maurizio
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martedì 6 febbraio 2007
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glaciale...eppur si muove!
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E' un film rigido, nero, cinico e spietato, come il suo protagonista, interpretato con la sua solita bravura da Alessio Boni. Indiscutibilmente nel film emergono delle sbavature e forse c'è un eccesso di compiacimento in alcune scene come in quella finale, dopo la quale ci si domanda come sia stato possibile per Giorgio uscirne pulito. Però la fascinosa atmosfera resta, come resta l'immagine inquietante e seducente della bella Ferrari, anch'essa divorata dalla psicopatia del protagonista. Interessante rimane anche la caratterizzazione del protagonista che offre un quadro preciso di una personalità anaffettiva e schizoide, presa solamente dal suo ego narcisistico, incapace di empatia e affettività.
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E' un film rigido, nero, cinico e spietato, come il suo protagonista, interpretato con la sua solita bravura da Alessio Boni. Indiscutibilmente nel film emergono delle sbavature e forse c'è un eccesso di compiacimento in alcune scene come in quella finale, dopo la quale ci si domanda come sia stato possibile per Giorgio uscirne pulito. Però la fascinosa atmosfera resta, come resta l'immagine inquietante e seducente della bella Ferrari, anch'essa divorata dalla psicopatia del protagonista. Interessante rimane anche la caratterizzazione del protagonista che offre un quadro preciso di una personalità anaffettiva e schizoide, presa solamente dal suo ego narcisistico, incapace di empatia e affettività. Originale il personaggio di Anedda, gagà farabutto e anima nera delle istituzioni. Concorre all'atmosfera del film il ritornello della canzone della Caselli, uno dei motivi più struggenti e belli degli anni 60, non a caso riproposta magistralmente da Battiato e, non al meglio, da Baglioni.La tanta bellezza della canzone rende più umano il clima glaciale del film, che però si muove intensamente nel cuore e nella mente dello spettatore. Bello! Davvero.
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dj
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sabato 4 novembre 2006
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troppa fiction e poco cinema
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Giorgio Pellegrini, è un terrorista di sinistra condannato all'ergastolo e rifugiato in un avamposto guerrigliero nel Centro America. Nel 1989, col crollo del muro di Berlino e successive smobilitazioni, decide di rientrare in Italia per tornare ad essere un uomo normale. Consegnatosi alla polizia italiana, come da copione e su suggerimento di un vice questore della Digos, l'ex-terrorista rivela i nomi dei suoi vecchi compagni. Scontata una pena minima in carcere, il Codice Penale prevede cinque anni di buona condotta per ottenere la riabilitazione e Giorgio la vuole ad ogni costo e con ogni mezzo. Nella strada verso la reintegrazione sociale abbatterà vite colpevoli e innocenti. Dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto.
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Giorgio Pellegrini, è un terrorista di sinistra condannato all'ergastolo e rifugiato in un avamposto guerrigliero nel Centro America. Nel 1989, col crollo del muro di Berlino e successive smobilitazioni, decide di rientrare in Italia per tornare ad essere un uomo normale. Consegnatosi alla polizia italiana, come da copione e su suggerimento di un vice questore della Digos, l'ex-terrorista rivela i nomi dei suoi vecchi compagni. Scontata una pena minima in carcere, il Codice Penale prevede cinque anni di buona condotta per ottenere la riabilitazione e Giorgio la vuole ad ogni costo e con ogni mezzo. Nella strada verso la reintegrazione sociale abbatterà vite colpevoli e innocenti. Dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto. Su una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, Michele Soavi fa un uso abbondante delle cesoie laddove per tentare di risollevare le sorti del film sarebbe necessario tagliare e cucire di fino. Negli ultimi anni si è dedicato molto alla televisione, e si vede: montaggio, ritmo, atmosfere, esemplificazioni sono viziati dall’approssimazione che affligge la maggior parte delle odierne fiction televisive (ma ricordano anche un po' un certo cinema “poliziottesco” degli anni ’70). Non va poi molto meglio nemmeno sotto il profilo della recitazione, che lascia piuttosto a desiderare: Boni non ha le doti necessarie per reggere da solo il peso dell’intero film, Placido scade talvolta nella macchietta e la Ferrari è sempre quella di “Distretto di polizia”... Qualche bella invenzione nei flashback e nelle sequenze oniriche; troppo spesso però i virtuosismi della telecamera sono inutili e fini a sé stessi. Giudizio: *1/2
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kaisersose1
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lunedì 31 luglio 2006
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alla prossima
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marta
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mercoledì 26 luglio 2006
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politicizzare o moralizzare una traduzione?
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Mi spiace che certi pareri siano così contrariati e contrari a questo film che infondo è una traduzione da un linguaggio ad un altro e dunque in parte ne diventa riscrittura...per lo più di "genere". Certo anche a me ha dato l'impressione di una certa superficialità rispetto la vicenda politica e sociale...ma proprio per questo l'ho letto come un pre-testo,come uno sfondo ad un lavoro d'immagine soprattutto...poi sì, può darsi che mi dispiaccia che la falsariga per lo più rimanga di stampo americano...
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everyone
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giovedì 20 luglio 2006
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trash all'italiana ci mancava proprio!!!
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Lasciando volutamente da parte posizioni ideologiche che possono travisare la cruda realtà degli anni di piombo e che hanno influenzato altri flm ispirati a quegli anni bui qui proprio non ci siamo né da un punto di vista della semplice credibilità che da quello della realizzazione cinematografica frmmentaria confusa faticosa da seguire nella sua ripetitività di avvenimenti ad alto impatto emotivo-criminale.Un film che mette a disagio lo spettatore che mediti sulla pochezza del cinema italiano attuale più o meno "giovane" che sia.Si sentono anche gli achi di un certo genere tv al confronto decisamente superiore rispoetto alle continue forzature di questo raffazzonato fumettone.5 euro deicsamente mal spesi!!!Anche la RAI dovrebbe riflettere di più e rifiutarsi di coprodurre questo trash!!!
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yawgmoth
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domenica 9 luglio 2006
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arrivederci? meglio addio
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Troppe pretese, troppi ammiccamenti ad altre opere, tutto troppo superficiale.
Arrivederci amore, ciao è uno di quei film che ogni tanto escono in Italia, film pieni di pretese, con inquadrature tanto fiche e dinamiche e delle cose che addirittura somigliano a degli effetti speciali, ma la verità è che il risultato nella quasi totalità dei casi è un film che sembra un ricalco mal riuscito di film americani dello stesso genere, in questo caso noir misto a thriller con una spruzzata di azione e un paio di chili di ammiccamenti, citazioni fatte male e scopiazzature da altri film.
Il protagonista è un personaggio per nulla definito, nella storia dovrebbe essere un ex-terrorista comunista ma in realtà avrebbero potuto fargli fare la parte del nazista convinto tant'é poco e mal delineato infatti non fosse per la parte iniziale del film (un pretesto per il resto della storia) non avrebbe niente a che fare con ideale comunista.
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Troppe pretese, troppi ammiccamenti ad altre opere, tutto troppo superficiale.
Arrivederci amore, ciao è uno di quei film che ogni tanto escono in Italia, film pieni di pretese, con inquadrature tanto fiche e dinamiche e delle cose che addirittura somigliano a degli effetti speciali, ma la verità è che il risultato nella quasi totalità dei casi è un film che sembra un ricalco mal riuscito di film americani dello stesso genere, in questo caso noir misto a thriller con una spruzzata di azione e un paio di chili di ammiccamenti, citazioni fatte male e scopiazzature da altri film.
Il protagonista è un personaggio per nulla definito, nella storia dovrebbe essere un ex-terrorista comunista ma in realtà avrebbero potuto fargli fare la parte del nazista convinto tant'é poco e mal delineato infatti non fosse per la parte iniziale del film (un pretesto per il resto della storia) non avrebbe niente a che fare con ideale comunista. La realtà che Michele Soavi per voler soddisfare tutte le sue pretese ha fatto un film che si attesta poco sopra la mediocrità.
Il protagonista non è un eroe, neanche un antieroe ma un sociopatico senza alcun rimorso e alcuna emozione di nessun genere se non l'assurdo autocompiacimento dei propri delitti. Gli attori sono da buttare apparte Michele Placido che come al solito dà il meglio di sé pur in un ruolo stereotipato e risolleva un pò le sorti del film.
Assurde le pretese di denuncia sociale del film, per tutto il tempo sfuocate e amalapena accennate che vengono fuori solo nel finale in cui sembra il protagonista sia in fondo "vittima delle circostanze" anche se è arrivato ad ammazzare tutto e tutti (persino chi gli stava accanto) pretese sociali che vorrebbero dire che "bisogna commettere dei crimini per essere accettati nella nostra società" ecc. ecc.
Patetico il ritratto che viene fatto dell'Italia, dove sembra che sotto la facciata di perbenismo siano tutti assassini/ladri/stupratori.
Ottima la colonna sonora e Placido, da buttare tutto il resto.
Un film inutilmente angoscioso, pieno di autocompiaciuta crudeltà e che nella sua conclusione sconfina nella farsa dei generi che vorrebbe incarnare tant'é eccessivo e approssimato.
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carlo
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martedì 9 maggio 2006
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finale amaro
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Ennesima intrerpretazione magistrale di Michele Placido che dimostra sempre più di essere tra i primi cinque migliori attori italiani(parla bene anche con la cadenza sarda!). Gli altri non mi sono sembrati tanto alla sua portata. Per quanto riguarda il film, bella colonna sonora, belle inquadrature e bel montaggio. Qualche ritocchino l'avrei apportato ai dialoghi tra l'ex terrorista e la fidanzata.
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laura
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domenica 23 aprile 2006
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cruda realtà...
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A quanto pare si tratta pure di una storia vera, di un personaggio realmente esistito e che ancora esiste...pazzesco!Consiglio a tutti di andare a vederlo perchè è un gran bel film, non sembra nenanche italiano nel montaggio veloce delle scene che lascia sempre lo spettatore in ansia di sapere come andrà a finire...e il finale senza dubbio, lascia senza parole!
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nuccio
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sabato 11 marzo 2006
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tutti contro tutti
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è un grande noir stupendamente intrepretato da tutti i protagonisti, Michele placido immenso con quell'accento sardo.
Gli inserimenti della colonna sonora (canzone della Caselli) sono di grande effetto (bello anche l'inserimento della canzone di Adamo).
Da vedere assolutamente
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giovedì 9 marzo 2006
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finalemnte un buo film italiano
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Ottimo film, che fa un po' ricredere sulla cinematografia italiana, ormai decisamente in ribasso.
La regia si muove agevolmente, creando tensione, senza cadere, salvo pochi momenti, nel grand guignol. E' proprio nella creazione di tensione, che raramente sfocia in una violenza palese, che, secondo me si distingue il regista.
Aprrezzabilissima la scelta di girare tutte le scene al chiuso o in esterni serali e notturni.
Piccoli camei le riprese di passi dei protagonisti, che avvengono su terreni zuppi di acqua.
Un film che ti fa uscire con una tristezza interiore che non ti abbandona per giorni.
Lucio Caracausi
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