Come il capolavoro manzoniano, anche questo film parte da un matrimonio che non s’ha da fare, quello fra la tedesca Siemens e i laboriosi abitanti di una delle più popolose città della Cina: Nanchino. Il protagonista del film, un Carneade per la sua patria Europa fino a pochi anni fa, ha di Don Abbondio qualche difetto psicologico, come la bieca sottomissione al regime di provenienza, ma non il difetto più grave: la codardia. Come un missionario laico in terra d’Oriente Rabe per 27 anni, in compagnia della devota moglie, svolge con massimo zelo e dedizione il suo compito non di sfruttatore (le vicende economiche tedesche degli anni ’20 ci dicono che non questo si trattò) ma di esportatore di quel verbo che ancora oggi contraddistingue il popolo tedesco: il lavoro.