pg
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giovedì 12 febbraio 2009
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da vedere.
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La sapiente mano di Howard con la cinepresa ci introduce in un episodio della storia americana poco noto in Europa. Si nota un grande sforzo degli attori, Langella in testa, nell'estrapolare alcuni aspetti più profondi dei personaggi, tutti reali. Senza volerlo paragonare alla superba interpretazione di Nixon che già fece Hopkins, il risultato è molto valido. Tuttavia il personaggio interpretato da Sheen, bravo però frenato, esplode solo nell'ultima parte dell'intervista, mentre per il resto del film è stato messo sottotono da Howard (volutamente?) che ce lo presenta un pò troppo gigione. Forse meritava di più, dato il valore dell'attore. Ottimo Bacon, la cui faccia impersona la parte "giusta" dell'America.
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cormac mccarthy
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giovedì 12 febbraio 2009
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frost/nixon
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Tratto da un testo teatrale di Peter Morgan, già sceneggiatore di "The Queen", Frost/Nixon narra delle interviste concesse dall'unico presidente dimissionario degli U.S.A. al frizzante conduttore di talk-show inglese. Difficilmente penseresti ad un film così basilare come ad un meraglioso concentrato di pathos, eppure non è così. Montato in maniera serrata, Frost/Nixon ha le sembianze più dell'incontro di pugilato che del dibattito politico. La storia segue infatti gli sfidanti passo dopo passo, durante la preparazione, la pianificazione della strategia per approdare infine al'incontro-scontro. Film assolutamente politico (troppo importante la materia di dibattito per non essere così), ma anche struttura classica da thriller.
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Tratto da un testo teatrale di Peter Morgan, già sceneggiatore di "The Queen", Frost/Nixon narra delle interviste concesse dall'unico presidente dimissionario degli U.S.A. al frizzante conduttore di talk-show inglese. Difficilmente penseresti ad un film così basilare come ad un meraglioso concentrato di pathos, eppure non è così. Montato in maniera serrata, Frost/Nixon ha le sembianze più dell'incontro di pugilato che del dibattito politico. La storia segue infatti gli sfidanti passo dopo passo, durante la preparazione, la pianificazione della strategia per approdare infine al'incontro-scontro. Film assolutamente politico (troppo importante la materia di dibattito per non essere così), ma anche struttura classica da thriller. Il merito di ciò va innanzitutto alla sceneggiatura ad orologeria di Morgan. Di primo livello sono infatti sia la caratterizzazione dei due personaggi principali, senza tuttavia trascurare i ruoli secondari perfettamente contestualizzati, sia la schermaglia dialettica che ha luogo durante la registrazione delle interviste. La sapiente regia di Ron Howard lavora per sottrazione. Segue minuziosamente la vicenda senza intromettersi con giochi di prestigio che avrebbero avuto il solo effetto di distogliere l'attenzione dalla materia principale. Capitolo a parte meritano gli attori. Frank Langella è superbo. Lui non interpreta Nixon, lui diventa Nixon e non è una differenza da poco. La smorfia quasi di dolore fisico che ne sancisce la definitiva sconfitta, vale da sola il prezzo del biglietto. Michael Sheen invece è una scoperta. Dietro quel sorriso furbetto da animale dello spettacolo, riesce a celare perfettamente il disagio di un uomo venuto dal nulla, che è nato povero ed ha dovuto rivaleggiare per tutta la vita con gli sguardi sarcastici di chi gli augurava un rapido ritorno al fango dal quale proveniva. Non avevano tuttavia messo in conto la perseveranza e l'incrollabile fede di un uomo solo all'apparenza sprovveduto, che avrebbe trovato nel confronto impari con l'ex presidente risorse inaspettate. Tra i caratteristi, impossibile non notare un grande Kevin Bacon, consigliere più che personale di Nixon. E' sua la fantastica metafora del pugile sfidante che al primo affondo del campione, si rende conto che mesi e mesi di duro allenamento ed incoraggiamenti, sono serviti a niente di fronte a cotanta potenza. Ruolo importante anche quello del sempre bravo Sam Rockwell, primo e più accanito detrattore di Nixon, mentre la notevole presenza scenica di Rebecca Hall è più che altro funzionale all'evoluzione del personaggio David Frost. In definitiva un film che consacra il magnetico potere del cinema: suscitare opinioni su un argomento storico e politico fondamentale ed al tempo stesso intrattenere lo spettatore con uno spettacolo visivo di primissima qualità e mai noioso. Chapeau
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everbigod
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venerdì 20 febbraio 2009
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match televisivo
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Nell'agosto del 1974 il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon fu costretto a dimettersi in seguito al caso Watergate in diretta tv davanti a 400 milioni di persone . Nel 1977, tre anni dopo, ormai isolato nella sua casa al mare, accettò di farsi intervistare da David Frost, un giornalista britannico molto più incline al mondo dello spettacolo che non a quello della politica. Per la prima volta si riusci a far ammettere a Nixon le sue colpe. L'obiettivo di Nixon era quello di poter piegare le proprie ragioni al popolo americano e avere un'altra occasione ma aveva fatto male i calcoli sul proprio avversario.
Ron Howard torna a stupirci ancora una volta con un film per nulla noioso, come si potrebbe pensare dall'argomento.
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Nell'agosto del 1974 il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon fu costretto a dimettersi in seguito al caso Watergate in diretta tv davanti a 400 milioni di persone . Nel 1977, tre anni dopo, ormai isolato nella sua casa al mare, accettò di farsi intervistare da David Frost, un giornalista britannico molto più incline al mondo dello spettacolo che non a quello della politica. Per la prima volta si riusci a far ammettere a Nixon le sue colpe. L'obiettivo di Nixon era quello di poter piegare le proprie ragioni al popolo americano e avere un'altra occasione ma aveva fatto male i calcoli sul proprio avversario.
Ron Howard torna a stupirci ancora una volta con un film per nulla noioso, come si potrebbe pensare dall'argomento. Dalla piece teatrale dello sceneggiatore e drammaturgo britannico Peter Morgan (The Queen e L'ultimo re di Scozia) esce adesso questo meraviglioso film in cui le interviste sembrano degli incontri di box con tanto di allenatori a lato pronti a gettare la spugna. Ci sono le fasi che precedono il match in cui da entrambi le parti studiano tutti i potenziali modi per attaccare l'avversario fino al primo incontro decisivo nel far comprendere a Frost che se vuole vincere deve tirar fuori tutta l'energia che possiede.
Non è la prima volta che si porta sul grande schermo l'immagine di Nixon. Nel 1995 Anthony Hopkins, diretto da Oliver Stone nel film “Nixon”, aveva ottenuto la nomination all'Oscar come Miglior Attore. Non è da meno in questo film Frank Langella con la sua meravigliosa caratterizzazione del Presidente e Michael Sheen nei panni di Frost che avevano interpretato gia' i ruoli nella piece teatrale. La bellezza del film sta proprio nella recitazione dei due attori principali e nei primi piani che entrano nell'intimità dei protagonisti facendoceli vedere per quello che sono realmente:due uomini molto furbi e determinati nel cercare di risalire dal fondo dove sono scivolati rovinosamente.
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ciccio capozzi
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martedì 24 febbraio 2009
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duello immerso in accorta rappresentazione storica
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“FROST/NIXON. IL DUELLO” di RON HOWARD; USA, 08. Nel 77, un presentatore di talk-show inglese ebbe l’idea di intervistare il Presidente dimissionario Usa Richard Nixon. Il presentatore David Frost era una specie di Pippibaudi inglese: famoso tra l’Australia , l’Inghilterra, era considerato un brillante e avido animale tv, niente di più. Quando da solo produsse i quattro incontri con Nixon, che era stato costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate, nessun network tv volle fargli credito, perché non pensavano che avrebbe potuto tenere testa ad una tremendissima e scafata volpe come Nixon. Frost era un bellimbusto, azzimato e abile conoscitore della macchina-tv, e Nixon una personalità granitica, intelligente e astuto.
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“FROST/NIXON. IL DUELLO” di RON HOWARD; USA, 08. Nel 77, un presentatore di talk-show inglese ebbe l’idea di intervistare il Presidente dimissionario Usa Richard Nixon. Il presentatore David Frost era una specie di Pippibaudi inglese: famoso tra l’Australia , l’Inghilterra, era considerato un brillante e avido animale tv, niente di più. Quando da solo produsse i quattro incontri con Nixon, che era stato costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate, nessun network tv volle fargli credito, perché non pensavano che avrebbe potuto tenere testa ad una tremendissima e scafata volpe come Nixon. Frost era un bellimbusto, azzimato e abile conoscitore della macchina-tv, e Nixon una personalità granitica, intelligente e astuto. Ma aveva un tallone d’Achille: il suo stesso Ego, grande e prominente. Una specie di démone interiore che lo portò a sottovalutare quel tipo d’intelligenza spettacolare che Frost aveva: egli lo portò con grazia e sottile, suadente vellicazione sul baratro dell’autoaffermazione da cui precipitò. E Nixon, per ribadire il suo ruolo guida, si trovò ad affermare apertamente che l’operazione Watergate, cioè l’opera di spionaggio a danno dei Democratici, l’aveva ordinata lui stesso: fu la firma della sua condanna perenne. Prima di allora, nessuno era riuscito a collegare, con prova certa, lo scandalo alla sua persona. Il film marcia con grande abilità e potenza spettacolare tra le coordinate tracciate. L’autore della sceneggiatura, Peter Morgan, lo è anche del dramma da cui è stata tratta: però questi è fondamentalmente uno scrittore di cinema, che ha già validamente collaborato con questo regista. Quindi la visione drammaturgica è già di per sé cinematografica, nonostante il prevalere della parola nella parte centrale del film. Ma questa è ampiamente preparata sia nella presentazione di Frost che del Presidente. Il “contorno” introduttivo, narrato con la tipica suspence di uno scontro che si sa terribile, ha le forme visuali come di un balletto a spirale che ci trasporta, con cognizione degli interessi e delle poste in gioco, in un inarrestabile crescendo, al centro di questo. Il duello è immerso in un’accorta rappresentazione storica, con maestria concentrata sugli elementi laterali: siano personaggi o ambientazioni: nessuno si mette a fare il maestrino; ma è tutto come concatenato alla rappresentazione visiva-gestuale, che fila via nonostante le due ore. La forza sono i due attori, M.Sheene, Frank Langella: ma questi, candidato all’Oscar, è un Nixon strabiliante. La sua rassomiglianza è tutta interiore: statista geniale, cinico fino alla falsità, personalità massiccia, sornione e perfido; ma anche solo, mesto e disperato nella sconfitta finale.
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carmine antonello villani
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venerdì 27 marzo 2009
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lo scandalo watergate in un ritratto appassionante
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Il più controverso Presidente degli Stati Uniti nella famosa intervista che fu rilasciata nel 1977 ad un noto presentatore di talk show. Il regista Ron Howard mette a nudo Richard Nixon con un abile gioco psicologico, un duello a colpi di domande che diventa un vero e proprio processo politico. Perfetta identificazione nel ruolo di “Tricky Dick” per Frank Langella che ripercorre i momenti cruciali dello scandalo Watergate, tic e manie di grandezza di un uomo uscito con disonore dalla scena politica, l’unico che si sia dimesso dalla carica di Presidente. Michael Sheen veste i panni di un uomo passato alla storia per la straordinaria combinazione di lungimiranza e spregiudicatezza giornalistica, mentre l’ex protagonista di “Happy Days” conduce in maniera disinvolta lo scontro televisivo che restituì dignità alla stessa intervista.
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Il più controverso Presidente degli Stati Uniti nella famosa intervista che fu rilasciata nel 1977 ad un noto presentatore di talk show. Il regista Ron Howard mette a nudo Richard Nixon con un abile gioco psicologico, un duello a colpi di domande che diventa un vero e proprio processo politico. Perfetta identificazione nel ruolo di “Tricky Dick” per Frank Langella che ripercorre i momenti cruciali dello scandalo Watergate, tic e manie di grandezza di un uomo uscito con disonore dalla scena politica, l’unico che si sia dimesso dalla carica di Presidente. Michael Sheen veste i panni di un uomo passato alla storia per la straordinaria combinazione di lungimiranza e spregiudicatezza giornalistica, mentre l’ex protagonista di “Happy Days” conduce in maniera disinvolta lo scontro televisivo che restituì dignità alla stessa intervista. Cronaca di un fatto realmente accaduto, “Frost/Nixon” convince grazie all’interpretazione di due attori che sembrano subire l’uno il fascino dell’altro ed al duello che viene preparato come un incontro di boxe. Perché gli sfidanti si studiano come pugili, mettono in campo strategie difensive e si sottraggono al colpo del k.o. sino alla fatidica domanda sul Watergate. Howard mostra luci ed ombre di un Presidente venale ed ossessionato dal potere, mentre Frost è troppo impegnato a cercare sponsor per la sua impresa. Ne viene fuori un ritratto pieno di sfumature, un film appassionante che tiene il pubblico col fiato sospeso.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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annu83
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venerdì 30 marzo 2012
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frost contro nixon... 0-1
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Film da due ore, piuttosto intense, a tratti molto veloci ed aggressivi, altri invece smaccatamente e inutilmente lenti.
Ottima, a mio parere, l'interpretazione del presidente Nixon, di cui traspare un carisma e un'abilità dialettica per nulla indifferente.
Rimane da capire il taglio che si è voluto dare. A parte il conosciuto epilogo del "duello", chi la fa da padrone dall'inizio alla fine è Nixon... il vero personaggio dovrebbe essere Frost, che invece viene ridotto ad impersonificare un emerito stupido, arrogante e presuntuoso per 3/4 di film, salvo poi cambiare il suo destino.
Sinceramente, in quest'ottica, mi aspettavo di più dall'intervista, o meglio, mi aspettavo "più Frost", ma sicuramente Howard avrà approfondito più di me l'argomento.
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Film da due ore, piuttosto intense, a tratti molto veloci ed aggressivi, altri invece smaccatamente e inutilmente lenti.
Ottima, a mio parere, l'interpretazione del presidente Nixon, di cui traspare un carisma e un'abilità dialettica per nulla indifferente.
Rimane da capire il taglio che si è voluto dare. A parte il conosciuto epilogo del "duello", chi la fa da padrone dall'inizio alla fine è Nixon... il vero personaggio dovrebbe essere Frost, che invece viene ridotto ad impersonificare un emerito stupido, arrogante e presuntuoso per 3/4 di film, salvo poi cambiare il suo destino.
Sinceramente, in quest'ottica, mi aspettavo di più dall'intervista, o meglio, mi aspettavo "più Frost", ma sicuramente Howard avrà approfondito più di me l'argomento.
Comunque sia, un bel film, che tiene incollato lo spettatore per tutto il tempo, eliminando i persicolosi tempi morti che un film del genere potrebbe patire.
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marzaghetti
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giovedì 3 gennaio 2013
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un pugno di attori dal talento sconfinato
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Il duello giornalistico/politico fra David Frost e Richard Nixon, opportunamente arricchito da Howard di tutti i retroscena e i momenti preparatori del grande evento, è appassionante e avvincente. Dialoghi acuti e tesi al punto giusto, recitati da un pugno di attori di talento sconfinato. Incredibile e straordinaria la somiglianza Langella/Nixon, e ottima la prova di Sheen, capace di mutare in un batter d'occhio da preda a predatore. Valutazione: 3.0
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mystic
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giovedì 21 marzo 2013
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professionalità davanti e dietro alla cinepresa
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Gran parte dei film di Ron Howard nascono dalle storie vere di pugili, matematici e astronauti. In uno dei suoi ultimi lavori ha portato in scena la ricostruzione romanzata della storica intervista dello showman David Frost che costrinse l'ex presidente Nixon ad ammettere le proprie colpe nello scandalo Watergate.
Con l'attenzione costantemente puntata sul duello del titolo, un uno contro uno che rende l'intervista più simile ad un incontro di boxe che ad una trasmissione televisiva, Howard ha capito che per intrattenere il pubblico era necessario filtrare il racconto attraverso gli occhi di personaggi il cui universo doveva essere ben definito. Nixon non è molto diverso da un comune pensionato con una vita di errori alle spalle, mentre Frost, fin troppo presuntuoso e orgoglioso all'inizio, impara presto a non sottovalutare le circostanze.
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Gran parte dei film di Ron Howard nascono dalle storie vere di pugili, matematici e astronauti. In uno dei suoi ultimi lavori ha portato in scena la ricostruzione romanzata della storica intervista dello showman David Frost che costrinse l'ex presidente Nixon ad ammettere le proprie colpe nello scandalo Watergate.
Con l'attenzione costantemente puntata sul duello del titolo, un uno contro uno che rende l'intervista più simile ad un incontro di boxe che ad una trasmissione televisiva, Howard ha capito che per intrattenere il pubblico era necessario filtrare il racconto attraverso gli occhi di personaggi il cui universo doveva essere ben definito. Nixon non è molto diverso da un comune pensionato con una vita di errori alle spalle, mentre Frost, fin troppo presuntuoso e orgoglioso all'inizio, impara presto a non sottovalutare le circostanze. E' una sfida senza esclusione di colpi, ma come in tutte le gare in cui gli avversari si rispettano, non manca di un terzo tempo.
Sicuramente più sentito in America che da noi, questo è un film di storia recente interessante. Benchè escuso dalla ristretta cerchia delle migliori pellicole Ron Howard, Frost/Nixon il duello merita comunque una visione, altro non fosse per gustare l'incredibile precisione e professionalità dei protagonisti dell'opera, davanti (Sheen, Langella) e dietro (Ronny) alla cinepresa.
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nick simon
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giovedì 18 luglio 2013
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la potenza del primo piano
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Nel 1977, tre anni dopo lo scandalo “Watergate”, il giornalista britannico David Frost ha a disposizione 4 interviste televisive allo scopo di ottenere un’attesissima ammissione di colpa dal Presidente dimissionario Richard Nixon; questi, da parte sua, è disposto a tutto pur di salvare la propria immagine pubblica. Ron Howard è ispirato e le azzecca tutte: movimenti di macchina spettacolari, ritmo incalzante, accuratezza eccezionale nel quadro storico e nella psicologia dei protagonisti. Supportato da un ottimo montaggio, che esalta la suspense e l’accesa ostilità del dibattito, il film riesce a trasmettere la giusta tensione narrativa nonostante i fatti siano già noti allo spettatore.
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Nel 1977, tre anni dopo lo scandalo “Watergate”, il giornalista britannico David Frost ha a disposizione 4 interviste televisive allo scopo di ottenere un’attesissima ammissione di colpa dal Presidente dimissionario Richard Nixon; questi, da parte sua, è disposto a tutto pur di salvare la propria immagine pubblica. Ron Howard è ispirato e le azzecca tutte: movimenti di macchina spettacolari, ritmo incalzante, accuratezza eccezionale nel quadro storico e nella psicologia dei protagonisti. Supportato da un ottimo montaggio, che esalta la suspense e l’accesa ostilità del dibattito, il film riesce a trasmettere la giusta tensione narrativa nonostante i fatti siano già noti allo spettatore. Ne risulta uno scontro al cardiopalma, una feroce sfida dialettico-psicologica resa attraverso intensissimi primi piani e saggi giochi con le luci. Eccellenti prove di Michael Sheen e soprattutto Frank Langella: il primo è il tenace e ambizioso David Frost, il secondo rappresenta con maestria il discussissimo ex-Presidente Richard Nixon. Il ritratto fornito da Langella è quello di un Nixon astuto, sicuro e senza scrupoli: un uomo arrogante, avido di potere e denaro, abile incantatore di folle e maestro di retorica. Attraverso numerosissimi particolari percepiamo la natura ingannevole di un uomo che tenta costantemente di sorprendere l’avversario: in alcuni casi egli infatti si rivolge a Frost con domande personali o usando un linguaggio osceno, a volte negli attimi immediatamente precedenti l’inizio dell’intervista. Una raffigurazione perfettamente in linea con l’immagine pubblica odierna di Nixon, i cui toni negativi vengono parzialmente smorzati solo nel finale, quando età, solitudine e sensi di colpa prendono il sopravvento. Sceneggiatura perfetta, attenta nei registri linguistici e capace di non svelare mai troppo dosando sapientemente l’intensità drammatica. Il percorso dialettico verso la rivelazione finale è tortuoso: spesso i fatti sono facilmente manipolati e travisati, spesso si riflette sul limite stesso tra realtà e menzogna. Pellicola curata nei dettagli, solida, mai ridondante, capace di assolvere pienamente il proprio compito e andare addirittura oltre: la trattazione prettamente storico-biografica è infatti accompagnata dalla rappresentazione di un’America confusa e in cerca di risposte. L’intero popolo è in attesa di quel primo piano, che mostra il volto di un Nixon amareggiato e sconfitto, finalmente umano. Se l’obiettivo era ripercorrere i fatti mettendo in luce la straordinaria potenza dei media, intesi come valido strumento di indagine, Ron Howard vi riesce brillantemente: il suo film stupisce, spiazza e convince, assumendo tinte tipiche dei thriller più serrati.
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thegame
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lunedì 13 aprile 2009
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l'ipocrisia delle indie
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Con "The Millionaire" Boyle finalmente riesce a far sentire la sua voce e a confermarsi come uno dei talenti più interessanti, dopo Nolan, Aronofky e P.T. Anderson, nel panorama a stelle e strisce. il regista inglese, raccolta la sfida indiana a budget limitato, confeziona un buonissimo prodotto, dove traspare fin dalle primissime sequenze la sua bravura dietro la macchina da presa, riproponendo anche alcuni "trucchetti" visti nei suoi precedenti lavori...un film elegante, ma anche ruffianamente ottimista, che segue perfettamente il "galateo" dell'academy...in ogni caso, il sempre più hollywoodiano Danny Boyle, dopo le sue ultime e poco felici uscite, riesce a risollevarsi grazie a questa pellicola tecnicamente e commercialmente perfetta.
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Con "The Millionaire" Boyle finalmente riesce a far sentire la sua voce e a confermarsi come uno dei talenti più interessanti, dopo Nolan, Aronofky e P.T. Anderson, nel panorama a stelle e strisce. il regista inglese, raccolta la sfida indiana a budget limitato, confeziona un buonissimo prodotto, dove traspare fin dalle primissime sequenze la sua bravura dietro la macchina da presa, riproponendo anche alcuni "trucchetti" visti nei suoi precedenti lavori...un film elegante, ma anche ruffianamente ottimista, che segue perfettamente il "galateo" dell'academy...in ogni caso, il sempre più hollywoodiano Danny Boyle, dopo le sue ultime e poco felici uscite, riesce a risollevarsi grazie a questa pellicola tecnicamente e commercialmente perfetta...
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