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liuk©
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martedì 27 ottobre 2009
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per bolognesi
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una Bologna nostalgica che solo Avati sa ricordare e dipingere con maestria. Senza una trama particolare, il film si sviluppa sui personaggi e sulla voglia del vecchio bar, luogo di amicizia, perdizione e goliardia.
L'ottimo cast si impegna e riesce a dar un'anima alla pellicola. Film da vedere per tutti ma in particolare per gli emiliani.
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marta rossi
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giovedì 17 settembre 2009
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brutto
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film orribile la trama non esiste almeno gli attori sanno recitare
[+] troppo severa, forse prevenuta?
(di giorgio)
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titta
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giovedì 27 agosto 2009
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film fantasma
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come faccio a lasciare una recensione per questo benedeto film "gli amici dl bar margherita", se al cinema, non lo hanno dato, in dvd e nelle migliori videoteche non sanno nemmeno se e quando uscirà.....!!!! a me piacerebbe tanto vederlo...come fare? a voi l'ardua sentenza!!!!!!
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(di marezia)
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silvio de meo
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giovedì 13 agosto 2009
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silvio de meo
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Ciao ,sono stato tra i primi a vedere questo film di Pupi Avati,mi è piaciuto parecchio e da attore ho simpaticamente invidiato Luigi Lo Cascio.....avrei voluto essere io ad interpretare quel personaggio.......bravo Luigi,mi sei piaciuto tantissimo!Complimenti a tutti ,ciao silvio
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vera miles
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mercoledì 29 luglio 2009
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"gli eori sciocchi" di pupi avati
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E’ un film autobiografico questo di Pupi Avati che, con la voce del diciottenne Taddeo (Pier Paolo Zizzi , che ha una faccia buffa come il nome) ci racconta le vicende anni ’50 del Bar Margherita, ritrovo di una serie di personaggi strampalati, un po’ simpatici idioti, un po’ canaglie, “gli eroi sciocchi” come li definisce lo stesso regista. Apparentemente senza trama il film si snoda tra i desideri patetici di un antennista-cantante che sogna di andare a Sanremo, le ossessioni erotiche del “linfomane” Manolo, un Luigi Lo Cascio dalla risata isterica e sempre sopra le righe che, oltre a rubare auto d’epoca, riesce a procurarsi oggetti assurdi, come gli occhiali che fanno vedere le donne nude, i tentativi goffi dell’autistico Bep (che ha il nome spezzato un po’ come la sua mente) con le ragazze (“le penne” ) che viene “salvato” dalle nozze con una grassona, dal puntuale arrivo di una bella entraineuse (Laura Chiatti).
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E’ un film autobiografico questo di Pupi Avati che, con la voce del diciottenne Taddeo (Pier Paolo Zizzi , che ha una faccia buffa come il nome) ci racconta le vicende anni ’50 del Bar Margherita, ritrovo di una serie di personaggi strampalati, un po’ simpatici idioti, un po’ canaglie, “gli eroi sciocchi” come li definisce lo stesso regista. Apparentemente senza trama il film si snoda tra i desideri patetici di un antennista-cantante che sogna di andare a Sanremo, le ossessioni erotiche del “linfomane” Manolo, un Luigi Lo Cascio dalla risata isterica e sempre sopra le righe che, oltre a rubare auto d’epoca, riesce a procurarsi oggetti assurdi, come gli occhiali che fanno vedere le donne nude, i tentativi goffi dell’autistico Bep (che ha il nome spezzato un po’ come la sua mente) con le ragazze (“le penne” ) che viene “salvato” dalle nozze con una grassona, dal puntuale arrivo di una bella entraineuse (Laura Chiatti). E sono proprio “le penne” ad essere l’oggetto intorno a cui ruota la vita di Al, capo carismatico e stecca infallibile, del nonno che smania dalla voglia di prendere lezioni di… piano. E non mancano gli scherzi atroci, la falsa lettera con l’invito a Sanremo per l’antennista, la lettera d’addio di Bep alla futura sposa e addirittura la festa dei diciotto anni di Taddeo, soprannominato “Coso”, che pur di rivedere la ragazzina dei suoi sogni, organizza la festa, con il nonno morto nell’altra stanza... Ma la crudeltà non resta impunita e il cinismo viene stemperato dall’ironia che pervade tutto il film. Bellissima l’ultima scena in cui, “Coso” che finalmente è riuscito a conquistarsi con fatica un posto nella foto di gruppo, sul più bello sguscia via e si mette vicino al fotografo, dicendo : “E’ più bello da qui” , quasi a voler spezzare l’"amarcord" con un distanziamento.
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marezia
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mercoledì 22 luglio 2009
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un piacevolissimo amarcord
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Dopo il totale fiasco e il mezzo passo falso rappresentati da "Il Nascondiglio" e "Il papà di Giovanna" Avati ritorna a quello che sa fare meglio ossia raccontare storie corali. Quest'ultimo è un diamante le cui sfaccettature brillano di una luce lieve ma nitida; complimenti Maestro! e alla prossima.
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migno
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domenica 5 luglio 2009
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noioso
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altryx
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domenica 17 maggio 2009
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gassoso.
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film che annovera un cast eccezionale di attori, guidato da un buon regista che narra una storia di ricordi che rinfrescano le memerie dello spettatore, il che fa presagire ad un bellissimo film.
tutti i personaggi sono realistici e forti grazie alle buone prove degli attori, quindi tutto perfetto? niente affatto purtroppo il che penalizza di molto l'opera di pupi avati, con un materiale simile doveva fare il botto, invece e un flop clamoroso.
il film descrive i personaggi, unici, del bar margherita, descrivendoli come grandi esemplari, ma in realtà sono dei personaggi poco affascinanti molto diversi e molto meno divertenti dei tanti amici dei bar margherita di tutta italia, lasciado lo spettatore spiazzato e deluso.
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film che annovera un cast eccezionale di attori, guidato da un buon regista che narra una storia di ricordi che rinfrescano le memerie dello spettatore, il che fa presagire ad un bellissimo film.
tutti i personaggi sono realistici e forti grazie alle buone prove degli attori, quindi tutto perfetto? niente affatto purtroppo il che penalizza di molto l'opera di pupi avati, con un materiale simile doveva fare il botto, invece e un flop clamoroso.
il film descrive i personaggi, unici, del bar margherita, descrivendoli come grandi esemplari, ma in realtà sono dei personaggi poco affascinanti molto diversi e molto meno divertenti dei tanti amici dei bar margherita di tutta italia, lasciado lo spettatore spiazzato e deluso.
sempre che da un momento all'altro arrivi l'evento toccante o l'evento diventente, ma non succede niente il nulla assoluto, film gia visto senza nessuna possibilità di essere raccontato o consigliato gia dopo 30 minuti di fine film.
sconsigliato non aggiunge nulla al repertorio di avati anzi ne comincia ad intaccare la credibilità.
voto 4/10 gassoso.
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fabruss
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giovedì 14 maggio 2009
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nostalgici?
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ma nostalgici di che? miserie e bassezze di ieri, base di quelle di oggi, in un triste, eterno immobilismo, senza speranza, se non nella fuga! viva salvatores, a zappare avati!
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houssy
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mercoledì 13 maggio 2009
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gli amici del bar margherita: pupi's memories
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Strano regista Pupi Avati, davvero strano, ogni suo film è un'incognita, una scommessa con lo spettatore. Chi ricorda La casa dalle finestre che ridono e Zeder, saprà a cosa mi riferisco, il buon Pupi infatti non disdegna l'horror (come nei due film appena citati), il film in costume (I cavalieri che fecero l'impresa) e soprattutto ama crogiolarsi nei ricordi dei tempi che furono (Una gita scolastica, Il cuore altrove). Gli amici del bar Margherita è l'ultimo capitolo di questa personalisima autobiografia cinematografica del regista bolognese, un film fortemente connotato dal tipo di umanità che affollava i pensieri dell'allora giovane cineasta. Chi fa cinema è per vocazione tentato di mettere la propria vita nel proprio lavoro, ma qui si esagera.
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Strano regista Pupi Avati, davvero strano, ogni suo film è un'incognita, una scommessa con lo spettatore. Chi ricorda La casa dalle finestre che ridono e Zeder, saprà a cosa mi riferisco, il buon Pupi infatti non disdegna l'horror (come nei due film appena citati), il film in costume (I cavalieri che fecero l'impresa) e soprattutto ama crogiolarsi nei ricordi dei tempi che furono (Una gita scolastica, Il cuore altrove). Gli amici del bar Margherita è l'ultimo capitolo di questa personalisima autobiografia cinematografica del regista bolognese, un film fortemente connotato dal tipo di umanità che affollava i pensieri dell'allora giovane cineasta. Chi fa cinema è per vocazione tentato di mettere la propria vita nel proprio lavoro, ma qui si esagera. Gli amici del bar Margherita infatti, è un insieme molto gradevole di siparietti e di piacevoli caricature, una collezione di delicati ritratti che difficilmente interesserà coloro che vivono fuori dalle mura della dotta Bologna. Il limite è proprio quello di non raccontare una storia comunque più alta, più universale, quando Scorsese per esempio dirige Quei bravi ragazzi (CAPOLAVORO!) mette molto di se stesso e della sua infanzia nel film, senza però tralasciare la storia e senza dimenticare di far volare il cinema. Avati compie l'esercizio contrario, cercando a tutti i costi di tenere il suo cinema al guinzaglio, di farlo apparire dimesso, minimale, leggero, rischiando infine di renderlo impalpabile e sfuggente. Quello che resta finita la visione è niente altro che una fotografia, bella sì, ma sempre e comunque una semplice fotografia, una cartolina a tinte seppia di un'epoca affascinante e lontana, troppo poco.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Su tutte il finale, davvero giusto e toccante.
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[+] incognita?
(di fabruss)
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