xel'lotath
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martedì 5 giugno 2007
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la follia del mondo (e del film)
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Takashi Miike colpisce ancora una volta e fa centro.
Certamente un film non per tutti e nemmeno per molti, stralunato e psichedelico oltre ogni limite.
Il protagonista è Izo, un samurai talmente abile e spietato da essere soprannominato "macellaio". Dopo essere stato giustiziato risorge come spirito vendicativo, per vendicarsi di tutta l'umanità, buoni o cattivi, uomini o donne, vecchi o bambini, nessuno è risparmiato.
Io inizia così il suo viaggio attraverso tulle le epoche uccidendo chiunque sul proprio cammino.
I gran capi aristocratici tentano di fermarlo, sono la stilizzazione del male nella nostra società: il potere legale, militare... e a capo di tutti loro c'è l'imperatore, un essere androgino, quasi soprannaturale.
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Takashi Miike colpisce ancora una volta e fa centro.
Certamente un film non per tutti e nemmeno per molti, stralunato e psichedelico oltre ogni limite.
Il protagonista è Izo, un samurai talmente abile e spietato da essere soprannominato "macellaio". Dopo essere stato giustiziato risorge come spirito vendicativo, per vendicarsi di tutta l'umanità, buoni o cattivi, uomini o donne, vecchi o bambini, nessuno è risparmiato.
Io inizia così il suo viaggio attraverso tulle le epoche uccidendo chiunque sul proprio cammino.
I gran capi aristocratici tentano di fermarlo, sono la stilizzazione del male nella nostra società: il potere legale, militare... e a capo di tutti loro c'è l'imperatore, un essere androgino, quasi soprannaturale.
Sarà tutto inutile, nonostante gli sforzi degli aristocratici non saranno sufficienti gli assassini e i mercenari di tutte le epoche per fermare Izo, poiché la rabbia dell'umanità può essere ferita, m non uccisa.
Spesso durante il film appaiono immagini di filmati storici, una successione di tanti tristi esempi di malvagità umana.
Cantastorie stralunati, avvocati vampiri (in senso letterale), duelli su strade trafficate, per tutto il tempo il film bombarda con concentrati e stilizzazioni del mondo in cui viviamo denunciando la malvagità umana di tutte le epoche e di tutti gli uomini.
Sicuramente un film estremo e folle, probabilmente per pochi, ma non per questo di poco valore.
Da vedere se volete farvi una dose multipla di cinematografia "schizzata"
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swanz
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mercoledì 30 aprile 2008
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filosofia al sangue: izo
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Se la misura non è mai prerogativa dei geni, quel geniaccio di Miike pare cercare solo nella dissennatezza la sua cifra stilistica, dmostrandosi talvolta capace di incubi cinematografici perfettamente congegnati (ma comunque incomprensibili) come il lynchano Gozu, altre volte di ironiche e feroci commediacce porno-gore come Visitor Q, altre ancora manga esagitati proto-tarantiniani come Itchi the Killer. Quando tenta la somma di tutti questi elementi, si trasforma in una sorta di Jodorowski post-moderno, e così Izo si rivela un film torrenziale e ripetitivo, dagli spunti interessanti ma irrisolti, di facile impatto e difficile collocazione, che insinua il sospetto che Miike sia, in fondo, eccessivamente autocompiaciuto e goda di troppa libertà, a scapito della storia, dello spettatore, delle sue stesse visioni, indebolite per inflazione.
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Se la misura non è mai prerogativa dei geni, quel geniaccio di Miike pare cercare solo nella dissennatezza la sua cifra stilistica, dmostrandosi talvolta capace di incubi cinematografici perfettamente congegnati (ma comunque incomprensibili) come il lynchano Gozu, altre volte di ironiche e feroci commediacce porno-gore come Visitor Q, altre ancora manga esagitati proto-tarantiniani come Itchi the Killer. Quando tenta la somma di tutti questi elementi, si trasforma in una sorta di Jodorowski post-moderno, e così Izo si rivela un film torrenziale e ripetitivo, dagli spunti interessanti ma irrisolti, di facile impatto e difficile collocazione, che insinua il sospetto che Miike sia, in fondo, eccessivamente autocompiaciuto e goda di troppa libertà, a scapito della storia, dello spettatore, delle sue stesse visioni, indebolite per inflazione. Per dirla tutta, in Izo ci propina un surrealismo spesso di maniera e, peggio ancora, un simbolismo ora ceccessivamente ermetico, ora persino ridicolo nella resa grafica (Izo che corre sull'infinito nella sua forma ad 8 è degno del peggior Dylan Dog). Altri momenti (le farfalle che escono dal capo mozzato) sono pittoriche e a loro modo liriche, e riconducono ad un piglio da videoarte. Ma a farla da padrone è il rimescolamento dei generi, il grand-guignol che indebolisce l'aspetto moraleggiante del film (o addirittura filosofico?) il quale è a sua volta manieristicamente affidato a motti di varia saggezza e misticismo d'accatto. Ma questo è i prezzo da pagare, probabilmente, ad uno dei pochi cineasti che - a cavallo tra la prolifica artigianalità di un Fulci e l'altera autorialità di un Greenaway (e più spesso immedesimandosi con l'eccentricità di cassetta di un Tarantino), ci offre un cinema vivo e vitale, comunque sempre spiazzante.
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