Drammatico,
durata 96 min.
- Gran Bretagna, Irlanda 2008.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 27aprile 2012.
MYMONETROHunger
valutazione media:
4,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nel 1981, in Irlanda del Nord, nel carcere di Long Kesh, i detenuti repubblicani sono, per scelta del governo Inglese, trattati alla stregua di criminali comuni, per questa ragione il loro capo carismatico Bobby Sands decide di attuare differenti forme di protesta che saranno soffocate nella violenza perpetrata dalle guardie carcerarie. Per sensibilizzare l’opinione pubblica Bobby, e altri nove detenuti, decidono quindi d'iniziare uno sciopero della fame a costo di arrivare alle estreme conseguenze.
Steve McQueen e il suo attore feticcio Michael Fassbender, divenuto celebre grazie al ruolo di dirigente d’azienda avvezzo alla pornografia e protagonista di Shame, ci offrono uno spaccato di una vicenda storica che toccò in profondità l’animo di ogni abitante del Regno Unito.
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Nel 1981, in Irlanda del Nord, nel carcere di Long Kesh, i detenuti repubblicani sono, per scelta del governo Inglese, trattati alla stregua di criminali comuni, per questa ragione il loro capo carismatico Bobby Sands decide di attuare differenti forme di protesta che saranno soffocate nella violenza perpetrata dalle guardie carcerarie. Per sensibilizzare l’opinione pubblica Bobby, e altri nove detenuti, decidono quindi d'iniziare uno sciopero della fame a costo di arrivare alle estreme conseguenze.
Steve McQueen e il suo attore feticcio Michael Fassbender, divenuto celebre grazie al ruolo di dirigente d’azienda avvezzo alla pornografia e protagonista di Shame, ci offrono uno spaccato di una vicenda storica che toccò in profondità l’animo di ogni abitante del Regno Unito. Tramite una narrazione lucida, spietata e che non desidera analizzare colpe e vincitori, ma solamente i fatti, ci caliamo nella realtà di un carcere di massima sicurezza ove i secondini sono visti attraverso gli occhi di uno di loro, ovvero unmarito esemplare e una guardia dall’irreprensibile curriculum vitae, ma al tempo stesso un dipendente del carcere che a causa del ruolo che ricopre diviene un aguzzino che si rifugia in una solitudine forzata, esattamente come coloro che deve reprimere. Dall’altro lato le ragioni dei detenuti repubblicani sono palesate attraverso proteste che toccano un abbigliamento che li vuole uniformare ai detenuti comuni e al rifiuto quindi di lavarsi e di vivere nella sporcizia, fra i due estremi, secondini e detenuti, non s’intravedono alla fine troppi distinguo se non fosse per gli ideali che guidano ogni membro repubblicano con un occhio particolare sul giovane Bobby Sands, figlio di una famiglia cattolica e membro di spicco della Professional IRA. Michael Fassbender muta il suo corpo affamandosi fino allo stremo, il tutto per non farci mancare nulla del calvario pieno d’ideali che colpirono il giovane originario di Belfast. McQueen con l’ausilio di una fotografia perennemente in penombra e perfettamente confezionata da Sean Bobbitt, e a una serie di piani sequenza interminabili, il più lungo dei quali di ben 17 minuti,riesce a restituirci il clima di sconfitta generalizzata che si respirava nel Nord Irlanda nei primi anni ’80. Pellicola arrivata nelle nostre sale con quattro colpevoli anni, ma mai attesa fu più gradita.
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A due anni dall'insediamento, la Lady di ferro britannica Margaret Tatcher intraprende una dura battaglia contro i repubblicani nordirlandesi detenuti. Sottraendo loro lo status di prigionieri politici e trattandoli alla stregua di ordinali criminali. Ciò porterà ad una dura protesta, chiamata "delle coperte e dell'igiene", con i detenuti che tengono volutamente sporche le loro celle e rilasciano l'urina nel corridoio. E decidono di restare nudi, con indosso solo una coperta. Inoltre, sono vittime di violente rappresaglie per opera di secondini e reparti della polizia anti-rissa. Dato che ciò non basta, decidono di passare allo sciopero della fame e della sete, alternandosi drammaticamente morto dopo morto.
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A due anni dall'insediamento, la Lady di ferro britannica Margaret Tatcher intraprende una dura battaglia contro i repubblicani nordirlandesi detenuti. Sottraendo loro lo status di prigionieri politici e trattandoli alla stregua di ordinali criminali. Ciò porterà ad una dura protesta, chiamata "delle coperte e dell'igiene", con i detenuti che tengono volutamente sporche le loro celle e rilasciano l'urina nel corridoio. E decidono di restare nudi, con indosso solo una coperta. Inoltre, sono vittime di violente rappresaglie per opera di secondini e reparti della polizia anti-rissa. Dato che ciò non basta, decidono di passare allo sciopero della fame e della sete, alternandosi drammaticamente morto dopo morto. Tra i primi c'è il leader Bobby Sands, il quale, a soli 27 anni e dopo 66 giorni di sciopero della fame e della sete, muore visibilmente provato. Il regista omonimo del grande attore Steve McQueen sceglie per il suo esordio un tema molto delicato. E decide di raffigurarlo tramite le sofferenze corporali di chi si oppose all'arroganza della Gran Bretagna pagandolo con la propria vita. Alcune scene lasciano il segno, come la morte del secondino mentre è all'ospizio con la madre malata di Halzeimer. O il lungo dialogo tra Bobby e il prete cattolico poco ortodosso. O i giorni dello sciopero della fame del protagonista, ben raffigurati oltre ogni limite interpretativo da Michael Fassbender. La pellicola, non a caso, è stata premiata a Cannes. Crudo e reale fino in fondo, il film rende omaggio a chi ha anteposto la libertà alla propria vita.
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Un film coraggioso ma non, come si potrebbe pensare, per la scelta del tema di per sé: sparare a zero sul governo Thatcher è fin troppo facile per esser degno di nota.
Hunger è coraggioso per come sceglie di porre la sua storia, nella maniera più difficile e complessa possibile ma riuscendo a soddisfare a pieno ogni aspettativa laddove non superandola. Non c'è nessun facile rifugio nello schieramento politico; sì, si inneggia alla lotta per la libertà, ma la contesa tra cattolici e protestanti non viene sfruttata per infiammare facilmente gli animi. Allo stesso modo si evita di disegnare come mostri i carcerieri, mostrandone sì il lato duro ma anche la fragilità, o la capacità di provare una certa dose di compassione.
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Un film coraggioso ma non, come si potrebbe pensare, per la scelta del tema di per sé: sparare a zero sul governo Thatcher è fin troppo facile per esser degno di nota.
Hunger è coraggioso per come sceglie di porre la sua storia, nella maniera più difficile e complessa possibile ma riuscendo a soddisfare a pieno ogni aspettativa laddove non superandola. Non c'è nessun facile rifugio nello schieramento politico; sì, si inneggia alla lotta per la libertà, ma la contesa tra cattolici e protestanti non viene sfruttata per infiammare facilmente gli animi. Allo stesso modo si evita di disegnare come mostri i carcerieri, mostrandone sì il lato duro ma anche la fragilità, o la capacità di provare una certa dose di compassione. Il giudizio politico ovviamente è presente: la storia è fortemente contestualizzata, e affrontare il film completamente a digiuno di storia contemporanea non è indicato. Ma la storia si concentra su una dimensione più intima, sul valore di un uomo disposto a immolarsi per la forza della propria convinzione. Particolarmente significativo il dialogo, l'unico che si possa definire tale, tra il protagonista e Liam Cunningham: il film non racconta di un martire, di un visionario che va incontro alla morte per un ideale. Sands, almeno il Sands del film, affronta la sua privazione per sé stesso oltre che per gli altri, per rivendicare la potenza della propria vita nella ricerca della libertà.
Regia eccellente, un film lento ma che non si concede una lunghezza eccessiva. Che non insiste in platealità ma che viene costruito un dettagliio per volta, come un piccolo ma prezioso puzzle. Fotografia impressionante pur nel suo minimalismo, inizialmente fatta di piccoli frammenti di personaggi pennellati con cura che finiscono per mettersi al servizio di un Fassbender assolutamente perfetto; il film che probabilmente lo consacra come uno dei migliori attori della sua generazione, forse in assoluto il migliore. Le modifiche imposte al fisico passano anche in secondo piano rispetto a quel che riesce a rendere con la sola espressione, senza bisogno di ricorrere a scene madri o a forti espedienti a ogni costo.
Un film sicuramente non per tutti, anche forte nella sua brutalità ma mai in maniera gratuita, sempre assolutamente in funzione della storia che vuole raccontare, e del messaggio che lascia liberi di cogliere.
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Ottimo film: più che prendere posizione sulle lotte (o sulle bombe) dell’IRA, dell’Ulster Defense Association o dei Soldati della Libertà, più che dare giudizi sui loro attentati, ovviamente definiti “crimini spaventosi” dalla Thatcher, si sofferma per una buona metà sul decorso dello sciopero della fame di Bobby Sands, che dopo 66 giorni lo portò alla morte, le trasformazioni nel suo corpo, le visioni nel delirio che gli ripresentano attimi della sua vita.
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Ottimo film: più che prendere posizione sulle lotte (o sulle bombe) dell’IRA, dell’Ulster Defense Association o dei Soldati della Libertà, più che dare giudizi sui loro attentati, ovviamente definiti “crimini spaventosi” dalla Thatcher, si sofferma per una buona metà sul decorso dello sciopero della fame di Bobby Sands, che dopo 66 giorni lo portò alla morte, le trasformazioni nel suo corpo, le visioni nel delirio che gli ripresentano attimi della sua vita. Insieme a lui altri 9 prigionieri nel carcere di Long Kesh, “The Maze”, il labirinto, come lo conoscono a Belfast, si lasciarono morire di fame e 18 agenti rimasero uccisi dagli attentati del movimento; uno, l’agente penitenziario molto cauto e accorto, colui col quale si apre il film, quello dalle nocche sempre ferite per i pugni che si incarica di somministrare ai prigionieri, viene ucciso mentre è in visita a sua madre in una casa di riposo.
Bobby Sands - al cappellano suo amico che lo va a trovare in carcere – dà una motivazione appassionata della decisione di iniziare lo sciopero della fame a oltranza (until death). Dice che è proprio l’amore per la vita che lo ha condotto a quel punto, il gusto della libertà, contro un governo inflessibile che non li volle considerare “prigionieri politici” e ne piegò la resistenza, con pestaggi regolari e metodici in prigione soprattutto a seguito dei loro scioperi delle coperte e dello sporco: nel primo caso non volevano indossare le divise fornite dalla prigione ma delle coperte e nel secondo trasformarono le celle in putride latrine. A uno di questi pestaggi un agente giovane non prende parte, è colto da panico, trema e piange, non deve sapersi spiegare il perché di tanta violenza.
Spiega Sands (eccellente, superlativa l’interpretazione di Michael Fassbender) al prete che quella “non vita” e il desiderio di finirla era come agire piuttosto che restare immobili, lo riportava a quando, adolescente, aiutò a morire un puledro, annegandolo nel torrente dove era rimasto intrappolato con le zampe fratturate. La vocazione ad essere Soldato della Libertà risalirebbe ad allora, quando per una gara di fondo in Irlanda (da questo sport gli derivava tanta volontà e resistenza), lo fecero sentire straniero nella sua terra.
Hunger è anche un film storico, aiuta a rivedere il conflitto nord-irlandese tra i ’70 e gli ’80: la morte di Sands avvenne proprio come oggi, il 5 maggio 1981. Eventi che solo marginalmente vengono toccati da “The iron lady” (dove forse c’era un filmato della Bloody Sunday), film incentrato più sui drammi personali della Thatcher anziana. Vi sono interessanti inserti originali con la voce della irremovibile primo ministro.
Una delle visioni, molto suggestiva, è quella che ha il prigioniero ormai allo stremo nel letto dell’infermeria, si rivede ragazzo in una corsa nel bosco, si ferma ad aspettare gli altri un momento ma poi decide di andare avanti fino in fondo, da solo. Sembra come considerare un momento la possibilità di desistere dal suo proposito, per infine proseguire. Struggenti anche le riprese che il regista inserisce del figlio di Sands, costretto a farsi precocemente una ragione della decisione del papà.
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Hunger (2008) film di Steve McQueen con Michael Fassbender, Liam Cunningham, Stuart Graham, Brian Milligan, Liam McMahon, Helen Madden, Des McAleer, Helena Bereen, Laine Megaw, Karen Hassan, Frank McCusker, Lalor Roddy, Geoff Gatt, Rory Mullen, Ben Peel, Paddy Jenkins
Film intensamente drammatico e pluripremiato dell’esordiente regista Steve McQueen, che con una splendida cruda fotografia, narra la difficile scelta di Bobby Sand e di un altro gruppo di patrioti nord irlandesi, membri dell’IRA che, non si perdono d’animo e non si piegano davanti ai crudeli, umilianti e disumani trattamenti subìti durante la prigionia nelle dure carceri inglesi durante il governo di Margaret Thatcher, ma decidono eroicamente di continuare a combattere per la loro causa, quando viene loro negato anche lo status di prigionieri politici.
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Hunger (2008) film di Steve McQueen con Michael Fassbender, Liam Cunningham, Stuart Graham, Brian Milligan, Liam McMahon, Helen Madden, Des McAleer, Helena Bereen, Laine Megaw, Karen Hassan, Frank McCusker, Lalor Roddy, Geoff Gatt, Rory Mullen, Ben Peel, Paddy Jenkins
Film intensamente drammatico e pluripremiato dell’esordiente regista Steve McQueen, che con una splendida cruda fotografia, narra la difficile scelta di Bobby Sand e di un altro gruppo di patrioti nord irlandesi, membri dell’IRA che, non si perdono d’animo e non si piegano davanti ai crudeli, umilianti e disumani trattamenti subìti durante la prigionia nelle dure carceri inglesi durante il governo di Margaret Thatcher, ma decidono eroicamente di continuare a combattere per la loro causa, quando viene loro negato anche lo status di prigionieri politici. Il regista sottolinea con efficacia il sacrificio affrontato con grande consapevolezza da questi eroi straordinari che, però, per amore dei figli e della patria, sono pronti a morire di fame pur di vincere chi invece vuole liquidarli con l’etichetta di comuni terroristi. Straordinaria l’interpretazione di Bobby Sand da parte di Michael Fassbender, toccanti i contrasti fra le angherie del presente, il lento e inesorabile crollo fisico per mancanza di nutrimento ed i lirici ricordi dell’infanzia. Un film che evidenzia la stupidità della guerra, l’ottusità dei prepotenti e la necessità di opporvisi. Rita Branca
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C'era una volta una guerra civile che squassava con forza e violenza l'Inghilterra, c'era una volta L'Irish Republican Army che voleva cacciare gli inglesi dall'Ulster e riunificarsi con l'Eire. C'era una volta Robert Gerard Sands, detto Bobby, uomo-simbolo di questa lotta contro la (pre)potenza inglese. Il film è il racconto del suo sciopero della fame avvenuto in carcere a seguito del quale morirà come un martire nel 1981 dopo 66 giorni di digiuno totale. E come lui faranno la stessa fine altri 9 militanti. Riscoperto grazie a "Shame" e al suo improvviso successo, "Hunger" è un colpo fortissimo in pieno volto, di quelli che lasciano segni esi ricordano a lungo.
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C'era una volta una guerra civile che squassava con forza e violenza l'Inghilterra, c'era una volta L'Irish Republican Army che voleva cacciare gli inglesi dall'Ulster e riunificarsi con l'Eire. C'era una volta Robert Gerard Sands, detto Bobby, uomo-simbolo di questa lotta contro la (pre)potenza inglese. Il film è il racconto del suo sciopero della fame avvenuto in carcere a seguito del quale morirà come un martire nel 1981 dopo 66 giorni di digiuno totale. E come lui faranno la stessa fine altri 9 militanti. Riscoperto grazie a "Shame" e al suo improvviso successo, "Hunger" è un colpo fortissimo in pieno volto, di quelli che lasciano segni esi ricordano a lungo. McQueen trasforma in un thriller commovente, intenso e vibrante il grave deperimento fisico di un uomo e mette il suo corpo martoriato come simbolo e centro di una guerra. Fassbender è un momento, una maschera di sofferenza, un divo a tutti gli effetti, bravissimo nell'incarnare il poeta/terrorista (a seconda dei punti di vista) dagli sguardi profondi prima e vuoti poi che restituiscono tutto il senso, ammesso ce ne sia, di una guerra. McQueen non si schiera e fa bene, non beatifica Sands ma nemmeno lo disinnesca, è un talento anche questo, capire quando è giusto non esprimere giudizi ma col suo rigore chirurgico sbatte in prima pagina crudeltà e orrori di una parte e dell'altra. Fassbender sostiene con orgoglio i piano sequenza, lucido assassino di se stesso, con un'interpretazione a fior di pelle in un film duro e oscuro ma al tempo stesso romantico e struggente, in cui allo spettatore non si risparmia nulla di quello che succede negli inferi dle carcere. Cinema fatto di corpi e materie, al limite della sostenibilità, con la protesta che prende forma dal loro corpo, vero protagonista del film assieme all'attore di origine tedesca. Primo film dell'accoppiata Mcqueen-Fassbender, che anche grazie ai successivi "Shame" e "12 anni schiavo", sono già una delle coppie memorabili della storia del cinema.
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Difficile fare una valutazione di un film difficile, insolito, molto troppo realistico. Qualcuno ha detto un pugno nello stomaco e mi sembra la definizione più calzante. Cruento, violento, brutale e chi più ne ha più ne metta. Il dialogo tra vittima e sacerdote che è forse l'essenza del film è asciutto, essenziale senza che la telecamera si sposti e senza che i protagonisti cambino postura o espressioni. La maschera tragica e il corpo malridotto del protagonista sono la fotografia a tinte fosche di questo film, che per quanto sia a suo modo riuscito, risulta comunque angosciante scioccante e repellente.
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Primo film del sodalizio artistico McQueen - Fassbender, Hunger è un ritratto crudo della situazione carceraria nell'Irlanda del Nord successivamente al disconoscimento dello status di prigioniero politico da parte di Lady di Ferro Margaret Thatcher.
I prigionieri diedero vita a numerose proteste la cui radicalità andò aumentando fino alla scelta dello sciopero della fame portato avanti da 9 ex esponenti IRA di cui fa parte Bobby Sands (Fassbender); la scelta radicale ben presto li porterà alla graduale morte.
Voto personale: 8
Il film non è facile da mandar giù: lento ed introspettivo ci porta ad attendere con ansia l'esalazione dell'ultimo respiro di Sands.
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Primo film del sodalizio artistico McQueen - Fassbender, Hunger è un ritratto crudo della situazione carceraria nell'Irlanda del Nord successivamente al disconoscimento dello status di prigioniero politico da parte di Lady di Ferro Margaret Thatcher.
I prigionieri diedero vita a numerose proteste la cui radicalità andò aumentando fino alla scelta dello sciopero della fame portato avanti da 9 ex esponenti IRA di cui fa parte Bobby Sands (Fassbender); la scelta radicale ben presto li porterà alla graduale morte.
Voto personale: 8
Il film non è facile da mandar giù: lento ed introspettivo ci porta ad attendere con ansia l'esalazione dell'ultimo respiro di Sands. McQueen non ci risparmia di immagini crude e fredde ma in particolar modo le pose lunghissime ci lasciano proiettate queste immagini per lungo tempo dopo aver smesso di vedere il film (a me personalmente è rimasta impressa il secondino che puliva il corridoio). Tecnicamente è eccelso sia in termini fotografici che di montaggio. Fassbender straordinario, poche parole per una performance recitativa tra le più impressive degli ultimi dieci anni. Da incorniciare il dialogo tra Sands e Padre Dom sulla fedeltà ad una causa, a costo di un dolore lento e mortale... forse uno dei migliori dialoghi del cinema moderno.
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Durante gli anni del governo Thatcher, nella prigione irlandese di The Maze, molti attivisti dell’IRA furono incarcerati. Lì misero in scena violente proteste come quella dello sporco, represse in modo ancora più violento dalle guardie carcerarie. Tra i detenuti c’è anche Bobby Sands (Fassbender) che guiderà lo sciopero della fame di oltre settantacinque detenuti, di cui nove moriranno, in nome dei propri ideali. Sands morirà dopo sessantasei giorni di sciopero, ridotto ad una larva umana. Scritto da Enda Walsh con il regista, Hunger segna l’esordio alla regia dell’inglese nero Steve McQueen. In realtà questo film, peraltro vincitore di numerosi premi tra cui la Camera d’Or al Festival di Cannes per la miglior opera prima, è stato distribuito in Italia solo dopo al discreto successo di pubblico, critica e scandalo del successivo Shame, sempre con protagonista Fassbender.
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Durante gli anni del governo Thatcher, nella prigione irlandese di The Maze, molti attivisti dell’IRA furono incarcerati. Lì misero in scena violente proteste come quella dello sporco, represse in modo ancora più violento dalle guardie carcerarie. Tra i detenuti c’è anche Bobby Sands (Fassbender) che guiderà lo sciopero della fame di oltre settantacinque detenuti, di cui nove moriranno, in nome dei propri ideali. Sands morirà dopo sessantasei giorni di sciopero, ridotto ad una larva umana. Scritto da Enda Walsh con il regista, Hunger segna l’esordio alla regia dell’inglese nero Steve McQueen. In realtà questo film, peraltro vincitore di numerosi premi tra cui la Camera d’Or al Festival di Cannes per la miglior opera prima, è stato distribuito in Italia solo dopo al discreto successo di pubblico, critica e scandalo del successivo Shame, sempre con protagonista Fassbender. È la cronaca terrificante degli eventi che avvenivano nei carceri inglesi negli anni del terrorismo dell’IRA? Sì, certamente lo è. Ma Hunger, vero e proprio pugno nello stomaco per la sua violenza e per le immagini raccapriccianti del dimagrimento di Sands, è qualcosa di più: è la ricerca di una spiegazione alla protesta senza quartiere di questi uomini, guidati da Sands. Perché il motivo della protesta è ovvio, ma molto più difficile da comprendere è invece da dove provenga la forza necessaria a sopportare l’insopportabile solo in nome dei propri ideali. E McQueen indaga la psicologia di questi uomini, in particolare di Sands, con una forza, una potenza e una visceralità rara. McQueen è un viscerale, e lo darà a rivedere anche nei seguenti Shame e 12 anni schiavo, e per la messa in scena dei suoi drammi predilige la macchina ferma e il primo piano, oltre a vertiginosi piani sequenza, che hanno il loro culmine nella scena più importante e riuscita del film: il dialogo con il prete (Cunningham) una scena lunga quasi mezz’ora che sembra durare pochi secondi per la sua straordinaria forza e bellezza. Ebbene in una scena di mezz’ora McQueen mette tre sole inquadrature e riesce a reggere un piano sequenza di ben 17 minuti, seguito da un primo piano di 7. Il suo sconvolgente talento registico è supportato qui dalla straordinaria interpretazione di Fassbender, dimagrito in modo sconvolgente per interpretare la parte, che si cala con funi e picchetti nel personaggio di Sands, lasciandoci un’interpretazione magistrale. [-]
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Chissa' se il cinema ci regalera' piu' capolavori del genere?sara' dura per mcqueen e fassbender doversi perennemente confrontare con un film cosi.
Mi associo con la critica film di immagini,bellissime, il regista sa' dove vuole arrivare e come creare dei momenti di pura poesia pur inquadrando essenzialmenete il dolore o luoghi di dolore come una prigione,ma anche film politico su bobby sands,attivista nordirlandese,e sulo sciopero della fame che lo porto' alla morte per garantire ai prigionieri politici un trattamento umano.
Bello e difficilissimo quel colloquio centrale con il prete,l'unico momento in cui quella lotta viene spiegata esaurientemente,difficile perche' essendo irlandese fassbender sa' come parlarlo e calarsi totalmente in quell'accento.
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Chissa' se il cinema ci regalera' piu' capolavori del genere?sara' dura per mcqueen e fassbender doversi perennemente confrontare con un film cosi.
Mi associo con la critica film di immagini,bellissime, il regista sa' dove vuole arrivare e come creare dei momenti di pura poesia pur inquadrando essenzialmenete il dolore o luoghi di dolore come una prigione,ma anche film politico su bobby sands,attivista nordirlandese,e sulo sciopero della fame che lo porto' alla morte per garantire ai prigionieri politici un trattamento umano.
Bello e difficilissimo quel colloquio centrale con il prete,l'unico momento in cui quella lotta viene spiegata esaurientemente,difficile perche' essendo irlandese fassbender sa' come parlarlo e calarsi totalmente in quell'accento.
Il film ha pero' il suo trionfo in quel suo finale,se ne erano viste di trasformazioni fisiche al cinema,ma quella di fassbender qui ha quello che io chiamo quel qualcosa di magico,di perfetto,di vissuto che mi e' arrivato al cuore.
Quello sciopero della fame noi lo viviamo insieme a lui e insieme a bobby sands,poteva sembrare un facile trucco per conquistare la platea,invece arriva sa' emozionare come poche cose viste negli ultimi anni, senza ruffianeria, e non ho dimenticato per giorni quel corpo ormai ridotto a pelle ed ossa,e gli occhi di fassbender e il loro dolore sono entrati per sempre nella storia del cinema,peccato che lo abbiano visto poche persone e credo potremmo apprezzare solo noi maniaci del cinema,meriterebbe il mondo intero..........
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