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giovagro
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giovedì 22 marzo 2007
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una grande helen mirren
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La cosa che colpisce subito del film e' senz'altro la grande somiglianza tra l'attrice Helen Mirren e la Regina Elisabetta II. Non tanto la somiglianza fisica, resa possibile da ore di trucco, quanto la somiglianza nelle movenze, negli sguardi, nei sorrisi. Il film di per se' non racconta niente di nuovo, se non la volontà del regista di sgomberare ogni dubbio sul colpevole della morte di Diana. Nessun complotto di palazzo: Diana e' vittima della stampa d'assalto senza scrupoli. Guardando il film a nessuno viene il sospetto che la famiglia reale abbia potuto architettare un tale evento: troppo difficile per una famiglia cosi' "semplice" e "bigotta", totalmente chiusa nella sua ottusità.
Senza dubbio un film che vuole "rendere" giustizia ad una Regina messa in gravissima difficoltà dagli eventi.
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La cosa che colpisce subito del film e' senz'altro la grande somiglianza tra l'attrice Helen Mirren e la Regina Elisabetta II. Non tanto la somiglianza fisica, resa possibile da ore di trucco, quanto la somiglianza nelle movenze, negli sguardi, nei sorrisi. Il film di per se' non racconta niente di nuovo, se non la volontà del regista di sgomberare ogni dubbio sul colpevole della morte di Diana. Nessun complotto di palazzo: Diana e' vittima della stampa d'assalto senza scrupoli. Guardando il film a nessuno viene il sospetto che la famiglia reale abbia potuto architettare un tale evento: troppo difficile per una famiglia cosi' "semplice" e "bigotta", totalmente chiusa nella sua ottusità.
Senza dubbio un film che vuole "rendere" giustizia ad una Regina messa in gravissima difficoltà dagli eventi.
Meritatissimo il premio Oscar vinto dall'attrice protagonista
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dan!
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martedì 6 marzo 2007
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god save helen mirren!
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Esordisco parafrasando il motto britannico per una stabiliante attrice che meriterebbe decine di Oscar.
La Mirren é PERFETTA! Sia nel recitare che in un ruolo decisamente difficile. Lei é così vera che in certi momenti appare essere veramente la regina in questione. Pellicola ben realizzata!
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camilla
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venerdì 9 febbraio 2007
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l’ultima regina per volere divino
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La donna più potente d’Inghilterra si misura in questo discusso film con l’evento storico della morte di Lady D.
The Queen infatti non ripercorre l’intera vita e le molte gesta di Elisabetta II, ma mette in scena, tra ricostruzioni teoriche, e filmati reali, uno dei momenti più critici della monarchia inglese, quello appunto in cui il simbolo più rappresentativo dell’Inghilterra, chiamato a fare i conti con l’evento mediatico, “pieno di glamour e lacrime “ della scomparsa della principessa del popolo, riesce, nonostante lo scricchiolio del trono, a mettersi in salvo
Sin dalle prime immagini appare subito chiaro come effettivo protagonista del film non sia però, né la regina, impersonata dall’ispirata Helen Mirren, né la tragica figura di Diana, bensì la monarchia istituzione, il ruolo di donna di Stato a cui Elisabetta è stata precocemente chiamata “per volere divino”, e per la cui causa, tutto, vita privata e sentimenti, è stato sacrificato.
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La donna più potente d’Inghilterra si misura in questo discusso film con l’evento storico della morte di Lady D.
The Queen infatti non ripercorre l’intera vita e le molte gesta di Elisabetta II, ma mette in scena, tra ricostruzioni teoriche, e filmati reali, uno dei momenti più critici della monarchia inglese, quello appunto in cui il simbolo più rappresentativo dell’Inghilterra, chiamato a fare i conti con l’evento mediatico, “pieno di glamour e lacrime “ della scomparsa della principessa del popolo, riesce, nonostante lo scricchiolio del trono, a mettersi in salvo
Sin dalle prime immagini appare subito chiaro come effettivo protagonista del film non sia però, né la regina, impersonata dall’ispirata Helen Mirren, né la tragica figura di Diana, bensì la monarchia istituzione, il ruolo di donna di Stato a cui Elisabetta è stata precocemente chiamata “per volere divino”, e per la cui causa, tutto, vita privata e sentimenti, è stato sacrificato.
Ed è questa la vera originalità dell’ennesima rielaborazione artistica dei fatti del ‘97, opera tanto pregevole quanto in taluni punti criticabile, del regista Stephen Frears, inglese di nascita, da sempre lontano dalle pellicole molto english tutto disoccupazione e creatività alla Full Monthy.
La rappresentazione dei fatti non si interessa dunque della vicenda Diana, ma dei sentimenti opposti suscitati dalla sua morte, risparmiandoci facili speculazioni e sensazionalistiche ricostruzioni rivelatrici di oscuri complotti della disgrazia.
Il regista sceglie per dare forza al dramma una via più istintuale, facendo riemergere le immagini dalla nostra memoria semplicemente, col solo cenno degli avvenimenti, che all’occorrenza scorrono rapidi sullo schermo della televisione, facendo di noi spettatori lontani protagonisti di collettive emozioni.
Eppure, nonostante la preclusione di campo, il fantasma di Lady D. aleggia forzosamente per l’intero film, condiziona le condotte, chiama a protocollari doveri, si concede a opposte quanto prevedibili manipolazioni politiche, procurando fastidio più da morta che da viva.
Al lutto sociale del popolo britannico, rappresentato attraverso immagini stralciate dai telegiornali, e vissuto con autentico, quanto sproporzionato strazio, fa da contrappeso, in via del tutto immaginifica, l’agghiacciante cinismo dell’inutile principe consorte Filippo, impensierito solo dal passatempo deprecabile, ma molto inglese, della caccia, nonché l’irritante indifferenza generale di chi, parenti e affini, avevano accolto Diana in famiglia.
Unica voce fuori dal coro in questo scenario di vero e verosimile,- e questo si è veramente troppo- la figura di Carlo, curiosamente riabilitato e favolescamente descritto come padre amorevole, tutta umanità e dedizione per la compianta ex-moglie.
Nel suo gioco di fantasia però il regista scantona ancora, prospettandoci l’assurda quanto improbabile scenetta domestica in cui la famiglia reale, alla maniera di un comune nucleo familiare, si ritrova seduta in salotto ad apprendere dalla televisione i dettagli della morte di Lady D.
La pellicola, “a mezz’asta” dunque tra immagini di repertorio e dubbie ricostruzioni della realtà, merita una celebrazione solo parziale, quella della stella di Helen Mirren,- unica, grande, sublime, one woman show, - che brilla splendente nell’interpretazione impeccabile di Elisabetta II, già premiata a Venezia con la nostrana Coppa Volpi, e in odore di oscar.
La nostra interprete, in forza soprattutto, di un’evidente e sorprendente somiglianza fisica con la testa più coronata della Gran Bretagna realizza in the queen una sovrapposizione perfetta, riproponendo in maniera identica non solo il trucco, la capigliatura e l’eccentrico vestiario, dell’illustre personaggio, ma anche le movenze, sgraziate e goffe, gli sguardi impenetrabili e gli atteggiamenti distanti. Tutti questi tratti, frequenti e tipici di Elisabetta, vengono qui abilmente rapiti alla sovrana e sapientemente fatti propri dalla Mirren.
Grazie dunque dell’intenso studio della fisicità compiuto dalla talentuosa attrice esce fuori prepotente dalla pellicola il profilo duro di questa sovrana, tutta ragion di Stato e doveri, ma a cui comunque Helen è in grado di donare un’insospettata umanità.
Emerge così un inedito ritratto di donna, prima ancora che di regina, di grande fragilità, i cui occhi ricolmi di tristezza fanno trapelare più le pesanti responsabilità della corona, piena più di spine che di pietre preziose, che le gioie di una vita da sogno.
Inevitabilmente dunque le mille rinunce compiute da parte di quest’algida sovrana per amore del proprio ruolo la mostrano immediatamente meno distante, più vera, facendo inoltre di tale evidente spirito di abnegazione anche lo strumento di lettura dell’altero quanto odioso comportamento, permeato di rigore e compostezza e privo di ogni spontaneità, ma per forza di cose giustificato, in quanto da sempre impostole come stile di vita.
Il senso ultimo del film, contraddistinto dal volto umano di Elisabetta, non può che essere dunque di speranza, forse avverata, che il moderno popolo britannico, superato il senso di scoramento per la perdita di Diana, e abbandonati i timori per il nuovo governo insediatosi, si riconcili con la propria antimoderna regina, trovando riparo felicemente nel vecchio e beneaugurante motto: “God save the Queen” .
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lorena77
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lunedì 29 gennaio 2007
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sorprendente...
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Sorprendentemente brava Helen Mirren che ci fà vedere una regina INEDITA!La vediamo all'interno del suo palazzo,e nella sua residenza estiva,come mai ce la saremmo immaginata.Reale e regale allo stesso tempo.La realtà a volte è diversa da quella che ci fanno vedere i massmedia.Da vedere per ricredersi.
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mikyross
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venerdì 19 gennaio 2007
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god save the queen
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Non voglio farne una posizione faziosa, dato che sono un maniaco del gossip coronato. Ma ne ho viste tante di rappresentazioni di vita monarchica, presente e passata, e credo che Helen Mirren abbia interpretato la regina in maniera magistrale. Rimango Dianista, purtuttavia sono persuaso del fatto che un matrimonio reale è innanzitutto una grandissima scalata sociale, e questo lei lo sapeva bene, con doveri rigidissimi molto più dei diritti. Del resto, Elisabetta li segue praticamente alla lettera dal 1952.
Il film non ha preso la piega del fotoromanzo ma, a pensarci bene, quasi shakesperiano, concentrato sul dilemma amletico della regina che segna da cinquant'anni la sua vita: donna o monarca?
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mario scafidi
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mercoledì 25 ottobre 2006
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convenzionale, purtroppo...
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Non ci siamo. L'aspettativa era di un film capace di osare svelando (che importa se in maniera poco aderente alla pura cronaca?) i retroscena del ventilato mega-complotto a Buckingham Palace sulla morte di Lady Diana, invece?
Un film che dice poco o nulla in più delle già viste fiction sulla principessa triste.
Deludente.
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stefano
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martedì 10 ottobre 2006
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relazioni pericolose a buckingham palace
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Dio salvi la Regina... ma stavolta, più che Dio, ci ha pensato Tony Blair. "The Queen", l'ottimo film di Stephen Frears in concorso a Venezia, è uno dei migliori esempi di pellicole che riescono ad affrontare in maniera sincera e tutt'altro che scontata i temi della politica e della storia recente come quello della morte di Lady Diana, e dell'impatto che l'evento ha avuto sulla società inglese. Il bravissimo Frears (che in passato ci ha regalato gioielli quali "Le relazioni pericolose" e "Rischiose abitudini") evita abilmente le trappole della retorica, del film a tesi o della semplice cronaca, utilizzando l'episodio della morte di Diana come un'occasione per raccontare non solo quel preciso momento storico, ma per descrivere più in generale il conflitto di valori incarnato da un'Inghilterra divisa tra l'istituzionalità delle sue tradizioni e la necessità di un inevitabile rinnovamento.
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Dio salvi la Regina... ma stavolta, più che Dio, ci ha pensato Tony Blair. "The Queen", l'ottimo film di Stephen Frears in concorso a Venezia, è uno dei migliori esempi di pellicole che riescono ad affrontare in maniera sincera e tutt'altro che scontata i temi della politica e della storia recente come quello della morte di Lady Diana, e dell'impatto che l'evento ha avuto sulla società inglese. Il bravissimo Frears (che in passato ci ha regalato gioielli quali "Le relazioni pericolose" e "Rischiose abitudini") evita abilmente le trappole della retorica, del film a tesi o della semplice cronaca, utilizzando l'episodio della morte di Diana come un'occasione per raccontare non solo quel preciso momento storico, ma per descrivere più in generale il conflitto di valori incarnato da un'Inghilterra divisa tra l'istituzionalità delle sue tradizioni e la necessità di un inevitabile rinnovamento. La brillante sceneggiatura di Peter Morgan, mescolando dramma e commedia, fa partire la storia dalla primavera del 1997, subito dopo la strepitosa affermazione del Partito Laburista di Tony Blair, per poi soffermarsi sui giorni successivi all'incidente dell'Alma, fino al ritorno dei Windsor a Londra e ai funerali in mondovisione di Diana. Il nocciolo del film, in realtà, non è tanto la scomparsa della principessa del popolo, quanto l'incapacità da parte dei reali di comprendere appieno l'appassionata reazione del popolo inglese. Ma Frears si astiene dall'esprimere giudizi personali o di carattere politico sulla figura della Regina, limitandosi a tracciarne un ritratto profondo, talvolta ironico e straordinariamente umano che, pur senza farne un'eroina, riesce tuttavia a coinvolgere e commuovere lo spettatore. A uscirne non troppo bene, semmai, è il resto della reale famiglia: Carlo, un principe nevrotico terrorizzato dall'idea di poter essere vittima di un attentato, e il regale consorte Filippo, un aristocratico freddo e snob che risulta di un'antipatia insuperabile. Invece strappa almeno una risata l'anziana Regina Madre, che non risparmia maliziose battute a proposito del proprio funerale. Ma il personaggio più divertente è Cherie Blair, una first-lady decisamente antimonarchica che non perde occasione per scimmiottare i reali e tutte le loro assurde formalità. Mentre il vero eroe del film è lui, Tony Blair, interpretato dal simpatico e somigliantissimo Michael Sheen: un primo ministro giovane e impacciato che commette una clamorosa gaffe durante la cerimonia d'investitura ed è imbarazzatissimo al cospetto della sovrana. Lui e la Regina si incontrano di persona solo all'inizio e alla fine, ma l'istintiva tenerezza che Blair prova per lei è presente in tutto il film. Il quale ha la sua vera ragion d'essere proprio in Elisabetta II, che sullo schermo ha il volto rigido e segnato della bravissima Helen Mirren, che dopo la Coppa Volpi ha già ipotecato anche il premio Oscar grazie alla sua straordinaria interpretazione, fatta di primi piani lunghi e sofferti che non mancano di evidenziarne le più intime fragilità, celate dietro la compostezza imposta dal suo ruolo. Da ricordare, a tal proposito, quella che è forse la scena più bella del film: quando Elisabetta, rimasta sola in mezzo alla campagna scozzese, scoppia finalmente in un pianto silenzioso e liberatorio, per poi commuoversi alla vista di un magnifico cervo, proprio come succedeva ne "Il cacciatore". L'espressione di Elisabetta in quella singola scena rappresenta l'anima di tutto il film.
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akamotasan
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mercoledì 4 ottobre 2006
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londra val bene una messa...(anche funebre)
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Morte d'agosto
il self control regale,
masse e potere.
Durata:Parigi val bene una messa (in suffragio). Anche Londra
Commento:Un dramma borghese ? Una tragedia storica ? Una commedia sofisticata ? A partire da un argomento che mi lascia tiepido(ma ha lasciato ancor più fredda La Regina), un gioco delle parti sugli avvenimenti, le turbative e la natura del popolo inglese ed il potere, in ascesa, dei media . A suo modo fondamentale.
Lo spettatore esigente: Ricordo Helen Mirren in "il cuoco il ladro sua moglie, l'amante" di Peter Greeneway.
Altro che freddezza, acrobatica, bravissima anche lì !
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dj
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lunedì 2 ottobre 2006
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helen mirren, una regina elisabetta ii da oscar
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Il film narra la reazione della famiglia reale inglese e di Tony Blair alla notizia della morte improvvisa della Principessa Diana (31 agosto 1997) e in particolare, i rapporti tra la regina d'Inghilterra Elisabetta II e il Primo Ministro nei giorni in cui i due cercano insieme un compromesso tra come gestire la tragedia privata e la richiesta del paese di condividere il lutto con i reali. Il merito principale del film è sicuramente quello di non fare speculazioni e di non cercare morbosità da gossip sulla tragedia di Lady D. Frears, infatti, mantiene un tono neutro e distaccato, affrontando l’argomento con solido realismo ed inserendo solo qua e là qualche piccola annotazione umoristica e, nella seconda parte, almeno un paio di momenti di autentica commozione (l’incontro col cervo; la regina che si unisce alla folla dopo aver letto i biglietti dei fiori depositati in commemorazione di Diana).
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Il film narra la reazione della famiglia reale inglese e di Tony Blair alla notizia della morte improvvisa della Principessa Diana (31 agosto 1997) e in particolare, i rapporti tra la regina d'Inghilterra Elisabetta II e il Primo Ministro nei giorni in cui i due cercano insieme un compromesso tra come gestire la tragedia privata e la richiesta del paese di condividere il lutto con i reali. Il merito principale del film è sicuramente quello di non fare speculazioni e di non cercare morbosità da gossip sulla tragedia di Lady D. Frears, infatti, mantiene un tono neutro e distaccato, affrontando l’argomento con solido realismo ed inserendo solo qua e là qualche piccola annotazione umoristica e, nella seconda parte, almeno un paio di momenti di autentica commozione (l’incontro col cervo; la regina che si unisce alla folla dopo aver letto i biglietti dei fiori depositati in commemorazione di Diana). Il problema principale del film, invece – comune a molti (troppi) film biografici – è si nota una certa difficoltà nell’ottenere un vero, profondo coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore. È il rischio maggiore che si corre quando si sceglie di evitare la strada della narrazione romanzesca e ci si attiene scrupolosamente ai fatti. Ma il cinema, come qualunque altra arte, deve anzitutto trasmettere emozione. Notevole l’interpretazione di Helen Mirren, ragione principale del film, premiata con la Coppa Volpi. Giudizio: **
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alan
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giovedì 28 settembre 2006
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feticismo e noia
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film da piccolo schermo. Noioso, lento e feticista rispetto al tragico evento.
Assolutamente da evitare... Tanto è vero che nei cinema a doppia sala viene quasi sempre subito relegato nelle piccole sale b poco affollate
[+] giusta analisi
(di carmen)
[ - ] giusta analisi
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