Jarhead |
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Un film di Sam Mendes.
Con Jake Gyllenhaal, Jamie Foxx, Peter Sarsgaard, Chris Cooper, Lucas Black.
continua»
Azione,
durata 123 min.
- USA 2005.
uscita venerdì 17 febbraio 2006.
MYMONETRO
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POP-ESISTENZIALISMO, AMERICA URRA'
di DarkoFeedback: 0 |
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lunedì 20 febbraio 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Visto finalmente l'ultimo attesissimo lavoro di Sam Mendes, bisogna ammettere che il fortunato cineasta e drammaturgo (fa anche teatro) di AMERICAN BEAUTY e ROAD TO PERDITION - ERA MIO PADRE il talento e le idee ce li ha eccome. Premettiamo che il signor Mendes appartiene a quella categoria di registi che partecipano a un film senza firmare la sceneggiatura e questo forse lo fa, astutamente, per eludere la facile classificazione di cineasta che porta una filosofia da insegnare tramite trilogie-teorie o quant'altro, film-pensiero..Insomma Mendes non è un autore! La sua produzione è alquanto scapigliata e diversa ed è giusto così. Nell'incipit di JARHEAD che cita apertamente Full Metal Jacket di S. Kubrick manca la geometria, la metrica, insomma quella finezza artistica che fa da giusto sguardo distaccato e sardonico tipico dei film di KUBRIK Se insomma manca la ricerca spasmodica della perfezione scenica e dell'immagine, almeno c'è un totale assorbimento verso l'analisi interiore del soldato che non si potrebbe avere altrimenti se non inclinando la cinepresa, piegarla e dare al film quell'atmosfera tipica del film di genere (in questo caso trattasi del war-movie). Però poi l'amante del cinema vero sarà contento di scoprire che sul campo di guerra in realtà i soldati non riescono ad uccidere nessuno. Questo apre dunque un varco all'interpretazione politica dell'opera, che quindi oltrepassa il genere e vuole parlare d'altro (cosa si prova a stare in mezzo alle bombe e perchè si fa la guerra, con conclusione che non si sà assolutamente niente. La conoscenza è filtrata da una grande mano che muove i fili, in un paese che è tutt'altro che unito - potrei andare avanti, ma lo spazio è insufficiente..) Jake Gyllenhaal, giovane sì, ma già capace di abbracciare tutta una serie di ruoli ognuno particolarmente differente dall'altro, esprime benissimo il disagio e l'incertezza di chi finisce fra i fucili e le bombe per sbaglio, per noia, combattuto da una vita assurda e cretina quanto lo è quella di Kevin Spacey in A.B. Se si perde la fidanzata, tanto peggio. Non sta lì il conflitto degli UOMINI delfilm Il fulcro di questa opera strana e magnetica, quindi bella, sta proprio nella sua natura straniante e metafisica e, non a caso, si cita apertamente LO STRANIERO di Albert Camus, esponente n. 2 dell'Esistenzialismo dopo Sartre. Unica nota negativa, il discorso finale fuori campo fin troppo didascalico e a quel punto anche francamente inutile. Non1soloattoreFuoriPosto
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