Seabiscuit - Un mito senza tempo

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Un film di Gary Ross. Con Tobey Maguire, Jeff Bridges, Elizabeth Banks, Chris Cooper, William H. Macy.
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Titolo originale Seabiscuit. Drammatico, durata 141 min. - USA 2003. MYMONETRO Seabiscuit - Un mito senza tempo * * * - - valutazione media: 3,13 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Luca Fraioli

Il Venerdì di Repubblica

Nel 1938, con l’America ancora provata dalla Grande depressione, a monopolizzare le pagine dei quotidiani Usa non furono il presidente della riscossa Franklin Delano Roosevelt o i minacciosi dittatori europei Adolf Hitler e Benito Mussonlini, né star del cinema come Clark Gable. No, nel ‘38 sui quotidiani americani la maggior quantità di inchiostro fu versata per celebrare un cavallo.
Si chiamava Seabiscuit, ed era stato scartato dai suoi allevatori perché considerato un “ronzino indolente”, a cui piaceva dormire e mangiare, ma che non aveva nessuna voglia di correre. Fu acquistato da Charles Howard, un ex meccanico di biciclette newyorkese che aveva fatto fortuna emigrando in California e gettandosi nel neonato business dell’automobile. Fu addestrato da Tom Smith, un domatore di mustang che non aveva mai avuto a che fare con cavalli da corsa. Fu montato da Red Pollard, un ragazzo abbandonato dai genitori, cresciuto troppo in fretta, e comunque troppo per essere un fantino. Un trio di outsider che riuscì a trasformare Seabiscuit in un campione imbattibile. E lui, il cavallo, ricambiò, diventando il simbolo della rivincita per tutti quegli americani che negli anni Trenta si erano sentiti scartati dalla società.
Ora anche Hollywood ha scommesso su Seabiscuit. Questa volta non dovrà battere in pista nessuno ma stracciare al botteghino i samurai di Kill Bill e cyber ribelli del terzo Matrix. Per riuscire nell’impresa il regista Gary Ross(Pleasantville) ha avuto a disposizione un budget di 86 milioni di dollari e un cast di tutto rispetto, da un Jeff Bridges in ottima forma a un Chris Cooper fresco di Oscar come attore non protagonista per il ladro di orchidee, in cui recitava accanto a Nicolas Cage. Ma, soprattutto, Ross ha potuto mettere in groppa a Seabiscuit un attore in grado di portare il film a tagliare traguardi ambiziosi: l’ex Uomo Ragno Tobey Maguire.
“Per la prima volta”, ha scritto Time “Maguire interpreta un uomo”. Sì, perché con il suo metro e settanta e quella faccia da eterno ragazzino il 28enne Tobey sembrava condannato a ruoli da adolescente inquieto(La tempesta di ghiaccio, Le regole della casa del sidro, Wonder Boys) o da anti-eroe dei fumetti(Spider-Man). Invece, in Seabiscuit, un mito senza tempo Maguire indossa i panni di un giovane uomo messo a dura prova dalla vita. “La cosa più difficile che ho dovuto fare per prepararmi alle riprese è stato scendere di peso”, confessa. La lettura del copione e la dieta sono andati di pari passo. E così Maguire è passato da 73 a 62 chili. Non solo. “Sapevo già cavalcare (lo aveva fatto anche davanti alla macchina da presa in Cavalcando col diavolo di Ang Lee), ma ho dovuto imparare a montare come un vero fantino: 4 ore al giorno su un marchingegno che simula il movimento di un cavallo da corsa”.
Tutta qui? Possibile che per immedesimarsi in Red Pollard sia bastato dimagrire e prendere lezioni di equitazione? “Io non considero i miei personaggi come degli amici o qualcuno con cui convivere”, dice Maguire. “Li devo solo interpretare. Certo, studio la loro psicologia, ma non arrivo a immedesimarmi. Red, per esempio, fu bandito dai suoi genitori. Allora mi sono chiesto: quali sono le esperienze che possono avermi dato sensazioni simili alle sue? Ma questo non significa che devo aver vissuto qualcosa di analogo per interpretare bene quel ruolo”.
Eppure, secondo la stampa americana le vite del fantino e dell’attore californiano si assomigliano più di quanto lui sia disposto ad ammettere. I genitori allontanarono Pollard da casa perché ridotti alla miseria dalla Grande Depressione. Il padre, salutandolo, gli disse: “Tu hai un dono, saper andare a cavallo”. Ma prima di arrivare a montare Seabiscuit, Pollard trascorse anni a ripulire le scuderie.
Anche Maguire non deve aver avuto un’infanzia serena: quando nacque, il padre (cuoco) e la madre (segretaria spesso senza lavoro) avevano rispettivamente 20 e 18 anni. Due anni dopo si separarono e Tobey si ritrovò ad essere sballottato dall’uno all’altro. A 12 anni la madre lo iscrisse a un corso di recitazione. Probabilmente, in quell’occasione, anche lei disse: “Tu hai un dono”. Maguire cominciò a lavorare (e a mantenere sua madre) grazie a spot pubblicitari e telefilm. Poi il teatro, il cinema, il successo e le conoscenze che contano. Uno dei suoi migliori amici è Leonardo DiCaprio, conosciuto a Los Angeles negli anni della gavetta. La sua compagna è Jennifer Meyer, figlia di Ron Meyer, il boss della Universal Studios. Insomma, anche Maguire, come Red Pollard, dalle stalle alle stelle.
L’ormai immancabile sigaro Cohiba Robusto con cui si presenta alle conferenze stampa rientra più nel clichè del ricco produttore che in quello dell’attore di belle speranze. D’altra parte Tobey è ormai una vera star, anche dal punto di vista degli ingaggi: ha guadagnato 12 milioni di dollari per Seabiscuit e ne guadagnerà 17 per la seconda puntata di Spider-Man. Ed è a tutti gli effetti un produttore: un palazzo sul Sunset Boulevard ospita gli uffici della Maguire Entertainment: l’esordio con La25esima ora di Spike Lee.
Anche nei titoli di coda di Seabiscuir, Tobey Maguire figura, oltre che come protagonista, come produttore esecutivo. “Non l’ho fatto per aver più controllo sul film, ma perché voglio imparare. Mi piace leggere i soggetti, parlarne con i registi e far presente il mio punto di vista”. Come è successo nel caso di Seabiscuit. “Il libro di Laura Hillebrand, a cui il film si ispira, è affascinante: racconta di un cavallo che divenne un eroe popolare in un periodo difficile per l’America. Ma io non sono stato colpito tanto da quest’aspetto della vicenda, quanto dalla relazione tra i tre personaggi principali, Howard, Smith e Pollard, dalla loro evoluzione tra quello che erano e quello che sono diventati dopo essersi incontrati e aver incontrato Seabiscuit.
E l’idea di interpretare un fantino anni ‘30 subito dopo Spider-Man? Un modo per scrollarsi di dosso l’ingombrante tuta dell’Uomo Ragno? “No, non temo di essere etichettato come l’“attore di Spider-Man. Anche perché a Hollywood ormai succede il contrario: se un regista cerca una faccia per un certo personaggio, di sicuro non prende in considerazione tutti gli attori che hanno appena interpretato ruoli simili. Ormai c’è una caccia esasperata ai volti nuovi”. Come dire: non aspettatevi di rivedere tanto presto Tobey Maguire nei panni di un fantino.
DaIl Venerdì di Repubblica, 30 Ottobre 2003


di Luca Fraioli, 30 Ottobre 2003

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