parsifal
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venerdì 19 gennaio 2018
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terzo stadio
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Terzo esperimento cinematografico , in ordine di tempo, di trasporre le atmosfere suburbane di C. Bukoswky su pellicola ad opera di B.Hamer che si ispira al romanzo omonimo del vecchio Buck. Storie amare di whisky e malinconia, di incapacità di adattarsi ad una realtà avvertita come estranea e distante, rifugiarsi in una fuga senza fine, sulla strada di una certa ed inesorabile autodistruzione. L'alter ego Chinasky, ( Matt Dillon) tenta di percorrere il sentiero che le convenzioni sociali gli impongono, ma la sua reale natura lo conduce all' isolamento autodistruttivo dal quale non può e non vuole uscire.Trova occasionali compagni e compagne d'avventure , per restare comunque sempre solo con un senso di vuoto che lo pervade e lo conduce all'alcool , per spegnere il fuoco della delusione e della noia di vivere.
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Terzo esperimento cinematografico , in ordine di tempo, di trasporre le atmosfere suburbane di C. Bukoswky su pellicola ad opera di B.Hamer che si ispira al romanzo omonimo del vecchio Buck. Storie amare di whisky e malinconia, di incapacità di adattarsi ad una realtà avvertita come estranea e distante, rifugiarsi in una fuga senza fine, sulla strada di una certa ed inesorabile autodistruzione. L'alter ego Chinasky, ( Matt Dillon) tenta di percorrere il sentiero che le convenzioni sociali gli impongono, ma la sua reale natura lo conduce all' isolamento autodistruttivo dal quale non può e non vuole uscire.Trova occasionali compagni e compagne d'avventure , per restare comunque sempre solo con un senso di vuoto che lo pervade e lo conduce all'alcool , per spegnere il fuoco della delusione e della noia di vivere. Anche in questo terzo esperimento cinematografico, viene a mancare l'ironia al vetriolo che ha sempre contraddistinto l'autore, per lasciare il passo ad una narrazione a tratti piatta e monocorde, aumentata anche dagli scarsi movimenti di macchina presenti nel film.L'attore protagonista è visibilmente distante dai canoni narrati da Bukowsky; la strada è per lui un luogo molto , molto lontano ,mentre l'autore ne portava sempre con sè i segni, nello spirito e nel corpo. Non è facile narrare la disperazione metropolitana e non basta l'intento di volerlo fare.
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g_andrini
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martedì 8 marzo 2016
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buon film
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L'uomo, di sua natura, tende a finire nei problemi, è cosa normale. Il "bello" della vita è uscirne puliti, per quanto possibile. Bella pellicola.
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andyflash77
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mercoledì 25 luglio 2012
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un film altamente "alcolico"
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Chi abbia mai letto Charles Bukowski non può reprime almeno un balzo sulla sedia quando sullo schermo appare Matt Dillon sotto le spoglie di Henry Chinaski. Ubriacone, scrittore di talento che nessuno vuole pubblicare, sempre trasandato, sporco, barba ispida, sguardo intorpidito e occhi gonfi, animo eternamente rivolto alle donne ma quanto più possibile lontano dalla sobrietà. Ma badate, l'alter ego dello scrittore qui è una semplice ispirazione e non vuole - né potrebbe - esserne la personificazione. Factotum come dice il titolo, Henry passa con malavoglia o semplice indifferenza da un lavoro all'altro, quel che conta è pagarsi da bere la notte, avere di che scommettere e poter godere dell'inedia e dello stato di reietto senza voler essere un ribelle.
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Chi abbia mai letto Charles Bukowski non può reprime almeno un balzo sulla sedia quando sullo schermo appare Matt Dillon sotto le spoglie di Henry Chinaski. Ubriacone, scrittore di talento che nessuno vuole pubblicare, sempre trasandato, sporco, barba ispida, sguardo intorpidito e occhi gonfi, animo eternamente rivolto alle donne ma quanto più possibile lontano dalla sobrietà. Ma badate, l'alter ego dello scrittore qui è una semplice ispirazione e non vuole - né potrebbe - esserne la personificazione. Factotum come dice il titolo, Henry passa con malavoglia o semplice indifferenza da un lavoro all'altro, quel che conta è pagarsi da bere la notte, avere di che scommettere e poter godere dell'inedia e dello stato di reietto senza voler essere un ribelle.
Borderline in quel di Los Angeles, Henry non cambia solo lavoro ma anche donna, fedele sempre e solo alla bottiglia e ad una certa (dolorosa) ironia che fa sorridere. Non ci si perde semplicemente nel dramma cupo, ci sono momenti che illuminano la pellicola da un senso o dall'altro, l'ennesima scopata e il vomito della mattina dopo sbronza o al contrario Henry alle prese con l'aspirapolvere, mentre risistema casa e forse parte della sua esistenza.
Già autore di Eggs e Kitcken Stories, il norvegese Bent Hamer è un abitué della Croisette dove ha avuto modo di portare anche Factotum, sempre e solo nella sezione Quinziane des Realizateurs. Pur senza eccellere, sorto da un mix tra racconti propri del regista e il romanzo omonimo del celebre scrittore tedesco, siamo dinanzi ad un buon esempio di cinema, disperatamente sorretto da un ottimo Matt Dillon che dondola e si trascina da un bar all'altro con soluzione di continuità. E difatti è proprio grazie a Dillon e ottime comprimarie come Marisa Tomei che si scorge qualcosa che può andare al di là della banale storia di trasandatezza e compiaciuta autodistruzione. Al di là dei bar polverosi, della bottiglie avvolte nei sacchetti di carta, al di là dei soliti movimenti (o non movimenti) di macchina che sbirciano questa esistenza malata. S'offre allo spettatore un'ora e mezza per essere trascinati nei bassifondi, permettersi ogni bassezza e poi decidere che fare della propria vita. Sobri o ubriaconi? Fate la vostra scelta, ma ricordate che la differenza tra l'essere l'ennesimo disperato e un artista, la farà la vostra capacità con la penna.
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ensciac
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sabato 4 dicembre 2010
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film accettabile
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Come al solito i film non rispecchiano mai i libri. Comunque il film è accettabile, si può vedere.
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elvis shot jfk
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mercoledì 10 giugno 2009
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factotum
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Per capire questo film bisogna aver letto Bukowsky.
Molte scene sono "copiate" dal precedente film sempre dedicato allo scrittore "BarFly" (scritto da Bukowsy stesso) e Matt Dillon sembra lontanamente il vecchio Hank a cui siamo abituati.......troppo "figo" e poco "barbone".......
Tra i due vince sicuramente "BarFly"........guardatevelo.
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francesco l.s.
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venerdì 23 maggio 2008
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the days run away like horses over the hill
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effettivamente non è un gran che però a tratti è divertente ad esempio quando uno pseudo scrittore chiede al direttore dell azienda dove lavora hank di poter parlare con lui e resta per tre minuti in silenzio dopo che
hank dice...ok posso andare ora?
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lisa
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venerdì 26 ottobre 2007
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un buon film
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io credo che vittorio nn conosca affatto il buon vecchio hank. Probabilmente non l'ha mai letto ed è per questo che nn ha saputo apprezzare il film. C'è comunque da dire che questo film non ha reso alla perfezione il personaggio di bukowski e credo anche che matt dillon, per quanto possa essere un bravo attore, non sia stato capace di interpretare buk...ma del resto, c'è qualcuno su questo pianeta che sarebbe in grado di farlo???
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v4v
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giovedì 27 settembre 2007
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patinato, bukowski lo odierebbe.
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Nessuno oltre Bukowski poteva fare un film tratto da un libro di Bukowski.
Guardatevi "Born into this", l'unica cosa relativa ad "Hank" uscita su pellicola che sia fatta bene.
Le situazioni sono descritte in maniera politically-correct, Dillon non è affatto adatto per il "brutto e grasso" ubriacone Buk e delle sue riflessioni ardenti sull'amore e la società non c'è nulla.
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hamer
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venerdì 11 maggio 2007
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hamer
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martino
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martedì 9 gennaio 2007
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factotum...
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se vi piace bukowski, le sue storie, il suo modo di raccontare la vita, allora molto probabilmente il film vi piacerà , e poco vi importerà della regia,delle musiche , le inquadrature eccetera, è un pò come quando leggi bukowski ...sul cesso, sul tram, sotto un ponte...poco importa, x un attimo tralasciamo tutto il contorno e ci lasciamo rapire dal vecchio sozzone dal cuore romantico che vaga con la consapevolezza di chi in fondo ha già capito tutto e aspetta... se però siete quei fissatini attenti agli aspetti formali, a rompere le palle sui dettagli , sull'accuratezza nel trasporre dal libro alla pellicola il vecchio fucker.... allora lasciate perdere . i ragazzi han fatto un buon lavoro e che vi piaccia o no il vegliardo ha fatto ancora una volta centro .
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se vi piace bukowski, le sue storie, il suo modo di raccontare la vita, allora molto probabilmente il film vi piacerà , e poco vi importerà della regia,delle musiche , le inquadrature eccetera, è un pò come quando leggi bukowski ...sul cesso, sul tram, sotto un ponte...poco importa, x un attimo tralasciamo tutto il contorno e ci lasciamo rapire dal vecchio sozzone dal cuore romantico che vaga con la consapevolezza di chi in fondo ha già capito tutto e aspetta... se però siete quei fissatini attenti agli aspetti formali, a rompere le palle sui dettagli , sull'accuratezza nel trasporre dal libro alla pellicola il vecchio fucker.... allora lasciate perdere . i ragazzi han fatto un buon lavoro e che vi piaccia o no il vegliardo ha fatto ancora una volta centro ...un mucchietto di soldi , gente che ne parla, ristampa dei suoi libri ...matt dillon è bravissimo,tra l'altro, nel film in inglese si sente che ha studiato l'accento e la parlata di bukowski...vabè, tutto questo comunque non è più un problema x chinaski che a quest'ora sarà da qualche parte solo con gli dei,due birre e qualche risata perfetta!
ciau.
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[+] mah
(di v4v)
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