antonello villani
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venerdì 8 giugno 2007
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psicodramma tra allievo e mentore
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Scandalo nell’F.B.I. prima dell’undici Settembre. “Breach – L’infiltrato” racconta la storia dell’agente americano che vendeva segreti e documenti ai comunisti mettendo in pericolo l’integrità nazionale. Febbraio del 2001, poco prima del crollo delle torri gemelle. Eric O’Neil, giovane di belle speranze alle prese con il terrorismo internazionale, viene richiamato dalla Divisione per seguire le mosse di un veterano sospettato di collusione con gli ex sovietici. Sotto copertura viene assunto come segretario particolare del responsabile informatico del Bureau; incaricato di sorvegliare il suo capo, l’agente si troverà a scegliere tra amicizia e dovere di Stato. Il regista Billy Ray confeziona uno spionaggio che s’ispira a fatti realmente accaduti -Robert Hanssen sta ancora scontando la pena dell’ergastolo in un carcere di massima sicurezza- preferendo lo scontro generazionale alle tensioni dei thriller spionistici.
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Scandalo nell’F.B.I. prima dell’undici Settembre. “Breach – L’infiltrato” racconta la storia dell’agente americano che vendeva segreti e documenti ai comunisti mettendo in pericolo l’integrità nazionale. Febbraio del 2001, poco prima del crollo delle torri gemelle. Eric O’Neil, giovane di belle speranze alle prese con il terrorismo internazionale, viene richiamato dalla Divisione per seguire le mosse di un veterano sospettato di collusione con gli ex sovietici. Sotto copertura viene assunto come segretario particolare del responsabile informatico del Bureau; incaricato di sorvegliare il suo capo, l’agente si troverà a scegliere tra amicizia e dovere di Stato. Il regista Billy Ray confeziona uno spionaggio che s’ispira a fatti realmente accaduti -Robert Hanssen sta ancora scontando la pena dell’ergastolo in un carcere di massima sicurezza- preferendo lo scontro generazionale alle tensioni dei thriller spionistici. Poco ritmo e poca azione, eppure “Breach –L’infiltrato” riesce a coinvolgere grazie al psicodramma messo in piede con maestria da un regista che resta sempre in bilico tra verità ed ambiguità: niente è come sembra, l’informatore è un fervente cattolico che prega ogni giorno affidandosi al Signore, mentre la recluta cerca in tutti i modi di onorare il suo Paese passando per un ingenuo burocrate. Ma l’incarico è più difficile del previsto, perché la conoscenza tra i due diventa intima al punto da compromettere l’intera operazione. Chris Cooper, nei panni della spia che infangò il buon nome dell’F.B.I, ha nel volto i tormenti di un uomo che cerca la redenzione; Ryan Philippe è l’agente che riuscì ad incastrare la talpa dopo mesi di lavoro. Mosse e contromosse, come in una partita a scacchi il duello tra i protagonisti diventa strategia, qui ci si studia con domande trabocchetto e trucchetti da accademia, mentre sullo sfondo una task force coordinata dall’affascinante Laura Linney cerca le prove tra macchine smantellate e computer criptati. Molta tecnologia aiuta a creare il clima di suspence che in certi momenti non è certo alle stelle, ma Ray si rivela formidabile nell’approfondimento dei caratteri. Merito di uno scontro generazionale che vede contrapposti il vecchio mentore e la giovane matricola. Il resto è storia.
Antonello Villani
(Salerno)
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ultimoboyscout
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martedì 11 gennaio 2011
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gran bel film!
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Bello perchè psicologico e ragionato, senza eccessi ne americanizzazioni. Estremamente intelligente, logico e non scontato. Molto ben interpretato dagli attori è un film estremamente riuscito, che da una prova di forza della regia notevolissima.
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carloalberto
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giovedì 27 gennaio 2022
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piacevole quanto superficiale spy story
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Una spy story ispirata a fatti realmente accaduti appena sei anni prima e diretta nel 2007 da un regista, Billy Ray, che di mestiere fa soprattutto lo sceneggiatore per la tv, interpretata da Chris Cooper e Ryan Philippe, che per fisicità ed espressività rappresentano il modello esemplare della perfetta coppia di antagonisti, l’uno essendo vecchio, infido, contorto, corrotto, l’altro giovane, leale, semplice, idealista, in una parola i due sono la personificazione emblematica dell’eterna lotta tra il bene ed il male.
Ray si tiene lontano dal reportage documentaristico, la rievocazione dei fatti di cronaca è soltanto lo spunto per mettere in scena un romanzo di azione tra il cavalleresco e l’agiografico, ed assume, fin dalla scena iniziale, il punto di vista dell’eroe positivo, che si troverà suo malgrado, come certi santi dei racconti sacri, ad affrontare la bestia trinariciuta, vendutasi per danaro al demone sovietico, che si nasconde sotto le sembianze di un fervente cattolico.
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Una spy story ispirata a fatti realmente accaduti appena sei anni prima e diretta nel 2007 da un regista, Billy Ray, che di mestiere fa soprattutto lo sceneggiatore per la tv, interpretata da Chris Cooper e Ryan Philippe, che per fisicità ed espressività rappresentano il modello esemplare della perfetta coppia di antagonisti, l’uno essendo vecchio, infido, contorto, corrotto, l’altro giovane, leale, semplice, idealista, in una parola i due sono la personificazione emblematica dell’eterna lotta tra il bene ed il male.
Ray si tiene lontano dal reportage documentaristico, la rievocazione dei fatti di cronaca è soltanto lo spunto per mettere in scena un romanzo di azione tra il cavalleresco e l’agiografico, ed assume, fin dalla scena iniziale, il punto di vista dell’eroe positivo, che si troverà suo malgrado, come certi santi dei racconti sacri, ad affrontare la bestia trinariciuta, vendutasi per danaro al demone sovietico, che si nasconde sotto le sembianze di un fervente cattolico.
Lo stile quasi televisivo della narrazione mette in luce la performance attoriale di Cooper, truccato, tuttavia, maldestramente in una delle sequenze finali, con le labbra tinte dal rossetto, forse per evidenziare la perversa sensualità del suo personaggio, ma che stona con la situazione drammatica dell’ultima scena, rendendolo, più che patetico, quasi ridicolo.
La suspense del thriller spionistico è coniugata con il dramma interiore del malvagio traditore, destinato all’inferno nonostante i sensi di colpa e l’assidua e maniacale frequentazione di confessionali e librerie sacre, cui fa da contrappunto l’esito felice della storia d’amore dell’eroe buono, che ottiene la giusta ricompensa per aver servito la Patria senza chiedere null’altro in cambio se non poter rientrare in seno alla propria famiglia, così mettendo in pratica l’insegnamento che il nonno aveva dato al padre, ossia: fà il tuo dovere e dopo torna a casa.
La retorica dei buoni sentimenti e l’ingenua esaltazione dei valori tradizionali trasmessi di padre in figlio, su cui si fonda l’America puritana, di Dio, Patria e Famiglia, non guasta in un film così superficiale e che pure si lascia guardare con piacere soprattutto grazie alla bravura dei suoi interpreti.
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