L'infanzia di Mauro tra dittatura e calcio
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Il dispositivo drammaturgico è a prova di bomba. Il Brasile del giugno '70 è oppresso dalla dittatura ma anche percorsa dalla febbre del calcio, dall'attesa degli imminenti mondiali che la Seleccao vincerà per la terza volta, dalle più accanite controversie sulla convivenza tra Tostao e Pelè. La prima casa è fortemente presente nella vita del piccolo Mauro ma lui ne è inconsapevole, mentre il ragazzo è tutto proteso versa le aspettative calcistiche. Mauro con la sua valigetta viene una mattina caricato in macchina dai genitori che conducano il bambino a San Paolo e lo scaricano davanti a casa del nonno, promettendo che saranno di ritorno dalla loro "vacanza" tra virgolette (Mauro non è ancora in grado di comprendere: significa esilio) in tempo per assistere assieme alle gesta dei verdeoro. Sullo sfondo di una comunità ebraica che si prende cura di lui perché nel frattempo il nonno è morto, Mauro vivrà il passaggio della linea d'ombra. Con un curioso abbinamento il film esce in sala accompagnato dal corto di cinque minuti Lettera d'amore a Robert Mitchum, dove l'attrice Piera Degli Esposti confessa la sua antica passione per la star americana.
Da La Repubblica, 6 giugno 2008
di Paolo D'Agostini, 6 giugno 2008