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marco
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martedì 25 settembre 2007
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lento
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Male Girato.......Grandi Attori usati male!..........Noioso...........Lento...............Lento....................Lento!
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decamelot
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lunedì 24 settembre 2007
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i gusti sono gusti
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I gusti sono gusti, certo che se questo è un film da una stella, certi capolavori con Alberto Tomba, Costantino o Lino Banfi non so come considerarli.
Comunque i film possno piacere o non piacere e a me questo è piaciuto molto. Per essere un'opera prima mi ha emozionato molto, è un giallo poetico molto bello e con delle splendide atmosfere.
Gli attori sono in generale molto bravi e Servillo da solo merita di andare a vedere il film.
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rosa58
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lunedì 24 settembre 2007
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uno sguardo sui sentimenti
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L'utilizzo di una storia strutturata come un NOIR mette a nudo la complessità e la definizione stessa del SENTIMENTO. Visto all'interno di questo film come non sempre univoco o collegato ai soliti stereotipi: genitore/figlio, padre/figlio portatore handicap, malattie mentali, ecc.
Indagare in un un universo così complesso non è semplice già all'interno della singola speculazione; figuriamoci attraverso l'uso delle immagini e di personaggi. Tutto ciò ovviamente a favore degli autori e dei realizzatori del film.
Un film che fa pensare che nessuna emozione, nessun sentimento può e deve risultare scontato: la realtà è molto più complessa e spesso bisogna lasciarsi andare al vivere,all'accadimento in senso strettamente pratico anche dovendo rinunciare ad alcune proprie certezze.
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L'utilizzo di una storia strutturata come un NOIR mette a nudo la complessità e la definizione stessa del SENTIMENTO. Visto all'interno di questo film come non sempre univoco o collegato ai soliti stereotipi: genitore/figlio, padre/figlio portatore handicap, malattie mentali, ecc.
Indagare in un un universo così complesso non è semplice già all'interno della singola speculazione; figuriamoci attraverso l'uso delle immagini e di personaggi. Tutto ciò ovviamente a favore degli autori e dei realizzatori del film.
Un film che fa pensare che nessuna emozione, nessun sentimento può e deve risultare scontato: la realtà è molto più complessa e spesso bisogna lasciarsi andare al vivere,all'accadimento in senso strettamente pratico anche dovendo rinunciare ad alcune proprie certezze.
Ci fa piacere che possano esistere delle narrazioni ben strutturate che comunque ci portino a ripensare al nostro modo di intendere.
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mario
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domenica 23 settembre 2007
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mamma mia!
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Erano anni che non vedevo un film così triste, brutto, noioso, lento.......che sia ora di finirla?...forse è più adatto ai norvegesi!
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marco
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domenica 23 settembre 2007
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noia!
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gian
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domenica 23 settembre 2007
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opera prima
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Opera prima e speriamo anche l'ultima!
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francesco
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domenica 23 settembre 2007
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male
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Male male malissimo!....voglio i soldi indietro!
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lorenzo
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sabato 22 settembre 2007
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de profundis
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Mi dispiace tanto constatare che il cinema italiano è alla canna del gas!
De Profundis!
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mary
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sabato 22 settembre 2007
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noia!
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Un film assolutamente noioso e mal girato nonostante i grossi nomi!
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(di laragazzadelmare)
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melania
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sabato 22 settembre 2007
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un noir dai toni grigi
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Un film è la somma di molte cose. Storia, sceneggiatura, musica, fotografia, location, recitazione e regia. Un opportuno mix di tutte queste componenti fa di una pellicola una buona ora e mezzo di intrattenimento (chiaramente esulano dalla considerazione film che fanno categoria a parte). Succede che un prodotto, che può essere definito nel complesso apprezzabile, proprio in virtù del giusto mix, preso componente per componente comincia a perdere i pezzi.
La storia è ottima, ma la fotografia non regala nessuna suggestione e la regia toglie qualcosa al film anziché aggiungerla. Così è La ragazza del lago, opera prima del romano Andrea Molaioli, finanziato in parte dalla film commission del Friuli Venezia Giulia, e dal Ministero, pare giusto segnalarlo, e basato sul romanzo della norvegese Karin Fossum.
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Un film è la somma di molte cose. Storia, sceneggiatura, musica, fotografia, location, recitazione e regia. Un opportuno mix di tutte queste componenti fa di una pellicola una buona ora e mezzo di intrattenimento (chiaramente esulano dalla considerazione film che fanno categoria a parte). Succede che un prodotto, che può essere definito nel complesso apprezzabile, proprio in virtù del giusto mix, preso componente per componente comincia a perdere i pezzi.
La storia è ottima, ma la fotografia non regala nessuna suggestione e la regia toglie qualcosa al film anziché aggiungerla. Così è La ragazza del lago, opera prima del romano Andrea Molaioli, finanziato in parte dalla film commission del Friuli Venezia Giulia, e dal Ministero, pare giusto segnalarlo, e basato sul romanzo della norvegese Karin Fossum. Ebbene, il film è in generale godibile. Nella trama il filo che tiene insieme le storie dei vari comprimari è la sofferenza, inconfessabile e morbosa. E’ la cronistoria dell’indagine che segue il ritrovamento del cadavere di una ragazza bella, atletica, amata in paese. Si intreccia con la vicenda personale del commissario che esegue le indagini (un ottimo Toni Servillo), che è funzionale alla ricomposizione del personaggio (unico vero protagonista del film), un meridionale trasferito al nord per dolorose questioni affettive e familiari, ma incidentale rispetto al soggetto. Rientra per questo a pieno titolo in quel filone tutto italiano della trasposizione della vita quotidiana, arricchita da elementi di analisi pseudo-sociologica. Comincia però male tecnicamente, con l’abuso di inquadrature identiche in successione, con la macchina a stringere, dal campo lungo sui protagonisti della scena: un montaggio da video amatoriale di segmenti privi di carattere. Non spiegano niente del film e non aggiungono la suspense che il genere noir (così è stato definito) meriterebbe. Nel corso della visione la mano si aggiusta o l’occhio si abitua, tanto da notare anche qualche dettaglio virtuoso. Funzionano e sono efficaci, invece, i dialoghi, che accompagnano la tensione drammatica e la interrompono con battute caustiche.
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