Closer

Mike Nichols (Il Laureato) si dedica alla trasposizione cinematografica di noto spettacolo teatrale che già aveva ottenuto grande successo non solo a Londra. Si tratta di frammenti di vita vissuta e desiderata che si alternano in un incontro-scontro dagl’esiti imprevedibili. Quattro personaggi , uno scrittore fallito (Jude Law), una spogliarellista (Natalie Portman), una fotografa di successo (Julia Roberts) e un dermatologo (Clive Owen) , che daranno vita ad una una “commedia” graffiante, irriverente. Difficile trovare il migliore tra i quattro. Forse l’ Owen stratosferico (doppiato egregiamente, concediamo un po’ di gloria anche ai nostri doppiatori ogni tanto) che già si era cimentato in teatro nella stessa commedia, ma nella parte che qui riveste Law. Anche Julia Roberts ci offre un’ottima prova, donna fragile e impulsiva, forse la meno teatrale e la più viscerale dei quattro. Opera cinica, bastarda, può risultare un vero pugno nello stomaco. Nonostante il tradimento faccia da colonna portante della storia e che nel film si assista ad una sorta di continuo stupro alla tanto sacra formula "io ti amo" , si respira costantemente l'aria di una sincerità tagliente, a tratti fastidiosa perchè imbarazzante. I personaggi sono lontani anni luce dalla nostra realtà e dal nostro modo di comportarci. E' proprio in questa continua e limpida sincerità che sta la forza del film, talvolta lo porta a sprofondare in una volgarità pesante, altre volte ci guida in surreali incontri tennistici a suon di battute, in cui ogni personaggio che apre bocca sembra gia conoscere la risposta dell'interlocutore e sembra già preparare una controbattuta. Tutto molto teatrale, non solo nella sceneggiatura ma anche nella regia che si perde molte volte in un valzer di campi e controcampi che probabilmente tolgono spazio all’ambiente. Non è detto che quest’ultimo sia necessario, soprattutto per un film nato e pensato in teatro che vive e deve vivere di attori e dialoghi, ma sarebbe stato quell’ elemento in più che avrebbe permesso all’opera di raggiungere una pseudo-perfezione. Utilizzare al meglio il mezzo filmico senza abbandonarsi al solo linguaggio teatrale avrebbe senza dubbio accresciuto il valore della pellicola, che va comunque apprezzata come un incontro sperimentale e giocoso tra le due forme artistiche per certi versi molto distanti. Un film insolito quindi per un pubblico che si reca al cinema e vuole vedere cinema. Un limite che, intendiamoci, può diventare nel contempo punto di forza. Una cosa è certa, nasce per dividere il pubblico: non si può rimanere indifferenti di fronte allo spaesamento, o lo si ama o lo si odia.