vittorio
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mercoledì 5 marzo 2008
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film da vedere
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Crudo, intenso e squallido.....
Il film riesce a farci capire lo squallore della vita in Romania all'epoca della dittatura, dove i valori sono praticamente sotto le scarpe!!
Film da vedere...ma non aspettatevi un capolavoro....
Il finale è leggermente deludente!!
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yuki
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venerdì 22 febbraio 2008
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riflessione
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è un film che fa riflette...mostra tanta amarezza,un pugno allo stomaco!
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semper_on
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domenica 17 febbraio 2008
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un piccolo dettaglio da ritenere
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se è opportuno o meno che ci sia una proibizione dell'aborto non è, secondo me, il tema di "4,3,2".
c'è da sapere che in Romania dopo 1968,non solo l'aborto era vietato ma anche i metodi contraccettivi. tant'è vero che essi non erano proibiti per la legge, ma si pensi al semplice fatto che essi non si trovavano da nessuna parte in vendita oppure che anche quando uno riusciva a procurarsi da una farmacia dei preservativi,non poteva fidarsene perche spesse volte essi erano buccati con la punta dell'ago.
per non dire ancora che l'educazione sessuale consisteva solo nelle parole della mamma: "ti devi sposare vergine !!!"
quanto all'aborto, "dottor" Bebe spiega in poche parole cosa significava in Romania farsene fare uno.
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se è opportuno o meno che ci sia una proibizione dell'aborto non è, secondo me, il tema di "4,3,2".
c'è da sapere che in Romania dopo 1968,non solo l'aborto era vietato ma anche i metodi contraccettivi. tant'è vero che essi non erano proibiti per la legge, ma si pensi al semplice fatto che essi non si trovavano da nessuna parte in vendita oppure che anche quando uno riusciva a procurarsi da una farmacia dei preservativi,non poteva fidarsene perche spesse volte essi erano buccati con la punta dell'ago.
per non dire ancora che l'educazione sessuale consisteva solo nelle parole della mamma: "ti devi sposare vergine !!!"
quanto all'aborto, "dottor" Bebe spiega in poche parole cosa significava in Romania farsene fare uno. ma per rendere più chiare le "sue" parole, devo raccontarvi che se in seguito ad un aborto, provocato da un (pseudo)medico, infermiera o da se stessa (come in tantissimi casi),la donna era forzata a chiamare l'ambulanza, i medici non potevano intervenire prima di chiamare la polizia e la procuratura. nel caso contrario andavano anche loro in carcere insieme alla donna. se un medico, per motivi oggettivi di salute, doveva provocare legalmente un aborto ad una donna, immaginate che all'intervento doveva assistere un rappresentate della procuratura.
nelle fabbriche (come ho saputo da un sconvolgente documentario fatto sul Decreto del 1968), soprattutto nelle industrie che usavano come forza di lavoro le donne, si facevano periodicamente dei controlli ginecologici e le donne si dovevano spogliare ed aspettavano in fila cosi, nude, che il medico le verificasse per vedere quante di loro erano incinte e soprattutto se alcune di loro presentavano tracce di un aborto.
è vero che per i rumeni vedere questo film significa ricordare tutto ciò, ma Mungiu fa più di tanto: va al di là della drammaticità della situazione in sè e parla, secondo me, dell'assumersi la RESPONSABILITA'.
mi fermo però qui perche non era la mia intenzione di dare un'interpretazione personale del film, ma di sottolineare qualche dettaglio forse ad alcuni sconosciuto ma che potrebbe aiutare la "lettura" di"4,3,2,"
allora,
se Cristian Mungiu avrebbe voluto parlare principalmente della problematica dell'aborto, sono convinta che il suo film sarebbe stato molto diverso.
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luisa
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martedì 22 gennaio 2008
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una triste storia nella romania di ceausescu!
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Se l'obiettivo era dimostrare nella più completa chiarezza il dramma dell'aborto e ancor di più, in quegli anni e nello squallore di quel contesto, la solitudine di chi si è trovato a vivere una tale triste situazione, direi che il film è perfettamente riuscito!
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mario scafidi
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domenica 20 gennaio 2008
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spezza il fiato
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Nel 2007 la Romania ha insegnato al mondo intero cosa significhi saper fare oggi un film completamente fuori dagli schemi, ‘dettaglio’ che non è sfuggito alla giuria di Cannes, sempre molto attenta nello scovare le pellicole uniche nel loro genere, che ha attribuito a “4 mesi 3 settimane 2 giorni” di Cristian Mungiu la Palma d’Oro. Nella Romania del 1987, depressa dal regime comunista, due studentesse universitarie, Ottilia e Gabita, affrontano insieme il dramma personale della seconda: la scelta di interrompere una gravidanza indesiderata. A quel tempo l’aborto era illegale a Bucarest, e le donne erano costrette a ricorrere ai metodi artigianali di più o meno esperti fuorilegge. Il film di Cristian Mungiu avvince, seduce, scuote, mantiene vivo l’interesse dello spettatore sino alla fine, grazie ad una sceneggiatura di poche pagine ed improntata al più vivido realismo.
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Nel 2007 la Romania ha insegnato al mondo intero cosa significhi saper fare oggi un film completamente fuori dagli schemi, ‘dettaglio’ che non è sfuggito alla giuria di Cannes, sempre molto attenta nello scovare le pellicole uniche nel loro genere, che ha attribuito a “4 mesi 3 settimane 2 giorni” di Cristian Mungiu la Palma d’Oro. Nella Romania del 1987, depressa dal regime comunista, due studentesse universitarie, Ottilia e Gabita, affrontano insieme il dramma personale della seconda: la scelta di interrompere una gravidanza indesiderata. A quel tempo l’aborto era illegale a Bucarest, e le donne erano costrette a ricorrere ai metodi artigianali di più o meno esperti fuorilegge. Il film di Cristian Mungiu avvince, seduce, scuote, mantiene vivo l’interesse dello spettatore sino alla fine, grazie ad una sceneggiatura di poche pagine ed improntata al più vivido realismo. I lunghi primi piani (retti impeccabilmente dalla bravissima protagonista Anamaria Marinca) i silenzi densi di significato, le inquadrature spesso immobili, altre volte incerte, decorano la storia con lo stile registico più ispirato ed opportuno che potesse essere adottato. Il film, come la gravidanza della coprotagonista, si interrompe bruscamente a metà dell’ultima scena. “4 mesi 3 settimane 2 giorni” è un dramma serio, importante, profondo, affrontato con maturità e sensibile lucidità.
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piernelweb
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venerdì 18 gennaio 2008
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il rimorso è un lusso che non ci si può permettere
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La Palma d'oro di Cannes 2007 è andata a sorpresa ma meritatamente a questo film dello sconosciuto regista rumeno Christian Mungiu. Ambientato nella Romania anni 80 di Ceausescu, obsoleta e degradata il film incentrato sul drammatico racconto di un aborto clandestino, è prima di tutto una straordinaria storia di amicizia tra due giovani donne Gabita e Otilia, abituate a vivere gomito a gomito nel disagio ed affiatate al punto da spartirsi ogni sofferenza fino all'umiliazione della prostituzione per una causa necessaria. Mungiu è freddo e sobrio, la sua regia affilata come un coltello affonda senza inutili spettacolarizzazioni riuscendo a creare uno stato di angoscia e desolazione che permea la pellicola ed avvolge gli animi delle protagoniste così come quelli degli spettatori.
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La Palma d'oro di Cannes 2007 è andata a sorpresa ma meritatamente a questo film dello sconosciuto regista rumeno Christian Mungiu. Ambientato nella Romania anni 80 di Ceausescu, obsoleta e degradata il film incentrato sul drammatico racconto di un aborto clandestino, è prima di tutto una straordinaria storia di amicizia tra due giovani donne Gabita e Otilia, abituate a vivere gomito a gomito nel disagio ed affiatate al punto da spartirsi ogni sofferenza fino all'umiliazione della prostituzione per una causa necessaria. Mungiu è freddo e sobrio, la sua regia affilata come un coltello affonda senza inutili spettacolarizzazioni riuscendo a creare uno stato di angoscia e desolazione che permea la pellicola ed avvolge gli animi delle protagoniste così come quelli degli spettatori. Tensione elevatissima in tutto il passaggio dell'artigianale "intervento" e all'atto della programmata sparizione del feto; ma anche eccellenti sottotracce di un generale disagio interiore come nella lunghissima inquadratura alla cena dei genitori del ragazo di Otelia. Un dramma dalle tinte thriller, la sintesi di una realtà disumanizzata dove avere rimorsi è un lusso che non ci si può più permettere.
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ralphidog
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venerdì 18 gennaio 2008
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non puoi capire questo film
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Frumos.Bravo romani.Bravo Mungiu.Cine nu a trait acea perioada nu poate intelege acest film.(Chi non ha visuto quell periodo non puo capire questo film.Facile dire Che e pesante.
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mario scafidi
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mercoledì 16 gennaio 2008
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colpo di fulmine
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Nel 2007 la Romania ha insegnato al mondo intero cosa significhi saper fare oggi un film completamente fuori dagli schemi, ‘dettaglio’ che non è sfuggito alla giuria di Cannes, sempre molto attenta nello scovare le pellicole uniche nel loro genere, che ha attribuito a “4 mesi 3 settimane 2 giorni” di Cristian Mungiu la Palma d’Oro. Nella Romania depressa dal regime del 1987 due studentesse universitarie, Ottilia e Gabita, affrontano insieme il dramma personale della seconda: la scelta di interrompere una gravidanza indesiderata. A quel tempo l’aborto era illegale a Bucarest, e le donne erano costrette a ricorrere ai metodi artigianali di più o meno esperti fuorilegge. Il film di Cristian Mungiu avvince, seduce, scuote, mantiene vivo l’interesse dello spettatore sino alla fine, grazie ad una sceneggiatura di poche pagine ed improntata al più vivido realismo.
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Nel 2007 la Romania ha insegnato al mondo intero cosa significhi saper fare oggi un film completamente fuori dagli schemi, ‘dettaglio’ che non è sfuggito alla giuria di Cannes, sempre molto attenta nello scovare le pellicole uniche nel loro genere, che ha attribuito a “4 mesi 3 settimane 2 giorni” di Cristian Mungiu la Palma d’Oro. Nella Romania depressa dal regime del 1987 due studentesse universitarie, Ottilia e Gabita, affrontano insieme il dramma personale della seconda: la scelta di interrompere una gravidanza indesiderata. A quel tempo l’aborto era illegale a Bucarest, e le donne erano costrette a ricorrere ai metodi artigianali di più o meno esperti fuorilegge. Il film di Cristian Mungiu avvince, seduce, scuote, mantiene vivo l’interesse dello spettatore sino alla fine, grazie ad una sceneggiatura di poche pagine ed improntata al più vivido realismo. I lunghi primi piani (retti impeccabilmente dalla bravissima protagonista) i silenzi densi di significato, le inquadrature spesso immobili, altre volte incerte, decorano la storia con lo stile registico più ispirato ed opportuno che potesse essere adottato. Il film, come la gravidanza della coprotagonista, si interrompe bruscamente a metà dell’ultima scena. “4 mesi 3 settimane 2 giorni” è un dramma serio, importante, profondo, affrontato con maturità e sensibile lucidità.
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