
Film ridondante e ripetitivo, forse penalizzato dall'ossessivo rispetto per l'originale.. Si dirà che solo attraverso la ripetizione era possibile dipingere la snervante attesa della donna, ma questa considerazione può essere valida per il romanzo, mentre un regista dovrebbe disporre di altre risorse.. A meno che non si accontenti di fare della fiction, magari di livello un pochino superiore rispetto a quella che ci viene ammannita da Raiset, ma pur sempre fiction. Il cinema è un'altra cosa!
Insomma,uno dei soliti quasi-inutili film italiani, e non lamentiamoci se le sale sono deserte e se i confini nazionali non vengono mai superati.
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[+] misoginia a casaccio
(di luana)
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