Azione,
durata 123 min.
- USA 2005.
uscita venerdì 17febbraio 2006.
MYMONETROJarhead
valutazione media:
2,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nella prima parte del film si assiste all’’addestramento delle reclute e sono presenti vari clichè della scuola militare, come ad esempio la figura di un capo-istruttore facilmente irritabile e ingiustamente aggressivo nei confronti delle reclute.
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Il film si divide in quattro parti fondamentali.
Nella prima parte del film si assiste all’’addestramento delle reclute e sono presenti vari clichè della scuola militare, come ad esempio la figura di un capo-istruttore facilmente irritabile e ingiustamente aggressivo nei confronti delle reclute.
La seconda parte descrive il lungo ed estenuante periodo di attesa dei soldati in mezzo al deserto prima di passare all’azione; siccome la guerra fu annunciata molto in anticipo, le truppe furono costrette a rimanere confinate nei loro accampamenti per molti mesi, in questo periodo si nota un grande cambiamento nella psicologia dei personaggi, dovuto allo stress provocato dall’isolamento dalla loro vita precedente e dalla noia.
La terza parte inizia con la chiamata alle armi, che però non vedrà i protagonisti sparare un singolo colpo, infatti l’azione militare degli Stati Uniti è stata condotta per via aerea.
La parte finale, secondo me un po' non approfondita a sufficienza, mostra il ritorno in patria di marines, che in fin dei conti si ritrovano emarginati e incapaci di reinserirsi nella società.
Trovo che questo film mostri in modo crudo ma realistico gli effetti che un’esperienza come quella trascorsa dai protagonisti del film possa avere sulle persone a livello mentale e sociale. Nel film sono anche presenti critiche alla mentalità sia attuale che dell’epoca, che si concentra molto (troppo) sul benessere economico delle nazioni a livello individuale.
Ho trovato questo film molto realistico e mi ha fatto una buona impressione anche dal punto di vista recitativo, mi è piaciuta anche l’abbondante presenza di scene emozionali in cui la recitazione è importante per dare spessore alla scena.
Jarhead in definitiva non è tanto un film sulla guerra ma un film che parla delle conseguenze di essa sulla psiche dei singoli individui, come anche il titolo in un certo senso simbolizza: Jarhead è il nomignolo che viene dato ai marines e che letteralmente significa “testa di barattolo” o anche “testa vuota” ed esprime il fatto che ai marines non viene richiesto di pensare ma solo di eseguire ordini.
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Film interessante sulla Prima Guerra del Golfo che tratta la vita dei soldati sia in patria per la prima breve parte del film e poi durante la guerra per il resto del film. Nel film i soldati sono dipinti come persone che non reggono lo stress dell' addestramento e della guerra e si comportano in maniera dissennata e grottesca come nell' episodio in cui si mettono a compiere atti osceni di fronte a una troupe di giornalisti che indagava sui sistemi di sicurezza utilizzati dai marines. La guerra rimane come sfondo e praticamente non sono presenti scontri a fuoco e solo alla fine della guerra i soldati possono ottenere la soddisfazione di scaricare le armi sparando in aria.
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Film interessante sulla Prima Guerra del Golfo che tratta la vita dei soldati sia in patria per la prima breve parte del film e poi durante la guerra per il resto del film. Nel film i soldati sono dipinti come persone che non reggono lo stress dell' addestramento e della guerra e si comportano in maniera dissennata e grottesca come nell' episodio in cui si mettono a compiere atti osceni di fronte a una troupe di giornalisti che indagava sui sistemi di sicurezza utilizzati dai marines. La guerra rimane come sfondo e praticamente non sono presenti scontri a fuoco e solo alla fine della guerra i soldati possono ottenere la soddisfazione di scaricare le armi sparando in aria. Film tutto sommato godibile ma da un regista come Sam Mendes ci si poteva aspettare di più.[-]
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Meriterebbe le due e mezzo, ma non ci sono; parte come una copia della prima parte di Full metal jacket (peraltro la migliore del film di Kubrick), compreso la voce sottofondo, poi prosegue senza eccessive novità ma con una buona parte a zonzo nel deserto. Poi, come Drogo, la guerra passa senza potervici partecipare.
Che dire: m'aspettavo di meglio visto il regista, ma non è da buttare.
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Si potrebbe liquidare subito “Jarhead” come il “Full Metal Jacket” della guerra del golfo, ma comunque, anche se non raggiunge le vette del capolavoro di Kubrick, si possono spendere più parole su un film che si attesta a buoni livelli; soprattutto se alla regia ci sta un certo Sam Mendes.
Il discorso in più che si aggiunge alla rigida disciplina militare e al pressante martellamento psicologico subito dai soldati, è quello che nelle guerre d’oggi il soldato conta ormai ben poco: fa tutto l’aviazione. Il soldato quindi si ritrova con un lavaggio del cervello al quanto inutile, con la speranza di uccidere qualcuno che non si concretizzerà mai, visto il suo scarso impiego.
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Si potrebbe liquidare subito “Jarhead” come il “Full Metal Jacket” della guerra del golfo, ma comunque, anche se non raggiunge le vette del capolavoro di Kubrick, si possono spendere più parole su un film che si attesta a buoni livelli; soprattutto se alla regia ci sta un certo Sam Mendes.
Il discorso in più che si aggiunge alla rigida disciplina militare e al pressante martellamento psicologico subito dai soldati, è quello che nelle guerre d’oggi il soldato conta ormai ben poco: fa tutto l’aviazione. Il soldato quindi si ritrova con un lavaggio del cervello al quanto inutile, con la speranza di uccidere qualcuno che non si concretizzerà mai, visto il suo scarso impiego.
Da questo punto di vista “Jarhead” si dimostra efficace, con una visione chiara della noia e frustrazione dei soldati nello stare a migliaia di chilometri da casa per fare continue esercitazioni e insopportabili turni di guardia nel vasto e torrido deserto arabo meravigliosamente ripreso da Sam Mendes. Il perno di questa desolazione umana sta nel protagonista e narratore Anthony Swafford(che ha scritto la sua esperienza nel libro da cui è tratto il film), che è interpretato da un bravo Jack Gylenhaal; non tanto bravo quanto il severissimo sergente maggiore Skyes impersonificato da Jamie Foxx.
Una cosa che colpisce l’occhio è sicuramente la accecante e afosa fotografia del deserto, più altre eccellenti trovate di Mendes, come il cavallo sporcato dal petrolio nell’oscuro deserto o del simbolo dell’insofferenza di Swafford nei confronti del deserto nella scena in cui sogna di vomitare sabbia; piccole trovate che riescono a sollevare un poco il film da una accidia che si risentenel lo spettatore a forza di vedere le stesse situazioni che percorrono il film.
“Jarhead” è un’ottima prova di Mendes alla regia, ma un film non è fatto solo di regia ed è fortunato ad avere un demiurgo come Mendes che sa far valorizzare anche film con sceneggiature scarne come questa; ma è mia opinione che il film sia solo per scopo divulgativo della vita del marine di oggi e di come le guerre siano sempre e solo faccende puramente economiche
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Cosa è lecito aspettarsi da un film di guerra prodotto da una major hollywoodiana nel 2005? È ancora possibile proporre un punto di vista inedito su un tema sviscerato in ogni maniera? Può il prodotto di una multinazionale (la Universal) essere seriamente e pesantemente critico nei confronti di un business come un conflitto armato?
Tenendo bene a mente quanto detto, non credo si possa quindi rimproverare molto a 'Jarhead', che - seppur in maniera più “presentabile“ rispetto al meno imbavagliato 'Three Kings' - dimostra buona volontà nel voler proporre spunti critici nei confronti di una guerra fasulla come quella irachena del 1991.
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Cosa è lecito aspettarsi da un film di guerra prodotto da una major hollywoodiana nel 2005? È ancora possibile proporre un punto di vista inedito su un tema sviscerato in ogni maniera? Può il prodotto di una multinazionale (la Universal) essere seriamente e pesantemente critico nei confronti di un business come un conflitto armato?
Tenendo bene a mente quanto detto, non credo si possa quindi rimproverare molto a 'Jarhead', che - seppur in maniera più “presentabile“ rispetto al meno imbavagliato 'Three Kings' - dimostra buona volontà nel voler proporre spunti critici nei confronti di una guerra fasulla come quella irachena del 1991. Certo, Mendes si limita ad esporre argomentazioni risapute (e bellamente ignorate, a quanto pare) come quella che indica il petrolio come unico motivo scatenante del conflitto, ma dimostra di avere qualcosa da dire nel momento in cui imposta l'intera pellicola come una sorta di grande parallelo tra guerre, tirando prima in ballo il Vietnam (con tanto di spezzoni di 'Apocalypse Now', usati probabilmente per ricordare al pubblico quali erano i toni dello scontro e l'approccio con cui il cinema ha trattato quel tema) e la Seconda Guerra Mondiale per poi mostrare la spaventosa vacuità di un'operazione militare moderna, basata unicamente su interessi economici.
Ecco quindi che agli elicotteri della Cavalleria dell'aria guidata da Robert Duvall fanno da controcanto i soldati annoiati di 'Jarhead', lasciati per mesi a prendere il sole nel bel mezzo del deserto, spronati alla belligeranza da un classicissimo lavaggio del cervello stile 'Full Metal Jacket' e infine castrati da un “progresso del conflitto“ (tecnologico e politico) che vuole le guerre risolte nell'arco di una settimana con mezzi che - a malapena - richiedono l'intervento umano. Nelle neo-guerre il nemico è un miraggio, non viene sparato un solo colpo, si muore prevalentemente di fuoco amico e al ritorno a casa i traumi sono forniti più dalla propria vita sentimentale che non dai fantasmi dei “Charlie“ nascosti nella giungla.
Ad essere cambiata, insomma, è anche l'inutilità della guerra, e i soldati non sono altro che fucili senza un bersaglio.
Assolutamente nulla di incredibilmente originale, quindi, ma allo stesso tempo non disprezzabile. Gli intenti del film vengono a galla e sono ben sviluppati, e la recitazione degli attori (con in testa Jake Gyllenhaal) è generalmente di ottimo livello, ma la messa in scena (tecnicamente fenomenale) e il taglio narrativo scelti da Mendes tengono distante lo spettatore per via di uno sguardo che non diventa quasi mai un ben delineato punto di vista che possa coinvolgerti trascinandoti per le orecchie.
E al pubblico non rimane che vagare nel deserto, aspettare lo scontro e rimanere affascinato dall'inquietante spettacolo offerto dai pozzi petroliferi in fiamme, tutto senza mai sparare un colpo. [-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
...immaginavo il solito film di guerra e invece ci mostra una faccia della guerra sconosciuta! I marines non sono i soliti super-uomini, ma uomini che devono combattere contro la nostalgia della famiglia, la tensione dell'attesa e i problemi psicologici che essa genera...Una regia accurata, perfetta...attori bravissimi...un film da vedere per capire che la guerra non è solo verso il nemico, ma anche verso i propri limiti di esseri umani!
[+] lascia un commento a picchiri »[ - ] lascia un commento a picchiri »
Dopo una prima parte brillante - seppure un po' scopiazzata da "Full Metal Jacket" - il film perde d'intensità, e con esso il messaggio che si propone di mandare.
Peccato.
[+] lascia un commento a paride86 »[ - ] lascia un commento a paride86 »
Bravo! secondo me hai centrato la natura del film: metafisica. Sembra di essere fuori dal mondo, senzazione che contribuiscono a dare i dialoghi e la fotografia.
[+] lascia un commento a michaelrosetti94 »[ - ] lascia un commento a michaelrosetti94 »
Un film che a fine visione ti lascia un sorpreso e stupito. Il soggetto non è la guerra, ma la vita di un marine al fronte di una guerra "atipica". La scelta non è probabilmente casuale, però quello che rimane allo spettatore è un senso di disappunto: perchè in un film di questo genere Mendes decide di inserire, in maniera quantomai, pesante film di un calibro inarrivabile quali Full Metal Jacket, Apocalypse Now e Il cacciatore?
L'inizio di Jarhead è una copia sbiadita di Full Metal Jacket. Citare Apocalypse Now in un cinema riempito da un branco di marine che esultano quando vedono intervenire l'esercito Americano contro i Vietcong è veramente degradante.
Va detto che raccontare la psicologia di un tiratore scelto marine nella prima guerra del golfo non è cosa facile.
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Un film che a fine visione ti lascia un sorpreso e stupito. Il soggetto non è la guerra, ma la vita di un marine al fronte di una guerra "atipica". La scelta non è probabilmente casuale, però quello che rimane allo spettatore è un senso di disappunto: perchè in un film di questo genere Mendes decide di inserire, in maniera quantomai, pesante film di un calibro inarrivabile quali Full Metal Jacket, Apocalypse Now e Il cacciatore?
L'inizio di Jarhead è una copia sbiadita di Full Metal Jacket. Citare Apocalypse Now in un cinema riempito da un branco di marine che esultano quando vedono intervenire l'esercito Americano contro i Vietcong è veramente degradante.
Va detto che raccontare la psicologia di un tiratore scelto marine nella prima guerra del golfo non è cosa facile. Però, ci sono altri modi per oter approfondire l'argomento, senza tirare in ballo film che hanno fatto la storia e che sembrano fuori luogo rispetto al soggetto stesso.
Le impressioni positive riguardano la fotografia, la colonna sonora, la recitazione del protagonista e delle spalle. Il film si lascia vedere e stranamente non risulta pesante. Tuttavia le lacune che evidenzia lo rendono poco più che sufficiente. Dal regista di American Beauty è lecito aspettarsi qualcosa di meglio.
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