chiari alessandro
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venerdì 4 luglio 2008
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in germania le chiamano delicatessen
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Un’idea, una (piccola, grande?) di quelle idee che tutti possono avere, ha fatto scoccare la scintilla da cui è scaturito questo lavoro, abbastanza semplice (se non addirittura elementare) per un regista del calibro di Spielberg. Ma tale semplicità formale non deve assolutamente far pensare ad un film leggero, perché l’argomento è tosto: si potrebbe sintetizzare nell’eterno scontro tra il buono ed il cattivo (che poi altro non rappresentano se non l’incarnazione del bene contrapposta a quel male che, nel caso specifico, uscirà dal confronto sconfitto ed umiliato). Grande interpretazione di Tom Hanks che presta uno sguardo ingenuo, puro, fanciullesco e sereno ad un personaggio che sa riempire lo schermo di se stesso e della sua invincibile speranza.
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dario lodi
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mercoledì 2 luglio 2008
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splendido
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Grandissima regia di Spielberg, forse mai così efficace. Storia originale, recitata al meglio, soprattutto da Stankey Tucci, il cattivo di turno meno banale dei soliti cattivi. Conclusione edificante, ma senza quel dolciastro che rovina molti film di Spielberg, il quale, maturando, ci regala riprese sontuose e ritmi npettacolari non solo in maniera superficiale.
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ferro83
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mercoledì 2 luglio 2008
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un altro capolavoro di spielberg...
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Davvero stupendo film...intelligente e divertente,ma anche ed anche commovente e molto drammatico in certe scene...per me un capolavoro! VOTO 10+!!!
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etra
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martedì 18 marzo 2008
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ci ho provato
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ho provato a stare un'intera giornata nel Terminal di un'areoporto e mi è venuta un0asia assura dopo due ore...figuriamoci ad abitarci.. non so a Spilbergh come sia venuta un'ide del genre,ma al di la dell'originalità il film è fondato su veri sentimenti, qualche luogo comune (l'hostess zoccola) ma il risultato è un allettante pellicola da gustare senza prenderla troppo sul serio!
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(di paleutta)
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poldo
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domenica 9 marzo 2008
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un'idiozia!
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Sarò controtendenza ma a mio avviso è un film spazzatura... un film noioso con una trama assurda... tanti buoni sentimenti... un'americanata inguardabile!
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(di tyler)
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valvestino
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venerdì 25 gennaio 2008
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l'aeroporto come foresta pietrificata.
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Unita' di luogo, tempo ed azione sono "regole" applica- te dal cinema americano fin dalla vecchia Hollywood: ricordiamo il "classico" ORE DISPERATE, a sua volta de-rivato da LA FORESTA PIETRIFICATA, quindi contaminazio-ne tra cinema e teatro. Qui Spielberg da' il meglio di se stesso come aveva gia' fatto all'inizio della carrie-ra con DUEL. Il film si svolge con toni anche da "so- phisticated comedy" sempre in un area aeroportuale, do-ve il protagonista, un eccezionale Hanks, si trova bloc-cato da un'America che non puo' farlo uscire per que- stioni burocratiche{il timbro "denied", visto negato, ossessivamente ripetuto in alcune inquadrature}. Metafora ancora dell'"american dream", l'itinerario del protagonista ci indica il nuovo volto dell'"ame- rican way of life", pronta ad accettare emigranti ma anche a "filtrarli" secondo regolamenti - il per- sonaggio interpretato da un ottimo Tucci - sempre calati dall'alto su un umanita' che porta dietro di se' diversita' e dolori.
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Unita' di luogo, tempo ed azione sono "regole" applica- te dal cinema americano fin dalla vecchia Hollywood: ricordiamo il "classico" ORE DISPERATE, a sua volta de-rivato da LA FORESTA PIETRIFICATA, quindi contaminazio-ne tra cinema e teatro. Qui Spielberg da' il meglio di se stesso come aveva gia' fatto all'inizio della carrie-ra con DUEL. Il film si svolge con toni anche da "so- phisticated comedy" sempre in un area aeroportuale, do-ve il protagonista, un eccezionale Hanks, si trova bloc-cato da un'America che non puo' farlo uscire per que- stioni burocratiche{il timbro "denied", visto negato, ossessivamente ripetuto in alcune inquadrature}. Metafora ancora dell'"american dream", l'itinerario del protagonista ci indica il nuovo volto dell'"ame- rican way of life", pronta ad accettare emigranti ma anche a "filtrarli" secondo regolamenti - il per- sonaggio interpretato da un ottimo Tucci - sempre calati dall'alto su un umanita' che porta dietro di se' diversita' e dolori. Uno Spielberg amaro, che comunque in PROVA A PRENDERMI aveva affrontato la saga del falsario internazionale con stile quasi coppoliano aiutato dal divismo di De Caprio.
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world
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sabato 14 aprile 2007
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l'america post-11 settembre vista da spielberg
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"The Terminal" si inserisce perfettamente nel "nuovo corso" spielberghiano che vede nella commedia un modo divertente e quasi "metaforico" per tratteggiare una realtà (come la nostra) difficile e, per certi versi, inafferrabile. Rispetto al precedente "Prova a prendermi" (che mi ha colpito di più) questo film é forse meno "personale" ma anche più significativo ed emblematico se rapportato alla realtà e all'America di oggi.
Ma bando alle ciance e andiamo a parlare del film più in particolare.
Il soggetto del film é di Andrew Niccol e ciò non stupisce: in Victor Navorsky c'é un po' di Truman e anche di Victor Navalskji (il prota di S1M0ne) se vogliamo, ma il film é anche, ovviamente, sotto il segno di Spielberg che qui decide di usare la "mano leggera" come e forse più che nel precedente "Prova a prendermi".
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"The Terminal" si inserisce perfettamente nel "nuovo corso" spielberghiano che vede nella commedia un modo divertente e quasi "metaforico" per tratteggiare una realtà (come la nostra) difficile e, per certi versi, inafferrabile. Rispetto al precedente "Prova a prendermi" (che mi ha colpito di più) questo film é forse meno "personale" ma anche più significativo ed emblematico se rapportato alla realtà e all'America di oggi.
Ma bando alle ciance e andiamo a parlare del film più in particolare.
Il soggetto del film é di Andrew Niccol e ciò non stupisce: in Victor Navorsky c'é un po' di Truman e anche di Victor Navalskji (il prota di S1M0ne) se vogliamo, ma il film é anche, ovviamente, sotto il segno di Spielberg che qui decide di usare la "mano leggera" come e forse più che nel precedente "Prova a prendermi".
Il film parte subito bene.
Senza lungaggini o altro ecco che ci viene subito mostrato Victor Navorsky, ignaro turista proveniente dalla Krakhozia, incappato in un caso bizzarro per il quale lui si ritroverà nella difficile condizione di apolide.
Ed é proprio questa la parte migliore del film, secondo me. Commedia e tragico si fondono benissimo con Navorsky che non capisce un'acca di quello che si dice, mentre tutto il terminal gli gira vorticosamente intorno e alcuni monitor mostrano immagini provenienti dal suo paese, devastato da una specie di guerra civile.
A ciò si aggiunge l'immediata ottusità del responsabile della sicurezza del terminal (Stanley Tucci), nel quale non sarà difficile ravvisare l'atteggiamento arrogante di una certa America di oggi (che sia l'America di Bush?).
Finché Navorsky non capisce quasi nulla di inglese ecco che la commedia é fatta di una comicità molto "fisica", che ricorda in qualche punto Chaplin addirittura (Navorsky che passa, supino, dentro il Metal detectpr é sicuramente un piccolo omaggio a "Tempi Moderni").
Dopodiché, attraverso la "crescita" di Navorsky che diventa pian piano sempre più "protagonista" all'interno del terminal, la commedia sembra mettersi su binari un po' più rassicuranti e meno tragicomici.
Una commedia quasi "alla Frank Capra" (con Navorsky che comincia a conquistare tutti con la sua semplicità) se non fosse per certi momenti o certe scene un po' amare che vedono il direttore del terminal simboleggiare in più di qualche occasione l'atteggiamento di un'America (che il film, attraverso l'umanità del terminal lascia intendere "minoritaria") isolazionista e arrogante, che non si fida mai dello straniero, anche se questo é mosso dalle migliori intenzioni (come il pacifico Navorsky, appunto).
Nei panni di Victor Navorsky, Tom Hanks (sempre più "uomo comune" per eccellenza del cinema americano) si esibisce in una delle sue migliori interpretazioni. Non é mai macchiettistico ma é sempre bravo nell'unire in un sorriso gioia e un pizzico di malinconia.
Dopo di lui il più bravo é sicuramente Stanley Tucci, prima quasi simpatico poi di un'ottusità che da ai nervi.
Così così la Zeta Jones che é bella, é pure bravina ma forse non é aiutata da un ruolo piuttosto marginale.
In effetti il trailer ci induce in inganno: ci mostra "The Terminal" come una commediola romantica... eppure é tutto fuorché questo!
Perdonatemi questo spoiler ma in realtà qui di storie d'amore non ce ne sono, tantomeno tra la Jones e Hanks.
Anzi, il finale su questo punto è stato molto chiaro e anche molto realistico.
E veniamo al finale, appunto.
Piuttosto particolare, secondo me.
Non é consolatorio e non é nemmeno zuccheroso. Per essere tale avrebbe dovuto concludersi in tutt'altra maniera, secondo me.
Un finale certamente adeguato ad un film come questo che diverte ma con un retrogusto amaro (soprattutto all'inizio).
Come tutti i film di Spielberg avrà persone che lo ameranno pur ritenendolo un "film minore" e altri che invece lo liquideranno come la solita "commediola" (di solito questi sono i suoi detrattori irriducibili ).
Forse sono di parte ma la mia opinione é questa: non é un capolavoro e forse é davvero un film minore (anche se tale accezione mi suona sempre un po' inesatta...) ma sicuramente é una commedia non covenzionale, un film garbato e intelligente che significa molto più di quel che sembra.
E poi, per gli amanti di Spielberg, c'é un valore aggiunto non da poco: é un'altra favola (realistica o meno, sempre di favola si tratta) capace di parlare al cuore e alla mente, ancora una volta narrata con maestria, simpatia e umanità dal più grande "cantastorie" del cinema di oggi.
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lo stakhanovista
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venerdì 2 marzo 2007
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una bella favola
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Non di certo il capolavoro di Spielberg,che, reduce da film leggermente al ribasso (ma non affatto pessimi es. Prova a prendermi)si cimenta in un progetto nuovo,vuoi più istintivo e privo di fronzoli barocchi ma pur sempre scorrevole, leggero carino e divertente, ma non affatto privo di significati.
The terminal parla di una america che agli albori del XX secolo scriveva sotto la statua della libertà "Dateci le vostre masse e noi le sfameremo", non più disposta a raccattare anche un solo singolo immigrato,di Un'America accecata dalla burocrazia e dai chili di scartoffie gestiti da bigi politici che si sono dimenticati co'è il mondo, parla di un'america che è ben lungi da quella grande figlia dell'Europa pronta a rimettere in sesto la madre e tutto il resto del mondo.
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Non di certo il capolavoro di Spielberg,che, reduce da film leggermente al ribasso (ma non affatto pessimi es. Prova a prendermi)si cimenta in un progetto nuovo,vuoi più istintivo e privo di fronzoli barocchi ma pur sempre scorrevole, leggero carino e divertente, ma non affatto privo di significati.
The terminal parla di una america che agli albori del XX secolo scriveva sotto la statua della libertà "Dateci le vostre masse e noi le sfameremo", non più disposta a raccattare anche un solo singolo immigrato,di Un'America accecata dalla burocrazia e dai chili di scartoffie gestiti da bigi politici che si sono dimenticati co'è il mondo, parla di un'america che è ben lungi da quella grande figlia dell'Europa pronta a rimettere in sesto la madre e tutto il resto del mondo.
Tre stelle e mezzo per un film che si può definire un opera minore del grande Steven Spielberg
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tenente brook
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mercoledì 7 febbraio 2007
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ma steven, quante ne fai?
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Ancora una volta Steven Spielberg cambia registro espressivo-cinematografico e ci consegna un nuovo, sempre diverso e bellissimo film.
Le critiche fioccano come sempre su un regista che, certamente, non è mai stato sottovalutato dalla critica.
The Terminal non è un capolavoro, non ha le carte per accedervi, non per mancata genialità del regista, sceneggiatori o attori ma per la storia in se, leggera e rassicurante.
Una fiaba, dolce, tenera, affettuosa...per una serata non volgare, non ipocrita...carina!
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elekiss
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sabato 30 dicembre 2006
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un film "pulito"
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Un film a dir poco sorprendente. Potrebbe trarre in inganno la presenza di c. zeta jones: non si tratta di una storia d'amore...o almeno non solo! E' la storia di una vita che si dispiega nel chiuso di un aeroporto, un luogo tanto grande ma pur sempre finito. L'aeroporto diviene in qualche modo il centro dell'universo, l'emblema di un mondo fatto di guerra e pace, amore e odio, amicizia e prevaricazione.
La trama, già di per sè intrigante, è condita da episodi singolari, a volte quasi comici. Ma il film risulta piacevole anche grazie alla abilità di tom hanks. Per chi, come me, era già stato abituato a vederlo recitare in un film come "cast away", non gli deve essere stato difficile associare i due ruoli: sono entrambe condizioni di "sopravvivenza" cui il protagonista risponde con tenacia, attendendo la sua sorte.
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Un film a dir poco sorprendente. Potrebbe trarre in inganno la presenza di c. zeta jones: non si tratta di una storia d'amore...o almeno non solo! E' la storia di una vita che si dispiega nel chiuso di un aeroporto, un luogo tanto grande ma pur sempre finito. L'aeroporto diviene in qualche modo il centro dell'universo, l'emblema di un mondo fatto di guerra e pace, amore e odio, amicizia e prevaricazione.
La trama, già di per sè intrigante, è condita da episodi singolari, a volte quasi comici. Ma il film risulta piacevole anche grazie alla abilità di tom hanks. Per chi, come me, era già stato abituato a vederlo recitare in un film come "cast away", non gli deve essere stato difficile associare i due ruoli: sono entrambe condizioni di "sopravvivenza" cui il protagonista risponde con tenacia, attendendo la sua sorte. Anche se l'ingenuità di Victor e la sua "bontà gratuita" superano ogni immaginazione.
Consiglio questo film a chi è amante delle "belle storie", delle storie in cui i valori veri della vita emergono e ti riconciliano con l'essere umano.
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