luigi chierico
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lunedì 7 ottobre 2013
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un paradiso che non si deve conoscere
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Alice Sebold scrive il romanzo ed usa parole, Peter Jackson dirige il film ed usa immagini ed attori: Rachel Weisz, Susan Sarandon, Saoirse Roman alle belle pagine si associa la bella fotografia.
Rimangono la tragedia e il dolore incolmabile per chi ha affetti incrollabili.
Una famiglia sconvolta alla ricerca di un fiore reciso, calpestato, infangato.
Chi ha potuto compiere un gesto così feroce dinanzi ad un angelo?
Il male e la violenza consumati contro Susie; “mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie”, queste le prime parole del testo, sono arrivati alle porte di casa, ai nostri giorni, Susie oggi è Yara, a cui dedico queste mie poche parole.
Susie continua a donare amore e pace alla sua famiglia, la cui tragedia ha finito col rompere anche gli equilibri.
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Alice Sebold scrive il romanzo ed usa parole, Peter Jackson dirige il film ed usa immagini ed attori: Rachel Weisz, Susan Sarandon, Saoirse Roman alle belle pagine si associa la bella fotografia.
Rimangono la tragedia e il dolore incolmabile per chi ha affetti incrollabili.
Una famiglia sconvolta alla ricerca di un fiore reciso, calpestato, infangato.
Chi ha potuto compiere un gesto così feroce dinanzi ad un angelo?
Il male e la violenza consumati contro Susie; “mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie”, queste le prime parole del testo, sono arrivati alle porte di casa, ai nostri giorni, Susie oggi è Yara, a cui dedico queste mie poche parole.
Susie continua a donare amore e pace alla sua famiglia, la cui tragedia ha finito col rompere anche gli equilibri. Ma ci sono anche i miracoli e la possibilità di donarsi al proprio amato anche stando all’altro mondo. Un grande amore tra sorelle, un attaccamento paterno che sfida la sorte e la morte alla ricerca della verità e del mostro. In paradiso ci sono incontri, aiuti, sostegno e collaborazione, le verità nascoste, i segreti sui delitti rimasti incompiuti. Il regista ci mostra questo mondo in una magia di colori, di spazi ove regna la pace incontaminata come la natura nelle sue espressioni: i cieli, le piante, i prati, quelli che l’uomo uccide sulla terra che lo ospita, ingrato!
Così Susie“brancola nel buio per poi aprire le braccia alla luce”.
Il delitto si compie con l’inganno, i traditori dell’infanzia nella Caina!
Il tutto, come sempre, così sarà stato per Yara, si compie in breve perché nella scacchiera della vita ogni repentino cambiamento può mettere in gioco l’esito della partita.
“Stai immobile”, mi diceva mio padre, mentre tenevo la nave in bottiglia in mano, in quel momento il mondo in bottiglia dipendeva unicamente da me.
La giustizia divina arriva là dove non arriva quella dell’uomo, ma la vita rubata non si restituisce né a chi le appartiene né ai propri cari.
Un film dedicato a chi ha vissuto in un modo o nell’altro alla perdita violenta di un proprio caro,
alle tantissime persone sensibili, a chi ama la vita.
chigi
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loscopritoredelcinemascoperto
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mercoledì 1 ottobre 2014
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la morte secondo peter jackson
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Il film parla delle vicende, tratte dal libro dallo stesso nome di Alice Sebold, della piccola e dolce Susie Salmon, uccisa brutalmente da uno psicopatico alla tenera età di 14 anni. Il racconto narrato dalla vittima, rimasta intrappolata nel limbo, mostra le conseguenze psicologiche sulle persone a lei vicino, dai familiari ai compagni di scuola. Basandosi su queste premesse il film diretto da Peter Jackson sembra essere un qualcosa di già visto o sentito, ma il film risulta essere piacevole e scorrevole e in certi tratti stupisce come Jackson riesca a immettere una regia artificiosa ma mai pesante, con una buona dose di fantasia e il tutto collegato con una colonna sonora perfetta per il film.
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Il film parla delle vicende, tratte dal libro dallo stesso nome di Alice Sebold, della piccola e dolce Susie Salmon, uccisa brutalmente da uno psicopatico alla tenera età di 14 anni. Il racconto narrato dalla vittima, rimasta intrappolata nel limbo, mostra le conseguenze psicologiche sulle persone a lei vicino, dai familiari ai compagni di scuola. Basandosi su queste premesse il film diretto da Peter Jackson sembra essere un qualcosa di già visto o sentito, ma il film risulta essere piacevole e scorrevole e in certi tratti stupisce come Jackson riesca a immettere una regia artificiosa ma mai pesante, con una buona dose di fantasia e il tutto collegato con una colonna sonora perfetta per il film. Le caratteristiche e la poesia di Jackson tornano presenti attraverso questa ragazza, che come nei suoi altri film e soprattutto in Creature Del Cielo, viene schiacciata dal mondo dei grandi, in questo caso da un sadico e brutale assassino. Inoltre Jackson continua a stupire con queste inquadrature magnifiche della sua amata Nuova Zelanda che ha la funzione di un limbo magnifico. Questa è la testimonianza di un regista che scende a compromessi con le case di Hollywood solo per fare i suoi film. Cosa farà dopo Lo Hobbit?
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floyd80
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lunedì 1 giugno 2015
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l'evoluzione di peter jackson
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Una pellicola triste in contrapposizione con la fotografia vivace.
Un film malinconico che con mano esperta porta lo spettatore nei meandri di un omicidio e nei pensieri vivi di un adolescente morta.
Jackson cambia registro in ogni suo film, Tucci è un impressionante serial killer e tutto il cast recita al meglio. Belle le musiche.
Le pecche? Troppo lungo e qua e la qualche salto nella sceneggiatura.
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Una pellicola triste in contrapposizione con la fotografia vivace.
Un film malinconico che con mano esperta porta lo spettatore nei meandri di un omicidio e nei pensieri vivi di un adolescente morta.
Jackson cambia registro in ogni suo film, Tucci è un impressionante serial killer e tutto il cast recita al meglio. Belle le musiche.
Le pecche? Troppo lungo e qua e la qualche salto nella sceneggiatura.
Consiglio per una serata all'insegna di Peter Jackson e della sua continua evoluzione, una doppia visione: Splatter-gli strizzacervelli e subito dopo Amabili resti. Vi chiederete ma sicuro che è lo stesso regista?
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dandy
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domenica 29 ottobre 2023
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ottimo spunto ma risultati sottotono.
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Dopo "Creature del cielo" un'altra vicenda tragica per Jackson,che in questo caso adatta l'omonimo romanzo di Alice Sebold assieme come sempre alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens.Rispetto agli anni'90 qui c'è l'evoluzione di chi ha girato una trilogia di successo planetario e l'ottimo remake di un classico del passato,e deve guardare al mainstream(tra i produttori ci sono la Dreamworks e la Paramount)ma allo stesso tempo si vuole riflettere sulla mancanza di catarsi nella vita reale e su come una tragedia influisca nell'evoluzione delle vite di chi deve andare avanti oltre ad essere incommensurabile per chi la vita l'ha persa troppo presto e nel peggiore dei modi.
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Dopo "Creature del cielo" un'altra vicenda tragica per Jackson,che in questo caso adatta l'omonimo romanzo di Alice Sebold assieme come sempre alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens.Rispetto agli anni'90 qui c'è l'evoluzione di chi ha girato una trilogia di successo planetario e l'ottimo remake di un classico del passato,e deve guardare al mainstream(tra i produttori ci sono la Dreamworks e la Paramount)ma allo stesso tempo si vuole riflettere sulla mancanza di catarsi nella vita reale e su come una tragedia influisca nell'evoluzione delle vite di chi deve andare avanti oltre ad essere incommensurabile per chi la vita l'ha persa troppo presto e nel peggiore dei modi.Elementi con cui si poteva girare qualcosa di memorabile,vicino forse a "Il labirinto del fauno" pur con differenti connotazioni.Peccato che dopo una prima parte promettente(in cui però già stona l'eccessiva melassa nella descrizione di protagonista e famiglia)l'ingresso nell'aldilà si riduce a un susseguirsi assai poco magico e poco affascinante di paesaggi e blandi guizzi surreali da cui Susie pur marginalmente può comunicare con i cari in vita spingendoli addirittura alla soluzione della sua scomparsa.Non ho idea su questo valga anche nel libro(da quel che dicono hanno sfumato i lati più macabri)ma come idea risulta stonata come più che mai la "giustzia" finale che tradisce le premesse iniziali.Le parti migliori finiscono per essere quelle in cui c'è il killer(notevole la scena in cui Lindsay si introduce in casa sua mentre sta rientrando,e ancora di più quella in cui decide di non turbare madre e padre appena riconcigliati pur avendo scoperto la verità)unico tocco serio in un film troppo sdolcinato e forzato,riscattato in parte dal cast(su tutti un ottimo ed inquietante Stanley Tucci)e dal messaggio non spiacevole di ottimismo universale che però poteva essere meno debordante.Musiche di Brian Eno.
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jonnylogan
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domenica 7 luglio 2024
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fra la terra e il sogno
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Nel 2009 Peter Jackson tornò al cinema abbandonando le grandi produzioni Hollywoodiane cariche di effetti speciali e azione. Dimenticandosi, almeno per una volta, delle lotte fra Hobbit ed Elfi, salvo poi riprenderle con la nuova trilogia dedicata al mondo partorito da J. R. R. Tolkien, ma non allontanandosi del tutto dal lato più onirico di una narrazione che affonda a piene mani nel romanzo omonimo di Alice Sebold, edito in Italia dalle Edizioni E/O. Fin da subito lo spettatore sa cosa sia accaduto alla giovane vittima, venendo proiettato in un'analessi con tanto di voce fuori campo, nel quale l’anima di Susan, interpretata dall'allora sedicenne Saoirse Ronan, rimane per lunghi tratti imprigionata in un limbo fra la vita e la morte.
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Nel 2009 Peter Jackson tornò al cinema abbandonando le grandi produzioni Hollywoodiane cariche di effetti speciali e azione. Dimenticandosi, almeno per una volta, delle lotte fra Hobbit ed Elfi, salvo poi riprenderle con la nuova trilogia dedicata al mondo partorito da J. R. R. Tolkien, ma non allontanandosi del tutto dal lato più onirico di una narrazione che affonda a piene mani nel romanzo omonimo di Alice Sebold, edito in Italia dalle Edizioni E/O. Fin da subito lo spettatore sa cosa sia accaduto alla giovane vittima, venendo proiettato in un'analessi con tanto di voce fuori campo, nel quale l’anima di Susan, interpretata dall'allora sedicenne Saoirse Ronan, rimane per lunghi tratti imprigionata in un limbo fra la vita e la morte. Incapace di decidere se restare legata al desiderio di vendetta o a quello di vedere i propri cari finalmente consapevoli della sua scomparsa.
Al tempo stesso si snoda una trama thriller nella quale Stanley Tucci seppe offrire una prova monumentale. Un Tucci per il quale la candidatura Oscar, quale miglior attore non protagonista, non seppe placare il ricordo di un’esperienza ben poco edificante. Di recente l’attore Italo – Americano ha voluto ribadire sia quanto conservi uno splendido ricordo del film, ma anche di quanto il suo ruolo fosse orribile e disgustoso. Al netto delle critiche l’attore originario dello stato di New York seppe fare dell’accuratezza dei particolari il marchio di fabbrica di George Harvey, ovvero il vicino di casa che tutti vorrebbero avere. Silenzioso e discreto quanto basta e capace di non destare quasi mai alcun sospetto.
Nel complesso Jackson riuscì nell’impresa di mischiare due generi fra loro ben differenti; fantasy e thriller, mixandoli sapientemente e gettando lo spettatore in un vortice di suspense e terrore. Un vortice nel quale un cast stellare: da Susan Sarandon, nel ruolo di una nonna moderna e tabagista, a Mark Wahlberg, paterno e rassicurante, passando per una Rachel Weisz disperata e materna, sa muoversi diligentemente.
Il risultato finale è un film inclassificabile in termini di genere ma reso ancor più notevole dall’indubbia capacità di regista e collaboratori alla sceneggiatura di sintetizzare le oltre 400 pagine del romanzo della Sebold in una pellicola in grado di mantenere accesa l’attenzione dello spettatore per le oltre due ore di durata.
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marlenebarrett
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martedì 20 luglio 2010
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se solo fosse stato...
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“Amabili Resti” avrebbe potuto essere un bel thriller. Ma proprio un signor thriller.
Questo film aveva le potenzialità per montar su l’inquietudine di illustri antenati, giocando con le inquadrature, con i tempi e con l’espressività di Stanley Tucci. Questa pellicola avrebbe potuto introdurci nell’universo claustrofobico dell’intimità di un assassino seriale. Avrebbe potuto lasciarci vivere la disperazione senza via d’uscita della famiglia. Avrebbe potuto farci sperare nelle indagini.
Oppure, Amabili Resti avrebbe potuto essere un bel film onirico, almeno per gli amanti del genere, sfoderando i migliori effetti speciali e cavalcando gli svarioni più comuni sul fantomatico aldilà.
Sfortunatamente, però, il film non riesce ad essere né l’una né l’altra cosa, giocando costantemente su uno spiazzante shift di registro che, piuttosto che colpire ed ammaliare, infastidisce, tanto più che cerca di mettere d’accordo due modelli di spettatori pressoché antitetici.
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“Amabili Resti” avrebbe potuto essere un bel thriller. Ma proprio un signor thriller.
Questo film aveva le potenzialità per montar su l’inquietudine di illustri antenati, giocando con le inquadrature, con i tempi e con l’espressività di Stanley Tucci. Questa pellicola avrebbe potuto introdurci nell’universo claustrofobico dell’intimità di un assassino seriale. Avrebbe potuto lasciarci vivere la disperazione senza via d’uscita della famiglia. Avrebbe potuto farci sperare nelle indagini.
Oppure, Amabili Resti avrebbe potuto essere un bel film onirico, almeno per gli amanti del genere, sfoderando i migliori effetti speciali e cavalcando gli svarioni più comuni sul fantomatico aldilà.
Sfortunatamente, però, il film non riesce ad essere né l’una né l’altra cosa, giocando costantemente su uno spiazzante shift di registro che, piuttosto che colpire ed ammaliare, infastidisce, tanto più che cerca di mettere d’accordo due modelli di spettatori pressoché antitetici. Due ore circa, in cui hai la costante sensazione di desiderare un’evoluzione degli eventi o, più semplicemente, di ritrovare l’ispirazione che ti aveva colpita nei primi 40 minuti del film. Ma quell’ispirazione non tornerà mai più, l’inquietudine non riesce mai a completare se stessa, presa dalla periodica turnazione con le visioni bucoliche e multi-color dell’adolescente trapassata.
In altri termini, Peter Jackson sembra il cugino povero di Jonathan Demme, strafatto di Copelandia Cyanescens.
Alcune belle idee, perché no, solo che, come sempre avviene, quando si cerca di accontentare tutti si finisce col non piacere a nessuno. O, per lo meno, si rischia di non piacere a chi a un film – specialmente con un tema del genere – chiede di non essere soltanto un polpettone, un put pourrì malamente in bilico sul pathos, sospeso tra dramma e fantasy, nella piena incapacità di intrudere nell'essenza dei personaggi, senza farci né ridere, né piangere.
Stendiamo, infine, un velo pietoso su Susan Sarandon, o meglio, sul ruolo della “nonna”, che sembra inserito nel film per sbaglio, per un’ironia di cattivo gusto, magari perché nel set affianco, negli studi della Dreamworks, giravano la commedia “Ti presento mia nonna sbronza” e hanno deciso di riciclare il personaggio.
Saluti,
Marlene
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andrea b
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sabato 23 ottobre 2010
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una mezza terra di mezzo
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Susi Salmon è un' adolescente come le altre che vive una comunissima esistenza, fino a che il suo vicino di casa non decide di ucciderla e violentarla.Il film di Peter Jackson già dalle battute iniziale si presenta ampolloso e privo di quella suspense che dovrebbe possedere una pellicole di questo genere.Già nella prima parte viene mostrata l' ingenuità della ragazza tramite l' evidenziamento del suo rapporto di puro amore per il padre e la madre ma,dopo circa venti minuti,esordisce con la frase "in questa famiglia,la creatività è vista come un ostacolo".Ma da cosa è caratterizzato questo sfogo se i genitori per primi si dimostrano sempre d' accordo con le idee della figlia?.
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Susi Salmon è un' adolescente come le altre che vive una comunissima esistenza, fino a che il suo vicino di casa non decide di ucciderla e violentarla.Il film di Peter Jackson già dalle battute iniziale si presenta ampolloso e privo di quella suspense che dovrebbe possedere una pellicole di questo genere.Già nella prima parte viene mostrata l' ingenuità della ragazza tramite l' evidenziamento del suo rapporto di puro amore per il padre e la madre ma,dopo circa venti minuti,esordisce con la frase "in questa famiglia,la creatività è vista come un ostacolo".Ma da cosa è caratterizzato questo sfogo se i genitori per primi si dimostrano sempre d' accordo con le idee della figlia?.Le incongruenze risultano poi numerose nel proseguo del film.Per esempio il papà di Susi fa sviluppare un rullino ogni mese come aveva stabilito con la ragazza prima che morisse ma di certo la polizia non avrebbe aspettato due anni per venire in possesso di tutte queste possibili prove.Soprattutto la fine con i soliti concetti ripetitivi della serie vogliamoci tutti bene lascia un po' basito lo spettatore che non capisce quale sia il messaggio tra le righe che ci vuole proporre il regista.Oppure la ragazza che riesce a vedere l' anima di Susi e che sembrerà fondamentale durante il proseguimento della trama finirà con lo svolgere un ruolo del tutto marginale nella vicenda.O ancora il padre che durante tutto il film sembra l' unico che veramente crede di poter trovare l' assassino della figlia e poi, quando viene picchiato da uno studente mentre cercava il vicino accusato di essere l' omicida,decide di non cercarla più come se fosse sparita del tutto dalla sua mente. Questo film risulta molto monotono con alcuni paesaggi molto suggestivi che si alternano ad altri statici e privi di qualsiasi particolarità con un purgatorio che combacia perfettamente con il paradiso lasciandoci un po' estraniati.La protagonista sembra quasi distaccata dalla propria morte e subito si prefigura come obiettivo quello di baciare il ragazzo che amava e di far capire al padre,e solo a lui,come era morta.Niente di più banale.
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darkenry
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lunedì 30 maggio 2011
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un meraviglioso film fatto da un grande regista
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Peter Jackson si dimosra ancora una volta un fantastico regista e riesce a portare al cinema un altro incredibile film tratto da un libro. Jackson è riuscito a mantenere nel suo film le stesse atmosfere del film e credo che abbia fatto sorridere i fan del libro della Sebold. Meraviglioso!
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pjmix
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sabato 12 febbraio 2011
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poteva essere e invece..
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Un film che andava scritto in modo diverso. Una storia tragica, un attore fantastico (Stanley Tucci) che mette tensione e inquietudine solo a guardarlo, il tutto sprecato; per quale motivo? Troppa fantasia e troppo poco realismo. Un finale pessimo, di quelli da riscrivere. Peccato, perchè fino alla morte di Susy il film è costruito molto bene; insomma, uno spreco.
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alex41
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sabato 8 settembre 2012
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un film di peter jackson....con meno peter jackson
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Un film che senza dubbio in molte scene emoziona, gli effetti speciali sono ottimi....ottimi, e lo stesso vale anche per il cast: Mark Wahlberg dà una brava prova di attore, molto diversa dai suoi soliti ruoli, Susan Sarandon brava come sempre e Saoirse Ronan è un'ottima giovane protagonista esordiente; ma quello che secondo me ha toccato la vetta più alta è stato Stanley Tucci nel ruolo del serial killer: non ci sono parole, perfetto! I suoi sguardi e le sue caratteristiche fanno veramente accapponare la pelle. Cosa invece non mi è piaciuto del film? In molti (troppi) momenti rischia di cadere nel banale o nel monotono, ma soprattuto nella eccessiva pesantezza.
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Un film che senza dubbio in molte scene emoziona, gli effetti speciali sono ottimi....ottimi, e lo stesso vale anche per il cast: Mark Wahlberg dà una brava prova di attore, molto diversa dai suoi soliti ruoli, Susan Sarandon brava come sempre e Saoirse Ronan è un'ottima giovane protagonista esordiente; ma quello che secondo me ha toccato la vetta più alta è stato Stanley Tucci nel ruolo del serial killer: non ci sono parole, perfetto! I suoi sguardi e le sue caratteristiche fanno veramente accapponare la pelle. Cosa invece non mi è piaciuto del film? In molti (troppi) momenti rischia di cadere nel banale o nel monotono, ma soprattuto nella eccessiva pesantezza. La storia be', trattandosi di un romanzo non posso incolpare di certo il regista. Ecco, Peter Jackson appunto. In questo film si vede poco l'immensa bravura del maestro che ha dato vita a "Il Signore Degli Anelli" e ancora prima a "Bad Taste" o "Braindead". Diciamo che in questo film ho visto molto meno Peter Jackson, perché da lui mi sarei aspettato qualcosina in più: comunque sia in questo film non mancano molti momenti inquietanti e ben diretti (Jackson è comunque un bravissimo e talentuoso regista, non dimentichiamocelo!), ma a mio parere si poteva fare di meglio: nel finale soprattutto sembra perdersi o lasciare l'amaro in bocca. Comunque sia è un buon film nel suo genere, poiché io non lo ami molto mi è piaciuto.
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