jacopo b98
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lunedì 31 marzo 2014
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un film mediocre ma girato con grande stile!
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Nel 2027 l’Inghilterra è l’unico stato ad essere sopravvissuto a una specie di apocalisse mai del tutto spiegata. Lo stato è governato da una feroce dittatura che reprime tutti e massacra gli immigrati. Inoltre il 100% della popolazione è sterile: dal 2009 non nascono più bambini. In questo terrificante panorama Theo (Owen), un impiegato del governo, è incaricato da una vecchia amica (Moore) a capo della ribellione dei poveri di portare fino al mare una ragazza (Ashitey)…incinta. Dal romanzo di P.D. James, sceneggiato dal regista con David Arata, Timothy J. Sexton e altri, Cuaròn ha tratto il film che da anni desiderava realizzare.
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Nel 2027 l’Inghilterra è l’unico stato ad essere sopravvissuto a una specie di apocalisse mai del tutto spiegata. Lo stato è governato da una feroce dittatura che reprime tutti e massacra gli immigrati. Inoltre il 100% della popolazione è sterile: dal 2009 non nascono più bambini. In questo terrificante panorama Theo (Owen), un impiegato del governo, è incaricato da una vecchia amica (Moore) a capo della ribellione dei poveri di portare fino al mare una ragazza (Ashitey)…incinta. Dal romanzo di P.D. James, sceneggiato dal regista con David Arata, Timothy J. Sexton e altri, Cuaròn ha tratto il film che da anni desiderava realizzare. E in questo film mette tutte le sue tematiche preferite: il sacrificio, la repressione dei poveri da parte dei potenti, l’immigrazione, l’amore, la violenza, ecc. Il risultato è un curioso misto di guerra, azione e sacralità, a tratti riuscito, a tratti meno. Quello che è innegabile è il suo fascino visivo che ha i suoi pregi specialmente nella fotografia di Emmanuel Lubezki (Premio Osella a Venezia e BAFTA alla fotografia) e nelle scenografie squallide. Ma anche nella regia di Cuaròn, vero punto di forza del film, il regista predilige lunghi piani sequenza con tonnellate di camera a spalla e realizza delle scene belliche davvero impressionanti. Cuaròn si dimostra il cineasta tecnicamente più innovativo della sua generazione: appanna la telecamera, la schizza, e non teme di mostrare la violenza cruda in un progetto ad alto costo come questo. Tra gli attori spicca Michael Caine. Montaggio: Alfonso Cuaròn e Alex Rodriguez. Musiche: John Tavener.
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sadis
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mercoledì 29 ottobre 2014
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il miglior cuaron
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Questo film all'interno della filmografia del regista messicano rappresenta il vertice massimo, infatti non sempre si è dimostrato all'altezza del suo talento (Harry Potter, Gravity). Il film oltre a presentare i tratti caratteristici della regia di cuaron, come i lunghi piano sequenza e altri virtuosismi questa volta è sorretto da una grande storia. L'idea dell'infertilità è straordinaria, è un film visionario ma anche legato al presente.
Uno dei migliori film distopici di sempre.
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paolp78
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sabato 4 settembre 2021
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tecnica registica in prim’ordine
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Di questo film di fantascienza distopica restano la buona messa in scena della società futuristica (la storia è ambientata nel 2027), molto credibile e ben congeniata, e soprattutto la straordinaria tecnica registica messa in mostra dal pluripremiato Alfonso Cuarón, che si impegna in una quantità impressionante di autentici virtuosismi dietro la macchina da presa. Tra le sequenze in cui il regista messicano può meglio esibire il suo talento si segnalano quelle dello scontro a fuoco durante la guerriglia che si scatena nel finale.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo dei primi anni ’90, con non poche intuizioni perfettamente azzeccate o quasi.
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Di questo film di fantascienza distopica restano la buona messa in scena della società futuristica (la storia è ambientata nel 2027), molto credibile e ben congeniata, e soprattutto la straordinaria tecnica registica messa in mostra dal pluripremiato Alfonso Cuarón, che si impegna in una quantità impressionante di autentici virtuosismi dietro la macchina da presa. Tra le sequenze in cui il regista messicano può meglio esibire il suo talento si segnalano quelle dello scontro a fuoco durante la guerriglia che si scatena nel finale.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo dei primi anni ’90, con non poche intuizioni perfettamente azzeccate o quasi.
Rispetto ad altre pellicole del genere, questa ha il pregio di non essere pensata prevalentemente per un pubblico di teenager. La trama tratta tematiche che hanno sempre la loro complessità; molto apprezzabile anche l’impianto narrativo, con toni gravi ed atmosfere studiate che ben funzionano restituendo una cifra stilistica molto apprezzabile.
La pecca maggiore invece sta nel fatto che i personaggi principali non riescono ad appassionare troppo, conseguentemente non si crea la giusta tensione ed anche le scene più concitate non riescono ad avvincere realmente.
Nella parte del protagonista c’è Clive Owen, sicuramente bravo, ma poco capace di bucare lo schermo e restare veramente impresso. Tra gli altri interpreti si segnalano grossi nomi come Julianne Moore e Michael Caine in delle parti da comprimari ed anche l’attore britannico di colore Chiwetel Ejiofor.
La pellicola strizza l’occhio ai movimenti pacifisti ed è palesemente anti-militaristi: basti pensare che la speranza per un riscatto dell’umanità risiede nel consegnare una giovane profuga ad una ONG che viene presentata come l’unica entità che potrà realmente condurla in salvo.
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antonello villani
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mercoledì 13 dicembre 2006
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paure ed inquietudini del terzo millennio
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Fantathriller misto a fantapolitica. Alfonso Cuaròn raccoglie paure ed inquietudini del terzo millennio portando sullo schermo le catastrofi di un futuro prossimo venturo. Anno 2027. Il mondo è funestato da guerre e malattie, le donne sono sterili, la razza umana è destinata all’estinzione, i notiziari annunciano la morte del più giovane abitante del pianeta. Tratto dal romanzo di P.D. James, “I figli degli uomini” è un film che vuole svegliare le coscienze dal torpore in cui sono cadute, un grido d’allarme proprio quando il mondo si avvia alla distruzione. Si torna a parlare di inquinamento, esperimenti genetici, effetto serra, raggi gamma, perché risulta difficile pensare al futuro se è in atto una guerra planetaria e gli immigrati vengono deportati nei campi di concentramento.
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Fantathriller misto a fantapolitica. Alfonso Cuaròn raccoglie paure ed inquietudini del terzo millennio portando sullo schermo le catastrofi di un futuro prossimo venturo. Anno 2027. Il mondo è funestato da guerre e malattie, le donne sono sterili, la razza umana è destinata all’estinzione, i notiziari annunciano la morte del più giovane abitante del pianeta. Tratto dal romanzo di P.D. James, “I figli degli uomini” è un film che vuole svegliare le coscienze dal torpore in cui sono cadute, un grido d’allarme proprio quando il mondo si avvia alla distruzione. Si torna a parlare di inquinamento, esperimenti genetici, effetto serra, raggi gamma, perché risulta difficile pensare al futuro se è in atto una guerra planetaria e gli immigrati vengono deportati nei campi di concentramento. Tra cortei ed attentati un uomo con un passato da rivoluzionario deve mettere in salvo una ragazza incinta; aiutato da un gruppo di manifestanti con la pretesa di cambiare il destino dell’umanità, Theo sfiderà la morte pur di tenere fede alla sua promessa. Il regista messicano dirige un film dal ritmo serrato affidandosi alla perfetta ricostruzione degli ambienti: spettrale l’atmosfera di una Londra ridotta in macerie, livida la fotografia di Lubezki ed angosciante il quadro politico di un futuro non molto lontano. I protagonisti Clive Owen e Julianne Moore –peccato che l’attrice di X-Files non resti a lungo sullo schermo- creano la giusta tensione emotiva ricordando il passato di militanti ed il dramma del figlio scomparso; Michael Caine, capelli lunghi e spinello sempre in mano, ricalca il cliché del politicante di sinistra rifugiato in un cottage lontano dalla civiltà. Cuaròn conduce un gioco sottile restando sospeso tra thriller e fantascienza, ci regala una storia inquietante che vuole essere un monito per tutti quelli che distruggono le risorse del pianeta, ricrea nei dettagli un mondo in preda alla più totale confusione. Notiziari, bombe, manifestanti, uccisioni, rapimenti, ideologie, immigrati, nel 2027 tutto è foriero di morte e distruzione. Finale retorico con i militari che s’inchinano al neonato in braccio alla madre, eppure “I figli degli uomini” resta un esempio di cinema con la maiuscola: emoziona come solo i grandi film sono capaci di fare.
Antonello Villani
(Salerno)
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riccardo
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lunedì 20 novembre 2006
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futuro non troppo prossimo
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Dopo"Harry Potter e il prigioniero di Azkaban",Alfonso Cuaròn torna con un film futuristico,ambientato in un 2027 molto prossimo,dove quasi nulla è cambiato ma dove tutto sembra essere estremizzato,portato al limite della follia.Il mondo(rappresentato dall'Inghilterra dove il film è ambientato)è politicamente diviso,il popolo frammentato in gruppi terroristici,ognuno con un proprio ideale;gli immigrati sembrano deportati,segregati in delle gabbie come animali;la polizia ha instaurato un proprio dominio assolutistico,quasi non dipendesse da nessuno Stato,uccidendo ininterrottamente e picchiando in pubblico chiunque tenti di evadere dalla sua autorità,spietatamente e senza ragione;ma la cosa che caratterizza questa nuova generazione è la scomparsa della fertilità delle donne:la mancanza del candore infantile ha avvolto l'umanità nelle tenebre(Cuaròn utilizza nuovamente un'atmosfera dark)della guerra e del male.
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Dopo"Harry Potter e il prigioniero di Azkaban",Alfonso Cuaròn torna con un film futuristico,ambientato in un 2027 molto prossimo,dove quasi nulla è cambiato ma dove tutto sembra essere estremizzato,portato al limite della follia.Il mondo(rappresentato dall'Inghilterra dove il film è ambientato)è politicamente diviso,il popolo frammentato in gruppi terroristici,ognuno con un proprio ideale;gli immigrati sembrano deportati,segregati in delle gabbie come animali;la polizia ha instaurato un proprio dominio assolutistico,quasi non dipendesse da nessuno Stato,uccidendo ininterrottamente e picchiando in pubblico chiunque tenti di evadere dalla sua autorità,spietatamente e senza ragione;ma la cosa che caratterizza questa nuova generazione è la scomparsa della fertilità delle donne:la mancanza del candore infantile ha avvolto l'umanità nelle tenebre(Cuaròn utilizza nuovamente un'atmosfera dark)della guerra e del male.Il film è complesso,è contemporaneamente un'ammonizione al mondo d'oggi e un immaginario mondo del futuro dove le guerre e l'odio giungono al culmine distruggendo tutto e offuscando ogni cosa col fumo delle bombe e degli spari.La nascita della bambina,verso la fine del film,ricorda un pò l'avvento di Cristo:la giovane madre tiene stretta tra le braccia la figlia avvolta in un misero panno e passando tra i soldati e il popolo inferocito,ferma la guerra per pochi attimi,in cui la bambina(una nuova speranza di generare altre vite) viene contemplata in tutta la sua tenerezza e innocenza.Il regista inserisce nel finale una grande dose di speranza quando la ragazza e il suo salvatore,Theo(Clive Owen)che l'ha accompagnata per tutto il viaggio,proteggendola a costo della vita,aspettano in mare,su una barchetta,la nave che li porterà alla salvezza,una nave chiamata"Tomorrow",domani.Cuaròn,inaspettatamente,sembra favorire la violenza per descrivere il male della guerra e dell'odio,creando nello spettatore un senso d'inquietudine e di paura che lo porta a riflettere sulla pessima condizione del mondo d'oggi e di un domani non di certo migliore.Bravi gli attori,buona la sceneggiatura,originalissima l'idea di inserire le risa dei bambini in sottofondo ai titoli di coda,un pò noiosetto l'inizio.www.cinemailaviu.blogspot.com
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gianleo67
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sabato 8 giugno 2013
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fanta new age di una transumanza cristologica
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In un futuro prossimo venturo in cui l'umanità rischia l'estinzione a causa di una pandemia di infertilità dalle origini ignote e l'isola britannica vive sotto un regime disumano che impone la segregazione e deportazione di masse sempre più numerose di immigrati clandestini, un tormentato giornalista londinese viene contattato da una organizzazione antigovernativa con lo scopo di condurre una giovane ragazza straniera verso una destinazione sicura per il bambino che porta in grembo.
Quando scopre l'oscuro piano di una cinica macchinazione all'interno dell'organizzazione decide di proseguire da solo il suo viaggio, proteggendo la ragazza dalle numerose insidie di nemici sempre più spietati e letali.
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In un futuro prossimo venturo in cui l'umanità rischia l'estinzione a causa di una pandemia di infertilità dalle origini ignote e l'isola britannica vive sotto un regime disumano che impone la segregazione e deportazione di masse sempre più numerose di immigrati clandestini, un tormentato giornalista londinese viene contattato da una organizzazione antigovernativa con lo scopo di condurre una giovane ragazza straniera verso una destinazione sicura per il bambino che porta in grembo.
Quando scopre l'oscuro piano di una cinica macchinazione all'interno dell'organizzazione decide di proseguire da solo il suo viaggio, proteggendo la ragazza dalle numerose insidie di nemici sempre più spietati e letali.
Suggerendo le ambientazioni cupe e plumbee di una modernità pre apocalittica nel cuore di una civiltà occidentale che un accidente biologico sconosciuto ha piombato nel caos di una gravissima crisi demografica e sociale, Alfonso Cuarón prefigura lo scenario di un insolito (eppure così abusato) fanta-new age dove si rielaborano in modo poco convincente gli spauracchi agitati dai regimi autocratici del XX secolo: dalla xenofobia di matrice nazionalsocialista all'apartheid di bistrattate popolazioni alloctone e condendo il tutto con la mistica di seconda mano di un vago libertarismo all'acido lisergico.
Se è vero che il film può funzionare dal punto di vista della costruzione narrativa (un road movie con un trasandato eroe al comando di una insolita transumanza cristologica) è pur vero che molti elementi scenografici e simbolici appaiono oltremodo irritanti, dando l'impressione di una confusa commistione ideologica di chi abbia voluto riprodurre su scala regionale (l'Inghilterra di '30 giorni dopo' era assai più credibile) una deriva globale solo accennata e priva di una verosimile coerenza immaginifica (che ne è stato del resto del mondo?). Si assiste così all'eco di una rediviva cultura hippy come substrato ideologico in grado di sovvertire l'ordine costituito (ministri che tengono 'Guernica' in soggiorno e 'The big Pig' dei Pink floyd fluttuante nell'atrio ) con tanto di tormentone musicale (la Ruby Tuesday nell'insolita e personale interpretazione pop di Franco Battiato) e portabandiera ufficiale (un Michael Caine un pò ridicolo nei panni di un capellone che vive nell'eremo bucolico di una piantagione idroponica di cannabis,sic!) , infarcito da 'profonde' riflessioni sul mistico dualismo tra i capricci del caso e la necessità della fede (o era il contrario?) e dallo stucchevole piagnisteo mediatico sulla prematura dipartita di un celeberrimo sedicenne, recordman assoluto per via della giovine età.
Caleidoscopio pasticciato di luoghi comuni del genere e prossimo alla involontaria parodia è un film che conduce alle estreme conseguenze una piccola epopea del sacrificio e della rinascita (di un solo bambino per di piu' di colore o dell'intera umanità?) volendoci insegnare che la speranza è l'ultima a morire. Ma questo già ce lo sapevamo. Per sentimentaloni del grande schermo, gli altri si astengano.
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oblomovita
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venerdì 20 giugno 2014
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noioso
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Clive Owen deludente. Credo che il film avrebbe potuto meritare qualche punto in più se al posto di Julianne Moore fosse morto subito Clive Owen, che a mio avviso non ha lo spessore di un Russel Crowe o di un Bruce Willis per raddrizzare da solo un film nato male.
Forse ci sarebbero riusciti Michael Caine e la Moore insieme se non ci fosse stata la bella trovata, unica idea tanto originale quanto sconsiderata, di far morire subito una e poi l'altro incentrando invece tutto il film su un anonimo Owen.
Il film supera apopena la soglia della mediocrità grazie a una trama che all'inizio promette bene ma poi fa acqua da tutte le parti.
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l.e.c.
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mercoledì 15 agosto 2007
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ecco il nostro futuro!
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Ecco un buon film fantascientifico come non se ne vedevano da tanti anni, visto che ora i giovani preferiscono le americanate alla Guerre Stellari! Pur essendo in parte "politicamente corretto" (l'Umanita verrà salvata solo da uomini di buona volontà, sospetti che sia il Governo inglese a mettere le bombe e non i terroristi arabi,...) due sono le cose rimarchevoli per gli Europei d'oggi: che, sotto l'idea cinematografica di una sterilità collettiva dovuta forse a una precedente e mai nominata guerra atomica, l'Occidente edonista odierno faccia male a non fare più figli (o uno soltanto) per evitare problemi; che il terrorismo mussulmano si sta preparando a colpirci per tentare nuovamente (dopo il primo tentativo dal VII al XVIII secolo) di conquistare l'Europa Cristiana.
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Ecco un buon film fantascientifico come non se ne vedevano da tanti anni, visto che ora i giovani preferiscono le americanate alla Guerre Stellari! Pur essendo in parte "politicamente corretto" (l'Umanita verrà salvata solo da uomini di buona volontà, sospetti che sia il Governo inglese a mettere le bombe e non i terroristi arabi,...) due sono le cose rimarchevoli per gli Europei d'oggi: che, sotto l'idea cinematografica di una sterilità collettiva dovuta forse a una precedente e mai nominata guerra atomica, l'Occidente edonista odierno faccia male a non fare più figli (o uno soltanto) per evitare problemi; che il terrorismo mussulmano si sta preparando a colpirci per tentare nuovamente (dopo il primo tentativo dal VII al XVIII secolo) di conquistare l'Europa Cristiana. Bella la scena del Royal Army che finalmente penetra nel quartiere londinese abitato da arabi per ripulirlo! Chissà che prima o poi anche quello Italiano non faccia lo stesso nei suburbi delle grandi città ormai terra di nessuno...
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[+] sono daccordo
(di laquiete)
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(di thesecretg)
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