marsmarc
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sabato 2 febbraio 2013
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un mondo spietato visto dagli occhi di una bambina
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Un film capolavoro perchè? Mette in contrasto la mente ingenua e semplice di una bambina con una realtà crude: il mondo spagnolo negli anni di Francisco Franco. Ebbene, cosa crea questo mix, un modo del tutto diverso di vedere le cose, una via speciale per comprenderle, per capirle e provarle; un mondo alternativo ecco, un mondo dove ci si rifuggia, dove si cerca asilo, dove tutto è magico è possibile, nel quale si vive perchè lo si vuole e come lo si vuole. Una fantasia fuori dal comune, che supera per ingegno e creatività anche il film 'la vita è bella' , perchè qui, nel labirinto del fauno, abbiamo una visione filtrata della realtà dagli occhi della bambina, che cerca di costruirsi un mondo tutto suo, un mondo che nemmeno la morte può distrugere.
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Un film capolavoro perchè? Mette in contrasto la mente ingenua e semplice di una bambina con una realtà crude: il mondo spagnolo negli anni di Francisco Franco. Ebbene, cosa crea questo mix, un modo del tutto diverso di vedere le cose, una via speciale per comprenderle, per capirle e provarle; un mondo alternativo ecco, un mondo dove ci si rifuggia, dove si cerca asilo, dove tutto è magico è possibile, nel quale si vive perchè lo si vuole e come lo si vuole. Una fantasia fuori dal comune, che supera per ingegno e creatività anche il film 'la vita è bella' , perchè qui, nel labirinto del fauno, abbiamo una visione filtrata della realtà dagli occhi della bambina, che cerca di costruirsi un mondo tutto suo, un mondo che nemmeno la morte può distrugere. Il regista, così, non solo fa un ritratto accurato e veritiero della spagna franchista, ma mette in risalto le qualità dei bambini, i quali non sono ancori turbati dalle angustie, dalle pecche del mondo corrotto ove noi viviamo e che possono con questa loro positiva ingenuità cambiare del tutto la prospettiva crudele e spietata di una qualsiasi realtà.
Un film ben fatto, riuscito nel suo intento, un capolavore che riflette un grande ingegno.
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claudiofedele93
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domenica 5 aprile 2015
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un fauno delle meraviglie
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Il Cinema di Guillermo del Toro è sempre stato un miscuglio di elementi capaci di creare una forma d’arte tanto derivata quanto inedita, riuscendo a confluire, grazie al genio di colui il quale l’ha concepita, in un tipo di Cinema che è riuscito ad unire molti dei fattori del passato, spaziando nelle varie discipline artistiche, concependo in questo modo un nuovo tipo di opere dotate di un grande potenziale di cui se ne sentiva il bisogno.
Il messicano, amico dei colleghi Cuaron ed Inarritu, nella sua prospera carriera ha sempre, costantemente, cercato di riversare tutto il suo genio, la sua verve e la sua inesauribile fantasia in ogni lungometraggio da questi diretto.
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Il Cinema di Guillermo del Toro è sempre stato un miscuglio di elementi capaci di creare una forma d’arte tanto derivata quanto inedita, riuscendo a confluire, grazie al genio di colui il quale l’ha concepita, in un tipo di Cinema che è riuscito ad unire molti dei fattori del passato, spaziando nelle varie discipline artistiche, concependo in questo modo un nuovo tipo di opere dotate di un grande potenziale di cui se ne sentiva il bisogno.
Il messicano, amico dei colleghi Cuaron ed Inarritu, nella sua prospera carriera ha sempre, costantemente, cercato di riversare tutto il suo genio, la sua verve e la sua inesauribile fantasia in ogni lungometraggio da questi diretto. Sin dai tempi di Cronos e Mimic è possibile scorgere tematiche, elementi, luoghi, personaggi che si sono dimostrati essere in ultima analisi piccoli mattoncini di quell’elegante, oscuro ed inquietante tempio mentale di Guillermo, un luogo ove il bello cede il passo al brutto, ma che non viene privato comunque di un certo fascino primordiale, segreto e oscuro.
Insetti, mostri, richiami a mondi estranei o paralleli ai nostri hanno continuamente stuzzicato la mente di questo regista, che fortunatamente per noi è riuscito con gli anni a riscuotere dei modesti, se non eccellenti, riscontri con la critica specializzata, la quale, ammettiamolo, più e più volte si ritrova ancor oggi a stroncare ingiustamente pellicole di genere (e per “genere” è bene riferirsi all’horror).
Del Toro è un uomo di cinema, non solo una persona capace di fare Cinema, poiché molti sono i film da lui prodotti o le sceneggiature da lui revisionate o curate; è un piccolo outsider che nella apparente conformità cela una forte componente rivoluzionaria capace di sfociare nei suoi lavori attraverso i contenuti e le immagini, senza mai rivelarsi troppo eccessiva o disturbante.
Arriva così, dopo i tanti film girati a cavallo tra la fine degli anni ’80 fino ai 2000, nel 2006, la pellicola che finalmente lo porta in alto, tra le stelle di Hollywood, facendolo arrivare alla candidatura all’Oscar quale Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Film Straniero, un riconoscimento che sa quasi di resa da parte dell’Academy, la quale non può non fare i conti con quest’uomo, che in tanti anni di onorato servizio ha portato alla luce perle come HellBoy - The Golden Army, La Spina del Diavolo e contribuito alla realizzazione di piccoli lavori quali La Madre o Eva, apprezzati in tutto il globo.
Il Labirinto del Fauno così sarà per lo spettatore medio o neofita, ma volenteroso, il perfetto biglietto di ingresso per iniziare a considerare la sua produzione una raccolta di assoluto valore, un contributo alla settima arte necessario nonché in definitiva originale.
Eppure, in fondo, cosa rappresenta davvero El Laberinto del Fauno? Come possiamo catalogarlo e a quante chiavi di lettura si presta?
E’ un fantasy? Un ritratto storico/sociale della Spagna della Seconda Guerra Mondiale? Una allegoria religiosa? Un omaggio a tutta la mitologia a cui il regista ha potuto e saputo fare appello? Oppure semplicemente una fiaba?
Al sottoscritto piace credere che l'opera di Del Toro, che si è presa il merito, se non la soddisfazione, di aver visto sulla propria locandina internazionale la scritta "nominata a 6 premi oscar tra cui miglior film straniero" sia una fiaba per adulti.
Secondo un famoso professore inglese dello scorso secolo, di fatto le favole non erano un soggetto per bambini, poiché al loro interno nascondevano agganci e tematiche, se non addirittura personaggi ed episodi, che solo gli adulti potevano comprendere appieno e quindi si doveva dare ad esse il giusto rispetto ed importanza, vederle esattamente come una delle più alte forma di prosa. Queste dovevano andare oltre il piacere di essere ascoltate da giovani pargoli nei loro letti prima di andare a dormire, quando nonne o mamme raccontavano loro di eroi, draghi, dame e cavaliere, poiché in esse erano racchiuse le fondamenta della civiltà ed in larga parte del Mito.
Guillermo, con questa produzione, realizza così un lungometraggio che riesce a toccare molte sfumature senza mai che l'una contamini o penalizzi l’altra, donando alla storia un equilibrio sia visivo che contenutistico; ci guida in un universo immaginario, ma al contempo non si scorda di parlare della realtà e del nostro mondo ormai sconquassato e distrutto dal secondo confitto mondiale, combattuto, in Spagna, dalla resistenza e vissuto attraverso gli occhi di una bambina, Ofelia, una creatura innocente dotata di una incontenibile fantasia, capace di creare una realtà alternativa alla nostra, ma non per questo meno crudele o credibile.
Il background narrativo è dotato di una cura ed un fascino concreto, solido e sincero ed è per questo esatto motivo che le scene che vedono protagonista il Fauno, ad esempio, e gli altri esseri fantastici funzionano alla perfezione, poiché il regista non si limita a inserirli in modo frettoloso o scanzonato, ma prepara psicologicamente lo spettatore, lo guida a credere nella vicenda da lui narrata, senza che questa agisca da Deus ex-machina né venga proposta sotto forma onirica e lo porta quasi a scordarsi, proprio come la giovane protagonista a cui il Fauno dirà essere una principessa, del proprio mondo.
L'elemento fantastico, che richiama Lewis, la mitologia dei miti nordici e greci, Tolkien e Lovecraft (verso il quale Guillermo del Toro ha un grande debito, e non nasconde gli omaggi ed i continui rimandi alla sua opera) ha una notevole parte di rilievo, ma sarà la vicenda legata alla guerra civile in Spagna, quella che vede lo scontro tra i seguaci di Franco ed i Partigiani, a catturare lo spettatore, la quale acquisterà sempre più corpo ed importanza sullo schermo con il passare del tempo rivelandosi essere parte del cuore pulsante del lungometraggio e culminerà pacificamente con un finale che se da un lato appare poco “originale" ed intuitivo dall'altro si dimostra perfetto, estremamente drammatico e capace di offrire un lieto fine allo stesso tempo, privato da un’inadeguato alone di buonismo e superficialità.
E' una vicenda crudele, quella della piccola Ofelia, nata e vissuta in uno dei più bui periodi della storia recente spagnola (periodo caro al regista), orfana di padre, costretta a vivere con la madre la quale ha preso in sposo un capitano franchista, che contrappone, al conflitto interno dello stato, tutta la sua innocenza e coraggio, la cui natura si rivela capace di rappresentare tutto quello che non è la guerra ed al contempo le conseguenze di essa su gli innocenti, mettendo in mostra un binomio essenziale legato al fatto che le persone si differenziano tra chi pensa e chi agisce senza riflettere ed in un mondo del genere persino l’immaginazione può essere vista come una fonte di salvezza.
Per coloro i quali saranno alla ricerca di sfumature virata al fantasy non potranno non amare la figura del Fauno, il suo carisma, la sua ambiguità, per non parlare di quella del "mostro con gli occhi sulle mani”, al quale viene concesso uno spazio di grande impatto visivo, condito da un’ottima fotografia, a cui viene donata una profondità mitologica invidiabile ed una realizzazione tecnica certosina; alcuni, tra i più svegli, magari troveranno anche in una determinata situazione persino un forte riferimento ad un opera famosissima di Goya in sua presenza, per non parlare, in fine, di tutte le piccole trovate stilistiche nate dalla mente di Guillermo del Toro, che riesce a farti piacere una cosa oggettivamente brutta, verso la quale provi una naturale repulsione, ma non per questo meno affascinante. Questi è un autore che ti fa comprendere che la bellezza non è solo un bel viso o un bel panorama, ma che l’uomo, cioè noi, è attratto anche da ciò che è brutto. Arrivato ai titoli di coda la sensazione è stata quella di aver visto un film grandioso, magari quadrato, ordinario e orchestrato alla perfezione, capace di soddisfare una larga fetta del pubblico, ma pieno di tristezza e vita, sacrificio e denuncia.
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morganakam
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sabato 20 giugno 2015
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ofelia nel paese delle cattiviglie
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Non capisco la gente che valuta il film perché non capisce il genere oppure perché vede che non è così chiaro. E' ovvio che non è soltanto un film horror, l'horror è rappresentato da quello che accade realmente al posto. Per il resto secondo me ci sono tanti generi: il fantasy/favola, il thriller, il drammatico.
Non concordo sul fatto che ci sono scene troppo forti: secondo me sono nella media per essere un film di Del Toro. E' ovvio che non è un film per bambini, quando è uscito era già vietato ai bambini di 14 anni.
Passando al film secondo me è quasi un capolavoro per la complessità dei significati forti della storia, non annoia mai, la storia è pesante ma regge molto bene, è avvincente e a tratti commovente (almeno per me - secondo me in Benicio c'è una parte sentimentale a dispetto dell'impatto brutale).
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Non capisco la gente che valuta il film perché non capisce il genere oppure perché vede che non è così chiaro. E' ovvio che non è soltanto un film horror, l'horror è rappresentato da quello che accade realmente al posto. Per il resto secondo me ci sono tanti generi: il fantasy/favola, il thriller, il drammatico.
Non concordo sul fatto che ci sono scene troppo forti: secondo me sono nella media per essere un film di Del Toro. E' ovvio che non è un film per bambini, quando è uscito era già vietato ai bambini di 14 anni.
Passando al film secondo me è quasi un capolavoro per la complessità dei significati forti della storia, non annoia mai, la storia è pesante ma regge molto bene, è avvincente e a tratti commovente (almeno per me - secondo me in Benicio c'è una parte sentimentale a dispetto dell'impatto brutale). Gli attori per me quasi tutti sconosciuti (tranne Maribel Verdù) sono davvero molto bravi, soprattutto la bambina. A tratti mi ritrovavo nei suoi panni, non so perché. La dittatura franchista non era molto diversa dalle altre, ce ne sono state altre in Europa e nel mondo in quei periodi. Il mondo fantastico, invece, oltre alle allegorie spiegate io l'ho interpretato anche come la favola di Alice nel paese delle meraviglie, in questo caso Ofelia nel paese delle Cattiviglie. All'inizio mi sembrava anche "La storia infinita" e il fauno non fa paura. La paura è perlopiù rappresentata dall'esercito franchista.
L'unica cosa negativa del film è il finale e anche la tristezza per la maggior parte del film.
Il mio voto finale è 9,5.
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jacopo b98
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venerdì 2 agosto 2013
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un piccolo capolavoro sull'innocenza dell'infanzia
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Spagna, 1944. Il regime di Francisco Franco fa strage di ribelli sulle montagne. La moglie incinta (Gil) di un ufficiale (Lòpez) va con la figlia (Baquero) di un precedente matrimonio dal marito, in un campo sulle montagne. Lì la bambina si inventa un mondo fantastico (composto da un labirinto, governato da un fauno [Jones], in cui lei sarebbe una principessa) per scappare dalla devastante e terribile violenza della guerra, ma alla fine sarà proprio la sua incapacità di uscire dall’innocenza e dalla purezza dell’infanzia ad ucciderla. È il sesto film di del Toro, che l’ha scritto, diretto e prodotto insieme ad altri quattro produttori (tra cui Alfonso Cuaròn).
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Spagna, 1944. Il regime di Francisco Franco fa strage di ribelli sulle montagne. La moglie incinta (Gil) di un ufficiale (Lòpez) va con la figlia (Baquero) di un precedente matrimonio dal marito, in un campo sulle montagne. Lì la bambina si inventa un mondo fantastico (composto da un labirinto, governato da un fauno [Jones], in cui lei sarebbe una principessa) per scappare dalla devastante e terribile violenza della guerra, ma alla fine sarà proprio la sua incapacità di uscire dall’innocenza e dalla purezza dell’infanzia ad ucciderla. È il sesto film di del Toro, che l’ha scritto, diretto e prodotto insieme ad altri quattro produttori (tra cui Alfonso Cuaròn). È sicuramente il suo film migliore: il regista osa mischiare elementi da film fantasy, horror, drammatico e di guerra tutti insieme, con il rischio di un’incoerenza narrativa di cui invece nel film non c’è traccia. È un film bellissimo e si potrebbe dire ben poco d’altro: il regista mischia l’innocenza di una fiaba con la violenza cruda della guerra, peraltro sempre filmata con distacco, in modo freddo; del Toro partecipa alla parte fantastica, per quella realistica si limita a filmare scene di spietata crudeltà (memorabile [e ai limiti dell’insostenibile] la scena in cui il capitano fracassa la faccia di un prigioniero con una bottiglietta, letteralmente sfondandogli il viso). Così tutto il film diventa una riflessione sull’innocenza dell’infanzia e dei bambini, stracolma di richiami mitologici e di citazioni cinematografiche, mischiate con una rara bravura. E il finale è una delle scene più commoventi e tragiche della storia: anche nella corsa finale per salvarsi dalla follia e dalla crudeltà del patrigno, la bambina ancora si rifugia nella fantasia, che però, quando si tirano le somme, forse l’ha fatta felice, ma non la salva da una violenza troppo grande per essere fermata da un bambino innocente. Memorabile il mimo Doug Jones nella parte del fauno e dell’uomo bianco. Tecnicamente impeccabile, dal punto di vista degli effetti speciali non ha nulla da invidiare a molti film USA, come dimostrano i tre Oscar, miglior fotografia (Guillermo Navarro), scenografie e trucco, su sei nomination (anche film straniero, sceneggiatura originale e colonna sonora), BAFTA a miglior film in lingua non inglese, trucco e costumi; oltre a decine di riconoscimenti internazionali. In concorso a Cannes 2006. Magnifica la colonna sonora di Javier Navarrete.
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marychan
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mercoledì 20 settembre 2017
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strano connubio fra guerra e fantasy
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Lascia con una domanda fondamentale, l'imprevedibile finale del film: esisteva davvero il mondo delle fate, oppure era solo l'immaginazione di una bambina? Commovente, intrigante e fin troppo splatter per i miei gusti, altrena cupe scene di guerra e miseria ad inquietanti paesaggi fantasy, con forse l'unica eccezione nella scena finale, quando tutto diventa brillante come nel favoloso mondo di Oz, ammantato di un'aura eterea come se fosse il paradiso, dove la bambina ritrova i suoi cari, in una struggente metafora fra la morte e la nuova vita.
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luca scialo
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sabato 9 maggio 2020
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una gotic noel con intrecci storici
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Guillermo Del Toro ci propone una Gotic Noel ambientata nella Spagna del 1944, lacerata dalla guerra civile. Mentre il Mondo fuori combatteva la Seconda guerra mondiale. Protagonista è Ofelia, bambina che insieme alla madre Carmen, giovane vedova, raggiunge il capitano Vidal che ha sposato. E dal quale attende un figlio. Ofelia è, come tutte le bambine, una sognatrice, mentre la madre Carmen è una donna sensibile a differenza del nuovo Marito freddo e cinico militare. Ofelia viene guidata da un gigantesco insetto volatile in un labirinto, fino a scendere sotto terra, dove trova un Fauno che gli rivela di essere una principessa. Dandogli dei compiti per ritrovare la sua vera identità.
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Guillermo Del Toro ci propone una Gotic Noel ambientata nella Spagna del 1944, lacerata dalla guerra civile. Mentre il Mondo fuori combatteva la Seconda guerra mondiale. Protagonista è Ofelia, bambina che insieme alla madre Carmen, giovane vedova, raggiunge il capitano Vidal che ha sposato. E dal quale attende un figlio. Ofelia è, come tutte le bambine, una sognatrice, mentre la madre Carmen è una donna sensibile a differenza del nuovo Marito freddo e cinico militare. Ofelia viene guidata da un gigantesco insetto volatile in un labirinto, fino a scendere sotto terra, dove trova un Fauno che gli rivela di essere una principessa. Dandogli dei compiti per ritrovare la sua vera identità. Ma l'orrore del mondo reale è ancora più tremendo di quello della favola cupa che sta vivendo. Al regista messicano vanno dati i meriti di aver scritto ex novo, e diretto, una fiaba intrecciata in un contesto storico. La pellicola ha avuto vari riconoscimenti sebbene non convinca totalmente. Comunque, ha ottenuto vari riconoscimenti e resta ad oggi la più significativa nella filmografia Del Toro. Il quale si è sforzato di trovare una propria via iberico-messicana alternativa a quella hollywoodiana.
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antonello villani
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martedì 5 dicembre 2006
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favola per adulti nella spagna franchista
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Favola dark nella Spagna franchista. Guillermo Del Toro, regista ossessionato dalle dittature militari, torna a scuotere le coscienze con il suo cinema visionario. Ancora violenze su bambini in questo noir che attinge alla mitologia per rivisitare una pagina vergognosa della storia di quest’ultimi anni, eppure l’orfana affidata al patrigno commuove pur ricalcando il cliché della bella addormentata nel bosco. A metà strada tra l’horror e il fantasy, “Il Labirinto del Fauno” è costruito su due piani narrativi che s’intersecano senza un ordine preciso alternando la poesia delle fiabe all’efferatezza della guerra civile: realtà e fantasia, la trasfigurazione del male diventa l’unica alternativa per accettare la tragedia che si consuma sotto gli occhi di una rifugiata.
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Favola dark nella Spagna franchista. Guillermo Del Toro, regista ossessionato dalle dittature militari, torna a scuotere le coscienze con il suo cinema visionario. Ancora violenze su bambini in questo noir che attinge alla mitologia per rivisitare una pagina vergognosa della storia di quest’ultimi anni, eppure l’orfana affidata al patrigno commuove pur ricalcando il cliché della bella addormentata nel bosco. A metà strada tra l’horror e il fantasy, “Il Labirinto del Fauno” è costruito su due piani narrativi che s’intersecano senza un ordine preciso alternando la poesia delle fiabe all’efferatezza della guerra civile: realtà e fantasia, la trasfigurazione del male diventa l’unica alternativa per accettare la tragedia che si consuma sotto gli occhi di una rifugiata. Così il regime assume contorni fantastici, un negazionismo che culmina nella riconciliazione con il mondo della natura e le creature che la popolano; spunta il Dio Pan, re e regine fanno la loro apparizione in un mondo sotterraneo abitato da orchi e fatine, mentre una guarnigione militare semina il terrore nella montagna. Tra indovinelli e prove da superare Ofelia scoprirà gli orrori della guerra, il sadico capitano resterà vittima della sua stessa follia e la principessa troverà la via del ritorno. Del Toro lancia strali contro l’autoritarismo della dittatura prendendo le distanze dai regimi totalitari che hanno visto la cancellazione dei diritti civili e l’affermazione della violenza: obbedienza, repressione e terrore diventano le armi di un governo che impedisce il libero pensiero stroncando sul nascere qualsiasi movimento eversivo. Bagno di sangue –le scene di torture nel fienile, la brutale uccisione di un contadino con la bottiglia di acquavite- per i protagonisti che alla fine trovano una via d’uscita dal labirinto magico: la bimba sacrifica la vita per salvare un innocente ed i cattivi muoiono sul campo di battaglia. Non per tutti questa favola che in più occasioni indugia sui particolari truculenti, il divieto ai minori di quattordici anni è un monito per tutti quelli che pensano di trovare un’altra Narnia tra le falangi di Franco.
Antonello Villani
(Salerno)
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nick castle
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mercoledì 18 agosto 2010
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un piccolo film...
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Nonostante l'impegno di Del Toro, il film non raggiunge il risultato e la meta sperata. La storia va un po' senza una vera e propria strada e il film è ornato quà e là da una violenza fuoriluogo in un film fantasy. La componente storica prende il sopravvento su quella fantasy, impedendo a tutte e due di lasciare un vero e proprio segno distintivo. Solo nel finale riesce a trasmettere qualche sentimento. Doug Jones nella parte del fauno è da Oscar...
[+] film penoso
(di sixy89)
[ - ] film penoso
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entropia
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domenica 29 aprile 2007
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quell' "orco" di del toro
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Un film che si rivela inappropriato per qualsiasi pubblico. Per quanto il soggetto sia originale e coinvolgente la realizzazione ha presvisto troppa violenza gratuita. Non è una pellicola per bambini, che sarebbero attratti dalla componente fiabesca ma neppure per adulti, più orientati verso altre tipologie cinematografiche.
Insomma non si può che vederlo per sbaglio e rimanerne in ogni caso delusi.
Che senso ha farci vedere il capitano che si ricuce il sorriso allargato dal coltello? Oppure ancora l'uomo morto sotto i colpi inferti da una bottiglia che gli strazia il volto? Direi che il fauno dalle fattezze mostruose, le fate/insetto, l'orco mangia-bambini e la mandragola umana erano già più che sufficienti.
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Un film che si rivela inappropriato per qualsiasi pubblico. Per quanto il soggetto sia originale e coinvolgente la realizzazione ha presvisto troppa violenza gratuita. Non è una pellicola per bambini, che sarebbero attratti dalla componente fiabesca ma neppure per adulti, più orientati verso altre tipologie cinematografiche.
Insomma non si può che vederlo per sbaglio e rimanerne in ogni caso delusi.
Che senso ha farci vedere il capitano che si ricuce il sorriso allargato dal coltello? Oppure ancora l'uomo morto sotto i colpi inferti da una bottiglia che gli strazia il volto? Direi che il fauno dalle fattezze mostruose, le fate/insetto, l'orco mangia-bambini e la mandragola umana erano già più che sufficienti.
D'accordo l'intento era di rendere la brutalità del Franchismo ma lo si poteva fare benissimo senza obbligare gli spettatori a chiudere gli occhi per un quarto del film!
Sarebbero bastate delle inquadrature più soft...
In conlusione, complimenti a Del Toro per aver trasformato quello che poteva essere un bel film fantastico con un retrogusto storico un pò amaro in una sorta di documentario-horror.
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[+] non sò cosa dire...
(di quentin)
[ - ] non sò cosa dire...
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luca h. z.
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sabato 23 giugno 2007
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quando la realtà è più interessante della fantasia
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Inutile, scontato e privo di alcun mordente.
Affascinato dal titolo che mi ha rimandato ad uno dei miei film favoriti in assoluto (quel "Labyrinth" del mai troppo compianto Jim Henson, tutt'ora un capolavoro inarrivato del fantasy fiabesco) mi sono apprestato ad affittare questo film nella speranza di trovare la stessa magia seppure con le dovute differenze.
Lo avessi visto senza il rimando al sopraccitato capolavoro forse sarei riuscito anche ad apprezzarlo per ciò che è: un fantasy oscuro ed onirico.
Ma ahimè le tre prove che sono al centro della parte fantasy del film sono prive di tocchi di genio, si risolvono nella più completa banalità e talvolta cadono persino nell'illogicità (es.
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Inutile, scontato e privo di alcun mordente.
Affascinato dal titolo che mi ha rimandato ad uno dei miei film favoriti in assoluto (quel "Labyrinth" del mai troppo compianto Jim Henson, tutt'ora un capolavoro inarrivato del fantasy fiabesco) mi sono apprestato ad affittare questo film nella speranza di trovare la stessa magia seppure con le dovute differenze.
Lo avessi visto senza il rimando al sopraccitato capolavoro forse sarei riuscito anche ad apprezzarlo per ciò che è: un fantasy oscuro ed onirico.
Ma ahimè le tre prove che sono al centro della parte fantasy del film sono prive di tocchi di genio, si risolvono nella più completa banalità e talvolta cadono persino nell'illogicità (es. perchè mangiare qualcosa se ti viene esplicitamente detto di non farlo? E che prova può mai essere se ti viene svelata la soluzione ancor prima di affrontarla?) giusto per dar vita a creature che seppur graficamente ineccebili, sono prive di un perchè, di una storia che ne giustifichi la presenza.
La scelta cromatica poi mi ha riportato alla mente il Tim Burton di "Sleepy Hollow" o il Jean-Pierre Jeunet de "La Città dei Bimbi Perduti", nei cui casi era azzeccatissima ma poco si addice ad un mondo di fate e fauni.
Insomma, la parte che narra le vicissitudini dell'eliminazione della resistenza spagnola risultano assai più interessanti di quelle che riguardano Ophelia e la sua "vacanza" nel mondo del fauno e in un film fantasy, quando la realtà risulta più interessante della fantasia, il fallimento è quasi totale.
Ineccebile rimane comunque il lavoro di Del Toro dietro alla cinepresa, capace di accrobazie degne di maestri come Jackson e Raimi e siccome si parla di cinema, questo basta per salvarlo dalla mediocrità.
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[+] una curiosità
(di a)
[ - ] una curiosità
[+] beata l'ignoranza
(di luca h. z.)
[ - ] beata l'ignoranza
[+] quando chi guarda non cede
(di chiron)
[ - ] quando chi guarda non cede
[+] la vita in magia
(di alessia)
[ - ] la vita in magia
[+] ...sicuro?
(di bart)
[ - ] ...sicuro?
[+] faresti meglio ad ostentare meno
(di aryman)
[ - ] faresti meglio ad ostentare meno
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