Good Morning Aman |
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Un film di Claudio Noce.
Con Valerio Mastandrea, Said Sabrie, Anita Caprioli, Amin Nur, Giordano De Plano, Adamo Dionisi.
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Drammatico,
durata 105 min.
- Italia 2009.
- Cinecittà Luce
uscita venerdì 13 novembre 2009.
MYMONETRO
Good Morning Aman
valutazione media:
2,38
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Incarnazione d'uno stato confusionale" cosmico.di Mauro LanariFeedback: 8041 | altri commenti e recensioni di Mauro Lanari |
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domenica 5 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film sul "tema attualissimo dell'immigrazione"? Ma nemmeno di striscio. Fors'allora una "storia di formazione e solidarietà sullo sfondo del rione Esquilino [fra due personaggi] proiettati verso il cambiamento e l'affermazione della propria identità"? Tzk. Corretta semmai l'ipotesi circa l'"incarnazione d'uno stato confusionale" dove al contrario le identità son'andate irrimediabilmente perdute, tanto quelle "d'un ex-pugile sui quaranta che non esce più di casa (Valerio Mastandrea, anche produttore del film: un segnale importante) e [d'un] un ragazzino d'origine somala che parla il romano del Corviale (l'inedito Said Sabrie)", quanto quelle di luoghi, storie, avvenimenti in un irrisolvibile gioco di specchi fra sogni e destini: "Il problema non è realizzare i tuoi desideri. Il problema è averceli dei desideri." Claudio Noce al suo esordio imbastisce una sceneggiatura che, dall'incipit fino all'explicit, rende indistinguibili realtà e immaginazione obbligando a considerarli irrilevanti al confronto d'un breakdown identitario generalizzato. Aman e Teodoro sono i due indivisibili non-visi d'un unico sfascio esistenziale che l'unisce e c'unisce senza distinguo geografici o etnici. Il regista "fa parlare soprattutto i volti variando continuamente la messa a fuoco, educando il nostro sguardo a quello che si vede e a quello che si dovrebbe vedere." Pensare ch'il film termini ne "l'abisso della depressione per entrambi, il primo ch'abbandonerà l'Italia, il secondo la vita" è un'interpretazione non solo arbitraria, ma persino evitata con ogni mezzo. Le tragedia alle spalle e i patemi affettivi dei due protagonisti sono intercambiabili, "il personaggio d'Anita Caprioli può risultare di troppo" e invece no, è l'esatto contraltare per Aman della separazione di Teodoro dalla moglie. I due vengono spess'inquadrati di spalle così come la figura del dipinto, si chiedono l'un l'altro delucidazioni sulle loro facce ma non ottengono risposte. Quest'opera prima non intende fornirle, bensì esprimere e trasmettere un mood catastrofale sulla realtà in toto, rendendo le variazioni individuali insignificanti rispetto alla questione universale. Oltre a script e inquadrature, splendido pure l'uso del sonoro, un coacervo che spazia dalla musica etnica alla classica sino a voraginosi vuoti acustici.
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