jonnylogan
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domenica 23 ottobre 2022
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gli eroi di hogan
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Negli anni sessanta Bob Crane è uno speaker radiofonico di successo, sposato con una compagna di liceo e padre di tre figli, al quale è offerta l’occasione di essere il protagonista di una serie TV ambientata in un campo di concentramento nazista in cui la verve comica e le sue battute gli consentiranno di arrivare a un successo nazionale quasi senza precedenti. Al tempo stesso Bob alimenta, grazie all’amicizia con un tecnico del suono ed esperto dei primi videoregistratori, una passione maniacale per il sesso extraconiugale che lo porterà a un triste epilogo.
Greg Kinnear e Willem Defoe alimentano la leggenda dietro alla vita di Bob Crane, attore iconico dei ‘60 diventato famoso anche in Italia grazie al ruolo di Robert E.
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Negli anni sessanta Bob Crane è uno speaker radiofonico di successo, sposato con una compagna di liceo e padre di tre figli, al quale è offerta l’occasione di essere il protagonista di una serie TV ambientata in un campo di concentramento nazista in cui la verve comica e le sue battute gli consentiranno di arrivare a un successo nazionale quasi senza precedenti. Al tempo stesso Bob alimenta, grazie all’amicizia con un tecnico del suono ed esperto dei primi videoregistratori, una passione maniacale per il sesso extraconiugale che lo porterà a un triste epilogo.
Greg Kinnear e Willem Defoe alimentano la leggenda dietro alla vita di Bob Crane, attore iconico dei ‘60 diventato famoso anche in Italia grazie al ruolo di Robert E. Hogan protagonista di ‘Gli eroi di Hoganì, serial spartiacque della TV americana che seppe sdoganare l’idea di poter far sorridere anche parlando di guerra e campi di sterminio. Mettendo mano al saggio inchiesta del giornalista e saggista investigativo Robert Greysmith, che cercò di studiare la vita e il rapporto controverso che unirono il tecnico John Carpenter, balordo appassionato di riprese hard, e uno dei volti più noti del piccolo schermo a stelle e strisce, il regista Paul Schrader riuscì due decadi or sono a descrivere sapientemente la doppia parabola di un uomo preso fra due e più fuochi. Il successo meritato per le proprie abilità recitative e una famiglia modello e dall’altro lato le perversioni alimentate da un’amicizia tossica che alla fine portò il resto della vita di Crane a sgretolarsi sotto i suoi piedi, trasformandolo in una super Nova che una volta terminata la propria esperienza televisiva dovette fare i conti con due matrimoni sfaldatisi davanti ai propri occhi e un mondo che non gli fece nessuno sconto per delle abitudini molto discutibili. Kinnear e Defoe, rispettivamente nei panni di Crane e Carpenter, sono l’uno il perfetto complemento dell’altro. Il primo combattuto fra la vita famigliare e le proprie tendenze covate sotto cenere, con riviste e immagini hard regolarmente nascoste agli occhi della prima moglie. E il secondo nel ruolo di un semplice approfittatore che seppe sfruttare l’amicizia con la star TV. Schrader, che già aveva incantato con il thriller ‘American Gigolo’, seppe narrare, non senza ostacoli presentati dalle famiglie dei due protagonisti, una storia nota agli addetti ma non a chi quei dietro le quinte non era consono vivere. Una storia appassionante e non troppo pubblicizzata esattamente come questa pellicola e terminata in una maniera triste e a suo modo prevedibile e evitabile.
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no_data
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venerdì 23 luglio 2021
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un''altra "discesa agli inferi" dopo "hardcore".
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Paul Schrader non e' solo un regista, ma ha svolto attivita' teorica e saggistica sui problemi del cinema americano. "Notes on film noir" del 1972 e' un saggio, osserva Venturelli, in cui Schrader affronta la questione del film noir d'autore; e' valido "sottotesto alla produzione cinematografica di Schrader negli anni successivi". E appunto il clima da film noir e' ravvisabile della sequenza finale di questo AUTO FOCUS, in cui avviene l'atroce omicidio dell'attore di successo Bob Crane, attivo dal '65 fino alla fine dei '70. Ma il resto del film restituisce un andamento da commedia brillante, focalizzando i divertimenti privati del protagonista e del suo amico John "Carpy".
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Paul Schrader non e' solo un regista, ma ha svolto attivita' teorica e saggistica sui problemi del cinema americano. "Notes on film noir" del 1972 e' un saggio, osserva Venturelli, in cui Schrader affronta la questione del film noir d'autore; e' valido "sottotesto alla produzione cinematografica di Schrader negli anni successivi". E appunto il clima da film noir e' ravvisabile della sequenza finale di questo AUTO FOCUS, in cui avviene l'atroce omicidio dell'attore di successo Bob Crane, attivo dal '65 fino alla fine dei '70. Ma il resto del film restituisce un andamento da commedia brillante, focalizzando i divertimenti privati del protagonista e del suo amico John "Carpy". E' proprio qui che la coerenza del regista da "Hardcore" passando per "American gigolo'" risulta netta: i due allestiscono una serie infinita di orgette casalinghe che riprendono, colmo di perversione, con videoregistratori, che allora si stavano diffondendo a livello di massa. Ne risulta bacata la carriera di Crane - "Gli uomini hanno bisogno di divertirsi", sancisce quasi un epitaffio nel finale - che deve divorziare ben due volte, assediato dal suo stesso impulso sessuo-erotico. Di buona classe la recitazione di Greg Kinnear e quella di Dafoe nei panni dell'amico che la magistratura accusera' dell'omicidio ma poi assolvera'. Senza moralismo ma con toni appunto di "american comedy" Schrader ci fa vedere il declino di un "divo" che realmente conquisto' il pubblico americano, la cui vita stroncata potremmo avvicinare a quella della Monroe, come pare alludere l'agghiacciante inquadratura del letto di morte di Bob Crane.
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francesco2
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venerdì 2 settembre 2011
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una biografia?no, di più
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Conosco -Temo- fin troppo poco il cinema di Schrader, regista che gode di buona reputazione presso critici e giornalisti specializzati, e personaggio sembra non particolarmente prolifico nel mettersi davanti alla macchina di presa. Ricordo "Affliction"('98): non secondo me quel capolavoro a cui hanno gridato certuni, ma certamente una discesa agli inferi non banale e raccontata con intelligenza.
Di fronte ad un film come "Auto Focus", sarebbe facile osservare che è una biografia o poco più, tutt'al più ben raccontata, che fornisce un ritratto -Apparentemente- fedele dell'epoca e che conta su validi interpreti. Chi scrive, invece, sospetta che si tratti di qualcosa di più.
Come hanno osservato quotati -E meno- recensori, "Auto Focus" è il diario di una discesa agli inferi, nel solco della perversione.
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Conosco -Temo- fin troppo poco il cinema di Schrader, regista che gode di buona reputazione presso critici e giornalisti specializzati, e personaggio sembra non particolarmente prolifico nel mettersi davanti alla macchina di presa. Ricordo "Affliction"('98): non secondo me quel capolavoro a cui hanno gridato certuni, ma certamente una discesa agli inferi non banale e raccontata con intelligenza.
Di fronte ad un film come "Auto Focus", sarebbe facile osservare che è una biografia o poco più, tutt'al più ben raccontata, che fornisce un ritratto -Apparentemente- fedele dell'epoca e che conta su validi interpreti. Chi scrive, invece, sospetta che si tratti di qualcosa di più.
Come hanno osservato quotati -E meno- recensori, "Auto Focus" è il diario di una discesa agli inferi, nel solco della perversione. Questa discesa è connessa non al semplice erotismo, al sesso (Siamo dunque-Relativamente-lontani dai bellissimi "Buchi neri" di Corsicato)ma all'"Hardcore" che si inserisce, isinuandosi con una (pre)potenza viscida e per questo ancor più pericolosa, nella vita di un bonaccione forse più apparente che non reale(Il protagonista stesso, all'inizio, dice di sé che era il tipico "Simpatico").
Lo schermo "televisivo" che Carpenter gli propone in privato, nella sua perversione (Reale o presunta che fosse) è "innocente" come quello cinematografico, è bianco, sa di candore nonostante le conseguenze che provocherà nella vita del protagonista. Vita che Schrader tratteggia richiamando ed al contempo allontanandosi, al contempo, dalle atmosfere di "Lontano del Paradiso" di Haynes. Le sequenze con la Bello ci trasportano sin dall'inizio in un mondo di donne ammaliatrici, non forse per misoginia quanto per sugerire il contesto perverso che circonda il non immacolato protagonista. Senza scene madri che non aggiungerebbero nulla, anzi, il regista ci narra l'appannamento della coppia dovuto non al successo del personaggio principale, peraltro -E' un caso?- di una fiction di successo anch'essa grottesca, mandata in onda da Canale 5 ed accusata da qualcuno di revisionismo nei confronti dei campi di concentramento nazisti. Crane appare sempre più sospeso tra "Verità" e "Finzione", vuoi banalmente perché attore ed abituato a fingere, vuoi anche perché quel sesso propinatogli a piccole(?) ma letali "Dosi" rischia forse di proiettarlo in una dimensione irreale, che si aggiunge al suo lavoro di interprete in un contesto dissacrante rispetto ad una realtà a dir poco tragica. La realtà gli sfugge sempre più di mano, e di ciò appre consapevole la "moglie" Maria Bello: il suo disagio viene tratteggiatoc con eccellente abilità, come quello di un altro grande film, "Revolutionary Road", che però aveva un'impostazione più marcatamente teatrale. Senza condannare nessuno, Schrader circonda sempre di più l'attore di donne equivoche e situazioni che lo inducono a ritirarsi, tra lo sdegno (A dir poco) dell'amico, con cui si era creata -Sono loro a dirlo- una dipendenza reciproca: ognuno dei due era indispensabile all'altro, costruendo un "Amore-odio" forse non raro in questi casi.
La fine del protagonista viene seguita da un'amara frase sugli "Uomini che vincono sempre", forse non perché il regista stesso sia cinico, ma perché intende metterci in guardia contro provocazioni apparentemente innocue che rischia(va?)no di minare le nostre esistenze.
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cronix1981
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giovedì 16 dicembre 2010
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la discesa agli inferi bob crane
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Paul Schrader. Una vita nel cinema con la C maiuscola. Prima come sceneggiatore e poi come regista. La sua capacità di scegliere soggetti non banali si rivela fondamentale anche in questo film, che pur non essendo il suo punto di massimo artistico è pur sempre un apprezzabile biografia della discesa agli inferi di Bob Crane.
Il protagonista è un ottimo Greg Kinnear (Bob Crane), spalleggiato da un altrettanto ottimo Willem Dafoe (John Carpenter).
Quello che viene raccontato, senza moralismi e senza peli sulla lingua, è una storia torbida in cui emerge la in tutta la sua drammaticità la decadenza dalle "stelle alle stalle" di Bob. Un uomo di successo che si ritrova solo con il suo problema di dipendenza dal sesso che lo porterà ad una fine spietata.
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Paul Schrader. Una vita nel cinema con la C maiuscola. Prima come sceneggiatore e poi come regista. La sua capacità di scegliere soggetti non banali si rivela fondamentale anche in questo film, che pur non essendo il suo punto di massimo artistico è pur sempre un apprezzabile biografia della discesa agli inferi di Bob Crane.
Il protagonista è un ottimo Greg Kinnear (Bob Crane), spalleggiato da un altrettanto ottimo Willem Dafoe (John Carpenter).
Quello che viene raccontato, senza moralismi e senza peli sulla lingua, è una storia torbida in cui emerge la in tutta la sua drammaticità la decadenza dalle "stelle alle stalle" di Bob. Un uomo di successo che si ritrova solo con il suo problema di dipendenza dal sesso che lo porterà ad una fine spietata. Il racconto è ben confezionato e incastonato in un credibile spaccato della società americana a cavallo degli anni '60-'70. E' sicuramente una storia a tratti fin troppo forte, con scene di sesso esplicito, ma con un filo conduttore che riesce a mantenere una logica narrativa ben delineata. Ogni discesa agli inferi è di per sè drammatica e questa storia non fa eccezione, l metamorfosi del protagonista è inquietante e al tempo stesso inevitabile.
Le mogli, la notorietà e la fama passano. Solo 2 punti rimarranno fermi nella vita di Bob: l'incessante ed inesorabile declino e la figura ambigua di John Carpenter.
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nick
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sabato 3 gennaio 2009
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sex on fire
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Interessante anche se un pò tetro.
Un viaggio di non ritorno nella spirale della dipendenza dal sesso.
Evidentemente l'hanno visto in pochi ma lo consiglio,grandi attori e regia di qualità(Schrader..non per niente)
P.s: Dafoe magistrale
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